Negli anni Cinquanta a spostarsi dal Meridione al Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne pronti all’esperienza e alla vita, ma anche bambini a volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa. Il fenomeno dell’emigrazione infantile coinvolge migliaia di ragazzini che dicevano addio ai genitori, ai fratelli, e si trasferivano spesso per sempre nelle lontane metropoli. Questo romanzo è la storia di uno di loro,di un piccolo emigrante, Ninetto detto pelleossa, che abbandona la Sicilia e si reca a Milano. Come racconta lui stesso, «non è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr’otto. Prima mi hanno fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo me ne sono andato via. Era la fine del ’59, avevo nove anni e uno a quell’età preferirebbe sempre il suo paese, anche se è un cesso di paese e niente affatto quello dei balocchi». Ninetto parte e fugge, lascia dietro di sé una madre ridotta al silenzio e un padre che preferisce saperlo lontano ma con almeno un cenno di futuro. Quando arriva a destinazione, davanti agli occhi di un bambino che non capisce più se è «picciriddu» o adulto si spalanca il nuovo mondo, la scoperta della vita e di sé. Ad aiutarlo c’è poco o nulla, forse solo la memoria di lezioni scolastiche di qualche anno di Elementari. Ninetto si getta in quella città sconosciuta con foga, cammina senza fermarsi, cerca, chiede, ottiene un lavoro. E tutto gli accade come per la prima volta, il viaggio in treno o la corsa sul tram, l’avventurarsi per quartieri e periferie, scoprire la bellezza delle donne, incontrare nuovi amici, esporsi all’inganno di chi si credeva un compagno di strada, scivolare fatalmente in un gesto violento dalle conseguenze amare. In quel teatro sorprendente e crudele, col cuore stretto dalla timidezza, dal timore, dall’emozione dell’ignoto, trova la voce per raccontare una storia al tempo stesso classica e nuova. E questa voce, con la sua immaginazione e la sua personalità, la sua cadenza sbilenca e fantasiosa, diventa quella di un personaggio letterario capace di svelare una realtà caduta nell’oblio, e di renderla di nuovo vera e vitale.
Currado e Ruggero continuavano a ripetere che […] dovevo farmi muratore. "Ormai sei grande, tieni tredici anni compiuti!" ripetevano. Una frase che se la dici oggi chiamano il Telefono Azzurro.
Com'è che ultimamente mi ritrovo così spesso a leggere storie di immigrazione? Forse la risposta è banale: affinché ci sia una storia da raccontare, deve accadere qualcosa, e un accadimento tipico è quando qualcuno si sposta da un luogo ad un altro. In questo caso, poi, un ragazzino siciliano che nel '59 lascia il proprio paesino per andare a trovare lavoro a Milano, è una storia che nasce per conseguenza neanche tanto indiretta di quel che si racconta nel romanzo della Maraini che ho appena terminato. La morale, anzi la non-morale, è invece la stessa di Bianciardi - e in effetti il racconto si svolge negli stessi anni: se uno arriva a Milano con l'intenzione di spaccare il mondo e poi finisce impastoiato nei lacci di una grigia quotidianità, è più colpa sua o del sistema? Qui se ne parla con un raccontino lievissimo, sarà per via del fatto che è tutto narrato dal punto di vista del ragazzino Ninetto Giacalone a nove anni: la voce narrante sarebbe lui cinquantasettenne che ricorda, purtuttavia c'è l'immedesimazione in sé stesso giovane, e c'è anche il fatto che si tratta di una persona che non ha studiato e dunque mantiene anche da adulto un linguaggio alquanto infantile - e comunque mai petulante come invece accade per altri piccoli protagonisti dei romanzi. L'intreccio tra i due tempi della narrazione - Ninetto bambino e Ninetto quasi sessantenne - mi è molto piaciuto. Storia assolutamente realistica oltre che attuale, l'autore l'ha costruita dopo aver tenuto numerose conversazioni con persone che da giovanissimi sono emigrati dal sud verso il nord: e dunque nonostante la lievità dei toni, si avverte decisamente il peso dei temi e delle testimonianze, la fatica della miseria e l'entusiasmo per una nuova avventura che inizia, l'amore e le amicizie, ma soprattutto l'alienazione del lavoro in fabbrica, l'amarezza dello spirito che vorrebbe abbandonare lo squallore e il grigiore per ritrovare un po' di calore e colori di cui nutrirsi.
