Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l'Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l'acquisto dell'intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all'amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l'ombra di quell'amore non lo lascia mai, fino all'ultimo… Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent'anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull'altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos'altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d'amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d'Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola - esaltante e terribile, gloriosa e tragica - di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un'isola e di una città. Unici e indimenticabili.
Stefania Auci è nata a Trapani ma vive da anni a Palermo, dopo aver girato l’Italia. Insegnante, ex avvocato, ex cancelliere, si dedica alla narrativa urban fantasy, horror e romance sin dall’adolescenza. A ottobre 2011 è uscito il suo romance di esordio, Fiore di Scozia, edito da Harlequin Mondadori e a dicembre 2012 il suo seguito La Rosa Bianca. Nel 2010 ha pubblicato con edizioni 0111 Hidden in the dark, breve raccolta di racconti urban fantasy tratti dalla saga di Moray Place 12, Edimburgo.
Credevo non fosse possibile mantenere il ritmo e la presa dei Leoni di Sicilia... invece 670 pagine intense e mai scontate o noiose... ricostruzione raffinata e dettagliata del periodo dei Florio a Palermo. Scrittura pulita che ti prende dal primo rigo all'ultimo. Consigliato.
Se una qualsiasi Professoressa di storia avesse avuto appiglio su di me con la stessa bravura della Auci, a questo punto Crispi e Giolitti, non sarebbero personaggi nuovi nel mio bagaglio culturale.
Seconda parte della Saga dei Florio, l'espansione e decadenza di questa famiglia nella Palermo tra l'800 e il '900.
Amo amo amo l'intensità dei colori e dei luoghi e delle sfumature descritte dall' autrice.
I personaggi sono caratterizzati con molti dettagli, attraverso la ricostruzione della loro vita, spesso disseminata da tragedie.
Tradimenti e amore, guerra e pace, ricchezza e povertà, massima felicità e decadenza, sono solo alcune degli elementi di questo romanzo, che ve lo renderanno indimenticabile.
Unica pecca, sensazione avuta anche nel primo libro, di una chiusura forzata e frettolosa. Dopo quasi 700 pagine di follia per poter leggere più in fretta possibile, ti ritrovi con un pugno di mosche.
La domanda sorge spontanea a questo punto, perché ho letto ininterrottamente per 4 giorni e amato tutto ciò che ho vissuto, per poi accontentarmi di non poterlo considerare il capolavoro che meritava di essere... Qualcosa è andato storto.
In ogni caso, consigliarlo è assolutamente un dovere.
Questo secondo e ultimo volume della saga abbraccia il periodo storico che va dal 1868 al 1950. È la Storia Universale che di nuovo si intreccia con quella particolare della famiglia Florio e della Sicilia.
Ignazio spinge la famiglia verso il periodo d’oro, tanto che i tempi della miseria sembrano distanti. Ha sacrificato l’Amore per la Famiglia: Giovanna le è fedele e accetta con sottomissione l’essere la moglie di Ignazio Florio.
Dalle spezie alla flotta navale, attratti dal potere del mare: “Per i siciliani, il mare è padre. E se ne accorgono quando ne sono lontani, quando non possono sentire quell’odore forte di alghe e sale che li avvolge nel momento in cui il vento si alza, portandolo fin nei vicoli delle città. Per i siciliani, il mare è madre. Amato e geloso. Imprescindibile. Talvolta crudele. Per i siciliani, il mare è forma e confine della loro anima. Catena e libertà.”
E la vita è come il mare: ora prende ora dà. E se ai Florio la vita ha dato prestigio e un Nome, dall’altra, con i lutti continui, si è presa a uno a uno tante vite dei Florio, sicché sono più i morti dei vivi.
“Cosa è una vita senza amore? Senza la gioia dei figli? Senza il calore di un uomo? E poi, quale giovamento le verrebbe dal sentire? La vita non dà niente per niente: lei è stata favorita dalla sorte in bellezza e ricchezza e fortuna, ma quella stessa fortuna le si è rivoltata contro. Ha vissuto un grande amore e ha avuto in cambio solo tradimenti. Ha avuto la ricchezza, ma i suoi gioielli più belli, i suoi bambini, le sono stati strappati. Ha avuto ammirazione e invidia, e ora ha solo pietà e rammarico. La felicità è un fuoco fatuo, un fantasma, qualcosa che ha solo la parvenza del vero. E la vita è bugiarda, ecco qual è la verità. Promette, ti fa assaporare gioie e poi te le sottrae nella maniera più dolorosa possibile. E lei non ci crede più, nella vita.”
A Ignazio succede il figlio omonimo, uno sciupa femmine. E da qui inizia il declino, in modo subdolo, un po’ alla volta. Ignazziddu sposerà Franca. Ma lui non sa come si fatica, non sa il valore dei soldi. Spende, spende e consegna al mare l’impero costruito dal padre, come nave senza timoniere. E sarà l’inizio della fine.
