Zbierka poviedok Niečo malé, čo každú chvíľu vybuchne obsahuje päť príbehov odohrávajúcich sa v najnežnejšom, najnásilnejšom a najúzkostnejšom období nášho života. Rozprávajú ich dievčatá zavreté na klinike pre anorektičky, synovia a dcéry, prežívajúci v troskách manželstva svojich rodičov a nachádzajú útechu vo fantázii.
Príbehy spája životný moment, v ktorom si uvedomujeme svoju identitu, objavujeme sex, priateľstvo, krutosť sveta, prekračujeme hranicu, búrime sa.
Vo svojej tretej zbierke poviedok Paolo Cognetti zaznamenáva každodenný život a v období dospievania nachádza magické miesto, v ktorom postavy rozprávajúce o svojom živote odhaľujú náš.
Non so bene perché, ma mentre leggevo il quarto racconto di questa raccolta che ne conta cinque, il racconto che mi è piaciuto più di tutti, La stagione delle piogge, in cui tra l'altro viene fuori tutto l'amore per la natura, e in particolare la montagna (qui solo una, non ancora otto), che Paolo Cognetti possiede, al punto da non poter che travasarlo nei suoi personaggi, mentre lo leggevo ho cominciato a sentire lontana nella memoria questa canzone cantata da Caterina Caselli e usarla come titolo al mio commento mi è sembrato pressoché obbligatorio. Non so bene perché. La stagione delle piogge è il racconto più bello e vale cinque stelle piene. Echeggia i migliori racconti americani, profuma anche di Rock Spring, di Stand By Me, di Bob Dylan...
Sono belli anche gli altri quattro racconti: ma ho impiegato del tempo a entrare nel mondo di Paolo Cognetti, che è giovane (all'epoca di questa raccolta aveva 28/29 anni), ci vede bene, e vede molto lontano, con una maturità di stile e contenuti rara.
In principio mi ha irritato l'abbinamento automatico e piuttosto stolto fra anoressia e ricchezza; poi ho faticato un altro po' incontrando tutti adolescenti che spacciano o che si prostituiscono, ho pensato che Cognetti fosse attratto con interesse morboso e indulgente da un mondo di border line: genitori distratti e assenti, padri che spesso non ci sono affatto, padri peggio di un nemico - come se nella 'normalità' di una famiglia con tutti i personaggi in scena a recitare il loro copione, come se in questo caso l'adolescenza, il dolore, la rabbia, la ribellione, la vita che sembra impossibile da percorrere, la morte che attira come una sirena, l'eccesso l'onnipotenza l'assoluto, come se tutto questo avesse bisogno solo di situazioni estreme, rappresentasse l'eccezione e non la regola. E quindi si crede che sia la quintessenza dell'adolescenza, stato dell’essere più che stagione della vita, che nella sua ingannevole brevità rappresenta uno degli scogli più impegnativi da scavalcare, vero ostacolo nel cammino, che sia l'adolescenza, preziosa fragile incerta dolorosa e anche dura inflessibile cattiva e crudele, a rappresentare il fulcro di questi racconti.
Invece il fulcro vero è appunto e proprio il volto della vita.
Il fatto è che per le donne come mia madre la vita è un percorso di miglioramento, che forse comprende la sicurezza economica, i traslochi da una casa più piccola a una casa più grande, la carta di credito per fare la spesa e le bollette addebitate in banca, ma soprattutto crescere, imparare dagli errori, diventare più saggi. E gli uomini come mio padre, con la loro ossessione dell'eterna giovinezza, questa cosa non la capiranno mai.
Raccolta di racconti dedicata al tema dell'adolescenza e della crescita, di giovani che sono "piccole cose che stanno per esplodere" nella vita. Bellissimo il primo (la cosa migliore che abbia letto di suo), gli altri scivolano abbastanza addosso. Innegabile, però, il talento di scrittura di Cognetti: anche nei momenti meno riusciti, la prosa si mantiene a livelli altissimi.
Ho voluto provare Cognetti con i racconti perché non mi fidavo e devo dire che mi piace. Mi piace come sappia trovare il limite e fermarsi. Mi piace come sembri conoscere esattamente ciò di cui parla senza apparire pretenzioso. Ma più di tutto mi piace come riesca a nascondere splendide cose piccole dietro a quelle grandi.