"L'ultimo arrivato" perché così si sente il protagonista: Comunque, ho finito di leggere Lo Straniero. Forse ne comincerò un altro, ma so già che meglio di questo non ne troverò. Anche io sono straniero. Reietto e squalificato a vita. Anch'io sento che le ragioni non esistono e che quelle poche che si possono trovare le so spiegare solamente in una lingua che gli altri non intendono.
I think the short description of the book is not reflecting the true essence of the book. It was a good portrait of a man in Italy who has lost himself in all the years of repetitive work, poverty and loss of home. The end really made me hold the book in my hands and just think. He really did his best at all time but it was never good enough and "the life is not waiting".
"Alla fine, la gente che abita il mondo questa è, ed è inutile girare alla larga e fare gli schizzinosi perché tanto nella vita non si può sempre girare alla larga o fare gli schizzinosi, ma è meglio sbattere subito il grugno dritto su quello che siamo." (p. 199)
Wieder ein Versuch mit einem Buch aus Italien. Es gefiel mir weitaus besser, als Ferrante und Melandri, ob es lange in meinem Kopf bleibt, ist noch fraglich. Ich mochte die Erzählweise und die Rückblicke und konnte immer gut in den jungen und den alten Ninetto hineinversetzen. Ein richtiger Funke ist allerdings nicht übergesprungen.
Ein wunderschönes Buch, was einen zum Nachdenken anregt mit vielen philosophischen Ansätzen. Man blickt mal wieder über den Tellerrand hinaus. Absolut lesenswert 👌🏼👍
Il quasi sessantenne protagonista ci narra la sua vita fino da quando, a nove anni, venne spedito dalla Sicilia al Nord, a Milano, per lavorare. Questa, in breve, la trama di questo romanzo.
La storia mi è piaciuta e anche lo stile di scrittura di Balzano. Il piccolo Ninetto è costretto a diventare subito adulto, fino al matrimonio a 14 anni e la vita che non sempre gli ha sorriso. Il finale l'ho trovato amaro, non mi spiego perché si sia comportato così con sua nipote.
Perdetevi nei dialoghi e nelle descrizioni di questo romanzo, innamoratevi del tempo che dedicate a ogni pagina. Lasciate che, a un certo punto, le lacrime corrano veloci sul vostro viso come era solito fare Ninetto per le vie di Milano. http://www.piegodilibri.it/recensioni...
Der italienische Süden ist eine Region wie keine zweite in Europa. Sein einzigartiges Flair und die nicht minder einzigartige Einstellung seiner Einwohner verleihen ihm etwas ganz und gar eigenes. Natürlich ist dort, wo die Sonne scheint, nicht immer alles so frisch wie der Duft jener Zitrusfrüchte, die wir mit ihm in Verbindung bringen - und auch nicht so leicht und fruchtig wie der Wein, der aus der Gegend stammt.
Im Gegenteil.
Bittere Armut herrschte vor - und viele junge Süditaliener machten sich noch lange vor dem Erwachsensein auf den Weg in die Städte des Nordens, die ihnen nicht nur der Temperatur und des Wetters wegen kalt und grau erscheinen mussten. Klar ... vor der Abreise (und da beginnt auch jene Geschichte, die uns Marco Balzano in "Das Leben wartet nicht" erzählt) scheint es geradezu umgekehrt: Der Süden als triste Einöde, der Norden als verheißungsvolles Paradies.
