Tre amici si ritrovano dopo molti anni. Sono tedeschi, ora vivono negli Stati Uniti e in un passato che nessuno di loro vuole fare ricordare hanno suonato di fronte a Hitler, suscitando l'ammirazione della Germania intera. In quei giorni sciagurati di musica, applausi e grandi ambizioni erano un quartetto, ma quando ritrovano Victoria, la suadente violoncellista, lei non sembra nemmeno riconoscerli. In ricordo della giovinezza si preparano ora per un nuovo concerto insieme, l'ultimo, ma a pochi giorni dal debutto la morte violenta di Max Brentano, il carismatico violinista del gruppo, fa tornare a galla una storia di gelosia, odio e rancore. Una storia, a distanza di tempo, ancora ferocemente nazista. Perché il personaggio che dice «io» in questo libro, oltre a suonare il violino nel quartetto Razumovsky, durante il Reich veniva soprannominato «il Torturatore». E dopo la caduta del regime, la sua unica speranza di sopravvivere è stata scomparire nel nulla, dall'altra parte dell'Atlantico. Con un nome fittizio, Rudolf Vogel ha trovato rifugio nelle comunità tedesche del Montana, dove scrive infimi romanzetti di genere, sentendosi braccato e cercando di non destare troppi sospetti. Ben presto, però, la preda scopre di poter tornare a indossare i panni del predatore, e quando incontra i compagni del quartetto sa di dover chiudere una volta per tutte il cerchio della sua ossessione. Il commiato di Paolo Maurensig è una storia drammatica e potente, un romanzo in tre atti che ci interroga sull'impeto della memoria e sulla persistenza della colpa quando la colpa non sbiadisce, mettendoci di fronte all'ostinata e tragica fascinazione di alcuni uomini per il male assoluto. In un'altra vita, poco più che ragazzi, i membri del quartetto Razumovsky avevano avuto l'onore di esibirsi davanti al Führer. Adesso, dopo più di trent'anni di silenzio, si riuniscono per suonare Beethoven in una piccola città del Montana. Ma a pochi giorni dal concerto il primo violino muore per un colpo di pistola: chi l'ha ucciso, e per nascondere cosa? I movimenti perfetti della musica classica, il fantasma tenace del nazismo, l'eco di uno sparo che riporta a galla vecchi segreti. Con questo romanzo, che suona come un congedo, Paolo Maurensig è tornato per l'ultima volta sui temi che l'hanno consacrato alla grande letteratura con "La variante di Lüneburg" e "Canone inverso", ponendoci la domanda più spaventosa di tutte: con quale passo ci avviciniamo alla fine?
Paolo Maurensig (Gorizia, 1943-Udine, 2021) è stato uno scrittore italiano. Approdato alla scrittura dopo aver fatto l'agente di commercio, il successo letterario è arrivato nel 1993 con La variante di Lüneburg, che narra di una partita fra due maestri di scacchi che si prolunga idealmente attraverso gli eventi storici della seconda guerra mondiale, con il colpo di scena finale che rivelerà la vera natura dei giocatori. Il secondo romanzo, Canone inverso del 1996, è invece incentrato sulla musica, in una cornice mitteleuropea
Paolo Maurensig, wa an Italian novelist, best known for the book Canone Inverso. Before becoming a novelist, Maurensig worked in a variety of occupations, including as a restorer of antique musical instruments. His first book, The Luneburg Variation, was published after he had turned 50. His second book, Canone Inverso, achieved international fame. As of the mid-1990s, Maurensig lives in Udine, Italy. He plays the baroque flute, viola de gamba, and the cello.
Opera postuma e testamento morale di Maurensig. Una grandissima perdita. Pochi hanno il suo tratto così elegante nella rappresentazione dei caratteri, il suo modo realistico e originale di fare romanzo storico, il valore della memoria contro il fantasma feroce del nazismo, il suo amore per la musica, come quello per gli scacchi, sono tangibili in ogni parola, in ogni aggettivo, tocca le corde dell'animo umano come un archetto sul violino. È un giallo raffinato raccontato dal punto di vista del colpevole al patibolo, cosa scatta nella mente dei dissoluti? Forse c'è una forza magnetica di attrazione per alcuni verso il male assoluto che si compie solo nella chiusura perfetta di un circolo e nella condanna alla non accettazione del sè. Faccio male perché mi hanno fatto male, tuttavia è impossibile provare compassione o indulgenza per il Torturatore al patibolo per i momenti che lui stesso drammaticamente rimuove, ma purtroppo mai rinnega. Imperdibile.
