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Il cardillo addolorato

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Tre giovani Signori – un principe, uno scultore, un ricco commerciante – scendono dal Nord dell’Europa verso Napoli. Siamo alla fine del Settecento. Pretesto del viaggio è la visita a un celebre guantaio, che vive a Santa Lucia con le figlie, entrambe «ugualmente alte, impettite, belle e insopportabilmente mute». Così si avvia questo romanzo, nel segno di un carattere che sarà di tutto il libro: la trasparenza e il mistero. L’aria che si respira è lieve, esaltante, di sublimata opera buffa. Il fondo è pura tenebra metafisica. È come se Hoffmann, e con lui lo spirito più radicale e ammaliante del romantico tedesco, fossero discesi a Napoli per unirsi con il demone mediterraneo in una danza che ha qualcosa di fatale e genera senza tregua nuove figure. Ciascuna di queste figure è un filo di una trama vertiginosa, che fa tenere il respiro sospeso: una trama di passioni e di oscure, allusive sofferenze, di visioni e di magie, di eventi che cambiano volto e senso via via che si moltiplicano. Crediamo, all’inizio, di essere impigliati in un groviglio di storie umane, molto umane – in un romanzo «che tratta di Amori e Assassini», e perciò di «storie sotterranee, legate a città sotterranee, crudeli storie di fanciulle impassibili, di Folletti disperati, di Streghe sentimentali e di Principi Squilibrati, oltre che di altri fantasmi» –, eppure nulla di questa scena vorticosa e incantatoria avrebbe senso se non agisse in essa l’attrazione invincibile (o la ripulsa) verso qualcosa che sta di là dall’umano – ed è «il cuore della Natura», («un ben profondo cuore, signore; ma quanto lontano da noi!» sentiremo dire da un personaggio). Un cuore muto – come appare all’inizio la bellissima, misteriosa Elmina, la Chimera che i tre giovani del Nord sono venuti a incontrare, sollevati nell’aria dall’«entusiastico Pegaso» sul loro carro apollineo –, un deserto dove solo a momenti trilla il suono del Cardillo, questo essere piccolo fra i piccoli, inerme e spietato, che «distrugge chi lo ama». Allora il cardellino che ci era apparso all’inizio quale vittima di sinistri giochi infantili diventa l’onnipresente Cardillo, che ci avvolge e ci sconvolge come l’immensità che non conosciamo. La sua voce è destinata a rimanere per sempre nella mente di chi ha la ventura di udirla. Così sarà di questo romanzo.

530 pages, Paperback

First published January 1, 1993

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About the author

Anna Maria Ortese

48 books106 followers
Born in Rome in the year 1914, Anna Maria Ortese grew up in southern Italy (primarily Naples) and in Lybia, the fifth of nine children of a soldier's family often short on money. Like many poor girls of her generation, Ortese left school at age thirteen, initially with the idea of studying (and then, teaching) music in mind; until the discovery of literary romanticism, particularly the writings of Edgar Allan Poe and Katherine Mansfield, and her need for creative self-expression made her turn to writing.

She eventually studied with Massimo Bontempelli, proponent of the "magical realism" she herself would soon make her own as well, and in 1937 published her first collection of short stories, entitled "Angelici Dolori." Her work garnered her native Italy's most prestigious literary prizes (most notably, the 1953 Premio Viareggio for the collection of stories "Il Mare Non Bagna Napoli" – published in English under the title "The Bay Is Not Naples" - and the 1967 Premio Strega for the novel "Poveri e Semplici"), and she is considered one of the foremost Italian writers of the 20th century.

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105 (31%)
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87 (26%)
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38 (11%)
1 star
15 (4%)
Displaying 1 - 30 of 43 reviews
Profile Image for wutheringhheights_.
581 reviews200 followers
April 1, 2022
Un libro ibrido, tra favola e romanzo, che espande una delicatezza profonda e insieme malinconia intensissima. I personaggi principali sono indimenticabili, come Elmina, la piccola Sasà, il principe Neville, e quelli di sottofondo altrettanto affascinanti. Questi ultimi rispecchiano tanto la superstizione e l'immaginario napoletani, ed è un piacere lasciarsi avvincere da loro. Sinceramente penso sia stata una lettura unica nel suo genere, come non me ne capitavano da tempo. Molto differente da Il mare non bagna Napoli , ben più radicato alla realtà, invece Il cardillo addolorato è un libro con una storia che si innalza tra nuvole altissime di fantasia.
Profile Image for Antonella.
118 reviews18 followers
January 6, 2021
So di aver trovato un libro bellissimo quando c’è qualcosa che mi sfugge (e chi lo ha già letto capirà perfettamente perché qui c’è più di qualcosa che sfugge).

