Michele Noci è un anziano amministratore di condominio. Per vivere non ha mai avuto bisogno di lavorare, e tuttavia ha deciso di occuparsi dello stabile in cui risiede per proteggerlo dall'incuria dei suoi predecessori. L'edificio, costruito negli anni Settanta, è pretenzioso; all'epoca gli appartamenti erano stati acquistati da persone di potere, commercianti abbienti, ricchi professionisti, ma la recente crisi economica ha messo a dura prova le finanze di molti condomini, e la nomina di Michele come amministratore sembrava poter essere d'aiuto: certo, l'uomo era nervoso, senza alcun titolo di studio e un po' grossolano, ma finalmente qualcuno avrebbe garantito una gestione oculata, ché risparmiare sarebbe stato anche nel suo interesse. Le spese condominiali, tuttavia, non accennano a diminuire, ma nessuno ha il coraggio di chiedere spiegazioni. Nel nuovo melting pot di malattie dismetaboliche e intrighi amorosi che da alcuni anni anima il condominio, i rapporti interpersonali si fanno tesi: esplodono litigi, e i vicini – ormai perlopiù anziani e incattiviti – smettono di salutarsi, finché, alla vigilia di Natale, il cadavere dell'amministratore viene ritrovato riverso al piano terra di una delle palazzine. Sembra trattarsi di un incidente: l'ispettore Mario Fagioli detto il Gladiatore, chiamato sul posto, viene così invitato ad archiviare il caso come "morte accidentale". Incuriosito dalle donne intraviste sulla tromba delle scale – mogli devote, vedove agguerrite, amanti impenitenti – il poliziotto decide però di non volgere lo sguardo altrove, e inizia a fare domande, rendendosi presto conto di trovarsi di fronte a una situazione ben più complessa: rispolverati i ferri del proprio mestiere, a soli due anni dalla pensione, decide così di andare contro tutto e tutti, per scoprire cosa si celi dietro quella morte solo in apparenza fortuita.
L'investigatore romano e romanaro fatto con lo stampino: grande e grosso, voglia di fare saltami addosso, ben capace di menare due pizze in faccia, scostante fuori ma un pezzo di pane dentro, vita sentimentale travagliata. Investiga suo malgrado su di una morte in un condominio geriatrico nella Roma bene e questo a suo modo stuzzica un po' la curiosità. Peccato però i dialoghi flosci e le situazioni cinepanettonesche. Un grosso pregio è che il libro non si prende mai sul serio ed è un prodotto a suo modo confezionato bene nella sua brevità. "Più umano, più vero" direbbero Elio e le storie tese. Se venite da mattoni psicologici e thriller disturbanti, potrebbe essere un buon toccasana leggerlo a cuor leggero.
Se un libro non si giudica dalla copertina, certamente però lo si sceglie per il titolo. Chi di noi non ha mai avuto problemi condominiali? Vicini fastidiosi o impiccioni, amministratori strafottenti, portieri traffichini e omertosi? Io sul tema sono sensibile e il titolo mi ha richiamato come il canto delle sirene. Un gialletto simpatico, ben scritto e senza eccessi. Una letturina spensierata e gradevole, certamente al livello massimo di una puntata di Don Matteo, ma tutto sommato si fa leggere e mi ha distratto. Sufficienza abbondante!