143 pagine divorate: mentre lo stavo leggendo pensavo di dargli 4 stelle, adesso che l'ho finito penso si meriti 5 stelle piene. Un testamento in piena regola di Maurensig, una prosa scorrevole ed intensa. Molto ma molto consigliato
Canto del cigno di Paolo Maurensig, che ha consegnato il manoscritto all’editore pochissimi giorni prima di morire, in questa opera finale ritorna a trattare con estrema eleganza uno dei suoi temi preferiti, la musica, tramite i membri del quartetto Razumovsky e in particolare del protagonista, Rudolf Vogel, secondo violino nella formazione.
I libri di Maurensig da me letti sono tutti molto brevi, si fanno leggere con estrema facilità e velocità, ma hanno anche un difetto: non riesco mai a conoscere i personaggi a fondo. È evidente che l’autore conosce il protagonista come le proprie tasche, ha rivoltato ogni lato della sua psiche oscura e controversa di violinista/torturatore/omosessuale represso, ma avrei voluto sapere molto di più sugli altri membri del quartetto, a partire dal primo violino, il carismatico Max, ma anche la violoncellista Victoria, di cui si parla tutto sommato molto poco. In generale mi aspettavo che si parlasse molto di più del periodo in cui il quartetto era unito, di come si sono conosciuti i componenti, dei loro rapporti e contrasti, di come sono arrivati a esibirsi davanti al Führer e tante altre cose ancora.
L’autore dedica a ogni modo parole splendide alla musica e al suonare in gruppo. Io stessa sono una violinista, anche io ho suonato in un quartetto d’archi e so bene quanto si debba faticare per trovare un equilibrio tra le diverse personalità, le prove estenuanti da sostenere, le tensioni, quanto sia importante andare d’accordo con chi suoniamo per arrivare a un risultato soddisfacente. Sicuramente in ciò il romanzo ha accontentato le mie aspettative.
Tirando le somme resta un romanzo godibilissimo, che tratta di temi non facili con eleganza e scioltezza, dalla forza magnetica e distruttiva. Forse non è uno dei suoi migliori ma di sicuro lo consiglio a chiunque come me abbia amato moltissimo Paolo Maurensig.
Incredibile esempio di personaggio inscalfibile nelle sue convinzioni, privo non solo di un tardivo ravvedimento, ma persino di un fugace dubbio sulla propria condotta. Veramente ben scritto.
Mi mancherà Paolo Maurensing. Mi mancheranno i suoi romanzi che leggo sin da quando ero adolescente, mi mancherà la sua abilità di narratore, mi mancheranno le sue piccole ossessioni (il violino, gli scacchi, Henry James, il gusto per la letteratura Mitteleuropea, quel tocco di fantastico), il suo stile misurato ed elegante. L'ho sempre considerato un po' come il nostro Zweig, il nostro Schnitzler, e questo ultimo romanzo non esce dal segno, anzi, diventa una prova finale di grande spessore e forza, ci porta in un mondo oscurissimo ed insieme affascinante, con vaghi echi de "Le Benevole" di Littel. Grazie per questo ultimo dono, e per tutti i precedenti che non sarò mai stanca di leggere e rileggere.
Ho amato "La variante" e "Canone inverso". Questo, l'ultimo lavoro di Maurensig, è il terzo libro che leggo e, seppur ritrovando l'autore, i suoi suoni di fondo e la sua abilità letteraria, la struttura del libro non mi ha convinto in pieno: la prima delle tre parti sembra appiccicata alle successive 2 tra loro coerenti: sembra diversa, poco uniforme e utile.... Il tema centrale, seppur non nuovo, lo trovo molto interessante e qui è trattato proponendo quella pacata aberrante asetticità con cui si immagina dei pazzi (mentalmente destrutturati) possano fare in leggerezza atrocità impensabili. Tornerò sull'autore con altri dei suoi testi, glielo devo per i 2 capolavori con cui mi ha conquistato.