Bello il riferimento a Falcone e Borsellino: “Il suo compito, quello che gli ha affidato il governo, è stroncare la mafia, quell’organizzazione criminale di cui tutti parlano e che sembra sottrarsi a qualsiasi legge. Non solo: deve affondare le mani nella pozza di fango in cui si mescolano potere politico e malaffare prima che l’intero sistema sia compromesso. Un sistema in cui i malavitosi sono al servizio di senatori, nobili e notabili «che li proteggono e li difendono per essere poi, a loro volta, da essi protetti e difesi», come scriverà il questore nel suo lunghissimo rapporto. Verrà quindi a sapere che i Florio hanno subìto un furto. Cercherà d’interrogare donna Giovanna, ma senza riuscirci; proverà a parlare con i Whitaker per far luce sul rapimento di Audrey e sull’estorsione, ma otterrà solo silenzio. Capirà molte cose della mafia, quell’uomo dalla mascella squadrata e dalla barba bionda che si chiama Ermanno Sangiorgi. L’organizzazione, per esempio: il sistema di famiglie, i capi mandamento, i picciotti, il giuramento di fedeltà... Una struttura che si ritroverà, praticamente immutata, quasi cento anni dopo nelle dichiarazioni del «boss dei due mondi», Tommaso Buscetta, fatte prima a Giovanni Falcone, durante un interrogatorio segreto durato mesi, poi durante il primo, vero processo alla mafia, durato in tutto sei anni, dal 1986 al 1992. E che sarà responsabile degli attentati che costeranno la vita allo stesso Falcone e a Paolo Borsellino, rispettivamente quattro e sei mesi dopo la fine del processo. Sì, capirà molte cose della mafia, Ermanno Sangiorgi. Riuscirà a provarne pochissime.”
In breve: La parabola discendente di una famiglia in rapida ascesa. Bello, bello, bello! Ho sottolineato tantissimo. Una storia di ricchezza, ma anche di declino. Passioni, tradimenti, orgoglio, il ruolo delle donne, i lutti, tanti, troppi, e l’amore.
È con un lieve scricchiolio che inizia la fine di Casa Florio. Un lento insinuarsi di crepe appena percettibili nel cuore di una costruzione che sembra ancora solidissima, «un vago rumore» simile all'inizio lontano del rombo cupo e raggelante che precede un terremoto. Ignazio Florio Junior, figlio di un Ignazio e nipote di un Vincenzo, erede di una delle più grandi fortune del suo tempo, siede nel suo ufficio, che prima di lui ha accolto suo padre e suo nonno, e sente quei cigolii diventare sempre più forti e insistenti fino a trasformarsi in una valanga rovinosa che spazzerà via senza speranza tutta la sua ricchezza, tutta la sua vita fatta di divertimenti, amanti, sperpero e fallimentari tentativi di essere all'altezza dei suoi predecessori. Neanche questo romanzo, purtroppo, è all'altezza di quello che lo precede. Non che I leoni di Sicilia fosse un capolavoro, ma è una lettura più godibile e piacevole di questa, che eredita i problemi principali del primo romanzo (stile telegrafico e insignificante, scarsa caratterizzazione dei personaggi, tendenza a raccontare più che a mostrare) e in più ne aggiunge di nuovi. L'inverno dei leoni paga forse uno scotto in partenza: leggere dell'ascesa dei Florio, scoprire come abbiano potuto trasformarsi da bottegai a principi della navigazione e del commercio, è più interessante e appassionante che leggere della loro caduta. Anche perché, non appena si introduce il personaggio di Ignazio Junior, si capisce immediatamente come andranno le cose. Rispetto al volume precedente si ha una cura maggiore del contesto storico-sociale ed è chiaro che l’autrice ha condotto un lavoro di ricerca notevole sulle vicende dei Florio, gli affari, le questioni private, le persone che hanno frequentato, i luoghi che hanno visitato, le case che hanno abitato, perfino i gioielli che hanno posseduto e le strade di Palermo che hanno percorso. Tutto questo è senz’altro lodevole, ma purtroppo non è sufficiente a produrre un buon romanzo. Catturare e tenere viva l'attenzione è essenziale, soprattutto quando si scrivono così tante pagine. E così si arriva al secondo, evidente problema di questo libro: la lunghezza eccessiva. A meno che un autore non sia Tolstoj, deve avere qualcosa di davvero importante o interessante da dire per poter scrivere ben 688 pagine. Il contenuto, poi, non migliora la situazione: lutti, mariti "sciupafemmine", tradimenti, figli morti in tenera età e tragedie varie degne di una fiction di Rai 1. Il sottotitolo di questo romanzo potrebbe essere Anche i Florio piangono, ispirato a una celebre telenovela che negli anni '80-'90 spopolava tra le nonne italiane. Insomma, è un vero polpettone e per giunta prolisso fino all'inverosimile, infarcito di dettagli perlopiù superflui e ripetitivi dei quali si potrebbe fare a meno senza problemi. Lo stile, sebbene molto semplice e adatto alla capacità di lettura di chiunque, non riesce a essere scorrevole, anzi: questo libro è una sorta di enorme matassa sulla quale si inciampa continuamente, una lettura di una pesantezza e di una lentezza assolute che si trascina una pagina dopo l'altra senza alcun piacere solo per arrivare alla conclusione e tirare un respiro di sollievo perché si è scalata la montagna. L'inverno dei leoni è una (fin troppo) minuziosa cronaca degli eventi privati e pubblici che colpiscono la famiglia Florio, del tutto priva di quel gusto del racconto che dovrebbe distinguere un saggio da un romanzo. Molti eventi potenzialmente interessanti, poi, non sono mostrati, ma raccontati. Ad esempio, la liaison francese di Ignazio: si sprecano moltissime parole e altrettanti sospiri per ribadire quanto la perdita della ragazza che amava, sacrificio compiuto nel nome di Casa Florio, sia stata dolorosa per lui, su quanto senta la mancanza di lei e su quanto sia stato felice quando erano insieme. Di tutto questo, però, noi non vediamo nulla, abbiamo solo un resoconto a posteriori. Di conseguenza, è una vicenda che non prende vita, non emoziona e non coinvolge, ma resta inerte sulla carta. In poche parole, Stefania Auci dovrebbe decisamente lavorare sullo show, don't tell. Il primo libro della dilogia può essere una proposta valida per chi vuole leggere un romanzo storico discreto, senza doversi impegnare troppo e senza scossoni di nessun genere. Il secondo si potrebbe tranquillamente saltare, ma è chiaro che chi ha letto e apprezzato I leoni di Sicilia sarà propenso a leggere anche L'inverno dei leoni. In tal caso, che la pazienza sia con voi.
