Patricia Lee Smith era una bambina magrissima, figlia di due genitori della working class cresciuta nel New Jersey, con la testa piena di preghiere inventate e un amore sacro per le parole. New York è da sempre il suo grande amore, incubatrice dei sogni sin da quando, un lunedì di luglio del 1967, scende da un autobus alla stazione di Port Authority fino a oggi, mentre ripercorre gli stessi marciapiedi, trasfigurati, del Greenwich Village. Una biografia geografica, o una «geobiografia», ripercorre le tappe del «passaggio» newyorkese di Patti Smith: dai primi giorni sulle panchine di Washington Square, alla Brooklyn scoperta grazie al compagno-arcangelo Robert Mapplethorpe, dal famigerato Chelsea Hotel a mecche della musica come il CBGB e gli Electric Lady Studios, dalle prime performance strane e poetiche alla St. Mark’s Church all’addio (per seguire il suo sposo Fred a Chicago) diventato poi un ritorno e un rinnovato voto di fedeltà. A New York con Patti Smith è un viaggio immersivo sulle tracce di una città che non c’è più ma le cui impronte sono ancora visibili. Una ricerca in absentia che porta l’autrice, anch’essa legata a New York da lacci sotterranei, a inseguire un oggetto che resta sostanzialmente inafferrabile e che culmina con la consegna di una lettera affidata al mondo e alle sue mani invisibili.
Laura Pezzino, romagnola, vive a Milano dove fa la giornalista. Appassionata di letteratura e poesia da sempre, è stata a lungo book editor del settimanale Vanity Fair. Oggi collabora con varie testate e case editrici, scrive cose sue che un giorno forse leggerete, organizza incontri culturali e tiene corsi perché le piace imparare.
Essere in posto senza essere in quel posto. Conoscere persone senza averle mai conosciute. Camminare per delle strade stando completamente fermi. Sembrerebbe difficile detto cosi, però vi assicuro che fermare il tempo e scattare delle istantanee della vita di qualcun altro vi sembrerà un viaggio tanto intenso quanto coinvolgente, che non vorrete riprendere la strada di casa finché gli incontri non saranno finiti, semmai finiranno. Ci sono molti modi per far sì che questi incontri continuino, tanti spunti che l'autrice ci segnala, leggete questo, ascoltate questo pezzo, se passate di lì fermatevi a guardare quest'altro. La strada di casa è quella che non ci scordiamo mai, ma a volte delle piccole deviazioni potrebbero farci scoprire altre case in cui tornare ed altre strade da imparare.
- Nancy mi aveva domandato che cosa stessi facendo e io le avevo risposto: "Oh, niente... Sto andando a ritirare una cosa...", al che Sid si era dimostrato subito più interessato. "Che cosa?" "Un'aspirapolvere" Ora Sid era molto interessato. "Ah sì, un'aspirapolvere? Che cos'è?" Pensava fosse uno slang newyorkese per l'eroina. "Sai, è quella cosa che serve per pulire il tappeto. Lo colleghi al muro. Fa bzzz." Mi aveva guardato come se fossi completamente fuori di testa. E' stato divertente: mi sono reso conto che stavo effettivamente spiegando a Sid Vicious che cosa fosse un'aspirapolvere.
Questi libricino mi ha fatto compagnia e da guida durante il mio primo viaggio a New York. Mi ha conquistato con la sua scrittura sognante e la creazione dell’idolo intorno alla persona. Come in un pellegrinaggio, ho camminato per le strade di New York ricercando i passi di Patti Smith, le librerie in cui ha lavorato e le strade in cui ha vissuto. Passaggi di dogana di Giulio Perrone Editore si conferma la guida imprescindibile per vivere in maniera più romantica e consapevole i viaggi.
Warning: questo libro ti mette addosso una voglia irrefrenabile di ascoltare l’intera discografia di Patti Smith e comprare un biglietto di sola andata per New York. Fa esattamente quello che ti promette dalla quarta di copertina, ovvero immergere nelle atmosfere di NY negli anni ‘70 e ripercorrere le zone più significative per la formazione e la vita di Patti.
"Just kids" era stato uno dei libri che mi aveva "salvato" durante il primo lockdown. Non avevo mai letto nulla di Patti, anche se la conoscevo e apprezzavo come musicista e artista. È stata una folgorazione. Ovviamente, poi, avendo visitato New York tre volte, mi sono buttato su questo nuovo libro di Perrone per una collana che è nettamente balzata in testa tra le mie preferite. Musica, arte, voci, suoni, colori, si mischiano tutti insieme negli angoli di NY dove Patti si è mossa dal suo arrivo nella Grande Mela, in una sorta di rincorsa con il racconto di Laura Pezzino che intreccia la sua passione per Patti con la sua esperienza personale. Un altro splendido tassello della collana Passaggi di Dogana assolutamente da gustare!
Grazie all’autrice ho conosciuto un pochino meglio NY e Patti Smith, della quale voglio leggere Just kids. Mi è piaciuto lo stile: sognante, a tratti poetico, colto. Un po’ memoir, un po’ biografia di Patti, un po’ guida della città; mi è piaciuto leggere una voce diversa da quella che leggo di solito. Mi sono piaciuti i riferimenti letterari e i titoli alla fine del libro. Uniche pecche, qualche refuso e la mancanza di almeno un’immagine di una cartina di New York, giusto per contestualizzare i posti e aiutare chi non l’ha mai visitata. Non credo sia riuscito pienamente il raccontare le fotografie storiche che ritraggono Patti. Nonostante ciò, è stato davvero un bel viaggio, che mi ha arricchito.
Basta poco per rendermi felice: scrivimi un libro (che è anche un po'di guida turistica, un po' memoir, un po' self essay, un po' saggio storico) che racconta gli anni 70 e la controcultura a New York e avrai il mio cuore. In questo libro - che prende TANTISSIMO da una delle mie autrici preferite, Olivia Laing - c'è tutto quello che amo. La musica, in primis, e i luoghi di culto che hanno visto non solo Patti ma una generazione intera di mostri sacri che hanno girato per i corridoi del Chelsea Hotel. L'arte, in generale, e nomi che sono nel mio cuore come Mapplethorpe - ovviamente - e Wojnarowicz, Andy Warhol e Edward Hopper. La città, NY, che non ho mai visto ancora ma ha un posto inciso dentro di me che ha la sua forma. E poi Didion, Angela Davis, Jeff Buckley. Le librerie. Le strade. Ho amato ma questo libro vinceva in partenza con me.
"Baudelaire diceva di sentirsi più se stesso quando si trovava in un luogo di transito – un treno, una stazione, un porto, una stanza d’albergo – che dentro casa propria. Tutti diventiamo noi stessi lontano da casa, da quei paesaggi che hanno la pretesa di definirci senza la nostra approvazione. Per questo andarsene è fondamentale, per cambiarci gli occhi, svelarci la realtà, risvegliarci."
L’ho portato con me per le strade di NYC, l’ho letto ascoltando le canzoni di Patti Smith, guardando le foto di Robert Mapplethorpe, approfondendo in rete le troppe cose che non sapevo e che ho scoperto.