Un giovane sociologo che lavora a Venezia si reca a Londra per concludere la sua ricerca sui cittadini italiani di origine bangladese che, arrivati in Italia negli anni Novanta, decidono oggi di ripartire per trasferirsi a Londra. Si tratta della "onward migration", un fenomeno recente che offre spunti di riflessione sullo stimolo che spinge gli esseri umani a cercare condizioni di vita migliori, sulle rotte migratorie modellate dalle continue trasformazioni globali e sulla situazione sociale, politica ed economica del nostro Paese
Dal Bangladesh all'Italia, dall'Italia a Londra. Non mi ero mai soffermata sul concetto di "onward immigration", ovvero di un'immigrazione a due tappe. Il figlio arriva in Italia. Tante volte è un laureato, ma trova lavoro solo in fabbrica, per esempio nel ricco nord-est. Riceve uno stipendio regolare e manda i soldi in patria, dove torna di tanto in tanto. Lì trova una moglie, si sposa, attende che la legge italiana permetta il ricongiungimento familiare. Intanto passano gli anni: 10, per la precisione, quelli necessari per richiedere la cittadinanza. Insieme al passaporto italiani arrivano i figli, ma la vita dell'immigrato di prima generazione non è finita: ora che è in possesso di un passaporto comunitario, ora che ha finito di occuparsi dei genitori, l'emigrante deve cominciare a pensare al futuro dei figli. Quindi rimette la vita in una valigia e parte alla volta di Londra, dove troverà una comunità bangladese numerosa e dove i figli avranno le stesse possibilità dei cittadini dalla pelle più chiara.
Mai avrei immaginato che a Londra ci potesse essere una comunità di italo-bangladesi che rimpiangono la nostra patria. Eppure è così.
Cercando qualche lettura sul Bangladesh sono incappata in questo titolo, idea di riporre una ricerca universitaria in un formato più accattivante come un fumetto mi è sembrata lungimirante, ma non sufficiente per essere efficace. Il testo mi è parso spesso scarno. Interessante l'analisi della seconda migrazione, prima in Italia e poi in UK, fenomeno che vedo sempre più spesso verso la Germania anche dopo decenni vissuti in Italia.