Cóż to była za powieść, a raczej Powieść! Drugi tom losów rodu Florio, sycylijskich bogaczy, którzy swojej fortuny dorobili się sami, zaczynając od sprzedaży przypraw i tuńczyka, przez produkcję wina po stocznię i flotę morską. I to historia oparta na faktach, to faktycznie żyjąca rodzina której Sycylia zawdzięcza gospodarczy rozkwit w XIX wieku. Niewiele wam mogę napisać o fabule bo to drugi tom, tym razem z jeszcze większą rozpiętością linii czasowej - zaczynamy w 1986 a kończymy w latach 50-tych XX wieku. I podobał mi się bardziej niż pierwszy, ale smuteczek bo to już zakończenie tej historii. Miłość, zdrady, spory, bogactwo i groźba jego utraty. Auci maluje portret epoki tak realnie, że już od poczatku wczuwamy się maksymalnie w jego klimat. Czujemy zapachy, słyszymy morze i włoski gwar, widzimy soczystość sycylijskich kolorów. Postacie są charakterystyczne i z krwi i kości, przywiązujemy się do nich, współodczuwamy z ich gniewem, radością, ekscytacją, rozczarowaniem czy rozpaczą. A tej ostatniej sporo bo autorka (a tak naprawdę samo życie) nie szczędzi rozstań i straty najbliższych. Tak, zdarzyło mi się płakać, więc wrażliwcy przygotujcie chusteczki. Ogromną wartością dodaną jest perspektywa kobiet, przypominam mamy XIX i początek XX wieku, pozycja kobiet nie jest za ciekawa, ale te z rodu Florio są znaczącym ogniwem rodu. Szczególnie mocno przywiązałam się i kibicowałam France - you go girl! I kocham Auci za niepominięcie tematu walki sufrażystek o równość i prawa kobiet. Jeśli potrzebujecie więc gęstej powieści, która pochłonie was na kilka bardzo długich wieczorów i trochę was rozgrzeje włoskim temperamentem i sycylijskim słońcem to czytajcie!
poteva essere la versione glam de i buddenbrook o quella un po' meno cialtrona de i viceré e invece è solo l'inverno dei leoni. scritto con uno stile da melodramma che non aiuta non dico ad amare, ma almeno a tollerare i personaggi - tutti detestabili e antipatici - dei quali racconta le gesta e concluso con cinque pagine cinque di ringraziamenti.
Che tormento questo secondo volume dei Leoni di Sicilia. A parte la lunghezza esasperante, che in altri contesti potrebbe avere un suo perché, mi pare che questo libro sia stato scritto da un'altra autrice. Altre dinamiche, altra (in)capacità narrativa... In sostanza, quasi tutto il romanzo si regge su una banalissima storia da telenovela tra i protagonisti, Ignazio e Franca Florio: gelosie, tradimenti, scenate e bla bla bla... Ma dico io, è mai possibile che delle 660 e più pagine di questo libro almeno almeno 400 debbano essere dedicate a queste robe da romanzetto rosa d'infima categoria? Il primo volume non era affatto così, e infatti mi era piaciuto molto. Questo mi ha snervato, e l'ho finito con difficoltà. Punti belli ce ne sono, ma solo all'inizio. Più si va avanti e più tutto diventa una pedissequa agonia. Insomma, per me è stata rovinata una saga familiare che era partita benissimo. Sarò una voce fuori dal coro? Forse, ma L'inverno dei Leoni mi ha annoiato a morte.
Sono giunta all’epilogo di questa splendida avventura. Una Storia che si affianca e intreccia con la storia della nostra amata Italia, una parabola discendente che lascia un amaro in bocca. Franca Florio è assoluta protagonista di questo libro, un personaggio controverso e delicato, tratteggiata con maestria. Grazie Stefania per questo ritratto di un’epoca.