Una penna come quella di Ortese la si incontra raramente: è in grado di ammaliare il lettore, di smantellare in modo dolce, pagina dopo pagina, tutte le convinzioni che ha costruito precedentemente per lui attraverso le proprie stesse parole.
Ci sono contraddizioni, cambiamenti, svariate rotture della finzione scenica, inaspettate svolte narrative ma il lettore si fa fare di tutto, accetta tutto. Perché come fai a non accettare tutto dal modo in cui scrive Anna Maria Ortese?

Bellissimo. Non riesco a spiegarmi perché sia così poco citato (e l’autrice in generale così poco citata) tra gli imperdibili del Novecento italiano.
Profile Image for Carloesse.
229 reviews92 followers
November 10, 2017
La Ortese per scrivere questo romanzo venne probabilmente toccata da una speciale grazia.
In nessun altra delle sue opere riesce a trovare un equilibrio così perfetto tra realtà e fantasia magica, tra i toni lievi e quelli drammatici, nella coralità dei personaggi, sia maschili che femminili, e nelle loro storie che si intrecciano in un vortice perfetto.
Il lettore rimane sospeso di fronte al crollo delle proprie certezze nel dipanarsi di questa storia, che prende pieghe inaspettate prima di giungere alla sua conclusione.

Uno tra i libri più belli e singolari della letteratura italiana del novecento. Anzi: della letteratura tout court.
Profile Image for Emilia De Robertis.
33 reviews7 followers
June 6, 2024
Non sempre ciò che vediamo è reale, e non sempre ciò che ci appare irreale ha meno potere del vero sul destino dell’uomo.

In questa lettura nulla è quello che sembra: tutto si svela pian piano.

Anna Maria Ortese con una scrittura tra il magico e reale ci racconta di una Napoli Azzurra e bella, misteriosa e crudele dove voci misteriose si aggirano di notte e il Cardillo canta il suo dolore.

Un capovaloro da leggere!
Profile Image for 〽️onicae.
73 reviews6 followers
March 28, 2025
In giostra con Ortese
Anna Maria Ortese nasce a Roma nel 1914 ed è indubbiamente dotata di una penna magica. La produzione è copiosa. Qui interessa ricordare che il “Cardillo addolorato” è parte di una trilogia ispirata a tre animali assai particolari: un’iguana, un cardellino e un cucciolo di puma.

Tra questi, per ora, ho conosciuto solo il cardillo, il quale incombe sulla vita di una famiglia borbonica di fine 700 e di tre distinti signori di Liegi, in visita a Napoli per i loro affari. Fatto è che il Cardillo, con il suo canto doloroso e fatale, terra' in scacco, per tutta l’intera storia, sia la famiglia borbonica sia anche i tre sventurati signori.

Poco importa se la storia si sviluppa alla fine del secolo dei lumi. Non vi è illuminismo che tenga di fronte a pratiche radicate nei secoli. Scrive infatti Ortese:

Ricordiamo inoltre, volentieri, che allora - illuministi a parte - sogni e presagi per la debolezza del cuore umano, e timore e pianto per l’invadenza di un qualche ignoto e sciocco Cardillo, dominavano ancora i comportamenti comuni<\i>”.

Va detto, per amor del vero, che il linguaggio ermetico della Ortese, se da un lato è affascinante, dall’altro, richiede una lettura sempre vigile.
Non ho mai sentito il canto di una sirena ma ho il sospetto che la Ortese avesse una coloratissima coda di pesce... Tra un sofisticato giro di parole e il successivo, il lettore si trova intricato in un racconto suggestivo e suggestionante. A volte, durante la lettura avverti di essere stato catturato, provi a scuoterti, cerchi di ridestarti, ma lo stato cosciente dura meno di un battito di ali del cardillo. Nel giro di un paio di righe ci si ritrova di nuovo immischiati in un andamento fiabesco, onirico, simbolico. 
Sembra di guardare una giostra di cavallucci 🎠 ; solo che ogni volta che la giostra compie un giro, il cavalluccio si presenta diverso...

