Il paese sbagliato alla sua prima pubblicazione, nel 1970, mise a nudo le deficienze di una scuola rigida che escludeva i più fragili. Da allora è trascorso mezzo secolo, ma siamo ancora lontani dal garantire un’istruzione capace di contrastare ogni forma di discriminazione, mentre è cambiata profondamente la relazione dell’infanzia con il gioco, l’intrattenimento e le fonti di informazione. I bambini trascorrono sempre più ore davanti a schermi di ogni dimensione, spesso cercando nel virtuale una via di fuga dalla solitudine. Capire che scrivere è «scoprire gli altri», che le parole sono anche suoni e colori, che ci sono molti modi per incontrare la storia e che si può costruire conoscenza insieme, anche se diversi, è quanto hanno imparato gli allievi di Mario Lodi. Il suo diario racconta quell’esperienza suggerendo una scuola inclusiva e aperta che innanzitutto vuole educare, e che crede nello studio come occasione di crescita morale e civile.
Un documento fondamentale per capire come la scuola potrebbe davvero essere. Una testimonianza del fatto che, già negli anni '60, c'erano persone che avevano capito quanto la scuola strutturata come era (ed è strutturata) avesse dei limiti e come fosse in realtà facile superare questi limiti mettendo al centro il bambino. Sono rimasta affascinata dalle trascrizioni dei dialoghi dei bambini che, in piena campagna cremonese negli anni '60 e in un contesto contadino, dimostrano una cultura e un patrimonio di conoscenze che molti oggi possono solo sognare!
L'autore scrive nel 1970..quello che mi stupisce conoscendo la scuola è che molti dei suoi spunti sono ancora cosi attuali! Da allora sembra che veramente poco sia cambiato nella scuola italiana se non forse in peggio..avrei lasciato più spazio alla metodologia che agli esempi..talvolta un po' pesante. Comunque un buono spunto per chi lavora in ambito educativo e scolastico.
Non solo la meravigliosa testimonianza di una didattica libera ma anche uno spaccato interessantissimo della società italiana e delle sue problematiche negli anni '60. Ho cercato di assorbire tutto il possibile.