Meraviglioso e commovente. La seconda ed ultima parte della famiglia Florio all'interno di un libro intimo raccontato con delicatezza. Sentimenti, relazioni, affari, dolore, amore. Interessantissimo, pieno di storia e di umanità.
Se avete letto il primo libro della saga e vi è piaciuto, aspettatevi un identico stile di scrittura ma un netto peggioramento dei personaggi e della narrazione. Ho trovato questo secondo volume molto meno scorrevole del primo per vari motivi.
Innanzitutto non mi sono affatto piaciuti i personaggi principali, ma su questo l’autrice poteva fare ben poco visto che sono personaggi storici e non fittizi. E quindi ci sorbiamo seicento e passa pagine incentrate su Ignazio, un arrogante figlio di papà ossessionato dalla movida ma soprattutto da u pilu, che con le sue scelte scellerate manda in vacca l’impero costruito dalla sua famiglia di cui noi assistiamo con lentezza disarmante l’inesorabile declino. E poi c’è sua moglie Franca, una donna forte e bella la cui vita ruota attorno ai gioielli e al lusso e che diviene ossessionata dal suo dolore fino a diventare insensibile a quello altrui. Capite già che la storia è abbastanza uno strazio di per sé.
Stefania Auci ha poi scelto di dare molto più spazio alle donne della famiglia Florio. Apprezzo molto l’idea, ma visto che parliamo di una famiglia siciliana dell’800/900, la conseguenza è che la trama si allontana dalle stanze in cui si fa politica e si prendono le decisioni economiche più salienti (quindi tutti quei momenti del primo libro in cui la storia dei Florio si intreccia con quella d’Italia e d’Europa, che per me sono stati i più interessanti in assoluto) per dare spazio a centinaia di pagine in cui si susseguono tradimenti, scenate di gelosia e dolore, descrizioni interminabili di gioielli e ricevimenti di gala. A me hanno annoiata moltissimo, anche perché le scene si ripetevano uguali per tutto il libro. E sí che di personaggi femminili meno relegati ai salotti ce n’erano, mi sarebbe piaciuto avere dei capitoli narrati dal punto di vista di Vera o Annina per esempio. In più questo concentrarsi così tanto sulla vita di coppia di Ignazio e Franca lascia poco spazio per spiegare gli eventi dei primi decenni del ‘900, in cui i Florio cadono definitivamente in rovina. Gli ultimi capitoli risultano molto frettolosi, mi sarebbe piaciuto sapere di più sul coinvolgimento dei personaggi nella prima guerra mondiale e nella politica di Mussolini.
Infine, lo stile narrativo è degno di una telenovela. Io amo leggere con una playlist in sottofondo che rifletta il mood del libro e vi giuro che le uniche canzoni adatte agli ultimi capitoli erano quelle dei primi cd della Pausini. Il problema è che Auci non riesce a spiegare i personaggi in modo implicito tramite le loro azioni e parole, ma deve sempre esplicitarne le emozioni e i pensieri tramite il narratore esterno, che risulta essere una voce melensa, iper intensa e melodrammatica.
In definitiva, apprezzo ancora lo sforzo di ricercare e ridare vita alla storia della famiglia Florio, della Sicilia e d’Italia, ma questo secondo libro non mi è piaciuto.
Prima le cose belle: Ninni Bruschetta è stato un lettore eccellente, credo che 1/3 della bellezza della storia sia la dovuto ai suoi toni di voce.
In questo secondo capitolo le figure importanti sono le donne e il cambiamento della società, a cui i Florio maschi non sanno adattarsi. Storia già sentita: il nonno crea l'azienda, il padre la manda avanti, il figlio la rovina. Qualcuno poi mi spieghi perchè Franca ha dovuto sacrificare tutto, compresi i gioielli e gli oggetti con un valore sentimentale, ma non risulta che la/le amante/i di Ignazio abbiano dovuto resituire mezzo carato. Lo so che ai tempi non si usava, ma avrebbe dovuto buttare le convenzioni alle ortiche e farsi un giro con (su) D'Annunzio, almeno si sarebbe svagata un po'.
Superata la parte emotiva del romanzo, andiamo a quella storica. Il passaggio da 800 a 900 scorre veloce, tra feste e viaggi, matrimoni e balli, tecnologia, arte, politica... l'Italia unita e le differenze nord-sud , la guerra, il fascismo... Non riuscivo a interrompermi.
Troppo lirico invece il finale, ed intendo proprio le ultime righe, quelle in cui a Ignazio viene, in un certo senso, riassegnata l'importanza di un cognome che ha rovinato. Non si meritava questa speranza, dato il suo egoismo costante.