Penserete che mi sia fatta prendere la mano dalla storia o che non ne abbia compreso il senso. L’ho pensato anch’io, tant’è che più volte, soprattutto all’inizio, sono tornata indietro a controllare se avessi frainteso quanto letto poco prima. Finché la stessa scrittrice mi ha chiarito che non stavo perdendo il senno.
A un certo punto infatti Ortese scrive: “le date, in questa lunga storia a più voci, o voci diverse, non coincidevano, ma nulla coincideva, a guardare bene nell’insieme di questi racconti o versioni di una memoria familiare così al limite della chiacchiera, così anomala in quanto avventure reali, segno che vi era una menzogna di base, e molte aggiunte dell’immaginazione popolare al suo nucleo forse insignificante<\i>”.

Letto questo mi è stato chiaro che dovevo abbondare la sicura sponda della ragione e lasciarmi cullare dall’onda; solo così ho potuto sintonizzarmi con questa grande narratrice.

Non sempre ciò che vediamo è reale- scrive la Ortese - e non sempre ciò che ci appare irreale ha meno potere del vero sul destino dell’uomo<\i>.

Mi sbaglierò ma a me ha evocato Haruki Murakami che nella sua ultima opera ha scritto: “può darsi che la realtà non sia una sola. La realtà è forse qualcosa che noi dobbiamo scegliere tra tante possibilità<\i>”. Autori, provenienze, tempi diversi ma entrambi gli scrittori hanno la capacità di far coesistere il quotidiano con il fantastico, il reale con l’irreale. E’ proprio sollevando la leva del realismo magico che la Ortese mi ha definitivamente agganciata. 
Profile Image for Eustachio.
703 reviews72 followers
January 7, 2019
Alla fine del Settecento un principe, uno scultore e un commerciante partono dal Nord Europa alla volta di Napoli. La ragione del viaggio è un affare con un guantaio, la cui figlia finisce per folgorare tanto i tre signori quanto il lettore. Dietro il suo silenzio si nasconde un dolore e un rimpianto da cui non ha intenzione di separarsi. Pare c'entrino la morte di un cardellino e di una sorella, ma le versioni della storia sono diverse. È davvero Elmina quella da incolpare? Cos'è successo in realtà?

Il cardino addolorato è il libro ideale per tutti quelli che si lamentano della rovina della lingua italiana, quelli a cui fa schifo leggere «il gatto è sul tavolo pieno di libri» e godono per frasi come «il felino cremisi è coricato sullo scrittoio onusto di antichi tomi».
Rientro tra quelli che preferiscono una scrittura chiara (che non significa per forza semplice), ma in qualche modo la Ortese mi ha stregato ed è riuscita a farmi sorbire periodi lunghissimi con così tante subordinate e parentesi che per metà del tempo mi chiedevo se ci fosse qualcuno in grado di leggerli ad alta voce (a quanto pare sì: http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/pr... ).

La storia è permeata dal soprannaturale. È con tutta la naturalezza del mondo che il narratore introduce lenti magiche, visioni, fantasmi e personaggi fiabeschi, creando una Napoli incantata. L'unico problema è che con tutte le versioni e le volute contraddizioni, alla fine non è chiaro né quale sia la verità (suppongo quella del capitolo che comincia a pagina 358, ma siamo sicuri che tutto torni?) né quale sia il punto (questo Cardillo, insomma, cosa rappresenta?). L'impressione a fine lettura è di essersi svegliati da un bellissimo sogno dorato, di essere riusciti a ricordare quasi tutto, eccezion fatta per la conclusione o la chiave di volta.
Qualcosa sfugge, ma quel che resta vale la pena.