Che vergogna sia per Torregrossa che per Feltrinelli! Torregrossa riempie questo romanzo di rasismo e sessismo. Non mostra alcuna consapevolezza culturale quando introduce un personaggio rumeno (il portiere del condominio). Torregrossa non fa la minima ricerca per costruire questo personaggio. Decide invece che i romeni, anzi - gli ortodossi - festeggiano il Natale in una data diversa da quella dei cattolici (falso), che Sadu è un nome romeno (mai sentito), che i romeni che hanno imparato l'italiano in modo informale non usano mai i verbi ausiliari o gli articoli determinativi (lo fanno, proprio come gli italiani, perché il romeno usa le stesse strutture linguistiche), che quando fanno un brindisi i romeni dicono "Pentru sănătate" - Alla Salute (non esiste una frase del genere in romeno). Decide anche che un personaggio rumeno deve, per forza, presentare un'informazione in modo disarticolato, essendo incapace di raccontare in modo coeso un evento: ”Dove trovato morto, primo piano c'è donna sempre arrabbiata, brutta come strega di favole.” (p. 59)
Torregrossa non si trova meglio nemmeno con le donne. A parte le descrizioni dei personaggi femminili (tutte le sue done sono sia vecche E scontrose, sia ricche E sospette, sia povere E brutte), ci sono osservazioni come: "Ha ragione il comissario, considerò Mario, bastano due complimenti e le donne, anche quelle che dovrebbero avere la saggezza dell'età, si sciolgono." (p.64)
Non riesco a immaginare quale fosse il target redership che Felitrinelli avevano in mente quando hanno pubblicato questo romanzo che esce direttamente dagli anni Trenta. So che si tratta di un libro da spiaggia e che non è destinato al prossimo premio Pulitzer, ma eticamente mi aspettavo di più da loro.
Libro fortunatamente breve. La scrittura è tarata al contesto "romanaccio", salvo poi inserire senza alcuno scopo termini desueti o particolari. I personaggi hanno la profondità di una pozzanghera, e le donne in particolare vengono descritte solamente in maniera grottesca e in ogni caso dispregiativa (sono vecchie e brutte, belle ma grasse e facili, giovani e pazze, ce ne fosse una che ha un pregio). Povera Lidia in particolare che non merita considerazione e dignità in abiti di lavoro, ma che magicamente diventa interessante quando si presenta carina e addobbata per accudire il protagonista. Il finale incommentabile, degno del peggiore dei cinepanettoni, alla volemose bene, tarallucci e vino e mal comune mezzo gaudio, restituendo un'immagine delle forze dell'ordine di caciaroni disonesti e incompetenti, votati solo al raggiungimento della pensione. E come passar sopra al "tutto sommato se l'è meritato" (!!!) L'incidente che a quanto pare ha così traumatizzato il protagonista tra l'altro risulta essere senza senso, e con il solo fine di spiegarci perché non ha una pistola con sé.
Descrizione dei personaggi femminili davvero dispregiativa, personaggi maschili che fanno apprezzamenti infelici, un omicidio che si risolve così, come se nulla fosse accaduto e l’inadempienza della polizia come se fosse una cosa normale. Queste sono tutte le cose che mi hanno lasciato davvero basita. No comment.
Mi dispiace constatare che non ha affatto incontrato le mie aspettative. All'inizio l'autrice presenta un curioso quadretto in cui le dinamiche umane di un condominio si intrecciano a un indagine di polizia. L'interesse per la trama, però, passa in secondo piano perché la lettura risulta molto difficile: il romanzo è profondamento intriso di stereotipi razzisti e sessisti ("non si può più dire nulla ormai!"). Intriso di quella comicità tipica italiana che è un mix di ironia cattiva e comicità da cinepanettone, è stato molto difficile da portare a termine.
Mario Fagioli, detto Il Gladiatore, è, a mio parere, odioso. Ormai da anni, è relegato dietro una scrivania, si ingozza di cibo, non gli va di lavorare ed è vittima, poverino, della derisione dei colleghi. Da quando la madre è morta non c'è più nessuno che si prende cura di lui, perché lui, di tutte le donne che gli ha presentato la madre, non ne ha voluta mezza! Lui, dopotutto, ha una panza da paura, un carattere dolce quanto un cucchiaio di sale, ma è ancora un bell'uomo piacente. Se deve soffrire per colpa di una donna, deve scegliersela bene! L'ispettore, insomma, non sembra tanto alla ricerca di una compagna con cui condividere la sua vita, più che altro, sembra aver bisogno di una madre e di qualcuna che sia pure abbastanza bona da portare a letto. Poverini, gli uomini da soli non riescono proprio a stare!