Devo ammettere che mi ero scordata quanto bravo fosse Paolo Cognetti a scrivere racconti - in effetti, a volte li preferisco ai romanzi, per certi versi. Talmente bravo che nemmeno metterò le stellette di racconto in racconto, sarebbero 5 per ognuno. Per la cronaca: 5 stelline, per me, se le do a un racconto, significa che nell’arco di una raccolta saranno quelli che ricorderò anche dopo averne letti 350 di tanti autori diversi.
Tornando al libro: Dice la nonna che la vita degli adulti comincia con una bugia I racconti, appunto, sono alla fine una fotografia che mano a mano si sviluppa imprimendo sulle pagine il momento in cui si concretizza la bugia. Così, i protagonisti adolescenti, si ritrovano adulti. Ancora una volta, va sottolineato come i personaggi femminili riescano straordinariamente bene al buon Cognetti (ne ero rimasta colpita anche con Manuale per ragazze di successo), è una sua caratteristica che apprezzo particolarmente. In generale, ci ho trovato tanta tenerezza in queste storie. E sarà perché la tenerezza è una di quelle cose in grado di smontare il mio cinismo in un nano secondo, ma veramente sono rimasta colpita da ognuno di questi racconti come poche volte accade quando prendi di petto una raccolta. Magistrale.
Le figlie scheletro Cognetti è stata una piacevolissima sorpresa, dietro la copertina verdina da libro di favole moderne. La grazia speciale di queste storie sta in parte nell’età giovane dell’autore, che racconta l’adolescenza quando ancora se la ricorda bene. Se la ricorda come la scoperta di una nuova dimensione che si apre oltre il confine della famiglia, crescere vuol dire oltrepassare il confine e muovere da soli i propri passi. Le adolescenti del primo racconto arrivano in clinica in auto di lusso, soffocate dall’eccesso di famiglia o dalla paura di crescere; le ragazze senza padre del secondo racconto devono crescere per forza perché la madre è spezzata e si arrampicano come possono, afferrando le mani tese. Il ragazzino solitario di La stagione delle piogge è quello che fa finta di non ascoltare per non mettere in imbarazzo i genitori, ma intuisce la difficoltà di un matrimonio in cui il padre non pensa mai che le idee, per funzionare, devono essere concretizzate. Una delle novità dell’adolescenza è che si vedono i genitori nelle loro reali dimensioni e qualche volta si vorrebbe aiutarli, ma spesso è impossibile. E’ bravo Cognetti a rappresentare i rapporti interpersonali di solidarietà e/o sopraffazione fra i giovani compagni di viaggio e anche a farsi ragazza. Tutti i racconti mi hanno coinvolto e mi sono sembrati perfettamente credibili, disincantati nella giusta misura. Apprezzo molto il senso della misura dell’autore, che tratta i suoi personaggi col rispetto dovuto, senza far fare cose più stupide del necessario solo perché sono ragazzi. A questo si aggiunge che i racconti sono scritti benissimo, studiati in maniera gradevole, spero che continui a questo livello.
"Un padre è peggio di un nemico. Non puoi combatterlo ad armi pari. Non puoi scappare né ignorarlo, perché ti segue dovunque vai. E alla fine, anche quando sarà stanco e ferito, ti mancherà sempre il coraggio di dargli il colpo di grazia."
"Ho paura di quello che succederà. Eppure il fatto di essere lì, schiacciati nella vecchia Panda, dentro un scena simile a tutte le scene di viaggio della nostra famiglia, mi aiuta a credere in una soluzione. È una forma di fiducia che la vita non si è ancora occupata di demolire : c'è almeno un posto sicuro nel mondo, i genitori non muoiono mai e le cose resteranno come sono sempre state."
Impossibile non rispecchiarsi nella travagliata e combattuta adolescenza dipinta da Cognetti, momento della vita in cui ogni errore può risultare fatale e i traumi diventano così insostenibili da costruire la personalità dell'adulto che diverremo. Il desiderio di confessarsi e di urlare il proprio malessere è in procinto di esplodere, ma il meraviglioso mondo che ci aspetta è sordo: uno scricchiolio, al massimo, sarà percepito.