EDIT del 07/01/19: L'ho riletto e l'ho recensito di nuovo qui: https://eustachio.wordpress.com/2019/...
Profile Image for Hex75.
986 reviews60 followers
March 3, 2019
"il cardillo addolorato" è libro davvero impossibile da riassumere: la storia si snoda in percorsi inaspettati, la logica sfugge come sabbia tra le mani, nonostante la vicenda sembri apparire davanti agli occhi del lettore grazie al meraviglioso stile della ortese (e che pazzesca piccola serie televisiva -un film no: non si riuscirebbe a ridurlo a un paio d'ore- potrebbe essere...).
libro fuori dal tempo e completamente fuori da ogni scena letteraria italiana (almeno non di questo secolo...) rischia di essere una lettura ostica per chi cerca realismo e spiegazioni ad ogni passo ma se ci si arrende al mondo tra sogno e realtà delle sue pagine si rischia di venirne rapiti.
un ultimo, non piccolo, particolare: il ricco (ma mai ridicolmente barocco o incomprensibile) stile dell'autrice è il perfetto antidoto al piattume di molta scrittura contemporanea, e solo per questo al libro si deve un rispetto infinito.
Profile Image for Mani Goudarzi.
5 reviews1 follower
March 1, 2016
Un racconto fantastico e visionario! Una gioia interminabile leggerlo. Una inutile fantasticheria se si vuole essere severi o il puro godimento del raccontare se si vuole essere giusti. Un romanzo senza prudenza, senza quella prudenza che agghiaccia le ali: e qui la fantasia vola alta.
Profile Image for Chequers.
597 reviews35 followers
September 9, 2017
E' la prima volta che, dopo aver letto un libro, cerco in rete qualcuno che possa spiegarmelo! Questo perche' fino alla fine non credevo di aver capito bene chi o cosa fosse il Cardillo.
Ho trovato degli appunti (apparentemente il Cardillo viene studiato a scuola adesso) ma alla fine, poco importa: il libro e' stilisticamente talmente bello, pieno di storie che si spiegano e si contraddicono l'una con l'altra che questo gia' basta. Mi ha ricordato moltissimo ETA Hoffman, dove la magia si mescola con la vita quotidiana, ma quasi tutta l'azione si svolge a Napoli, citta' magica gia' di per se'. Non un libro per tutti comunque (con tutti quegli incisi!) ma sicuramente un libro che vale la pena di leggere.
Profile Image for Giorgiaelisa.
50 reviews
June 13, 2012
Non capisco cosa la Ortese volesse comunicare con questo libro, a parte una confusione enorme. Sul piano linguistico leggerlo è stato tuffarsi in una struttura, finalmente, non troppo semplificata (subordinazione! Evviva!), ma è il piano contenutistico a lasciarmi spiazzata.
Profile Image for Andrea Iginio Cirillo.
123 reviews43 followers
February 22, 2021
3.5/5

NAPOLI SOTTERRANEA
Ci ho messo un bel po' a finire questo libro per vari motivi; è stata una vera e propria scalata, rallentata da esigenze di vario tipo, che spaziano dal tempo materiale all'arduo impianto narrativo. Posso dire senz'alcun problema di essermi trovato davanti a una delle opere più strane e assurde - dove "assurdo" non assume necessariamente accezione negativa - che abbia mai letto. Trama intricata, connessioni tra luoghi, personaggi, sensazioni che ora si perdono, ora s'intrecciano, conferendo a questo romanzo una condizione ambigua, complicata, in limine tra virtuosismo barocco e puramente letterario e storia con una morale.

Napoli e il Cardillo. La città partenopea non è il solito calderone di carnalità e profano, ma un insieme di misticismo, fiabe alla Basile e irrealtà che s'innerva nelle sue vie e "scalinatelle", da Chiaia al Pallonetto; il Cardillo: cos'è questo Cardillo? Un semplice uccello? E come mai è addolorato? È un convitato di pietra, che mai appare, eppure è sempre presente con la sua influenza, che lo rende allegoria di speranze perdute, rimorsi mai sopiti, mondi extraterreni che entrano nella realtà, sotto forma di sogni e visioni (la lente del Duca Ruskaja!).