Veniamo al nocciolo della questione, però: le donne! Il modo in cui vengono trattate, come sono descritte, come vengono caratterizzate ... il sessismo di cui è intriso questo libro è raccapricciante. Le donne non hanno ragion d'essere se non quella di essere madri/mogli/fidanzate/amanti di qualcuno; le loro vite dipendono dagli uomini e sono rovinate sempre da questi. Sono tutte zitelle e vecchie, zitelle e brutte, brutte e vecchie, brutte e cattive, zitelle e cattive, sposate ma arpie, sposate ma insoddisfatte, "allegre" (allegre con la T maiuscola, se non fosse chiaro), "allegre" ma comunque innamorate. Sono tutte, a modo loro, da salvare, tutte "bisognose di un uomo" e di complimenti perché, si sa, ogni donna si scioglie dopo un paio di paroline dolci e un mazzetto di fiori.
L'unico straniero presente in questa storia è, ovviamente, uno stereotipo ambulante da cui bisogna ben guardarsi, materialista e ignorante.
Il "love interest", chiamiamolo così, è praticamente la figura sostituiva della madre di Fagioli, improvvisamente scelta dall'uomo in questione perché (ehi!) non è poi così brutta. Sistemata è pure bona! Una donna che non parla, cucina, quando lavora è sciatta e a lui, diciamocelo, fa pure un po' schifo la sua sciattaggine, però gli tiene compagnia!
La trama si perde in una serie di siparietti che dovrebbero essere comici ma non fanno ridere. Il caso, per quanto possa sembrare curioso, non giunge a un lieto fine e, quindi, uno non ha neanche la soddisfazione di dire "Beh, però un po' ne è valsa la pena!".
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Pieno di italianità, ma non nel senso positivo del termine. Potrei anche considerarlo un giallo leggero e carino, ma i personaggi caricatura (praticamente tutti) sono fastidiosi e rendono la lettura pesante e ripetitiva.
Promettente questa nuova serie di Mario Fagioli detto il Gladiatore, ambientata a Roma, nella questura di viale delle Medaglie d'Oro, in prossimità del Mercato Trionfale. Non so se mi piaccia il Gladiatore, forse questo è stato uno dei pochi casi in cui ho prediletto il giallo sul contorno che ormai tutti i giallisti si sentono costretti a inserire nei loro romanzi per fidelizzare i lettori.
Lettura piacevole e fluida, pervasa di un’ironia divertente (sebbene in certi casi forse eccessiva) e che trasuda italianità da tutti i pori. Trama non entusiasmante.
Mi è piaciuto! Scorrevole, ironico, leggero, ma con il giusto grado di amarezza. Mi ha tenuta incollata alle pagine per arrivare al finale. È il secondo libro che leggo di questa autrice e c'è un filo conduttore molto intrigante: cibo e sesso! ma non è usato per stupire. scandalizzare o attirare un certo tipo di lettore. Non c'è nessuna volgarità, anzi ... è piuttosto una interessante analisi di come noi italiani affrontiamo problemi e superiamo le nostre insicurezze.
Avete presente quelle commedie all’italiana super stereotipate? Ecco questo libro è un po’ così, vuole far ridere senza mai riuscirci davvero. Presenta tutti i personaggi con quelle caratterizzazioni tipiche esagerate proprio come nei film di Natale anni 90. C’è il poliziotto romano burino, c’è la vedova inconsolabile che non sa né di carne né di pesce, c’è la vicina detta la cavallona, c’è la donna pia di chiesa che però insulta tutti, c’è il portiere del palazzo rumeno, c’è il capo della polizia che si fa corrompere da quelli ricchi, ecc… chi più ne ha più ne metta, insomma un’accozzaglia di cliché. Sì per carità questo libro si basa molto sull’ironia e lo stesso giallo alla fine risulta essere quasi imbarazzante, però devo essere onesta che non è di mio gusto questo genere di caratterizzazione dei personaggi. L’unica nota positiva è che l’ho voluta leggere quasi per scherzo ed è stata una lettura molto veloce.