Un po' frammentario, volutamente tale. Ma a me le saghe piacciono, e anche questa mi è piaciuta. Il declino precipitoso di una famiglia, il ramo discendente della parabola dei Florio; c'è da chiedersi come abbiano fatto a buttare tutto in malora in quel modo, ma non sono stati gli unici: le famiglie italiane, soprattutto ma non solo del sud, non sono state in grado di diventare imprenditoriali, di spostare la gesione di patrimoni, veri e propri imperi, dal patriarcato paternalistico a azienda. Per incapacità, per vizi, per troppo benessere. Peccato, perchè oltre alla loro di rovina, hanno portato tanta miseria tutto attorno
Da sempre, i siciliani hanno capito una cosa: il mare porta rispetto solo a chi lo rispetta. È generoso: dà il pesce e il sale per il nutrimento, dà il vento per le vele delle barche, dà il corallo per i gioielli di santi e di re. Ma è anche imprevedibile e, in ogni istante, può riappropriarsi con violenza di quei doni. Per questo i siciliani lo rispettano, per questo lasciano che definisca la loro stessa essenza: che forgi il loro carattere, che segni la loro pelle, che li sostenga, che li sfami, che li protegga. Il mare è confine aperto, in continuo movimento. Ecco perché chi vive in Sicilia è inquieto, e cerca sempre la terra oltre l’orizzonte e vuole scappare, cercare altrove ciò che spesso, alla fine della propria vita, scopre di avere sempre avuto accanto a sé. Per i siciliani, il mare è padre - Per me il mare è sempre stato femminile; mamma-mare l'ho sempre chiamato
Romanzo bellissimo, incentrato sulla decadenza della famiglia Florio ma soprattutto sulla figura di donna Giovanna e donna Franca, che ressero le sorti della famiglia insieme ai mariti. Entrambe vissero tragedie insopportabili, soprattutto Franca che vide morire 3 dei suoi figli nel giro di pochissimo tempo. Una famiglia piegata dal dolore e dalla scarsa lungimiranza di Ignazio, uomo vanitoso e immaturo, figlio di Giovanna e marito di Franca, che riesce a dilapidare tutto il patrimonio in una serie di imprese costose quanto inutili oltre a distruggere la famiglia on le sue continue scappatelle. Romanzo scritto benissimo, trascinante.
A mio parere, con questo romanzo la Auci si supera rispetto al primo volume come abilità descrittiva e capacità di rendere romanzo la storia di una delle famiglie più potenti dell’Europa di fine Ottocento. 670 pagine che scorrono veloci (praticamente un ossimoro) nel raccontare l’ascesa e il declino di una dinastia che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Sicilia. Bello, coinvolgente, con la vivida intensità di una saga familiare, trascina il lettore nelle vicende dei Florio, dando l’impressione di vivere nello loro stesso mondo costellato di ricevimenti e feste eleganti, di viaggi e di incontri illustri.
Πρόκειται για το 2ο και τελευταίο μέρος μιας συγκλονιστικής saga για μια ιταλική εμπορική οικογένεια που άλλαξε το ρου της ιστορίας της Σικελίας & έπαιξε μεγάλο ρόλο μέχρι τις αρχές του 20ου αιώνα. Σ'αυτό το βιβλίο συναντούμε ξανά τους Florio & τους διαδόχους τους & ταυτόχρονα βιώνουμε μαζί τους γεγονότα που στιγμάτισαν την ιταλική ιστορία του 19ου αιώνα.
Η Auci έχοντας ένα πλούσιο υλικό στα χέρια της,μετά από ενδελεχή έρευνα, καταφέρνει & συνδυάζει τα ιστορικά γεγονότα,καθώς και τα βιογραφικά των Florio,με τη μυθοπλασία.Πρωταγωνιστές με έντονη προσωπικότητα,εικόνες εποχής που ζωντανεύουν μπροστά στα μάτια μας,μελωδίες,τέχνη, μυρωδιές,παφλασμοί κυμάτων & μια Νότια Ιταλία που ψάχνει και βρίσκει το στίγμα της στον αιώνα που αλλάζει.Ωστόσο,δεν μένουν όλα ρόδινα,καθώς θα αλλάξουν τα πάντα για τους Florio και η πτώση θα είναι σπαρακτική.
Το βιβλίο δεν χαρακτηρίζεται ως αμιγώς ιστορικό μυθιστόρημα,αλλά ως ένα μυθιστόρημα εποχής με έντονα τα στοιχεία της τοπικότητας,που δείχνει την αγάπη της συγγραφέως για το "σκηνικό" που εξελίσσεται η ιστορία της. Διαβάζονται απνευστί οι 865 σελίδες της ελληνικής έκδοσης,καθώς ο λόγος της ρέει ευχάριστα,παρά τον όγκο πληροφοριών που προσφέρονται.Δεν κρύβω ότι συγκινήθηκα σε αρκετά σημεία!
Η Auci έφερε εις πέρας ένα μεγάλο στοίχημα:να καταφέρει η μεστή λογοτεχνία της να γνωστοποιήσει στο ευρύ κοινό μια σπουδαία ιστορία της εμπορικής ταυτότητας μιας ξεχωριστής πόλης,όπως είναι το Παλέρμο.
Η εξαιρετική και άρτια μετάφραση του έργου ανήκει στη Βιολέττα Ζεύκη.