Tre amici, Duprè, Nodier, Ingmar, che vengono dal razionale Belgio e si perdono nell'irrealtà di una città che è un palcoscenico, dove tutti gli abitanti paiono recitare una parte, e dove non mancano folletti (Geronte, vero motore della vicenda. Ma chi è? Da dove proviene? Quanti anni ha?), anime del Purgatorio, indovini. Ecco il barocco, l'esagerazione, l'artificio, l'esaltazione fino a esasperare. E qui forse il romanzo pecca, rendendosi troppo inafferrabile (ne L' Iguana, invece, a parte qualche passo dubbio, tutto era più chiaro e diretto), ellittico, a tratti forse noioso, dal momento che nella confusione il lettore è portato a saltare delle pagine. E tuttavia il fascino dei personaggi - anche i più semplici come don Mariano - è irresistibile; donna Elmina è indefinibile per enigmaticità, Ingmar Neville quasi encomiabile nei suoi sforzi sospesi tra Illuminismo e Romanticismo (siamo tra fine Settecento e inizio Ottocento).

Un romanzo, insomma, ricco di continue aggiunte, di continue parentesi e incidentali che formano un accumulo di materiale a tratti esasperante, ma che rivela innanzitutto lo stile della Ortese - ottocentesco - e poi la potenza della letteratura, capace non solo di evocare storie, ma anche di distorcere la realtà, accartocciarla su se stessa, frammentarla e ricomporla. Felice di averti letto, Cardillo addolorato, ma mi sei costato una fatica del diavolo.
Profile Image for Lee Foust.
Author 11 books213 followers
March 1, 2025
This is the most difficult kind of book to read when one is not a native speaker. It's impressionistic, fantastic, illogical, a-linear, built upon nuance, and written in the most complex and exquisitely ambiguous and endlessly digressive sentences that Italian prose has to offer. Thus I'm at a loss to to explain the novel's plot or themes or meaning, or say much of anything at all except that it's beautiful and that I think I may have absorbed perhaps about half of what it probably actually says. I feel good about that, and that I had the stamina to stick with it through thick and thin--especially these days, living back in San Francisco for the winter.

Also, really by chance, I found myself reading this and Elena Ferrante's L'amica geniale at the same time and that the two novels are like mirrors, this complex and abstract, the other simple, direct, and pointed. Each is set in Naples, but this one is historical and mystical while the other so real it's terrifying. Both novels are about women who persist, one in competition with a friend, the other because she loves her adopted step-brother, who is also a gnome. Wacky.
Profile Image for Intervalla Insaniae.
141 reviews39 followers
April 3, 2022
Cosa strana, qui, la Verità: essa ha vita breve, proteiforme, non nuda né svelata ma coperta da sempre più strati.
Chi ha visto Napoli sa che la città è un palinsesto di epoche diverse, di superfetazioni talvolta magnifiche, talvolta storpianti. Napoli è la confusione della perenne aggiunta e raramente una piazza ordinata riesce a portare luce ai suoi vicoli; per non parlare del tentare di costruirla, una simile piazza: se si scava si trovano navi, antichi porti, la città poggia su antichissimi legni! 
Forse per questo Napoli pare tanto precaria. S’innalza e si torce, si sgretola e cade a terra come polvere e tutto si poggia e fa da stampella.
La Napoli raccontata da Ortese risale alla fine del XVIII secolo, ma l’aspetto non doveva essere poi così dissimile: più bella senza dubbio, senza le distruzioni belliche, senza i mostri dagli anni ’50 in poi.
Ecco, questo è lo sfondo della disfatta dei tre eroi francofoni, che scendono dalle regioni illuminate non dalla luce, ma dalla ragione, per vedere, raggianti essi stessi, il trionfante regno del Sole.
Miseri! Quanto vi perderete! Il viaggio di Bellerofonte e dei suoi amici diventa una discesa nel Purgatorio, fra anime pezzentelle che cercano salvezza (e non deve sorprendere che torni chi è già morto).
Una regina -sì, così viene chiamata alla fine- regna su questa terra e sarà, suo malgrado, causa della rovina di Daddo (ops, ho detto di Daddo? Quanti parallelismi con “L’iguana”!), Elmina-Proserpina.
Allora il sole precipita e si sfrangia come fili di lana, disperdendosi disordinatamente tra i vicoli e le salite tortuose di Napoli: un filamento illumina qui una verità, ma qui ne illumina un’altra, e sono ugualmente vere! e laggiù non una verità, ma un pensiero viene illuminato, vero anch’esso, e poi una strana lente vede un altro filo illuminante ed una nuova verità, nuova e sovrapposta alle altre, come i palazzi di Napoli si sovrappongono gli uni agli altri.
Burattinaio diretto o indiretto o entrambe di tutta questa angoscia pare essere il Cardillo, ma non si sa chi sia, cosa sia, mutando anch’esso incessantemente da vittima a carnefice a consolatore, da canto a folletto (da dove è saltato fuori un folletto?), da uccellino dalla fine tragica a carillon a pulcino dalla fine ancor più tragica.
Che confusione! Se non fosse per le preziose, scintillanti e metalliche note del clavicembalo con cui è composto l’intero libro. La sola Ortese, come se fosse un nuovo Orfeo, la sola Ortese-Orfeo, lei vero Cardillo, sguscia fra le contemporanee verità di questo libro a mo’ di una lucertola-iguana e ce ne dà una visione unitaria poiché fa tintinnare tutto dello stesso, magnifico suono.
Magnifico.
Profile Image for Makomai.
241 reviews10 followers
March 31, 2015
Uno dei tre libri che in vita mia non sono riuscito a finire. Eppure ne ho digeriti di mattoni... Dovrebbe esserci una legge che vieti piú di tre incisi e/o piú di tre subordinate nello stesso periodo. Come Jimmetta, ho resistito alle tentazione di buttarlo nella spazzatura, perché ogni libro è sacro, ma l'ho gettato contro il muro per la frustrazione!
Profile Image for Ppaolo Rizzo.
3 reviews5 followers
January 22, 2011
wonderful story set in a visionary 17° century Naples which, with a light touch and a rich language, behind the surface of the typical gothic novel, deals with metaphysical and humanitarian questions.
Profile Image for Nikola Backstuber Benčová.
34 reviews13 followers
August 28, 2021
This was the most complicated, mysterious, weird book that i have ever read. Took me all two months of my summer, travelled with me to beaches, underground, to my deepest craziness and i loved every moment of her!
Profile Image for booksummoner.
180 reviews2 followers
August 17, 2024
“…(come invece accade spesso in questa storia, che è un dire e uno smentire continuo)…”

