Lo sai bene che la morte non si sconfigge. Ma il valore dell’uomo non è la Vittoria, bensì la lotta per la Vittoria. E sai anche questo, la cosa più difficile: non è nemmeno la lotta per la Vittoria. Il valore dell’uomo si misura esclusivamente in questo: vivere e morire con coraggio, senza aspettarsi nulla in cambio.
(Greek: Νίκος Καζαντζάκης) Nikos Kazantzakis was a Greek writer, journalist, politician, poet and philosopher. Widely considered a giant of modern Greek literature, he was nominated for the Nobel Prize in Literature in nine different years, and remains the most translated Greek author worldwide.
One of the many consequences of the fourth Crusade, the one in which the miserable Venetians caused the Western Christians to invest and then loot Constantinople (Venice's rival), was that a small number of Franks also took the opportunity to conquer the Peloponnese peninsula in southern Greece. There the Villehardouin family ruled the Principality of Achaea for a certain time, but I'll have more to say about that elsewhere.
When Nikos Kazantzakis (1883-1957) evokes the Morea, he means that portion of the Peloponnesos formerly ruled by the Franks (and then replaced by the Byzantine Despotate of the Morea). There, where in antique times the Spartans were masters, one can still find the remains of the castles and walled cities of the Franks perched high upon their mountaintops (above is an image of part of the ruins of Mistra). Some of the buildings have been maintained or reconstructed, such as the Agioi Theodoroi:
Journey to the Morea is the result of a 1937 trip through the Morea, one of many Kazantzakis undertook. He uses the travelogue and his evocative description of the sights as an opportunity to reflect on Greece's long, long history and on his melancholic sense that contemporary Greeks are a "debased people," and to pass on folklore and colorful stories of encounters with the locals.
Im Zauber der griechischen Landschaft is another collection of short pieces based on Kazantzakis' travels and contains some of the texts found in Journey. But the geographic extent of the pieces in Zauber includes all of Greece. Indeed, the two finest concern Crete and Knossos (this includes a magical moment in the courtyard of a Sufi monastery shared with a French Catholic priest and the abbot of the monastery), on the one hand, and the unusual enclave of Eastern Orthodox monasteries surrounding Mount Athos, on the other. Every account I have read of Mount Athos has made clear how very, very strange life is there. There is no end to the variety of ways men have chosen to carry out their lives. Layered into this account of faith taken to extremes is the poignant story of an idealistic youth as seen forty years later by an experienced and disillusioned man.
Greece through the eyes of a very eloquent Greek, a Greek who found living in Greece so painful that he spent most of his life elsewhere, thinking, writing and dreaming about Greece.
Nessuna delle mie parole potrebbe mai rendere giustizia alla penna di Kazantzakis. Bisogna leggerlo, sentirlo e viverlo in prima persona. Ogni titolo, anzi, ogni pagina, ha bisogno di tempo e di riflessione per essere assimilata, ma è in grado di toccare profondamente il lettore e di trasformarlo. Iniziate da Zorba (importantissimo!) ma poi passate anche di qua. Ogni parola è preziosa.
La penna di Kazantzakis è poesia che si crea nell’aria e sublima negli spazi più perpetui del cuore. È un libro-romanzo, un libro-quaderno di viaggio, un libro che filosofeggia e ama, discute e mostra la poesia della storia e del tempo di un luogo e dei suoi popoli. Attraverso questo romanzo, l’autore racconta la Grecia moderna lasciando riconoscere perfettamente in questa i volti e le piante, i rumori e le atmosfera del suo passato. Leggendo “La mia Grecia”, il lettore vede contemporaneamente passato e presente dei luoghi che hanno portato l’uomo nella storia dall’Oriente all’Occidente. Il tutto è condito, come dicevo all’inizio, da frammenti di descrizioni che sembrano estrapolati da versi di poesia. Una scrittura eccelsa, un’analisi profonda e brillante sull’eredità che ogni uomo occidentale deve conservare e poter conoscere. Lo consiglio VIVAMENTE.
