«Le situazioni pericolose, tristi, luttuose mi facevano vibrare come se solo nel dramma la vita si mostrasse davvero: nuda, integra, commovente». Ciascuno di noi, anche solo per un istante, ha conosciuto l'irresistibile forza di attrazione dell'abisso. Daria Bignardi sa metterla a nudo con sincerità e luminosa ironia, rivelando le contraddizioni della sua e della nostra esistenza, in cui tutto può salvarci e dannarci insieme, da nostra madre a un libro letto per caso. Partendo dalle passioni letterarie che l'hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo - dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie - narrando l'avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d'ombra. E scrive un inno all'incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. Un viaggio nel quale la vita si manifesta «furiosamente grande». «Dopo aver letto "Il demone meschino" di Sologub, a tredici anni, presi della polvere dal Piccolo Chimico, uno dei miei giochi preferiti di bambina, la misi dentro un foglietto di carta velina piegato in quattro e me lo infilai nel portafoglio, per giocare alla droga. Mio padre la trovò qualche anno dopo e la fece analizzare. Distratto com'era, assente com'era, anziano com'era - sono nata che aveva quasi cinquant'anni - a suo modo cercava di tenermi d'occhio. Mia madre era così ansiosa che il solo pensiero che potessi cacciarmi nei guai la devastava, perciò lo rimuoveva. Mi proibiva tutto, che è come non proibire niente. Per lei - e quindi anche per me - non c'era scelta: dovevo essere irreprensibile e prudente, se no lei - come minimo - ne sarebbe morta. Diventai l'opposto».
In genere si parla dei libri che curano, dei libri che aprono orizzonti, di quelli che ti cambiano, ma sempre in senso positivo. Daria Bignardi, invece, decide di parlare di quei libri che le hanno rovinato la vita facendole sperimentare, giovanissima lettrice, la fascinazione del male, l’attrazione verso l’abisso, il pericoloso magnetismo del negativo. Con l’energia inesauribile della giovinezza Daria si tuffa nelle parole degli scrittori amati, cammina sul ciglio di libri pericolosi, ne abbraccia il mistero. La loro sofferenza diventa la sua. Come scrisse Abbie Hoffman : “ Eravamo giovani, eravamo avventati, arroganti, stupidi, testardi. E avevamo ragione!”
Taccuino di lettura e memoir, il libro ripercorre brevemente il percorso di formazione dell’autrice, analizzando la sua propensione verso la malinconia, l’idea che il tormento e la sofferenza siano più interessanti della gaiezza e della felicità fino ad arrivare alla consapevolezza dell’età matura, espressa in mirabile sintesi dalle parole di Tolstoj: “Chi è felice ha ragione”.
Raccontando la sua esperienza di avidissima lettrice la Bignardi intreccia i paesaggi narrativi con le sue esperienze personali, mostrandone i nessi e indicandone gli enigmi. Arrivando a una conclusione in cui tutti noi amanti dei libri possiamo riconoscerci:
“L’importante è che siano belli, i libri, e onesti, che non siano sciatti o furbi o pretenziosi, se no diventano irritanti o inutili, o fanno perdere tempo, e il nostro tempo sulla Terra è poco, e bisognerebbe vivere per sempre solo per leggere, che è così furiosamente bello.”
Purtroppo ha totalmente deluso le mie aspettative. L'ho trovato sconclusionato e non mi ha dato nessuno spunto interessante. Sarà un problema mio ma in certe parti non sopportavo il tono altezzoso dell'autrice (vedi frasi come "tre MacBook Air fa" o lei che affitta uno studio a Milano senza un necessario bisogno e consapevole di questo).
Cara Daria, è stato un colpo di fulmine! Grazie! Ho provato un'invidia profonda perché ho scoperto tardi il piacere della lettura ed è adesso che mi trovo nella fase onnivora, quella in cui anche il lockdown è stata un'esperienza piacevole perché avevo tempo di leggere ed in cui avrei potuto fare gare agonistiche di lettura. Un po'come un piede rotto ed un mancato viaggio a NY sono la scusa per accorciare la lista di lettura. Che si tratti di un rifugio per l'ansia o di un passatempo, mi ha rassicurato il comune sentire con l'autrice che le emozioni scure, ritrovate nella lettura ci confortano come se ogni scrittore parlasse direttamente di noi e con noi. Ho amato quel piglio autoironico ed onesto nel raccontare la propria malinconia, ma soprattutto la determinazione di accettarla e conviverci nella quotidianità, nell'azzurro del mare in Sardegna e anche negli spritz al tramonto di via Barbavara. Io ci ho letto un grandissimo amore per la vita, finché ci sarà un libro bello da leggere faremo pace con i nostri demoni interiori. Bibliografia raffinata, ma soprattutto vissuta.