“… un quinto Personaggio, del tutto invisibile e nascosto, era presente, quella sera, al frugale pasto degli amici, e rappresentava, costui, tutto il pensiero doloroso e triste della damigella. Il Cardillo, nientemeno: quell'uccello che non era un uccello, ma una sorta di destino, e al quale sua madre, e anche Teresa e Ferrantina tornavano spesso, nei loro discorsi, come all'origine di tutti i mali della famiglia, al padrone malinconico delle loro vite; il Cardillo, da quando i signori si erano seduti a tavola, andava e veniva sbattendo le ali d'oro contro il soffitto, e lanciando il suo grido pietoso. Era uno Spirito!”
Profile Image for Claudia.
105 reviews11 followers
Read
December 23, 2025
drizzando bene le antenne per raccogliere il silenzio glaciale dell"universo
Profile Image for Chase Insteadman Mountbatten.
111 reviews6 followers
April 15, 2018
"Neville aveva in sé strane capacità rabdomantiche; sentiva cose nascoste; era stato perfino testimone di storie e fenenomeni psichici, cosiddetti inspiegabili, consistenti soprattutto, ove la sua discrezione non lo avesse fermato, nel vedere, (o solo capire?) quanto accadeva in un cuore, o anche dietro una parete [...]."

" [...] le anime di tutti i Napoletani trapassati da non più di cento anni (ma in qualche caso anche oltre questo limite, si parlava di tempi aragonesi), trapassati in modo naturale o meno, tali anime continuassero ad abitare e trafficare indisturbate come ogni altro suddito di Ferdinando nella bella città... partecipando alla sua vita - ricorrenze, feste -, partecipando in derisione o pianto, sogno o azione, come qualsiasi altro suo abitante. Quasi indistinguibili, tali antichi cittadini, dai viventi... Forse appena più pallidi, comprensivi e complici, abitualmente, del popolo reale, cui dimostravano spesso un dispettoso e triste affetto. [...] Uno stuolo immenso di ombre soggiorna tuttora in queste case, in questi vichi, siede alle nostre tavole, dorme nei nostri letti, si sdraia nelle nostre carrozze... visibile o meno, ma sempre accanto a noi. Non è gente di oggi, ma di tempi remoti assai [...].