“Lo sai bene che la morte non si sconfigge. Ma il valore dell’uomo non è la Vittoria, bensì la lotta per la Vittoria. E sai anche questo, la cosa più difficile: non è nemmeno la lotta per la Vittoria. Il valore dell’uomo si misura esclusivamente in questo: vivere e morire con coraggio, senza aspettarsi nulla in cambio”.
“Mezzogiorno. La luce cade perpendicolare, è questa l’ora più greca. Quella perfettamente classica. Poi il crepuscolo porterà ombre romantiche che avvolgeranno la pura e severa nudità della terra greca in ricami di chiaro-scuri, e andranno così a spezzarsi in linee nitide, piene di certezza. Questo sole a picco è il vero e grande Greco antico. Il tramonto, la notte, la luna, appartengono invece alle maghe di Tessaglia e di Tracia e ai romantici Iperborei”.
“Anche tu canti e combatti per arricchire il vento secolare di nuove melodie”.
“Donne con bianchi fazzoletti sul capo raccolgono il cotone chine nei campi, che somigliano a una distesa di neve. Brillano le pannocchie, gialle e rosse, a mucchi nelle aie. Ogni tanto oleandri ancora in fiore, un girasole enorme con il nero cuore maturo. Ci lasciamo alle spalle l’Arcadia e davanti a noi ecco stendersi la pianura dell’Argolide, placida e felice, mentre il sole ha vinto la sua lotta e ha disperso le nubi: il mondo ora sorride. Attraversiamo un villaggio, le porte si aprono, escono vecchie e ragazzi con cestini e vanno in cerca di lumache”.
“E così, riconciliato, prendo di nuovo la strada verso la città dei vivi, mi siedo al caffè accanto alla chiesa e insieme ai greci di oggi ordino caffè, due bicchieri d’acqua e quattro sedie. Ma i versi di Eschilo mi bruciano sulle labbra”.
Nikos Kazantzakis ci accompagna in un viaggio attraverso la Grecia a lui contemporanea e antica, al contempo, attraverso racconti ed excursus di storia e mitologia. Nel 1937 gli venne commissionato dal giornale “Kathimerini” un reportage per raccontare il suo paese natio e lo fa con occhio giornalistico, sì, ma anche nostalgico. Ho apprezzato molto che abbia riportato anche gli incontri e le conversazioni con le persone incontrate sul suo cammino, che hanno sicuramente arricchito la narrazione. 156 pagine che si leggono in un baleno e, per me, complice anche l’amore che provo per la Grecia.
Mezzo saggio mezzo memoir di un autore greco moderno che amo, perché la loro letteratura non si è fermata ai classici. Il suo sequel dell'Odissea è imperdibile, mentre questo è meno impegnativo ma ugualmente intenso e sicuramente consigliato agli amanti della penisola greca. Ci accompagna in un viaggio sui suoi ricordi, ci presente il paesa, la storia e gli abitanti come una guida ma anche come un amico: un poeta innamorato della sua terra, un pittore che non rinuncia alla scuro ma si commuove per ogni pennellata. I paesi cambiano, forse più lentamente delle persone, eppure certi profumi li legano ancora ad un'essenza immutata, una civiltà con radici profonde, magari nascoste ma fondamentalmenti
Quanta gioia mi ha dato questo libro comprato quasi per caso!
Non conoscevo nulla di Nikos Kazantzakis prima di prendere in mano questo volumetto, e neppure sapevo fosse l'autore di Zorba il Greco, che ora non posso fare a meno di aggiungere in wishlist.
La prosa di Kazantzakis è bellissima, leggera ma allo stesso tempo profonda, impregnata di lirismo e magia. L'autore ci porta a spasso per i luoghi di culto della Grecia, alla ricerca della civiltà classica di un tempo e di quella "grecità" insita in tutte le cose. La Grecia moderna, come ce la presenta Kazantzakis, è una civiltà dormiente, in cui nonostante la "grecità" si sia assopita resta sempre vigile, una scintilla che ancora arde tra le ceneri delle braci. I greci, da sempre sospesi tra i due estremi di Oriente e Occidente, hanno la grande responsabilità di risvegliarsi e trovare la sintesi perfetta di quei due mondi opposti, così diversi e anche così compenetrati l'uno nell'altro.