Ho iniziato questo volumetto sperando che la passione per i libri di un'altra rinfocolasse la mia. In parte c'è riuscito, ma temo che ciò si sia verificato perché, ancora una volta, a venire pungolata è stata la mia ambizione ad essere plasmato dai libri in una versione migliore di me; come se, alla fine d'un numero indefinito di letture d'alto sguardo, ci fosse il mio innalzamento a uomo più riuscito. È un modo di leggere tossico, il mio, perché tenta di recuperare la formazione che non ho avuto e gli studi che ho abbandonato solo per una forma di vanagloria disillusa. Chi mai potrei divenire, d'altro da me? Macinare pagine non basta, certi vuoti non si possono riempire a posteriori con una colata di cemento. A prescindere, di me sarò la mia mediocrità. Forse è per questa consapevolezza che negli ultimi mesi ho smesso d'insistere, d'aprire copertine: la bulimia, prima o poi, tornerà da sé. Non mi chiedo perché. Sta sempre lì, dove è scaturita quell'altra: nella perseveranza per diventare un ideale, un costrutto, una maschera, qualcosa di usuale e noto e accettabile. Nel mentre, come contrappeso, resiste la paura per il niente che lascerò dietro di me.
Ho invidiato Bignardi, forse pure con una certa cattiveria, perché ha avuto la vita che ho tanto desiderato anche io, con qualcuno che alimentasse il mio bisogno di libri e che mi lasciasse quieto sul divano. Nella mia famiglia, invece, leggere e perdere sono sinonimi: se leggi perdi tempo, perdi denaro, perdi vita. Io sono un perdente, perché sono un lettore e perché sui libri mi sono incaponito. Questa cosa mi ha isolato. Al di là di qualche rimostranza personale, ché Bignardi forse è un po' troppo compiacente con se stessa (e a me lei fa simpatia, da quando ragazzetto vedevo le sue interviste in tv), il difetto principale di Libri che mi hanno rovinato la vita è che perde il suo motivo fondante lungo la via. Esplode, come nei film d'azione, quella cosa fondamentale sull'ala dell'aereo, per cui ha inizio un precipitare rapido che non lascia scampo. Certo, i libri dalla "vibrazione oscura" sono interessanti - classici, ma non notissimi; di nicchia, ma non inavvicinabili -, ma sono soltanto tre, con un breve elenco di menzioni d'onore. Il resto di queste 150 pagine spesso piene a metà sono citazioni, pochi dati biobibliografici e materia autobiografica non sempre valevole o resa con l'accortezza a cui tante penne ci hanno abituato negli ultimi decenni. È facile scadere nella cronistoria banale di sé, quando ci si mette al centro della narrazione. Il ragionamento iniziale, quello di andare in cerca delle pagine che l'hanno rovinata, si perde troppo presto a scapito di annotazioni diaristiche che avrebbero benissimo potuto essere lasciate tra le carte private. Bella l'idea di partenza, ma la "vibrazione oscura" doveva essere un terremoto e invece è una brutta ruzzolata sul ghiaino.
Un libro su cui riponevo grandi aspettative. Mi ha deluso, perché dal titolo mi aspettavo altro. Oltretutto la maggior parte dei libri citati dalla Bignardi non fanno parte del mio repertorio. Non ho trovato nulla di interessante, se non la piccola riflessione sulla depressione.
Memoir iper frammentato dal mood ansioso e malinconico, pieno di citazioni e spazi bianchi. Buona l’idea, si legge veloce, ma resta un po’ impalpabile. La cosa più azzeccata è il titolo.
In questo libro Bignardi non è riuscita a rendere interessante né la propria biografia né i libri "che le hanno rovinato la vita".