Questa è una raccolta di racconti coinvolgenti, nitidi e reali. Ognuno di essi contiene, appunto, la storia di "una cosa piccola che sta per esplodere". Descrive perfettamente la fragilità di quando si è molto giovani, in bilico tra un passato che non si è ancora compreso appieno e un futuro incerto fatto di scelte che, però, potranno sconvolgere la vita del protagonista da un momento all'altro. Delicato e allo stesso tempo tagliente, consigliato! Sicuramente terrò presente questo autore per la scelta delle mie letture future.
Per me è sempre difficile leggere racconti, se ne trovo splendido uno rischio di annoiarmi con un altro per il cambio brusco di atmosfera o l'incapacità tutta mia di entrare subito nella storia o di uscirci. Ci sono però molte e splendide eccezioni, soprattutto americane, in cui ho trovato racconti o intere raccolte indimenticabili. Penso alla Munro, a Carver, a Dubus, a Salinger o a Flannery O'Connor, per esempio. Il merito di questi cinque racconti è di avvicinarsi a quei grandi, nel modo di raccontare e nel trovare un filo conduttore, nel vedere la bellezza anche in una situazione di disagio, nel disegnare un luogo con poche ma precise parole. Cose piccole, ma che esploderanno.
Quando esattamente ho deciso che i racconti brevi non fossero cosa per me? E cosa avevo assunto, di grazia, mentre lo decidevo?!
I cinque racconti di un giovane Cognetti del 2007, editi da Minimum Fax, sono altrettanti perfetti capolavori di sintetica completezza. Con prosa lucida e vibrante l’autore ci piazza sul vagone di testa di quella montagna russa senza pari che è l’adolescenza, stagione di passaggio, di sogni destinati a misurarsi con (o schiantarsi contro) la realtà, di incontri e scontri, di lacrime e sorrisi.
Personalmente ho amato molto “La figlia del giocatore”, la storia dolceamara della giovane Mina e della sua amicizia con Antonia, una maestra in pensione che dopo averle fatto da seconda madre, supportandola nel suo sogno di diventare scrittrice, si ammala e da accuditrice si ritrova accudita, in un gioco di ruolo naturale e potente che - confesso - mi ha pure strappato qualche lacrima. Autobiografico? Probabile.
Ma insomma una raccolta meritevole, in barba ai miei preconcetti sulla formula del racconto.
Cominiciamo dal titolo: è originale e ne capisci il senso quando arrivi al cuore dal libro. Anche la copertina è molto bella e la comprendi un pochino più avanti. Due punti che sono sicuramente un buon inizio. Terzo punto a favore di questa raccolta di racconti: nella maggior parte delle recensioni il libro di Cognetti è classificato tra quelli che analizzano l'adolescenza. E' vero, i riflettori sono puntati su questa particolare fase della vita. In realtà gli occhi degli adolescenti sono il punto di vista per analizzare il mondo adulto: ci sono genitori sciagurati, fedifraghi, ricchi con figli anoressici. La qualità che più apprezzo degli scrittori è avere un punto di vista diverso: Cognetti riesce a illuminare le cose con una luce nuova e diversa.
Cognetti sa scrivere così bene che, anche se credi di leggere dei racconti che parlano di ragazzi adolescenti - delle loro bizze, delle loro domande, delle loro scoperte, in realtà stai leggendo di come gli adolescenti vedono le famiglie e le situazioni da cui sono circondati. E' come una specie di quadro dentro un altro quadro, dipinto abilmente e completo sotto ogni aspetto.
Ho letto questa raccolta di Cognetti sulla scia della lettura di "Le otto montagne" e devo dire che non hanno deluso le aspettative. Cognetti scrive molto bene (oggi ancora meglio visto che questo libro è di 10 anni fa) e lo fa raccontando storie molto vicine alla nostra quotidianità, mai assurde ma semplicemente reali. In questi 5 racconti si parla di adolescenza, di scoperta della vita, di scontri generazionali, di crescita e di rinuncia. Vengono descritti questi passaggi di crescita in modo coinvolgente, vivo e non è da escludere che leggendo questo libro ognuno di noi possa ritrovarsi in qualcuno di questi passaggi, fosse anche solo chiudersi in camera e ascoltare una canzone allo sfinimento solo per impararla a memoria. Sono contenta di aver letto questo libro, che consiglio, e sicuramente proseguirò nella conoscenza di questo autore!