[...] il Duca, nuovamente allegro, Ingmar ancora rannuvolato, quando li richiamò indietro, questa volta più acuto del ticchettio, una specie di fischio, proveniente dall'astuccio: per effetto della pressione delle immagini si era aperto da solo, e scaturiva di là, sul tavolo verde, una viva luce, e si udivano voci napoletane e inquieti rumori."
Profile Image for M. T. Moscariello.
87 reviews5 followers
November 23, 2018
Anna Maria Ortese non è semplicissima da leggere. In questo romanzo magico realista, scritto con uno stile ironico, le descrizioni di Napoli sono eccelse: per chi conosce i paesaggi di cui parliamo, si respira effettivamente l'aria della costa tirrenica. E Napoli è bellissima e struggente. Il Cardillo svolazza per tutto il romanzo sotto tutte le forme possibili; è simbolo, è uccello, è gioiello. È la nostalgia, è il desiderio e la speranza di felicità che non si riesce a conquistare nemmeno pagando il prezzo che ci chiede. Gli Stati Uniti l'hanno messa tra i diritti dell'uomo, senza la reale possibilità di elargirla questa felicità, illudendo l'uomo post-rivoluzionario. Ma il Cardillo è anche ricordo di una felicità posseduta la cui memoria tormenta il presente.
Magia e incertezza danno ritmo al romanzo. La magia vorrebbe svelarci delle verità, ma invece ci inganna, le dicerie peggiorano le cose, ogni cosa che si è certi di sapere viene smentita, e la nuova verità è sempre più misera di come sembrava in precedenza.
Il principe Neville è il protagonista, ma in realtà nel suo poco agire è solo uno spettatore. Elmina, è inafferrabile, vittima testarda e consenziente degli eventi. Meglio allontanarsi dalla maledetta città partenopea, e tornare a Liegi.
Profile Image for Chiara Bruzzaniti.
70 reviews7 followers
March 28, 2020
Avevo letto questo libro nel 2017, me lo avevano regalato per il compleanno; ci avevo messo una vita, l’avevo trovato macchinoso e spesso mi ero appellata al secondo diritto del lettore di Pennac: saltare le pagine.
Tuttavia a regalarmelo è stata un’insegnante di lettere, per cui mi chiedevo cosa mi sfuggisse, perché non riuscissi ad apprezzarlo. Così mi sono decisa di dargli un’altra chance.
Dopo le prime pagine mi sono chiesta “perché mi sto facendo questo?!”, detesto il narratore che parla direttamente con il lettore e alcuni passaggi ho dovuto rileggerli. Però questa volta mi sono fatta forza e sono riuscita ad immergermi nella Napoli misteriosa di fine 700, dove il Cardillo, metafora di colpe passate e tetri destini, è il cardine della storia e ci accompagna tra reale e irreale fino a svelarsi completamente alla fine del romanzo.
È un libro da leggere, sicuramente a mente serena e con una capacità di attenzione molto alta.
Profile Image for Lorenzo Di Gennaro.
9 reviews
December 1, 2018
Libro strepitoso generato dalla geniale fantasia di una scrittrice che offre viste e paesaggi orginali e inconsueti di Napoli e dell'illuminismo europeo e partenopeo. Un intreccio di nobili, commercianti, ragazze interrotte e folletti. Scritto con uno stile che richede pazienza ma è sempre coerente fino alla fine.
Profile Image for Roberto Rho.
381 reviews4 followers
May 12, 2014
Boh...un libro che mi dice poco o nulla...qualche episodio che sembra voglia trasferire un pò di magia popolare tramite il cardillo onnipresente ma...poco e altro...
Profile Image for Ivana.
283 reviews58 followers
October 20, 2020
O! Oó! O!