Quando parla di sé tende a drammatizzare troppo gli eventi del passato e non a sufficienza quelli del presente, e secondo me questo è un errore che gli autori non dovrebbero mai commettere, perché mostra scarsa professionalità. Ognuno di noi è convinto che la propria vita sia in qualche modo speciale, e va bene così, ma credere che anche gli altri possano avere la stessa cieca convinzione è da camicia di forza. Per rendere il proprio vissuto interessante al prossimo bisogna non solo avere effettivamente qualcosa da raccontare (cosa su cui ho dei dubbi nel caso di Daria), ma dimostrare d'essere scrittori brillanti nel modo in cui lo si narra. Bignardi non lo fa né come autrice né, a dirla tutta, come interprete nella versione Audible di cui ho fruito.
Quanto ai libri citati, sono principalmente testi impegnati e apprezzati dai sostenitori della cosiddetta letteratura alta; non lo scrivo con l'intento di sembrare un'irriverente che ha l'ardire di denigrare mostri sacri, al contrario, alcuni li ho apprezzati anch'io. Semplicemente, ho trovato che fosse una selezione testi molto banale. Nessuna perla nascosta, nessun guilty pleasure: assolutamente una giocata facile e perciò noiosa, degna di una che si vanta di aver studiato al Classico [questo invece sì è da leggersi con tono sprezzante].
Trovo spiacevole scriverlo in una recensione su una personalità che peraltro mi sta piuttosto simpatica, ma sono convinta che se sul frontespizio non ci fosse stato il nome di Daria Bignardi ma quello di un emerito sconosciuto, il manoscritto non avrebbe mai ottenuto l'interesse di una casa editrice.
"Cenavo con i miei in silenzio, sentendoli parlare in sottofondo, ancora beatamente assorta nelle storie appena lette. Ho vissuto così per molti anni. Mi piaceva un sacco quella vita piena di storie e vite d'altri. Non immaginavo che si potesse vivere in un altro modo".
Ho ascoltato questo libro su Audible letto dall'autrice stessa e questo ha sicuramente arricchito la mia esperienza di lettura. Un libro che si è rivelato più profondo dell'idea che trasmette il suo titolo parecchio ruffianotto. Si tratta di un vero e proprio viaggio nei pensieri, negli stralci di storia di una lettrice, di una donna che ha scelto di confidare tanti momenti della sua vita utilizzando l'escamotage di quelle letture che in assoluto l'hanno più segnata, anche se magari in negativo. Quei libri, cioè, che hanno modificato un pezzo della sua persona e che hanno contribuito a plasmare i suoi pensieri anche nei periodi più bui e delicati. La scelta dei libri citati mi ha sorpreso, ammetto che molti titoli non li conoscevo affatto e quindi per me si è trattato anche di una piacevole scoperta, mi sono appuntata diversi titoli e, soprattutto, mi sono sentita capita nell'importanza e nell'impatto che i libri sanno dare alla vita di una persona. Credo che ognuno di noi che ama leggere si possa ritrovare in queste sensazioni. Anche se non lo ritengo un libro memorabile, è sempre interessante andare a sbirciare nelle vite di altri lettori e lettrici ed è stato molto piacevole da ascoltare.
2.5/2.7 L'argomento di base di questo testo, ovvero che i libri possono lasciare nelle persone impronte forti negative e/o positive, è estremamente interessante; peccato però che qui venga trattato un po' in modo banale e vuoto, quasi piatto. Forse sono io che mi aspettavo una lettura diversa...? Al momento non mi è rimasto molto, oserei dire che ho indifferenza e ovviamente è un parere/sensazione completamente personale.
Leggero e, paradossalmente, profondo. Come una di quelle conversazioni tra persone che si conoscono poco (o niente), davanti a un calice di vino, vicino al mare o a una cena a casa di amici comuni. Daria Bignardi parla al lettore con quella esatta confidenza senza sovrastrutture, la stessa che si affida a chi, di noi, sa poco (o niente) e mai saprà di più. Fresco e malinconico.
Perché? Ho provato a leggere questo libro ma è stata una fatica assurda andare oltre i primi 2 capitoli. Perché stampare e pubblicare una lista della spesa? Perché è firmata Daria Bignardi? Una lista di libri che pare una bibliografia e che non è per nulla legata. Non si capisce nemmeno per quale motivo questi libri avrebbero rovinato la vita all'autrice... Delusa, delusa, delusa!
“L’importante è che siano belli, i libri, e onesti, che non siano sciatti o furbi o pretenziosi, se no diventano irritanti o inutili, e fanno perdere tempo, e il nostro tempo sulla Terra è poco, e bisognerebbe vivere per sempre solo per leggere, che è così furiosamente bello. Quasi come andare in bici senza mani.”