Five short stories are picturing the most fragile, most uneasy and most individual period of one’s lifetime - youth. It shows us the most common concern issues for young people. First story show us what are thoughts and behaviour of anorexic girls, another stories have protagonists facing and solving father issues, family issues or love issues. Sometimes it’s like memento of our own life stories. It’s like touching something very real and hidden within all of those years.
Paolo Cognetti scrive molto bene ma la storia è inconsistente oppure scrive male e la storia è interessante. Conciliare le due cose sarebbe ottimo. Si merita lo stesso cinque stelle, sulla fiducia, perché finora non ho letto altro di suo.
Sono tre stelle e mezzo, che diventano quattro abbondanti nel racconto ‘La stagione delle piogge’, che ci fa intuire il Cognetti delle 8 montagne e tutti i suoi successivi.
“Allora ascolta. Le donne hanno un loro linguaggio. Quello che dicono con le parole è molto meno importante di quello che comunicano con gli occhi, o con i vestiti che si mettono, o facendo le cose di tutti i giorni. Mi segui?” “Si”, dissi. In qualche modo confuso l’avevo notato anch’io. “La mamma adesso è in una di queste fasi. Parla poco, fa rumore spostando le sedie….”
Molto gradevole, quasi tutti i racconti, al netto del secondo e, in parte, dell'ultimo, sono molto riusciti. Il primo soprattutto, Pelleossa, mi ha colpito particolarmente, specie perché venivo dalla lettura di un romanzo sullo stesso tema che, invece, non mi aveva granché convinta. Sicuramente leggerò altro di Cognetti.
[La realtà poteva anche essere dura, per niente simile a come l'avresti voluta, ma se salivi abbastanza in alto riuscivi a stare fuori, e questo era lo spirito della nostra vita nei boschi]
Cognetti vola dritto nella mia toplist di autori italiani preferiti. 5 racconti che delineano il burrascoso periodo dell'adolescenza in modo essenziale, senza fronzoli, brutale. Bello bello bello.
Cinque racconti dedicati a uno dei periodi più controversi della vita, agli anni difficili ma indimenticabili, quelli dell'adolescenza. E attraverso i cinque giovani protagonisti, in procinto di affrontare la vita adulta, il lettore riscopre la propria identità e quei tratti, quei pensieri, quelle sensazioni che aveva finito per dimenticare. Paolo Cognetti è sempre bravissimo, con la sua scrittura puntuale e la maestria nel giocare con gli elementi della trama in un processo narrativo intenso e perfetto, rivelatore ed epifanico come solo un racconto ben scritto sa essere. Leggere Cognetti è sempre un piacere!
Tanto di cappello a Cognetti per la sua spontaneità e la sua sensibilità quasi infantile, fatta di dettagli che evocano realtà più grandi e imperscrutabili. Si serve di una scrittura onesta e sobria, con cui scava per arrivare, con apparente semplicità, al nocciolo delle questioni. Evidenziando un'emotività scarna ma profonda. Mi sono piaciuti molto il terzo e il quarto racconto, gli altri mi sembrano meno riusciti, ma non si può dire che non siano comunque interessanti.
io prima di leggere Cognetti: i racconti non mi piacciono, li trovo inutilmente ermetici, non hanno lo stesso impatto emotivo dei romanzi, spesso sono dei punti di partenza ottimi ma le potenzialità rimangono inespresse io dopo aver letto cognetti: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Congnetti mi fa battere il cuore. Non so come faccia a evocare certi dettagli, apparentemente insignificanti, che poi però si rivelano fondamentali per la costruzione di una precisa atmosfera. In questi adolescenti un po’ mi ci rivedo io, un po’ ci vedo le mie amiche, i miei compagni di classe, persone che nel corso degli anni ho solamente guardato da lontano.