Reminiscenze della Variante e di Canone inverso si avvertono durante la lettura, e non posso fare a meno di chiedermi che cosa altro avrebbe potuto scrivere se non fosse sopraggiunta la morte… Forse il protagonista potrà risultare un cliché di molti romanzi e di molti film - il tedesco emigrato, con un nuovo nome ed un passato funesto - però lo stesso è solo un mezzo per raccontare la storia di come un sentimento totalizzante come l’amore possa trasformarsi in un altro sentimento totalizzante quale l’odio, con conseguenze nefaste per chi vi è coinvolto.
Un protagonista assolutamente negativo. Non ha mai un ripensamento, un rimorso di coscienza, figuriamoci un pentimento vero e proprio. Ho trovato in questo libro una storia inaspettata perché credevo che il quartetto del titolo avesse più rilevanza, invece è un po' un pretesto per raccontare ciò che ha fatto il protagonista. Tutto si disvela poco a poco e quando si arriva alla fine non si può che disprezzare questo personaggio che è finito dove meritava di stare. Bello!
ritrovato il primo Maurensig, quello de La Variante di Luneburg e di Canone Inverso. Peccato per la terza parte, dove l'assenza del lavoro di editing si sente, eccome. Ma un grande testamento, per uno dei più grandi autori di questi ultimi 40 anni.
• Nella vita arrivano sempre i bivi e la necessità di fare delle scelte. E scegliere si può sempre. C'è però chi sceglie il bene e chi il male e questo può determinare la graduale ma costante caduta negli inferi del protagonista dell'ultimo breve romanzo dello scrittore venuto a mancare poco tempo fa.
• Il male assoluto può convivere con sentimenti dolci e grande sensibilità nella stessa persona, una persona normale, come tutti. Forse io, forse tu.
• "La ragione mi porta a credere che le nostre vite siano governate per gran parte dal caso, purtuttavia non posso ignorare come a volte le circostanze apparentemente casuali concorrano a formare un disegno compiuto, con tanta precisione da far sembrare che a governarle sia un'intelligenza esterna."
L'ultimo romanzo (come sempre elegante) di Maurensig: un protagonista tratteggiato in maniera esemplare, con una memoria che va lentamente scomparendo ma che mai viene rinnegata, un racconto lungo che affascina per la "banalità" delle ragioni che spingono al male. E un protagonista con cui non si puö empatizzare (finalmente).
Un libro denso e potente che si dipana come un giallo anche se non lo è. Parte in un momento imprecisato che rappresenta l'inizio della fine ed andando avanti in realtà si addentra in un cupo passato da cui è nato tutto e si incammina in un futuro senza speranza e senza salvezza. Un libro che racconta un passato fosco e tragico della storia e segue la seconda vita di un uomo convintamente e profondamente fedele al credo del Terzo Reich e la sua fuga perenne negli Stati Uniti. Veniamo a conoscenza dei dettagli della sua vita, poco alla volta. Tutto parte da un suo incidente in cui subisce danni al cervello e viene invitato a fissare i suoi ricordi prima che scompaiano definitivamente. Proprio quei ricordi a cui è profondamente affezionato, che lo hanno formato e fatto diventare quello che è ma che deve nascondere a tutti perchè il suo passato lo potrebbe perdere e condannare. Un libro che è difficile da riassume in quanto si dipana nello spazio e nel tempo tra la Germania e gli Stati Uniti, attraversa il terrore del regime nazista ma allo stesso tempo è un viaggio nell'animo buio di un uomo che ha profondamente creduto in quel progetto, un uomo che male si trova nel melting pot americano. Un libro che ci fa attraversare un epoca e ci fa interrogare sugli uomini e ci mostra come alcuni meccanismi sono eterni e si ripresentano. Un libro asciutto, tutto narrato in prima persona in cui si narra un'infanzia infelice e repressa, la consapevolezza di una sensibilità che si distaccava dal modello maschio e marziale richiesto in famiglia e perseguito dalla società. Un ragazzino fragile e sensibile, con una spiccata predisposizione per la musica in un tempo in cui si devono "suonare" le armi e non gli strumenti musicale, un ragazzo attratto dai suoi simili e un giovane che trova il suo momento di gloria quando, secondo violino in un quartetto, suona per il Fuhrer, ricordo che non lo abbandonerà mai, neanche al momento della perdita dei ricordi. Non tanto la storia di un uomo, ma attraverso quella la storia di un'epoca e la rappresentazione di alcuni meccanismi umani. Da leggere o da ascoltare. Nonostante il carattere intimista della narrazione un gradevole ascolto
La parabola letteraria di Maurensig ha avuto a mio avviso il suo apice all'inizio, con la scrittura della Variante di Luneburg e di Canone inverso. A seguire i suoi scritti si sono rivelati più inefficaci, se non deludenti.