In questa sorta di memoir Daria Bignardi riesamina una vita intera da lettrice e lo fa prendendo spunto non dai libri che l'hanno salvata, ma piuttosto dai libri che le hanno rovinato la vita. Quei libri che per la prima volta l'hanno messa in contatto con la sua parte più oscura, più ribelle, quella parte che era ed è rimasta attratta dall'abisso. Con una profonda ironia, in particolare nel raccontare esperienze di vita, e tanta onestà, si svela parlando anche di depressione, sofferenza e malinconia.
Ecco, io mi ci sono rivista tanto. Anche io ho avuto il mio periodo da lettrice onnivora, da ragazzina (ma forse anche adesso) avrei potuto partecipare senza problemi a maratone di lettura macinando pagine su pagine come se ne andasse della mia vita, e sopratutto ho spesso provato quella stessa malinconia di cui lei parla. Una malinconia che ti porti dietro, che diventa compagna di viaggio, a volte silenziosa, a volte estremamente rumorosa. Mi trovo a ricercarla, esattamente come lei, in libri, film e poesie come se andassi costantemente alla ricerca di qualcosa in cui ritrovarmi. Lei scrive: "Se hai l'umore oscillante, come ce l'ho io, è inutile illudersi di guarire. Non si può guarire dalla malinconia: la si può solo riconoscere." O ancora: "Io mi vergogno di essere sentimentale, lunatica e malinconia. Cerco di mostrarmi brillante, razionale e allegra e in realtà quando sto bene un po' lo sono. Quindi mi vergogno di come sono quando sono giù." Mi è sembrato quasi di leggere di me.
Ovviamente mi è piaciuto anche perchè ha descritto perfettamente il legame tra un lettore e i libri. Sono pagine ricche di amore per la lettura che solo un lettore può comprendere pienamente. Il rapporto che si crea tra un lettore e i libri che hanno segnato la sua vita è esattamente quello di cui parla Daria Bignardi. Leggero e profondo allo stesso tempo, devo ammettere che mi è piaciuto più di quello che pensavo, non solo per la trasparenza nel raccontare e nel raccontarsi, ma proprio perchè l'ho sentito mio.
Quando si dice il libro giusto al momento giusto. Ho iniziato per caso questo libro dopo che la mia psicologa mi ha interrogato sul perché io sia sempre attratta da letture cupe, angoscianti, dolorose. La domanda mi ha colto in contropiede, non sapevo bene cosa rispondere. Perché mi piacciono, mi emozionano, ho detto. Ma perché mi emoziona solo il dolore, o comunque più di ogni altra cosa? Ci ho riflettuto a lungo, e poi ho ascoltato la storia di Daria e mi sono rispecchiata moltissimo in lei e mi sono sentita perfettamente compresa. Ho capito molto di me grazie a questo libro, che mi ha fatto ridere, commuovere e riflettere molto. Che bello quando un libro ci tocca nel profondo, e quanto è grande è confortante il potere della letteratura. ❤️
L’ho ascoltato come audiolibro e mi è piaciuto molto: una vita vera, ricca di gioie e dolori; una voce onesta, che tocca corde profonde e fa aumentare la pila di titoli sul comodino.
يعتبر بالنسبة لي ، من أمتع الكتب التي قراءتها. عنصر الجذب هو الحكي المغلف بالصدق و الشفافية. صفحات الفقرات تلمس قلبك ، لأنها من رتم الحياة الحية ، كد تصادف مقاطع مشابهه مثل الكاتبة و بالتهامها الكتب لتنفصل عن الواقع ، لتعيش بين صفحاته أو نتيجة نمط حياتها الرتيب الذي جعلها تجلس ساعات متتالية على أريكتها المفضلة في المنزل ، و تنهي رواية ما أو كتاب . بلى ، الكتب دمرتها و استحوذت على جزء كبير في فترات طفولتها بالأخص ، جعلتها تترك ندوب تملئ قلبها بكتب سمتها “الكتب التي دمرت حياتي” . بالرغم من ذلك التدمير ، شظاياه أخرجت منه كاتبة ألفت العديد من الروايات و الكتب . الجوانب الحياتية للكاتبة لها دورا” مهم على جعل القراءة هي الملاذ الوحيد أو المنفذ للكاتبة ، قلق الأم الشديد بأن تجعلها قابعة بجانبها على تلك الأريكة . استدعت الكاتبة الكثير من الكتب أثناء رحلتها في القراءة و كيف أثرت فيها .