Il libro si compone di 5racconti, tutti scollegati l’uno dall’altro. Diversi protagonisti, diverse epoche, diverse situazioni. Tutti di poche pagine ognuno. La cosa che mi ha colpita di questo libro, è come ci si riesca ad immergere all’interno della storia narrata in ogni racconto. La sensazione è quella di conoscere tutti e tutto come se si stesse leggendo un romanzo, in poco più di una decina di pagine si arriva ad immaginare volti dei personaggi, le loro case e gli odori nelle loro stanze, cosa vedono dalle finestre, i paesaggi (Cognetti mi riporta sempre a casa con la descrizione di boschi e montagne e questa volta si trattava proprio della Valtellina). Non è il libro che mi verrebbe da raccomandare a tutti, non è il libro impegnato che si tiene sul comodino per un mese. È più che altro una piacevole compagnia, ci si tiene una storia al giorno e per un’oretta si entra nei pensieri di qualcun’altro.
Forse gli avrei dato 3 stelline, diciamo 3 e mezzo, ma ho voluto arrivare alle 4 perché secondo me nel panorama attuale Cognetti può essere una buona scommessa. Ha una bella scrittura, fluida e delicata, mai banale, parla di sentimenti e lacerazioni con eleganza e capacità.
Cinque racconti, filo conduttore quel passaggio dall'infanzia all'età adulta, in quel limbo chiamato adolescenza. Iniziando con la ragazzina anoressica e finendo con quella ribelle, narra i primi amori e le prime delusioni, nel momento in cui ci si rende conto che nulla sarà più come prima. Descrive il travaglio di un passaggio, l'ingratitudine dell'adolescente, l'incomunicabilità dei sentimenti quando si tratta di rapporti tra generazioni diverse.
Un libro piacevole, scritto bene, lascia qualche spunto di riflessione, una buona prova per uno scrittore ancora molto giovane.
Non ho mai letto nulla di Cognetti prima di questi racconti e probabilmente non leggerò altro, tuttavia non si tratta di un brutto libro e nemmeno di un libro discreto. È un bel libro di bei racconti e chi prima di me lo ha scoperto, prima di me ha potuto notare come l'autore si sia fatto le ossa leggendo gli americani.
Il problema è che quello che c'era da capire non risiede nello stile. Sono la carne e il sangue che si nascondono sotto la facciata a rendere vivo un racconto. In questo, gli scritti di Cognetti difettano un po'. Fa eccezione - in modo strepitoso, va detto - La stagione delle piogge. In quelle 24 pagine scarse anche il paesaggio è vivo, i personaggi sono credibili, comprensibili, nelle cose che fanno, che dicono e pure in ciò che omettono.
Un po' poco per farmi venire voglia di leggere altro, ma sufficiente per ricordarlo con piacere.
Cinque racconti, cinque preziose finestre sull'adolescenza nelle sue più varie sfaccettature. I protagonisti e le protagoniste di queste storie si differenziano per provenienza sociale, paure da affrontare, nemici da sconfiggere eppure tutti sono simili in un aspetto: la profondità che Cognetti dona ai loro sguardi, alle loro parole. Con uno stile misurato e preciso (l'autore ha letto Carver e si vede), mai banale, riesce in una prova di realismo libero da ogni stilizzazione. Lontano da ogni retorica, i suoi personaggi emanano un calore vivo. Cognetti sembra davvero amarli, non sono ombre di cui servirsi per dire altro, per convincerci di qualcosa.
Che belli questi quasi esordi (la raccolta è la sua seconda pubblicazione). Chapeau.
5 racconti del Cognetti pre-Otto Montagne, di cui almeno 3 ben riusciti (molto piaciuto "La Stagione Delle Piogge", che pare anticipare le atmosfere del romanzo più noto dello scrittore, "La Meccanica Del Motore A Due Tempi" e "La Figlia Del Giocatore") e due altrettanto meritevoli ma che secondo me mostrano il fianco a qualche critica ("Pelleossa" per il finale quasi onirico e francamente poco plausibile, in contrasto con la scrittura molto concreta cui ha abituato il Cognetti, "Tutte Le Cose Che Non So Di Lei" perché semplicemente vuole raccontare troppo).
Sempre un piacere però leggere il Cognetti che, tra l'altro, ha il dono di tratteggiare personaggi femminili interessanti e credibili, cosa che si apprezzava anche in "Sofia Si Veste Sempre Di Nero")