Κυκλοφορεί από τις εκδόσεις Κλειδάριθμος (όπως και το πρώτο μέρος) με τον τίτλο "Ο χειμώνας των λεόντων"
Për siçilianët, deti është baba. E kuptojnë kur ndodhen larg tij, kur nuk mund të ndiejnë aromën e fortë të leshterikëve dhe të kripës që i mbështjell në çastin kur ngrihet era, duke e përçuar deri në rrugicat e qytetit. Për siçilianët, deti është nënë. I dashur dhe xheloz. I pashmangshëm. Ndonjëherë mizor. Për siçilianët, deti është trajta dhe kufiri i shpirtit te tyre. Zinxhir dhe liri.
Sa të mahnitshme jane perlat! Edhe te çuditshme! Kanë shpirt,por nuk janë të gjalla. Lindin në një stridhe, që i ngjan shumë shkëmbit tek i cili është kapur, por pjesa e brendshme ku rrinë është mikpritëse dhe regëtin nga shkëlqimi i sedefit. Lindin nga dhembja. E kanë zanafillën nga një trup i huaj që hyn në guaskën e detit dhe e detyron të kundërpërgjigjet e të krijojë një shtresë sedefi përreth asaj grimce që ia plagos mishin. Nga vuatja lind bukuria, siç ndodh për shumë gjëra të rralla dhe të çmuara.
Vështron sendet, që duket sikur e thërrasin. Atëherë shpejton hapat de sa nuk vrapon për te dera kryesore, a thua se e ndjekin. “Qenka e shkruar që njerëzit të jenë të lumtur dhe të mos e kuptojnë se janë të tillë. Janë mallkuar që të çojnë dem kohën e gëzimit, pa e kuptuar se ajo është sa e rrallë, aq edhe e papersëritshme. Kujtesa nuk mund të të rikthejë atë që ke ndier, por vetëm atë që ke humbur",-bluan në mendje Franka.
Ylli që kishte ndriçuar qiellin e Palermos, shkëlqyes si askush tjetër, tani ishte shuar, duke u kthyer në terr brenda territ. Edhe xhevahiret e saj, edhe ato që ishin shenja të një dashurie gënjeshtare, të dëshpëruar, të gabuar, janë zhdukur. Iluzioni se dikur ka qenë e lumtur është avull që davaritet nga dielli, është pluhur në atë mëngjes të praruar pranvere. Nuk ka më asgjë. I mbetet veç një dhembshuri e vagullt për Injacion, e lindur nga vitet që kanë kaluar së bashku. I mbetet edhe dashuria për vajzat, Hygeian dhe Xhulian. Për to ushqen shpresën që të mos bejnë gabimet e saj, që t'i qëndrojnë besnike vetvetes dhe të kuptojnë se dashuria në çift nuk mund të jetojë vetëm sepse e do njëri prej te dyve. Mbi të giitha, shpreson që ato të mësojnë ta duan veten.
-Unë di gjithçka për ju, don Injacio. Gjyshi më tregon mua dhe vëllezërve të mi shumë gjëra... por edhe gjyshërit e shokëve të shkollës na tregojnë për tonaren dhe "Shtëpinë" tuaj. - Ndalet për një çast,vështron guaskat që mban në pëllëmbë, zgjedh njërën prej tyre dhe ia zgiat. - Këtu e dinë të gjithë se cilët jeni ju. Injacio merr guaskën. -E dinë... të gjithë? - pyet me një fije zëri. Vogllushja pohon me kokë, ndërsa plaku shton: -Sigurisht. Të gjithë e njohin historinë tuaj, don Injacio. Ju, vëllai juaj, familja juaj... Ka pasur shumë njerëz të pasur dhe të rëndësishëm në Palermo, por jo si ju. Ju jeni Floriot. Me një lëmsh në grykë, Injacio ngre sytë dhe i ngul në horizont. Mes dallgëve, diku larg, është një varkë e vogël me një velë të bardhë trekëndore. Duket si skifac. -Ashtu është, vërtet. - Kthehet dhe i buzëqesh vogëlushes dhe plakut. - Të tjerët janë të tjerët. Ne jemi Floriot.
شتاء الأسود هو الجزء الثاني من ملحمة عائلة فلوريو التي تواصل صعودها في صقلية في القسم الأخير من القرن 19 و بداية القرن 20 و كل ما صاحب ذلك من تحولات على مختلف الأصعدة لتبدأ في الانحدار بموت الأبناء و فقد الثروة بسبب سوء التدبير ثم بسبب الحرب العالمية الأولى . عمل ممتد عبر الأجيال يؤرخ للطبقة البورجوازية الإيطالية في سعيها لترسيخ وجودها بتطعيمها بعلاقات مصاهرة مع الطبقة الأرستقراطية.
Appassionante come il primo libro. Ero molto curiosa di leggere la storia che ha portato al declino ( l’inverno) la famiglia Florio. Raccontato con maestria inserendo le vicende storiche prima di ogni parte romanzata che aiuta molto a comprendere l’aspettò politico sociale. Ho fortemente detestato Ignazio che fino alla fine si è dimostrato incapace, vigliacco, traditore e viscido. Le figure femminili risaltano come figure forti e sono ben caratterizzate con i loro pregi e difetti, dove risaltano le loro forze e le loro debolezze. Ho sofferto per la perdita dei tre figli piccoli… quanto dolore. Vedere poi il grande patrimonio ottenuto con grandissimi sacrifici dai loro avi , venire dilapidato e sperperato senza criterio fa capire l’incapacità e la leggerezza del loro vivere. Molte sono le emozioni che il libro mi ha trasmesso
Riuscire a spiegare le sensazioni che mi ha lasciato questo libro, è un'impresa bella e buona.