يعد العمل بالنسبة لي سيرة ممزوجة بحب الكتب و القراءة . يوجد كثير من الاقتباسات التي استخرجتها ، ناتجة عن الترجمة السلسة .
طرح أسئلة خفية عن الحب ، الاكتئاب ، الخوف ، القلق و الألم .
“كلما نجح الإنسان في اكتشاف الألم داخله ، مع قدر أكبر من الضحك ، صار إنسانا” عميقا” . لا يمكن الضحك بحميمية إلا بعد القيام بعملية تفتيش عن الألم الإنساني “ ص١٤٨ .
“الحب شيء بشع إذا لم تتدفق شرايينه صافية و حرة من قلب إلى قلب” ص١٤٥
Mi aspettavo qualcosa di diverso, sicuramente; fino a metà speravo ancora che il libro potesse svoltare ma non è successo. Non ho trovato nulla di interessante o emozionante, ripetitivo e privo di qualsiasi riflessione che vada oltre alla semplice citazione, molti capitoli sembravano delle bozze dello stesso argomento messe in fila una dietro quell'altra. Sono sicura che Daria Bignardi ha una vasta conoscenza di libri da consigliare, ma questo suo non mi ha detto proprio niente.
Leggero, sconclusionato, non sono parte dell'audience del libro e parte dei riferimenti non li ho capiti. Confermo che la pubblicità di promozione del libro non è il libro stesso. Frasi ad effetto che non raccontano nulla del libro
Daria, ma che combini! L'autrice esce dalla propria comfort zone con un memoir a tema bibliografico, raccontando di quei libri che hanno segnato negativamente la propria crescita, formazione e maturità. Con questo espediente, riesce a regalarci uno sguardo intimo e personale sui traumi che le hanno cambiato la vita e l'hanno resa la donna che è oggi. Se l'idea è brillante, l'esecuzione pecca un po': la narrazione zoppica in alcuni punti e si incaglia nel tentativo di raccontare i retroscena delle vite degli autori o dei personaggi del libro. Non ho scoperto nemmeno una "chicca" che non conoscessi, peccato.
Un libro un po’ troppo pretenzioso. L’argomento di base poteva essere interessante, ma i temi sono stati trattati in modo troppo autoreferenziale. Peccato, perché ci tenevo a leggere qualcosa di Bignardi e avevo alte aspettative, ma purtroppo non mi è proprio arrivata.
Siamo a 3.5, ma sappiamo ormai tutti che ci vuole davvero quel pizzichino in più per farmi pensare di arrotondare per eccesso invece che per difetto.
Rimango stranita, perché mi avvicino all'autrice con questo testo, ma pare che tutti voi la conosciate già per quelli precedenti. Male male, Sara. Possibile che prima o poi mi pensi di recuperare qualcosa, ma forse anche no.
Il mio giudizio sul testo - ascoltato su Storytel - rimarrà assolutamente legato al modo in cui l'ho letto: con le scarpe da camminata, mentre esploro un boschetto nel centro della nuova città in cui mi sono appena trasferita. E' guardandomi attorno che ho scoperto di Sologub, Barnes e altri. Ricordo di Kundera mentre cerco di attraversare una striscia pedonale che mi porta da un bosco all'altro, ma nessuno mi lascia passare. Godibilissimo, un ricordo di una donna che, pur incontrandola ora, mi stupisce per la voracità degli occhi - racconta di leggere talmente veloce da completare libri di 300 pagine in due ore: bellezza o condanna?
Temo che rimarrò ancorata alla malinconia di Sologub ogni volta che imboccherò la strada del giardino botanico comunale. Ogni volta, probabilmente, penserò alla vita di Daria - bellezza o condanna?
أجمل ما في هذا العمل، عفوية الكاتبة. إنها من ذلك النوع الذي يُشعرك كما لو كنتما تجلسان معاً في مقهى تتحدثان عن الأدب الروسي ونيتشه وكارفر. كانت قراءة دافئة، جعلتني أشعر -كل ليلة- كما لو أنني كنت أتحدث مع صديقة إيطالية تملك حسّاً فكاهياً وخفة ظل تبعث على الراحة.