Ninetto, ein Kind eben dieses armen Siziliens der Nachkriegsjahre, ist einer von jenen, die sich auf den Weg machen. Sein Vater, der nach dem Schlaganfall seiner Frau sein Leben noch schlechter im Griff hat als zuvor, schickt seinen Sohn mit einem gemeinsamen bekannten los um in einer der Fabriken des Nordens ein besseres Leben aufzubauen, als es vor Ort möglich gewesen wäre. Doch schon kurz nach der Ankunft entpuppt sich Mailand nicht als farben- und formenprächtiges Paradies, sondern als Moloch für die Ausbeutbaren und Verzweifelten.
So lebt der Junge in einer "Bienenstock" genannten Behausung; gemeinsam mit Unmengen anderer Glücksritter aus den Provinzen des Landes. Zunächst verdingt er sich als Bote einer Wäscherei deren Inhaberin ihn aber - wie sie es mit jedem Süditaliener gemacht hätte - lieblos und ohne Mitleid behandelt. Doch auch, wenn die Zeiten hart, die Arbeit schwer und die Gesellschaft nicht immer eine gute ist; der Junge trägt die oftmals verblüffende Leichtigkeit der sonnendurchtränkten Heimatlande im Herzen und lässt sich nicht aus der Bahn werfen.
Als er endlich, nach vielem Auf und fürchterlichem Ab, eine Gelegenheit bekommt die Schauplätze seines Lebens als alter Mann noch einmal zu durchstreifen, wird er etwas in den in Mailand nunmehr lebenden Afrikanern und Chinesen erkennen, was er schon lange überwunden glaubte: Seine eigene Vergangenheit.
Das Buch erzählt also von jenem schweren Stand, den die Nachkriegsarmut den jungen Menschen aus den ärmeren Regionen Italiens beschert haben. Marco Balzano ist dabei sicherlich der richtige Autor dafür - seine eigenen Eltern waren aus dem Süden nach Mailand ausgewandert um den gleichen Verheißungen zu folgen wie sein Protagonist Ninetto. Man merkt, dass er weiß wovon er spricht, wenn er von den Entbehrungen und Zuständen in diesen Tagen spricht.
Obwohl das Buch zweifelsfrei einen Bogen von dieser Zeit in die heutige spannt, kommt es nicht oberlehrerhaft daher. Vielmehr entwickelt sich die Geschichte des Jungen zu jener des jungen Mannes und schließlich des Alten, ohne damit je aufgesetzt oder zu sehr geplant zu wirken. So kam es mir an manchen Stellen vor, als würde sich zu wenig Bewegen - im Bezug auf die Erzählung.
Liest man es aber nicht als Roman im eigentlichen Sinne, sondern stellt es sich als eine Art Biographie vor, so ändert sich all das - und was bleibt ist die gelungene Nacherzählung eines Lebens, deren Glaubwürdigkeit sicherlich der größte Bonus des Buches ist.
Man kann mit diesem Roman viel über die Unterschiede zwischen den Regionen Italiens (oder besser noch: über jene zwischen Süd- und Mittel- oder Nordeuropäischen Landen) lernen. Und darüber, wie man sich selbst unter schwierigsten Bedingungen durchs Leben bringt. Wenn auch sicherlich nicht so, wie ich selbst (oder er) es sich gewünscht hätte.
Lasst uns zusehen, dass solche Lebensläufe - wenn sie denn in Büchern und Zeitungen beschrieben werden - nicht mehr so glaubwürdig sind.