“Morte accidentale di un amministratore di condominio” di Giuseppina Torregrossa pag. 192
La vigilia di Natale in un elegante condominio romano di via Minimi, in fondo alle scale e con un piede dentro l’ascensore viene trovato il corpo di Michele Noci, amministratore del palazzo. Un palazzo pretenzioso degli anni settanta, con tanto di portiere e giardino condominiale, residenza di alcuni personaggi autorevoli, o delle loro vedove o delle loro mamme. Ad indagare viene mandato l’ispettore Mario Fagioli, prossimo alla pensione che tira sera mangiando pizzette e compilando turni di lavoro. L’amministratore è sposato con Mimosa, moglie ricchissima, rassegnata al comportamento del marito al limite della devozione. Michele infatti, nonostante l’età, era parecchio arzillo e un gran donnaiolo, amministrava il condominio aiutato da Sadu, portinaio e tuttofare rumeno, avido di soldi e confidente delle anziane inquiline. Tutto sembrerebbe avvalorare l‘ipotesi di una caduta accidentale, ma l’ispettore Fagioli non è troppo convinto, ed inizia ad indagare con pazienza ed insospettabile tenacia. Il palazzo si rivela un covo di pettegolezzi, le vecchie si spiano a vicenda: l’amministratore assume abitualmente Viagra che spaccia alla moglie per integratore, è l’amante fisso della Cavallona del primo piano ed è corteggiato goffamente da Rosa Tea, moglie di un notaio dei piani più alti del palazzo, segretamente innamorata di Michele, un mai dimenticato amore di gioventù. L’autrice descrive il particolare habitat di un condominio portandolo un po’ al limite, esasperato ma con un fondo di verità, una piccola città dove tutti si conoscono e si fingono indifferenti, dove ci si impiccia degli affari degli altri mostrando però superiorità. Lo stile è scorrevole, brillante, irriverente con intelligenza, sarcastico ma anche malinconico in alcuni punti. Peccato per il finale che secondo me ha guastato parecchio un libro che, per quanto un po’ eccessivo e al limite della credibilità come trama, poteva essere un libro leggero ma godibile.
Roma, vigilia di Natale. Arriva una chiamata in commissariato relativo al ritrovamento del cadavere dell’amministratore di condominio in una zona “in”. Incaricato di procedere alle indagini è Mario Fagioli detto il Gladiatore, prossimo alla pensione e che sta affrontando un momento difficile a seguito della morte della madre. Per le indagini gli vengono date queste direttive molto chiare: fingere di indagare e dichiare la morte, appunto, accidentale. Le indagini invece rivelano che, ovviamente, non è una morte proprio accidentale. Un giallo che ho apprezzato: mi piace come scrive la Torregrossa, ho trovato la storia a tratti esagerata ma veritiera, ho apprezzato l’intelligenza di Mario e anche il finale, non scontato.
Un gialletto, in cui il meccanismo giallo è molto semplice, ma l'ironia è coinvolgente.
In un condominio altolocato di Roma, perde la vita l'amministratore di condominio, apparentemente per un incidente sulle scale. Ma a Mario Fagioli, commissario di polizia quasi in pensione, cui il caso è affidato pro-forma la vigilia di Natale, qualcosa comincia a non quadrare.
Tra le scale del condominio, l'immancabile portiere, innocue vecchiette, merletti e la più classica stricnina, il commissario mette insieme i pezzi di un delitto a camera chiusa il cui finale lascia leggermente spiazzati.
Consigliato a chi cerca un pomeriggio sereno, senza troppi pensieri.
Il giallo è breve, leggero, abbastanza piacevole da seguire. I personaggi sono ben caratterizzati e lo stile è scorrevole. L'autrice descrive molto bene il clima condominiale, forse esasperato ma verosimile, dove tutti si conoscono ma si fingono indifferenti, dove il pettegolezzo regna sovrano e la solidarietà è ormai fuori moda. Il finale ha anche una sorta di morale, secondo la quale la legge non è sempre sinonimo di giustizia e spesso la verità è molto scomoda. Tutto sommato una storiella ben congegnata da classificare più sotto la categoria di giallo-rosa, visto anche la leggerezza dei contenuti.