Spunti interessanti di letture che non conoscevo, carina la chiusa, autori che diventano compagni di gita, ma delle ansie della Bignardi inizio a non poterne più
La curiosità data dal titolo e dalla copertina di questo libro erano davvero tante motivo per cui ho deciso di fagocitarlo in un pomeriggio. Mi ha stupita in positivo, ho trovato una scrittura chiara e precisa che non conoscevo e devo dire di averlo apprezzato pur non avendo letto mai nulla dell’Autrice, chissà se sarà stato meglio o peggio così. Immagino che per chi conosca già e apprezzi Daria Bignardi questo libro possa essere una curiosa e accattivante scoperta di ciò che le passa per la testa e dei suoi tanti amati e odiati libri che apparentemente le hanno rovinato la vita. Me lo aspettavo un libro più consistente? Sì, ma devo anche dire di non essere rimasta delusa da questa aspettativa non pienamente corrisposta. È stato bello leggere di una persona che ama e tiene così tanto alla lettura, ai suoi autori e alle sue autrici preferite e ai suoi libri! Ci ho visto anche tanta speranza nonostante i temi non allegri trattati in più punti e mi ha lasciato una bella sensazione. Inutile dire che ho allungato ancora di più la lista dei libri da recuperare, ma questa è ormai prassi!
Non posso certamente dire che questo é un libro che mi ha rovinato la vita, perché sarebbe fin troppo cattivo e alquanto inappropriato. Ma sicuramente non é un libro che ti intrattiene e ti apre nuovi orizzonti libreschi, che in realtà era quello che cercavo da questo libro. Ho già letto diversi libri della Bignardi, quindi conosco bene la sua storia di vita o quantomeno quella che ha scritto nei suoi libri: la madre con la sua ansia atavica, la sua passione per i libri nell'infanzia/adolescenza, l'amore per la sua città natale Ferrara, gli anni della ribellione e i primi amori, l'esperienza terribile del tumore. Ecco, tutte queste esperienze, seppur interessanti, sono qui nuovamente trascritte. I libri dunque del titolo sono solo un escamotage per riproporre quanto già detto nei suoi romanzi. Sta qui la delusione: mi aspettavo di scoprire una infinita lista di piccoli gioielli libreschi , data la sua esperienza di giornalista sia sulla carta stampata che in radio. Invece mi sono ritrovata una piccola lista di libri, conosciutissimi, classici della letteratura, che fanno da "contorno" alle sue vicende personali.
Mmmmh… inizialmente era un ‘No’ categorico. Ma avendolo ascoltato come audiolibro ho deciso di andare avanti.. Fortunatamente nella parte centrale si è un po’ ripreso, mentre il finale è stato calante.
Che dire, mai letto nulla della Bignardi e credo che qui mi fermerò per ora come approfondimento sulla giornalista/presentatrice che sognava di essere romanziera.
Un po’ troppo autocelebrativo in alcuni punti, banale in altri. Qualche osservazione interessante dal punto di vista letterario e molte citazioni stimolanti ma per quanto riguarda la parte della vita personale e delle esperienza vissute dall’autrice ho provato una noia infinita.
لا أعلم ما تصنيف هذا الكتاب ولكن وجدته كمذكرات تعترف فيها الكاتبة تأثير القراءة في حياتها وترصد رحلتها الذاتية مع الكتب وانفكاكها من “ سحر الانجذاب إلى ماهو مظلم ومدمر ذاتيا ، منحوس وتعيس” من خلال ثلاثة كتب تركت أثرا بالغا وهي :
غابة الليل الشيطان المسكين زرادشت
وبعد الانتهاء طاردتني العديد من الأسئلة -هل للكتب جانبه مظلم بإمكانه تدمير حياتنا؟ وبعد الانجذاب للظلام الذي منحته بعض الكتب لأرواحنا المثقلة، -هل هناك طرق للعودة من مكاننا المظلم؟ -هل القراءة في عمر مبكر تؤثر سلبا وتحدث خللا في شخصية القارئ؟ -هل الكتب تسبب في تعميق المعاناة الشخصية؟ كل هذا تحدثت عنه الكاتبة بشفافية مذهلة تكشف ماضيها ورحلتها مما اضفى على محتوى الكتاب طابع الحميمية والصدق وبعض الألم