L'ho terminato da un più di un mese e ve ne parlo solo ora. Prima di sbilanciarmi in considerazioni sbagliate volevo vedere a distanza di tempo le emozioni che mi avrebbe lasciato.
Non so dirvi se l'ho più amato o più odiato. Sgomento? Rabbia? Passione ? Amore? Un pò tutto....
Ho amato moltissimo I Leoni di Sicila, per lo stile narrativo ma in particolar modo per la storia dei Florio. Per la loro crescita, per la rivalsa, la conquista di persone partite dal nulla che sono riuscite a costruire un impero. Ammirati e rispettati da tutti, questa famiglia ha fatto sognare una quantità inimmaginabile di persone. Un libro che ho amato moltissimo.
In 𝘓'𝘪𝘯𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘭𝘦𝘰𝘯𝘪 la storia continua, sarà Ignazziddu che dopo la morte del padre si ritroverà a dover amministrare l'impero di Casa Florio.
Ingnazziddu però ha solo vent'anni, poca esperienza, la mente altrove. Inoltre i tempi sono cambiati, e dovrà lottare con tutte le sue forze contro un inevitabile decadimento della dinastia.
Una storia che mi ha fatto venire una rabbia pazzesca e nella quale ho apprezzato immensamente le figure femminili che con determinazione e orgoglio hanno fatto tutto ciò che fosse loro possibile per tenere alto il nome Florio.
Dalle prime impressioni ricevute del gruppo di lettura #unestateconileoni e dai messaggi ricevuti da amiche che mi hanno scritto privatamente è venuto fuori un pò di tutto. C'è chi l'ha trovato troppo lungo, chi lo ha amato di più del primo, chi lo ha abbandonato. Chi ha rischiato il blocco del lettore ☹ Insomma un libro molto controverso.
La mia posizione è un pò nel mezzo.
Ho amato questo libro per la scrittura della Auci che sicuramente ha un arte narrativa molto accurata. La ricerca storica è precisa e meticolosa, e dimostra che sicuramente c'è stato un enorme lavoro di ricerca documentaria. Tutto questo abbinato alla appassionate storia delle donne della famiglia Florio ha dato un valore aggiunto a questo testo. • La Auci ci ha regalato un romanzo che innalza le figure femminili di Casa Florio e con la sua penna sa evocare ed empatizzare in maniera formidabile con i personaggi del romanzo e con la bellissima storia che mi ha fatto emozionare più di una volta. • Ci sono stati dei momenti durante la lettura che ho provato amore e rabbia con una intensità tale che mi ha stupita. • Ci sono due però. Il primo è che ammetto di avere incontrato tantissime difficoltà nei dialoghi in dialetto palermitano. Praticamente non ho capito nulla e mi sono persa sicuramente molte parti interessanti. Peccato davvero, avrei preferito che ci fossero delle note di testo con le traduzioni. • Per quanto riguarda il secondo punto, nella parte centrale del libro ho accusato un pò la prolissità della scrittura. Si dilunga inutilmente in questa parabola discendente della dinastia familiare che con determinazione, audacia e faticarente il padre aveva costruito. Inoltre gli accenni storici sebbene inerenti al contesto storico a volte estraniavano dalle vicende familiari. • Ho avuto come l'impressione, ma non vuole essere una critica, che la storia fosse stata 'allungata' per creare un volume importante. Avrei preferito qualche pagina in meno, lo ammetto.💁♀️
• A prescindere da tutto questo, voglio evidenziare l'attaccamento forte che ho avuto con la figura di Franca Florio. Mi è rimasta nel cuore, e la sua triste storia mi ha fatto scendere parecchie lacrime. • Bello, la storia di questa famiglia mi ha lasciato un segno.
Un meraviglioso affresco della storia italiana dalla fine dell'Ottocento fino alla metà del Novecento attraverso la famiglia Florio, che, se nel precedente volume compiva sa sua ascesa, qui è ormai in declino, dovuto sia a scelte sbagliate che alla morte prematura di troppe persone. Ignazio si trova solo alla guida dell'impero di famiglia a causa della prematura morte del padre Ignazio, che non ha modo di educarlo a stare a capo di proprietà così vaste. Ignazio si troverà - immaturo e ricchissimo - a scialaquare il patrimonio correndo dietro alle donne e cercando di riparare poi con la moglie, che pure ha sposato per amore, Franca Jacona di San Giuliano, che è un simbolo della famiglia per eleganza agli occhi della Sicilia e dell'Italia tutta, mentre nel cuore piangerà sempre per i continui tradimenti del marito e per la morte prematura di tre dei suoi bambini.
Io non mancherò mai di rispetto a lui e a questa famiglia, sia chiaro. Però voglio che mia figlia si senta amata e impari subito quanto è importante difendere la propria dignità. L’onore del nome viene dopo.