Con questa sua ultima opera torna però ai livelli iniziali, toccando anche temi a lui consueti (il nazismo, l'omosessualità, la musica, la tortura). La scrittura ha sempre un fascinoso stile mitteleuropeo, e la trama scorre come un meccanismo a orologeria: benchè le ultime pagine non portino a un colpo di scena, ma a riflessioni sulla vita, sulle colpe, sui delitti e sulle pene.
L'improvvisa morte di Maurensig ha forse impedito un editing finale di questo romanzo; certamente priva la letteratura italiana di una voce che ha scolpito alcune fra le gemme più preziose di questi ultimi trent'anni.
"Invidio di gran lunga coloro che fino all'ultimo istante mantengono la fede in una vita nell'aldilà, dove ci sia giustizia e assenza del male, dove i buoni vengono premiati e i cattivi puniti. Ma sarà così?"
Primo incontro con Maurensig. All'inizio ho fatto un po' fatica, devo ammetterlo, ma andando avanti con la narrazione sono rimasta totalmente coinvolta in questa follia. Scritto magistralmente, ora per curiosità mi andrò a sentire il brano in questione.
Super deludente. I temi sono anche molto interessanti ma l’autore li tocca tutti in modo superficiale e casuale, senza approfondire niente. L’ho trovato poco soddisfacente e deludente, incompleto e affrettato.
Abbastanza sconclusionato. Non avevo letto nulla del compianto autore, e credo questo non sia di certo l'apice della sua produzione letteraria. Resta che non mi ha conquistato nulla di questa "storia", se così è possibilr definirla, se non alcuni sporadici passaggi in cui si avvertivano le capacità letterarie di Maurensig. Ma appunto erano sporadici.
Un libro sconclusionato. Inizialmente avevo pensato ad una traduzione maldestra ma evidentemente la prima stesura avrebbe invece beneficiato dell’attenta mano dell’autore.
Mi spiace davvero, ho sempre apprezzato il libri e la scrittura di Maurensing e avrei sinceramente preferito non leggere questa sua opera postuma.
Un immigrato tedesco con problemi di memoria e la passione per la musica. Un torturatore nazista colpevole di efferati delitti. Un assassino implacabile pronto a tutto per mantenere lo status quo. Rudolf Howl/Vogel è questo e molto altro, così come Il quartetto Razumovsky è una storia su un delitto passionale e molto altro. Maurensig, con la sua prosa raffinata, nella sua ultima opera (pubblicata postuma), è stato capace di raccontare una storia complessa con un protagonista assolutamente non convenzionale, al contempo vittima della propria natura e carnefice della morale umana. Un bel romanzo e una perdita assoluta per la letteratura italiana.
Maurensig è uno scrittore che ho amato moltissimo. In questo breve romanzo ho riconosciuto tutti gli aspetti del suo stile e del suo modo di raccontare che mi avevano fatto apprezzare così tanto le sue opere precedenti. Anche questa volta è riuscito a tenermi incollata alle pagine, sebbene tal volta la narrazione mi sia parsa un po’ farraginosa. Forse volontà dell’autore o forse, data la sua scomparsa, è mancato il tempo di una revisione e un editing più accurati.
Molto intrigante l’intreccio, che si sviluppa da un esordio soft per diventare un giallo con risvolti macabri. Rimane però scritto malino, con stile antiquato, e non riesco a togliermi la sensazione che sia frammentario, poco armonico nelle sue sezioni e nei rapporti fra loro. In definitiva non capisco appieno quale fosse lo scopo dell’autore nel mescolare tematiche carcerarie, spunti sul lato oscuro della natura umana e tratti storici. Un pasticcio.
Un libro forte. Una storia narrata da un punto di vista non consueto e con un protagonista con cui è praticamente impossibile empatizzare ma scritta con uno stile a mio gusto perfetto: scorrevole, ricco ma mai ridondante.
Letteralmente adorato lo stile con cui Maurensig in questa sua ultima opera descrive il passato tormentao di Vogel e come questo a distanza di anni torni a incidere sulla sua vita. Splendida unione di elementi musicali e riflessioni universali sul bene e sul male .