Matilde Serao (Italian pronunciation: [maˈtilde seˈraːo]; March 7, 1856 – 25 July 1927) was a Greek-born Italian journalist and novelist. She was the founder and editor of Il Mattino, and she also wrote several novels.
Matilde Serao scrive questo racconto a fine '800 e lei stessa in gioventù fu una telegrafista a Napoli e quindi la novella risente della sua esperienza personale. Purtroppo da queste pagine trasuda il fatto che la condizione lavorativa, femminile in particolare, non sia poi così tanto cambiata dall'Ottocento a ora visto che le diseguaglianze e gli abusi sono tuttora molto attuali e all'ordine del giorno! Comunque, la scrittura di Serao mi piace molto e leggerò altre sue opere
“Quando tutti si godono la festa, noi in ufficio: il Padre Eterno si è riposato il settimo giorno, e noi non riposiamo mai”. Quello che potrebbe sembrare un brano tratto da una dichiarazione o una testimonianza odierna, in realtà è uno dei passi più significativi di Telegrafi dello Stato, novella scritta da Matilde Serao nel 1885 e ripubblicata oggi, 8 marzo 2022, da Alessandro Polidoro Editore.
È una pubblicazione di 96 pagine nella quale è inclusa una prefazione di Vincenza Alfano e un’intervista all’autrice del 1899 realizzata da Ugo Ojetti. Sono pagine dense nelle quali Matilde Serao denuncia le condizioni di lavoro a cui erano sottoposte le donne, ispirandosi a una sua reale esperienza lavorativa. Un impiego che la Serao, che un decennio dopo diventerà la prima donna a fondare e dirigere un quotidiano, svolse per tre anni, vincendo un concorso subito dopo gli studi.
La storia è quella della sezione femminile dei Telegrafi dello Stato: Maria Vitale, la prima a prendere la scena, si sveglia con fatica e viene incoraggiata dal padre a fare presto – “Mariettella, alzati: se no paghi la multa!”. Capitava infatti che su novanta lire di stipendio mensile, quattro o cinque se ne andavano per le multe comminate dalla direzione amministrativa per ritardo. Alla sezione femminile, del resto, non se ne fa passare una, nonostante le impiegate telegrafiste siano molto più brave e performanti della sezione maschile, più propense a quello che oggi è espressione abusata e che abbiamo inteso, infine, non essere poi tutto questo grande pregio: il multitasking.
Ai sogni e alle aspirazioni di Maria Vitale, si mischiano quelli delle altre telegrafiste, tutte determinate a un obiettivo personale, che in una società maschilista, finisce per appiattirsi al desiderio comune di arrivare al matrimonio solamente per riscattare la propria condizione. C’è Caterina Borrelli, miope e un po’ arrogante che gira con un quaderno grosso grosso che utilizza per scrivere il suo romanzo. C’è Giulia Scarano, anima mite, innamorata di Mimì. C’è Adelina Markò, sempre elegante, che lavora per farsi il corredo; Pasqualina Morra compone versi; Emma Torelli è la ‘straniera’ con la parlata piemontese; Serafina Casale è quella che non dice una parola mentre Maria Immacolata Santaniello è quella meno volenterosa.
Il lavoro è caldissimo sulle linee a cui sono destinate: “Salerno, quella è una linea indiavolata”, “Castellammare è insopportabile”, la linea di Avellino gestita da "una mummia di settant’anni" che non sopporta la sezione femminile; Genova, "la linea è così lunga che la pila non basta mai". Un lavoro usurante al punto da non consentire di apprezzare il rassicurante fascio di luce del sole d’inverno che irrompe nella sala. Sono tutte con la testa bassa, le telegrafiste. A lavorare.
Un libro sottile, breve, il racconto all'apparenza quasi distaccato del lavoro femminile, eppure una critica puntuale a un'operazione di disumanizzazione e disuguaglianza di cui possiamo riconoscere gli echi, oggi più che mai. Ma Serao racconta anche, con pennellate rade e precise, un gruppo di donne e il suolo su cui camminano, l'agitazione sociale di un'Italia che non sapeva dove metterele una volta uscite di casa. Un ritratto dalla penna pungente e amica, asciutta ma mai distratta, un bozzetto umano dai confini circoscritti che brulica di una vitalità complessa e di un'ironia vivace.
Romanzo breve, molti personaggi femminili. Realismo, denuncia sociale, smascherare altra faccia del progresso. Raccontare Napoli nel periodo storico dopo unità Italia (quando Napoli è stata declassata da capitale del Regno a capoluogo). Contrasto economico tra ceti; splendore e fermento culturale. Realismo e attualità, racconta condizione lavorativa delle donne alla fine dell'ottocento. Apparenze contano più dì verità. Racconto troppo breve, mi sarebbe piaciuto un approfondimento della vita sociale delle donne in quel periodo. Molto moderno.
CITAZIONI "[...] e non le sgridava più, sentendo la mestizia di quelle lunghe ore fredde scendere su quella gioventù: non le sgridava: le nasceva in cuore una pietà profonda di loro, di sé medesima. [...]