Tra viaggi in treno, paesaggi polverosi e dimenticati, chiacchiere da bar e mercati affollati, con il monte Taigeto che domina l'orizzonte e custodisce il ricordo della lontana civiltà spartana, il viaggio di Kazantzakis è anche un po' il nostro, alla ricerca di noi stessi in quello che ci circonda e che, per forza di cose, ci ispira.
Stupendo!
Migliore recensione della mia quella dell'utente Goodreads Tzatziki, che cito qui: Kazantzakis in giro per il Peloponneso passeggia, cazzeggia e filosofeggia. Una meraviglia.
“Non abbiamo che un unico istante a nostra disposizione: rendiamolo eterno, non esiste altra forma di eternità.”
La mia Grecia di Nikos Kazantzakis è come un respiro libero: difficile da definire meglio. È uno sguardo limpido sul mondo moderno che, però, si lascia spesso trascinare verso il passato. Consiglio questo libro a chiunque senta il bisogno di rallentare e godersi un attimo la vita. Al centro c’è la domanda “che cos’è la nuova grecità?”, ma la forza di Kazantzakis sta nel condurre il lettore dentro il suo viaggio senza pretendere conoscenze pregresse. Un libro da leggere!
Κρήτη, σ΄αγαπάω Ein Vorwort: Man vergebe mir die vielleicht etwas blumige Sprache in diesem Review, doch in meinem just zu Ende gegangen Kreta-Urlaub las ich dieses Buch unter Einfluss von Sonnenstrahlung, Wein und unvergesslichen Eindrücken. Und mit solchen Eindrücken, die einen Text in für mich ungekannter Intensität befeuerten, beginnt auch diese Rezension.
Ohrenbetäubende Stille durch allgegenwärtig brüllende Zikaden und das rhythmische Mahlen der Wellen, eine fast unerträgliche Hitze. Nicht nur Kazantzakis ergeht es so auf seinen Wanderungen, auch mir: Der Körper wird müde, doch der Geist erwacht, und der Horizont, eine scheinbar endlose Gerade, wird schnell zur Projektionsfläche, in der die Gedanken wie kleine Boote hierhin und dorthin getrieben werden, neu aus den Wellen entstehen, nur um schnell verbraucht wieder zu versinken. Die Lichtreflexe binden das Auge wie tausende und abertausende kleiner weißer Vögel, und bilden so Kazantzakis' mächtige Metapher des "blauen Vogels" für den menschlichen Geist ab, der nie zur Ruhe kommen kann (im Gegensatz zu meinen Füßen, die ich, wie man unten sieht, ein bisschen hochlegen konnte).
Das Meer, das Licht, und die Grenze zwischen ihnen - Konzepte, die den Griechen offensichtlich so wichtig sind, dass sie ihre Nationalflagge gleich vier mal damit ausgestattet haben.
Kommt man auf Kreta, der Heimat dieses außergewöhnlichen Autors, dagegen ein bisschen von der Küste weg und ins Landesinnere, spürt man direkt diese völlig von der Meeresküste verschiedene, urwüchsige, harte und, wie Kazantzakis immer und immer wieder schreibt, furchtbare Landschaft, die dem Stadtbewohner wirklich Furcht einjagen kann in ihrer Kompromisslosigkeit, unbarmherzigen Strenge und klaren Rauhheit, in der nur Bergdörfer noch die alten Traditionen aufrecht erhalten. "Wie aus Licht gebaut" - leider kann die moderne griechische Architektur nicht dieses Versprechen aus den früheren Zeiten, in denen Kazantzakis herumwanderte, aufrechterhalten. Statt der ätherischen, strahlenden, weiß gekalkten Lehmhäuser findet man nun hauptsächlich trist-grauen Beton.
Kazantzakis' Worte sind wie Skalpelle, die tief und treffsicher schneiden, und direkt die Seele treffen. Seine Sprache geht durch Mark und Bein, seine Texte sind blutwallende, emotionale und doch geistreiche Gedichte, in glitzernde Stahlprosa gegossen. Viele Topoi aus diesen Reisetexten finden sich in seinen anderen Büchern wieder: Tier/Mensch, Gott/Chaos, Ewigkeit/Vergänglichkeit. Man hört Sorbas den Griechen sprechen, und auch den heiligen Franziskus.
