Questo libro propone agli studenti del triennio una mappa di cento anni di letteratura italiana, dalle avanguardie di inizio Novecento al primo decennio del 2000. L’impostazione segue alcuni principî molto chiari ed essenziali: un’ossatura cronologica volta a sottolineare i punti di continuità e le fratture tra le epoche; un profilo dei singoli autori che tiene conto delle principali chiavi di lettura delle loro opere più importanti; l’individuazione dei punti di contatto o di contrasto tra epoche e correnti diverse; il parco uso di strumenti metodologici, a conferma della centralità dei testi.
Pur obbedendo a scelte inevitabili, gli autori, lungi dall'imporre un canone normativo, lasciano aperto un dialogo con il lettore. Tra gli elementi piú originali del volume, la presenza importante delle scritture femminili, che qui rappresentano un Novecento spesso lasciato ai margini o ricondotto a modelli maschili, nonché la particolare attenzione riservata all'ultimo decennio di sperimentazioni e tentativi di tipo diverso, dove la letteratura imbocca strade dalla fisionomia ancora incerta.
Nel 1980 si iscrive presso la facoltà di Lettere classiche dell'Università di Bologna, dove nel 1985, sotto la guida di Ezio Raimondi, si laurea in Letteratura italiana con una tesi sulle forme narrative del romanzo dannunziano. Guidato sempre da Raimondi e da Fausto Curi, Bazzocchi consegue nel 1989 il dottorato di ricerca sulla presenza del mito nella poesia di Giovanni Pascoli. Dal lavoro di dottorato vede la luce, nel 1993, la sua prima monografia, Circe e il fanciullino. Interpretazioni pascoliane (La Nuova Italia). Nel frattempo, inizia a occuparsi di Giacomo Leopardi cui dedica un lungo commento alle Operette morali, la cura del volume miscellaneo Leopardi e Bologna (Olschki, 1999) e un commento, scritto insieme a Riccardo Bonavita, ai Paralipomeni della Batracomiomachia (Carocci, 2002). Dall'interesse per Pascoli discendono i primi studi dedicati all'opera di Pier Paolo Pasolini, a partire dalla sua tesi di laurea, Antologia della lirica pascoliana (Einaudi, 1993). Dopo la monografia Pier Paolo Pasolini (Mondadori, 1998), Bazzocchi si afferma nel campo della critica internazionale, divenendo uno dei massimi esperti dell'opera poetica e narrativa del poeta bolognese.[1] Dal 2000 in avanti, Bazzocchi si impone come uno studioso poliedrico che concentra il proprio occhio critico soprattutto sulle interconnessioni tra la letteratura italiana contemporanea e il mondo delle arti visive, organizzando numerose mostre nel territorio dell'Emilia-Romagna e scrivendo testi di critica letteraria. Tra le sue ultime e più importanti monografie vanno annoverati: Corpi che parlano. Il nudo nella letteratura italiana del Novecento (Bruno Mondadori 2005); I burattini filosofi. Pasolini dalla letteratura al cinema (Bruno Mondadori 2007); Personaggio e romanzo nel Novecento italiano (Bruno Mondadori 2009); L'Italia vista dalla luna. Un paese in divenire tra letteratura e cinema (Bruno Mondadori 2012).
Di difficile lettura, ma sicuramente in linea con i miei studi dato che richiede di TRADURRE L'ITALIANO STESSO IN ITALIANO UMANAMENTE COMPRENSIBILE Trauma inducing
Manuale molto interessante, scritto in modo preciso, conciso, ma sempre esauriente (nei limiti - appunto - della brevità) e con informazioni complete e dettagliate. Di tutto rilievo le (veloci) analisi/introduzioni dei periodi letterari storici e contemporanei, alla ricerca di un percorso e di una direzione tout court.
La nota negativa, tuttavia, è l'assenza di alcuni nomi che, sinceramente, non so spiegarmi. Su tutti, nell'ultimo capitolo del libro, direi Pierluigi Cappello (tra i più importanti poeti contemporanei, le cui pubblicazioni e premi vinti sono spesso precedenti al 2010 ) e Mario Benedetti (il suo Umana Gloria è del 2004). Oppure Paolo Sorrentino, il cui Hanno tutti ragione resta un bellissimo caso editoriale, che non viene mai nominato (né quando si parla di TV e Cinema, nelle parti dedicate a Calvino o Pasolini, né quando si parla di fotografia, dove si sarebbe potuto citare Gli aspetti irrilevanti). E anche, andando a ritroso, l'assenza di Trilussa quando si parla della poesia dialettale di metà Novecento...