Ninetto, 57 anni, rinchiuso in un carcere milanese dal quale uscirà di lí a poco, ripensa alla sua giovinezza. Ninetto soprannominato Pelleeossa viene dalla Sicilia, dalla miseria e dalla fame, dal paese dove volano gli schiaffi perché un "picciridù” deve ubbidire e quando la mamma rimane invalida l’unica soluzione è lasciare la scuola e andare a lavorare. A chi importa se quel bimbo di nove anni, cresciuto a pane e acciughe sognasse di diventare un poeta.... Grazie a Giuvà, un amico di famiglia, parte per Milano e di fronte a lui si apre un mondo nuovo. La città fa crescere in fretta Cerca una casa, trova vari impieghi saltuari , diventa adolescente, si innamora di Maddalena, Passano gli anni, Ninetto viene assunto all’Alfa Romeo. Ormai è grande e lì facendo più turni può fare i soldi veri, quelli che servono a dare dignità e futuro s sua moglie e alla figlia. Poi un un giorno, un gesto violento cambia tutto, gettando un’ombra sul futuro.
“L’ultimo arrivato” è la storia di vita di un uomo che si è sempre sentito estraneo, strappato dalla sua terra, dai genitori, frainteso, imprigionato. Marco Balzano firma un romanzo commovente e intenso: la dolorosa storia di un bambino trasformato in uomo ma anche quella di tanti "ultimi arriviati”, una riflessione sulla migrazione, sull'instabilità della società, sulla perdita dell'uomo e delle sue disillusioni, lo sradicamento, e il reinserimento. Un romanzo commovente e penetrante.
Ninetto Giacalone, siciliano emigrato da bambino a Milano sul finire degli anni '50, si racconta, molto efficacemente seppure in un italiano un po' stentato per via della scarsa istruzione: la sua è una bella storia - che chiaramente ne contiene tante altre simili -, con un passaggio cruciale nel mezzo, assai duro, e i relativi strascichi... Marco Balzano, vincitore del Campiello, l'ho trovato davvero bravo: farei un appunto solo relativamente al passaggio cruciale di cui sopra, di per sé credibile con qualche difficoltà e proposto in modo forse un po' frettoloso, ma restano comunque intatti il piacere della lettura e il giudizio sul romanzo, decisamente positivo.
Balzano scrive bene, ha talento, sguardo e sensibilità. Tuttavia l'ho apprezzato decisamente meno di "Resto qui". Sembra manchi qualcosa (il protagonista fugge da ciò che pesa sull'animo e non si deve nominare); per tutto il romanzo ho atteso un innalzamento che non è mai arrivato, nemmeno quando il protagonista cresce e invecchia. Meritevole di attenzione per la scioltezza della lingua, l'umorismo sardonico, la sagacia del protagonista, la tenerezza di certi passaggi.
Il racconto di una vita che si legge con interesse crescente. Il protagonista é Ninetto "pelleossa", partito dalla Sicilia a 9 anni con un compaesano per andare a lavorare a Milano. Una vita difficile punteggiata da incontri con persone che lasciano un segno e che Ninetto ricorda con affetto e nostalgia.
Secondo libro letto di Balzano in un mese, conferma l’abilità di scrittura e la sua visione del mondo visto dagli ultimi. Molto bello , nonostante tutto non si può non voler bene a Ninetto “pelleossa”!
Audiolibro, ascoltato lentamente, ritornando a volte indietro. Mi è sembrata una narrazione onesta, schietta e una storia piena di umanità. Forse le quattro stelle sono arrotondate per eccesso, ma mi sembra una lettura complessivamente buona.
Volevo conoscere Marco Balzano e mi sono imbattuta in questo romanzo "meno famoso", ma che comunque ci mostra un autore di talento, con una scrittura coinvolgente e sensibile. Ne "L'ultimo arrivato" viene raccontata la storia di Ninetto Giacalone, emigrato bambino siciliano, che intraprende il suo viaggio della speranza di un futuro migliore nella Milano degli anni '50.
Comunque non è che sono emigrato così, da un giorno all’altro. Non è che un picciriddu piglia e parte in quattro quattr’otto. Prima mi hanno fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo me ne sono andato via.
Il giovanissimo Ninetto si sente chiamare “napulì”, si sente urlare per strada “terroni, andate a casa vostra” , ma si arrabatta comunque a trovare il suo posto in una metropoli così diversa dal suo paesino siciliano. Mi è piaciuto davvero, la voce narrante dell'audiolibro è molto espressiva e per chi volesse conoscre l'autore in vista di letture future, lo trovo un buon punto di partenza.