Amarissima è la vita di Franca, che sembra non poter trovare mai consolazione nell'amore del marito, che, addirittura, la accusa di essere stata assente quando lui aveva bisogno di lei.
«Da quando sono iniziati i problemi, tu sei... scomparsa. Tu non ci sei stata. Vera sì. E questo ha fatto la differenza.» «Ma tu non me lo hai mai chiesto!» «Sei mia moglie. Non dovevo chiedertelo.» Franca barcolla. Gli ha dato tutta la vita, eppure a lui non è bastato. Anzi adesso è come se lui la stesse rimproverando di non avergli dato di più. Ma cosa, come? Non era stato sufficiente ignorare i continui tradimenti? Affrontare il mondo intero con dignità dopo la morte dei suoi figli? Essere sempre al suo fianco? No, non era bastato. Franca ora si rende conto che Ignazio avrebbe voluto che lei si annullasse del tutto, rimanendo invisibile finché lui non la evocava, a seconda delle sue necessità, dei suoi bisogni. Poi però, quando aveva conosciuto Vera, aveva capito che la forza dell’amore non era nella sottomissione, ma nella parità, nel camminare fianco a fianco. Ignazio era finalmente cresciuto. Ma, per farlo, aveva messo da parte lei e tutto quello che c’era stato tra loro due. Allora anche lui può amare davvero, si dice, più sorpresa che amareggiata.E ama una donna che non sono io. «Ho capito. Non c’è altro da aggiungere.» Raddrizza le spalle, solleva la testa. La dignità e l’orgoglio sono le uniche cose che nessuno potrà mai toglierle.
Un ritmo incalzante, una narrazione al presente che catapulta il lettore automaticamente con i protagonisti in Sicilia e in tutta Europa, con una protagonista indiscussa, che pur essendo una Florio acquisita, rappresenta simbolicamente tutta la famiglia e la resilienza delle sue donne.
„Tyle że rodzice Ignazia zadbali, aby to wspomnienie zostało niemal całkiem wymazane, aby w domu przywoływano je jak najrzadziej. Bo jeśli nie mówi się o przeszłości, to ona w końcu zniknie. A jeśli zniknie, to tak, jakby nigdy nie istniała.”
„Zima lwów” to drugi (i ostatni) tom opowiadający o rodzinie Florio. I no cóż, historia tak jak w „Sycylijskich lwach” pochłania całkowicie. Tym razem, mamy tu zdecydowanie więcej przeżyć, więcej dramatów, radości, sukcesów i porażek. Są rodzinne dramaty, codzienne życie, narodziny i śmierć. Jak napisać o fabule, skoro Auci pisze dosłownie o całym życiu? Obserwujemy gwałtowny rozwój biznesu, który niesie za sobą tak samo dużo radości, co smutku. O biznesie, który przyniósł pieniądze i sławę, ale jednocześnie całkowicie zmienił stosunki rodzinne. I jak to w rodzinnych sagach – są zdrady, intrygi, tragedie i mnóstwo, mnóstwo uczuć.
Auci świetnie zbudowała swoich bohaterów, nie stawia ich na piedestale, wręcz przeciwnie, pozwala im popełniać błędy, być zawistnym, emanować dumą i pewnością, pozwala im na refleksje i momenty zwątpienia – po prostu daje im żyć. Muszę przyznać, że ten tom przypadł mi do gustu zdecydowanie bardziej niż pierwszy. Nie napiszę, że książka jest nieodkładalna, bo przeczytanie (i przesłuchanie) jej zajęło mi kilka miesięcy, ale jestem pewna, że jeśli ktoś za kilka lat zapyta mnie o fabułę, będę doskonale pamiętać każdy wątek, bo to historia, która zostaje w czytelniku.
"E in quel momento, tanto perfetto quanto impossibile è davvero felice, come non è mai stata davvero".
Questa citazione racchiude, a mio avviso, tutto il significato di questa opera. Per tutto il tempo della lettura, mi sono domandata se i personaggi abbiano mai conosciuto, nonostante gli alti e bassi della loro vita, la parola felicità. Il secondo capitolo, conclusivo (ahimè) della saga de I Florio, mostra il declino di questa famiglia. Da Bagnara Calabra arrivando a Palermo dove, dopo innumerevoli imperi, le tonnare, le ville, le ceramiche, si compie il loro tracollo. Un tracollo che non coinvolge soltanto le proprietà, Villa Igiea, Villa Olivuzza, ma anche gli stessi personaggi che, con la confisca dei propri beni, sembrano perdersi e annullarsi. Un secondo capitolo in cui le donne hanno finalmente voce in capitolo, come Giovanna e Franca, determinata, temeraria, che lotta per essere sé stessa e non solo una Florio. L'inverno dei leoni mostra anche le difficoltà di un figlio quale Ignazziddu, dedito a vari intrallazzi, che si ritrova a gestire un patrimonio molto più grande di lui, non riuscendo a barcamenarsi. A conclusione ultimata, non so se i personaggi de I Florio siano stati davvero felici, ma sicuramente ognuno di loro ha saputo insegnarmi qualcosa e mi mancherà la loro fierezza e orgoglio.