Mario Fagioli, ispettore di Polizia oramai prossimo alla pensione, trascorre inerme le sue giornate in un commissariato di Roma Nord. A sbarrargli la strada verso un sereno epilogo di carriera arriva l'incarico di indagare, alla Vigilia di Natale, sulla morte di Michele Noci, amministratore di un condominio di lusso. Quella che sembrerebbe essere una fine accidentale nasconde, invece, ben altro. Intrighi, amori e liti con le abitanti del complesso faranno sorgere il dubbio che si tratti di omicidio. Un giallo piacevole, non un capolavoro, certo, ma ben costruito.
Chi non ha mai avuto un piccolo o grande diverbio in condominio, alzi la mano! Scommetto che sono in pochi ad andare d'accordo con tutti. Per me, i condomini sono tutti delle gabbie di matti.
Questo libro sicuramente non lo si sceglie per la copertina, ma per il titolo e ci si imbatte in giallo simpatico, senza pretese che scorre veloce. Leggendolo, auguro alla me presente e futura di non essere mai una "signora" come quelle del condominio del romanzo.
Un romanzo surreale, una investigazione sui generis che non vuole competere con i tradizionali polizieschi, ma in qualche modo sdrammatizza quegli aspetti morbosi della ricerca del “caso” a tutti i costi. La quotidianità a volte può essere altrettanto interessante. Unica pecca, forse, la sensazione che l’autrice non sia andata fino in fondo, che non ci abbia creduto abbastanza da scardinare vecchi schemi, che ogni tanto riaffiorano. Comunque, pur sempre una piacevole e scorrevole lettura.
L'unica cosa che ho trovato interessante di questo pseudo-giallo "romanesco" è il fatto che tutto avvenga tra le mura di un condominio, da sempre foriero di litigi e ripicche tra i suoi abitanti. Per il resto la trama l'ho trovata in alcuni passaggi insensata, per essere un giallo mancano sia colpi di scena che approfondimento dei personaggi e la scrittura dell'autrice non è nelle mie corde. Dovrebbe far ridere, ma a me ha creato solo fastidio.
Un bel racconto lungo, un po' giallo e un po' commedia, esilarante, divertente, con un finale abbastanza inaspettato che vela (ma non troppo) una critica nei confronti delle Polizia, disposta a tutto pur di archiviare un caso di omicidio, anche al costo di . . . Beh, bisogna leggerlo.
Non avevo mai letto nulla della Torregrossa e questo libro mi ha messo la curiosità giusta per continuare a leggerla. Una storia carina, raccontata molto bene e che risulta molto scorrevole. Purtroppo verso la fine ho sentito la fretta nel concludere io tutto, però tutto sommato mi ha tenuto la giusta compagnia.
Lei si conferma scrittrice piacevolissima, capace di stili e toni assai diversi tra di loro ma sempre ottimi. La storia è un divertissement assoluto. Il finale mi ha lasciato una leggera sensazione di incompiuto. Ma io qualche altra indagine del Gladiatore la leggerei volentieri
" ... Dentro di lui montava una strana inquietudine e la sensazione che ci fosse un0altra verità oltre a quella apparente. ... " Racconto cinico, ironico, triste, moralmente scorretto così come è la vita!
Ovviamente c’è un investigatore bravissimo intelligentissimo ma trascurato e demotivato perché gli è successo qualcosa tempo prima. Ovviamente il condominio è un covo di vipere, personaggi tutti sgradevolissimi. Ovviamente un’altra persona non è come sembra e …yawn che banalità.
Giallo scorrevole ma decisamente senza troppe pretese.. il finale è piuttosto prevedibile, non c'è nulla di misterioso, zero colpi di scena.. tutto molto piatto e lineare.. Il poliziotto è simpatico ma con molti limiti.. peccato mi ero immaginata un giallo più frizzante ed intrigante..
Gialletto per passare poche ore in leggerezza. Simpatico ma parecchio inverosimile. Personaggi normali non ce ne sono. A partire dall'investigatore Gladiatore. Per non parlare degli abitanti del Condominio. Non si perde troppo tempo però, essendo breve. E comunque è ben scritto