Le testimonianze di tanti emigrati che da ragazzini sono venuti dal sud a Milano per lavorare e avere una vita migliore sono state amalgamate in questa storia semplice, ben costruita. Piacevole, pur nella sua drammaticità: gli anni duri dei primi lavori, della catena di montaggio, il senso di solitudine e di smarrimento del carcere vengono mitigati dall'incontro con persone positive che danno senso anche alla vita più misera. Questo dà respiro e un senso di leggerezza. Peccato per i refusi temporali che ai lettori milanesi non possono sfuggire.
Il protagonista di questo romanzo, che ci parla in prima persona, è un bambino. O meglio, era un bambino. Un migrante siciliano che scopre Milano nell’epoca delle grandi fabbriche, del razzismo verso i meridionali, del doversi arrangiare a tutti i costi. Lo racconta in una maniera limpida, diretta, senza fronzoli. E ha una voce che quasi si sente, chiara, fuoriuscire dalle pagine. Il mio secondo Balzano. È andata bene.
Un pugno nello stomaco, questo libro. Ma per certi aspetti l’ho trovato straordinario. È una narrazione asciutta, senza fronzoli, quasi cattiva in quei passaggi in cui mette a nudo le miserie dei migranti di sessant’anni fa. Proprio questo, però, lo rende una lettura irrinunciabile.
Commovente, travolgente, interessante, affascinante, toccante, non ho parole per descrivere quanto mi sia piaciuto questo libro. Mi è sembrato di ascoltare i racconti dei miei nonni❤️🩹
È un libro bello. Mi ha risucchiata nel giro di pochi minuti. E l'ho divorato e gustato insieme. Ho scoperto un altro giovane scrittore italiano contemporaneo che mi ha sorpresa per talento e delicatezza. Ho riflettuto a lungo su cosa si debba sentire: essere piccoli e vedere riposta ogni speranza e ogni desiderio nella decisione di qualcun altro che sceglie quale vita attaccarti addosso. Essere piccoli e vedere disattesa quella legittima necessità di amore e di protezione senza la quale si diventa inadatti all'esistenza. Balzano mi ha insegnato l'arte di una ricerca interiore alla volta della certezza, del conforto, di una pace che però non si sa che faccia abbia, se quella di una madre, di una moglie, di una figlia o di una nipote. Mi è rimasta la storia di questo bambino. Curioso, sensibile, coraggioso, costretto ad aggiustarsi una vita che non gli appartiene con mezzi che da nessuno ha potuto imparare, ma che da solo s'è dovuto inventare, che da solo ha dovuto sperimentare e patire. Per tutto il tempo della lettura ho avuto fissa nella mia mente l'immagine di un uomo che tenta di aggrapparsi disperatamente a qualcuno e per tutto il tempo, nella mia mente, ho teso una mano.
"Eravamo già un po' amici e infatti non dormimmo niente. Io gli offrivo la cioccolata del maestro e lui mi raccontava che saper suonare è una cosa meravigliosa perché la musica ti viene sempre appresso e ti fa una compagnia speciale, diversa da quella degli uomini".
"Comunque, a me nella baracca la solitudine mi aveva fatto venire voglia di amare perché quando uno sa tenere a braccetto una donna non è più solo e non è nemmeno più picciriddu. Diventa adulto. Uomo fatto e finito".
"Con Maddalena l'avevo proprio capito sulla mia pelle che il maestro Vincenzo diceva il vero. Fimmina è una parola adatta per le vacche e le scrofe. Donna, invece, è un'altra cosa. È un nome così bello che è compreso dentro la parola Madonna, che se non fosse donna non ti metterebbe mica voglia di pregarla in ginocchio"
Una storia che, inizialmente, sembra essere ambientata in un altro mondo e in un'altra epoca e nonostante ció risulta davvero attuale. Parla di miseria e di emigrazione, ma attraverso lo sguardo di Ninetto, che da bambino sembra già adulto e una volta cresciuto rimane un po' bambino. Non a caso il "suo" poeta Pascoli e il maestro Vincenzo risultano fra le figure più presenti tra le pagine del racconto della sua vita. Consigliato perchè almeno una volta tutti ci siamo sentiti come Ninetto, stranieri.