Tatsächlich kann man hier auf Kreta fühlen, was Kazantzakis meint, wenn er davon spricht, dass nur der die griechische Kultur verstehen kann, der auch die griechische Landschaft kennt. Vielleicht ist es aber auch mit Kazantzakis' Texten so - erst auf Kreta konnte ich ihn wirklich begreifen, und er hat mich mit diesen kurzen Schilderungen, die in diesem so unscheinbaren Buch gesammelt sind, berührt und tatsächlich, wie es der Titel verspricht, verzaubert.
È sicuramente un grande privilegio poter osservare e leggere della Grecia attraverso le parole e lo suo sguardo acuto, attento e poetico di Nikos Kazantzakis ma, ovviamente, da questo reportage di viaggio nel Peloponneso traspare il fatto che si tratta di un'epoca remota e di una Grecia che, probabilmente, non esiste nemmeno più: basta solo osservare che cos'è diventata oggi la penisola del Mani e quante differenze ci sono con quella visitata e descritta dall'autore nel lontano 1937. È però vero anche il fatto che la Grecia conserva una sua speciale caratteristica ovvero che anche quando tutto sembra esser mutato, in realtà, la sua essenza e la sua anima antica restano immutate e immutabili nel corso del tempo. E Nikos Kazantzakis è davvero bravo ad imprimere su carta proprio quell'essenza antica e immutabile, con le sue descrizioni liriche del paesaggio e della luce ellenica ma anche degli squarci di vita greca e dei personaggi che la popolano.
Libro vlog lungo il Peloponneso. Grecia vista da expat che ritorna nelle terre elleniche come flaneur. Cammina, visita, riflette, intervista, gioca, filosofeggia e ricorda. Intervista personaggi a lui noti e culturalmente di spicco - tbr Divina Commedia. Il pathos si è perso un po' sul finale. Ho sottolineato mezzo libro, perché è proprio una bella chicca da leggere a piccole dosi. Un libro gioiello che riflette sul ruolo del poeta, sulla bellezza, sui cambiamenti, sul ruolo del viaggiatore, su Sparta, Atene, i ritorni, e molto altro in piccole dosi.
Interessantissimo itinerario nel Peloponneso raccontato da Kazantzakis, un vero greco e un vero scrittore, dotato di un punto di vista particolarmente sensibile sul territorio, le tradizioni e le contraddizioni di un paese che è stato culla della nostra civiltà ed avamposto dell'Occidente contro gli invasori, ma che non sempre sembra saper valorizzare il proprio illustre passato. Leggerlo mentre visitavo quei luoghi ha reso ancora più speciale il mio viaggio.
Kazantzakis legge la Grecia del suo tempo alla luce del passato classico e del Nietzsche filologo. Le interessanti riflessioni sono spesso inserite in una serie di quadretti un po’ leziosi che riflettono la destinazione editoriale originale degli scritti: il giornale Kathimerinì commissionò a Kazantzakis un tour del Peloponneso. Quando la letteratura incontra l’advertising.
Un'immersione poetica nella Grecia degli anni di Kazantzakis e nella sua visione della Grecia, della sua storia, della sua letteratura. Letto per prepararmi ad un viaggio nel Peloponneso, mi ha aiutata a vedere ogni paese e sito archeologico attraverso il filtro del tempo e dell'arte.
Un libro molto interessante. La Grecia raccontata da un greco è tutt'altra cosa. Non è solo quella arcaica e classica ma anche quella moderna, che cerca riscatto ed una propria identità.
l'ho letto a Patmos, ho messo asterischi per un futuro viaggio nel Peloponneso ma non contiene descrizioni architettoniche quanto imnagini di vita. lasciato a Alessandro.
Among his travel books, this was the one I least enjoyed. Maybe it has to do with the fact that I am already familiar with the stories surrounding so the element of surprise that comes when you explore a new civilisation was missing. His remarks about the future of Greece are well thought, highly accurate and way ahead of their times. However, they are rather elementary for today's standards. Still, there are some really strong parts, in particular the chapter about Georgios Plethon Gemistos and the chapter dedicated to one of his old friends, with whom he had visited the same places many years ago. Overall, 2.5/5.