Výborný preklad a nápomocný doslov Jiřího Pelána.
Profile Image for stampatominuscolo .
120 reviews3 followers
September 30, 2023
Alla fine del 700, tre giovani e baldanzosi signori, tutti di Liegi, decidono di visitare Napoli. Sono il facoltoso commerciante di moda Nodier che per i suoi affari a Napoli vuole incontrare don Mariano Civile, il re dei guantai; l'avvenente prìncipe Neville, poeta poco noto dalla propensione per le arti magiche, e il suo protetto, lo scultore Dupré di ingegno limitato ma fascinoso e ardito, il Bellerofonte di questo carro apollineo diretto verso il sole del sud.
Nella casa del guantaio, il nordico e romantico Bellerofonte incontra la sua Chimera: la maggiore delle figlie di don Mariano, Elmina, di grande bellezza, ma fredda e distante, muta come pietra, di certo custode di un oscuro e dolente segreto che deve avere a che fare con un uccellino, un cardillo, morto per l'incuria sua e della sorella Teresa.

Così prende le mosse questo romanzo che - lo dico subito - può risultare di non facile lettura, ma regala meraviglia e restituisce la gioia dello scrivere, a patto di un piccolo "atto di fiducia" nei confronti dell'autrice narratrice, che dirige con maestria questa grande e multiforme orchestra di voci e compare di tanto in tanto nel testo a incoraggiare o mettere in guardia il lettore.
Il quale è chiamato a un poco di sofferenza: quando ogni cosa sembra chiara, ecco che la trama si complica, deviando per traverse non previste, inseguendo storie che hanno mille versioni e altrettante pieghe, introducendo ora il Duca di Caserta che legge le menti e interroga una lente magica per conoscere il passato e vedere le cose del presente; ora Florì, sorellina morta in giovane età; il Notaro Liborio detto Pennarulo o la serva Ferranta e ognuno è portatore della sua verità.

Ciò che non cambia è il canto del cardillo che attraversa il romanzo come un pianto, un gemito. Oò! Oò! Oò!

È questo il segreto doloroso non solo di Elmina, ma degli uomini tutti: doloroso e colpevole, perché il cardillo è l'altro dall'umano, dal visibile, dall'intelleggibile; è ciò che la ragione, nel secolo dei lumi e così anche oggi, si ostina a non vedere: cioè, che la realtà non basta e soprattutto che è ingannevole, che esiste un "mondo sotterraneo" fatto di piccole creature, piccole persone, di forme mutevoli ed esistenze "a parte", indifese e deboli, cui l'uomo non attribuisce valore né dignità, ma esse sono e vivono e chi, per destino o sensibilità, le farà entrare nella sua vita non potrà liberarsene.

Anna Maria Ortese ci chiede - ecco l'atto di fiducia di cui parlavo all'inizio - di andare oltre l'apparenza del razionale e cogliere le anomalie, le diversità, le metamorfosi che lei intreccia ad invenzione e immaginazione, sullo sfondo dell'amatissima sua Napoli, che più di ogni altra città le consente di mettere in evidenza le contraddizioni del vivere umano.

La lingua, come l'intrico della trama, è tortuosa, ricca, travolge e sfugge alla normalità, è abbondante e barocca come le chiese napoletane: sorprendente, soprattutto considerando che Anna Maria Ortese fu quasi autodidatta.

Il Cardillo è una favola, si, che obbliga ad una modernissima riflessione sul rapporto tra uomo, natura, creato e, io credo, anche sul ruolo della letteratura e, in essa, del realismo.
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May 11, 2025
Nel dolore non si trovano certezze, ma solo altro dolore. Il libro parla di dolore, e, per farlo con sincerità, la letterarietà deve essere fatta a pezzi, e la storia fantasiosa deve arricchirsi di fantasie diverse, smentite, sostenute, poi smentite ancora; la voce di chi scrive è una fantasia essa stessa, amaramente ironica, ed evidenzia le contraddizioni della narrazione. La verità non emerge, al contrario del canto del cardillo, che è riconosciuto da tutti, da chi narra e dai personaggi, come ciò che dà inizio ai dolori che popolano il romanzo; naturalmente non si sa - e non deve sapersi - se il cardillo sia messaggero o carnefice doloroso.
È curioso come venga prevalentemente seguita la prospettiva malinconica del principe, un uomo destinato alla solitudine, amante non ricambiato, che plasma la sua esistenza in funzione dei dolori degli altri personaggi, della dannazione di Elmina: Neville pare il catalizzatore d’ogni dolore, e, in questo senso, la sua psicologia, a metà tra sogni e delusioni, può fungere da collante per una narrazione che s’alza senza preavviso in volo come Sasà.
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