Ein kleiner Junge verlässt sein Heimatdorf in Sizilien, um sich in Mailand durchzuschlagen. Als Alter Mann denkt er über sein Leben nach, lässt sich vieles immer wieder durch den Kopf gehen und erzählt dem Leser so seine Biografie. Interessant zu lesen und gut geschrieben, stellenweise etwas eintönig.
Ci sono capitoli che sono dei gioielli (e che anticipano lo stile di Quando tornerò) e adoro lo stile narrativo di Balzano che non è mai giudicante e che rispetta i misteri del cuore delle persone (anche quando si è di fronte al male e ad un agire eticamente condannabile). La presentazione della vita e della parabola umana dei giovani immigrati a Milano dal Meridione è intensa e vera.
Ho trovato tuttavia l’organizzazione della “memoria” di Ninetto un po’ faticosa, ma ciò che mi ha lasciato un po’ sconcertato è la splendida idea iniziale di lui che crede di riconoscere in carcere il suo vecchio maestro e per questo comincia a scrivere … idea che si perde e da metà del libro la memoria si confonde nella narrazione del presente post-carcerario intramezzata da flash dal passato. Mi ha un po’ confuso questo brusco e mai tematizzato cambio di genere e di motore narrativo.
Život nečaká. Deväťročný chlapec Ninetto odchádza po ťažej chorobe svojej matky, z malej dediny a svojho rodičovského domu do veľkého Milána. Dieťa musí odísť samé, starať sa o seba samé, nájsť si samo prácu, celodennú a zle platenú. Pätnásťročný Ninetto stretáva lásku svojho života a žení sa. V toto veku spolu so svojou mladunkou manželkou začínajú žiť každodenný život robotníkov, akých je v Taliansku v roku 1965 stotisíce. Jednotvárnosť, tvrdohlavosť a sklon k rýchlym a nepremyslením rozhodnutiam privedú Ninneta do väzenia pre trestný čin, pri ktorom skoro zabije budúceho manžela svojej jedinej dcéry.
Príbeh jedného z desať tisícov detí, ktoré majú dnes 60-70 rokov a ktoré nikdy nemali šancu byť deťmi a zažiť detstvo, predčasne dospeli, zosuroveli, naučili sa rôzne úskoky a lsti, aby spolu so svojimi rodinami prežili. Príbeh chlapca, ktorý miloval svojho učiteľa, ktorý ho priviedol k poézii a ktorý tak, ako mnohí iní vyšiel z brán väzenia bez budúcnosti a šance na iný život.
Ninetto je Camusovým Cudzincom vo svojom živote, rodine a meste, v ktorom žije.
Diese Geschichte hat mich nicht begeistern können. Ich fand sie langatmig und vorhersehbar. Auch die Zeitsprünge waren störend für meinen Lesefluss. Erzählt wird das Leben eines Jungen aus Sizilien, der von einem schönen Leben in Mailand träumt und sich auf den Weg macht. Es kommt leider alles anders als geplant. Er wechselt von einer schlecht bezahlten Stelle zur nächsten. Wir verfolgen sein Leben bis ins hohe Alter...
Breve, tagliente, efficace. Di rado finisco un libro in un solo giorno, ma quando succede me ne voglio ricordare; c'è una ragione per cui ciò accade. Penso a mio nonno immigrato da Ostuni per Firenze, venuto solo insieme a un suo amico. Penso che gli avrei dovuto chiedere di più. La letteratura, oggi, colma le lacune di una memoria sbiadita.