Este libro nace de la necesidad de expresar el dolor por una pérdida, del deseo de hablar en primera persona para contar, a través de una narración particular, las gestas de muchos y muchas compañeras de las Brigadas Rojas. Militantes a los que el Estado les impuso su victoria y su relato. Bárbara Balzerani narra, con una mirada profunda y cercana, las vivencias colectivas de esos supervivientes que llevan sobre sus hombros el cansancio de una batalla desigual.
Este libro no busca disculpas, sino respuestas a las preguntas que quedaron abiertas en la memoria. Este es el relato de una historia anterior a la lucha de esos hombres y mujeres, que les trasciende, les marca y les sobrevivirá.
Se dicono "Brigate Rosse", rispondo "quanto ve piace chiacchiera'". Perché si trova attorno al tema una variegata produzione di parole e pseudoanalisi, qualcuna buttata a caso, molte disseminate in malafede e altre per battere cassa.
Questo scritto di Barbara Balzerani è una testimonianza. Nel senso che va oltre la denuncia, oltre l'analisi, oltre la politica. Contiene tutto questo e lo supera. Diventa testimonianza e passa al lettore il testimone. Con la responsabilità che ne consegue.
E il testimone pesa, proprio perché non riguarda solo i fatti, la Storia, l'analisi e la denuncia politica, ma innesta in questa dimensione "macro" una vita fatta di carne, sangue, scelte consapevoli e ponderate, peso della colpa ed infine risposta alla propria coscienza, pathos inteso come corrispettivo complementare dell'agire. È proprio per questo innesto di vita umana, la propria, nella Storia, che il testimone pesa e sottrae tutto il piatto al giudizio sommario, alla mistificazione, alla diluizione, alla manipolazione, all'inquinamento.
Sarà per questa sua alta carica di verità che quando questo libro fu pubblicato da Feltrinelli andò incontro ad una vicenda editoriale travagliata, con Tabucchi all'accusa e De Luca alla difesa. La bilancia del mercato sappiamo tutti da che parte pende.
Al di là del valore umano e personale che attribuisco a questo libro, ciò che incanta è lo stile asciutto ma mai arido che non come un'arma, ma come una chiave gira nella sua toppa. La lucidità non sterile di chi, ancorata ad un suolo comune, fa da contrappeso alla Compagna Luna, che dall'alto segue con ultraterreno quanto necessario ed affascinante distacco.
Ci ho messo settimane prima di riuscire a scriverne, ma una cosa l'ho trascritta nell'istante in cui ho raggiunto l'ultima riga, ed è una domanda che porto nel mio viaggio:
È diverso il peso del "fine-pena-mai" dalla galera di chi non ha nemmeno più un dualismo interno tra cui consumarsi nella lotta, perché la prigionia sta nella consapevolezza della propria identità frantumata e dispersa nelle mille manifestazioni dei bisogni indotti dal mercato?
Le assemblee, i cortei, la politica fuori e contro i Palazzi, i compagni, i testi sacri, i "Quaderni rossi". E le interminabili discussioni su come si costruiva il mondo nuovo e il "noi nuovo". E le notti passate a naso in su a riempirsi gli occhi e il cuore di terrazze e cornicioni e cupole e marmi. Quei vicoli e le scalette e le piazze, non erano semplici luoghi fisici. La loro bellezza stava soprattutto nel senso di padronanza di quel viverli insieme, nello scenario che offrivano agli incontri, ad un mondo di relazioni, di significati forti in cui la politica era il parametro con cui guardare e interpretare ogni cosa. In quei luoghi si sapeva sempre perché doversi alzare la mattina dopo e per fare cosa.
Sospesa tra memoir e testimonianza diretta, Balzerani parte dal proprio vissuto per ricucire parte di quella storia strappata degli anni 70 per rompere il silenzio e restituire contesto e senso agli eventi, senza oscurare cause e responsabilità. Un monologo interiore per ritrovare la propria voce e rompere il silenzio imposto da un'apnea collettiva fatta più di rimozioni ed alterazioni che di un'effettiva elaborazione.