Pur essendo un mostro di intelligenza, ironia, e creatività, Ettore Sottsass non è mai riuscito a diventare un mostro sacro. Né si è mai adoperato in tal senso, come documentano questi testi. Le date indicano che siamo nel periodo, da Memphis in poi, in cui nel mondo il suo nome coincideva con una certa immagine dell’Italia. Eppure le domande che Sottsass continuava a porsi, anche e soprattutto in pubblico, somigliavano a quella del titolo. Quanto alle risposte, erano immancabilmente del genere che solo lui avrebbe potuto dare – e di cui sentiamo moltissimo la mancanza.
Ettore Sottsass was an Italian architect and designer during the 20th century. His body of work included furniture, jewellery, glass, lighting, home objects and office machine design, as well as many buildings and interiors.
Una raccolta di pensieri tratti dalla vita del grande designer, architetto e intellettuale. Alcuni passaggi sono illuminanti, un libro su cui certamente tornare più volte per trovare ispirazione e spunti di riflessione.
Non mi hanno troppo convinto le generali riflessioni sulla vita - talvolta solo vuota (e debole) retorica. Sigh. Al contrario, notevoli gli spunti su arte, architettura, progettazione, graffiti, Bouabré. E molto bello lo scritto su Shiro Kuramata: il design come poesia. Riportato, suggestivamente, con gli originali fogli scritti a mano, con errori e cancellature. Non capisco però come faccia, qui, a sbagliare concetti di base della grammatica valenziale, a cannare qualche doppia e dimenticare l’uso dell’h. Non ci vuole una laurea (e lui ce l’ha).
Shiro non permette mai al cinismo industriale, all’irruenza della produzione industriale, al kitsch mercantile, alla durezza istituzionale di nessun genere, di entrare nella sua porta, nella sua stanza. Forse non lo fa neanche per politica, forse neanche per cattiveria. Lo fa perché la sua natura è così libera e vuole restare libera come quella di un ragazzo, anzi di un fanciullo, lo fa perché ha sempre sentito che il suo destino é (di) dare, intorno, di cercare una visione della libertà, che è visione tenera, fragilissima, quasi inarrivabile, che è trasparente, instabile, suggerita più da spazi vuoti che da assembramenti di memorie, più da distanze silenziose che da logiche (più o meno) riconoscibili.
Ogni volta che si accede agli scritti di unə grande progettista c’è sempre una latente speranza di cogliere un qualche segreto nascosto che ne riveli la logica dietro al genio, consentendo a chi legge di carpirne qualcosa o di astrarne un metodo. Anche solo in passaggi rapidi come “La bellezza non c’è”, qui emerge un pensiero controintuitivo e affilato sulle cose del mondo da parte di Sottsass che non fa speculazione spicciola costruendo sovrastrutture di pensiero, ma si “limita” a cambiare l’angolazione dello sguardo sulle cose scovando proprio quel punto inedito che apre nuove prospettive, non definitive, ma fresche e rivelatorie. Una forma mentis capace di sorreggere con coerenza l’attività progettuale di una vita.
Un’antologia di scritti e talk di una figura del design italiano sensibile e cervellotica.
La qualità della scrittura è tale da essere riuscita a finirlo in due giorni. Il mio capitolo preferito è quello sulla luce, dove manifesta la sua vasta conoscenza in architettura e di conseguenza le sue speculazioni antropologiche, che sembrano costituire la base del suo processo creativo. In generale posso dire di aver capito che la sua passione fosse guidata dal proposito di progettare autenticità al di là di influenze pubblicitarie e sovrastrutture oltre il poetico.
Qualche suo esercizio formale ha un sapore fluxus, il suo attaccamento al disegno lo manifesta anche attraverso la scrittura a mano, di cui qualche lettera riportata scansionata.
La sua è una generazione di designers con percorsi in architettura oppure senza percorso universitario tout court. Senza mai pretendere di rappresentare e riportare una storia del design, riesce comunque a descrivere la condizione che ha dato inizio al design italiano, tra utopia industriale, due guerre, speranza politica, ma soprattutto reinterpretazione dei ruoli e degli studi preconfezionati.
Una serie di scritti sulla vita, il pensiero e l’architettura da parte di Ettore Sottsass. Brevi racconti utili a capire il pensiero critico di quel periodo e come ragionava il designer italiano. Ottimo spunti
mi sono interessata alla figura di ettore sottsass a seguito di una mostra temporanea alla triennale di milano qualche anno fa. mi avevano rapita i suoi testi scritti a mano in stampatello. pensieri fugaci, dritti, ironici, riflessivi, deprimenti. in sintesi, poesia in prosa.
questa raccolta di scritti è un’estensione di quelle pagine bianche che ho letto anni fa e che risuonavano con me allora come oggi
Ho scoperto Sottsass a una triennale di Milano (credo 2018). È stato piacevole approfondire la sua filosofia, il suo modo di vedere il design e l’architettura a servizio dell’uomo e dell’ambiente. Questa raccolta di scritti mi ha incuriosito ulteriormente sulla persona di Ettore Sottsass: leggerò sicuramente gli altri scritti.
È un libro dalle montagne russe, bassi e altissimi che si raggiungono in poche pagine. Quando è stata piacevole, la lettura, mi ha lasciato spunti su cui pensare per almeno un po’ di tempo. A tratti esce fuori un personaggio che sa e non vuole trasferire altre volte si legge l’immensa voglia di lasciare pensieri in eredità.
Da questa sorta di diario/vademecum/blocco note si capisce tanto di com'era il celebre designer, ovvero come ce lo immaginavamo noi ammiratori. Con spiccato realismo scrive (o meglio assembla) questo libro solo per chi già lo conosce. Quindi forse risulterà un po' misterioso a chi non ha ben presente l'Italia del boom economico.
Raccolta di testi di Sottsass dove sono affrontati temi diversi. Lo stile chiaro e diretto degli scritti lascia, come sempre, spazi di riflessione e di ragionamento.
-il problema di fare una mostra -8 am-8 pm -di chi sono le case vuote? -sulla luce -muri -cucine -scritto su Shiro Karamata -i colori -la bellezza non c’è -sulle pubblicità -graffiti