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Il Moro della cima

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Dicono che per vivere felici si debba trovare il proprio posto nel mondo: molti di noi passano la vita a cercarlo, per altri è questione di un attimo. Agostino Faccin, che tutti chiamano «il Moro», la felicità la scopre da ragazzo, tra le montagne di casa, nell’esatto momento in cui capisce che più sale di quota e più il mondo gli assomiglia. Quando gli propongono di diventare il guardiano del nuovo rifugio sul monte Grappa, non ci pensa su due volte. Ma la Storia non ha intenzione di lasciarlo in pace, la Grande Guerra è alle porte, e quella vetta isolata dal mondo diventerà proprio la linea del fronte.

Da quando era poco più di un bambino, il Moro ha una sola certezza: l’unico luogo in cui si sente al riparo dal mondo è tra i boschi di larici, i prati d’alta quota, e qualche raro alpinista… Così, quando gli danno in gestione un rifugio, sembra che la sua vita assuma finalmente la forma giusta. Ben presto in pianura si diffonde la fama di quell’uomo dai baffi scuri e la pelle bruciata dal sole, con i suoi racconti fantasiosi e le porzioni abbondanti di gallina al lardo. E in tanti salgono fin su per averlo come guida, lui che conosce come nessun altro quell’erta scoscesa di pietre bianche e taglienti. Ma quel rifugio è sulla cima del monte Grappa, e la Grande Guerra è alle porte. Lassù tira un’aria minacciosa: intorno al rifugio il movimento è frenetico, si costruiscono strade militari e fortificazioni, arrivano in massa le vedette, i generali, i soldati. E il Moro, che in montagna si sentiva al sicuro, assiste alla Storia che sfila sotto ai suoi occhi: nel 1918 il Grappa è la linea del fronte, un campo di battaglia che non tarderà a trasformarsi in un cimitero a cielo aperto e infine in un sacrario d’alta quota. Ma quando i fucili non fumano più e le fanfare smettono di suonare, lui, il Moro, tornerà sulla sua cima, e davanti allo sfregio degli uomini cercherà il suo personalissimo modo di onorare la sacralità della montagna. Paolo Malaguti ci regala un’altra grande storia da un passato che non c’è più, dando voce e corpo a un mondo perduto, e portandoci lassù a respirare un po’ di libertà.
«Soprattutto all’alba, quando la luce è più morbida e la pianura si svela più ampia, e con lo sguardo arrivi fino alla curva del mare lontano: allora ti viene liscio credere che la vita possa davvero essere tutta così, giornate di sole e pascoli verdi».

280 pages, Hardcover

First published March 15, 2022

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About the author

Paolo Malaguti

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Displaying 1 - 30 of 40 reviews
Profile Image for Gabril.
1,043 reviews255 followers
April 21, 2022
“Il Moro sentì che sì, riprendeva la vita al rifugio, ma tra lui e la montagna le cose erano cambiate, e che non basta sopravvivere alla guerra per poter dire di esserne usciti.”

Nel 1951 l’uomo chiamato “il Moro” sta morendo e la sua vita si spegne con una strana risata, gli occhi fissi alla finestra, forse a cercare quella cima a cui il suo destino si era consapevolmente avvinto, fin da piccolo.

“Era più di una montagna, in effetti: era il mondo intero, boschi, pendii erbosi, creste affilate, strane formazioni rocciose, affioranti in più punti come carcasse di antichi animali fiabeschi.”

L’attrazione per la montagna, la Grapa, rigorosamente al femminile, diventerà per lui un solido amore, un lavoro, una missione, un legame indissolubile, ma sarà anche un groppo di dolore e disillusione quando la Grande Guerra devasterà quel luogo sacro e fino ad allora immacolato.

I generali comanderanno la costruzione delle trincee, dei fortini, delle gallerie. La Grapa allora diventerà inesorabilmente IL Grappa, linea di battaglia e poi cimitero di ossa ignote. Il regime fascista ne farà un orgoglioso sacrario e sulla Cima ormai sfregiata dalla stupidità umana sfileranno in alta uniforme i responsabili di quello sfacelo: il re, il Vate, Cadorna… allora la rivalsa del Moro, povero e saggio contadino, si trasformerà in una impercettibile silenziosa vendetta.

Questo romanzo ci offre un punto di vista inedito e coinvolgente sulla guerra, vista e vissuta da chi quella guerra non la vuole e non la cerca ma è invece costretto a subirla, patirla e sopportarla.
Ci offre un punto di vista originale sulla montagna, espressione di una natura incontaminata e scintillante che l’uomo predatore non si fa scrupolo di devastare.
Ci offre un personaggio bellissimo e commovente, il Moro, capace, nella sua semplicità e modestia di riconoscere perfettamente quella linea di confine che separa il Bene dal Male.

4/5
Profile Image for Davide Cipriani.
16 reviews19 followers
December 6, 2025
''Scesa la notte, il Moro assaporava, su ogni altra cosa, il silenzio della montagna. Non era il silenzio compatto e vuoto di una stanza chiusa, o di una chiesa deserta. Era aperto e profondo, e in qualche modo lo spaventava, o meglio lo riempiva di una sottile tristezza, la consapevolezza che ci fosse tutto quello spazio intorno a lui, in grado di generare quel silenzio, e che invece la sua vita, di cui aveva già percorso buon tratto, e forse il più sereno, fosse così limitata a un solo luogo, a poche scelte.''
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
December 6, 2023


description


Prima e seconda foto: pagina facebook Casa Armata del Grappa
Terza foto: fattidimontagna.it





In quanto amante della montagna che è venuta a rintanarsi in una casa estrema (citofonare Beston), non potevo non innamorarmi di questo libro che è sì romanzo, ma anche storia vera: storia di un uomo, di un rifugio in cima alla montagna, storia della montagna stessa, e siccome la montagna in questione è La Grapa, non poteva non andarci di mezzo anche la guerra e la storia dello sbudellamento della montagna. Nelle parti in cui descrive la costernazione - del protagonista e della gente tutta - di fronte alle devastazioni della guerra, sa far veramente commuovere.

Dapprima pensavo di accontentarmi di un 4 stelle e mezza perché per arrivare a 5 gli manca quell'ampiezza di respiro che si trova così evidente ne Il Duca (fino ad ora il campione indiscusso della montagna); ma che diamine, se uno riesce a raccontare con questa classe una storia vera, in fin dei conti le 5 Stelle se le merita pure lui.
Dunque, mi dicevo, vada per le 5 Stelle; poi però ho scorto una caduta di stile che mi ha fatto zoppicare tutto il discorso di cui sopra. Nei ringraziamenti finali, l'autore ringrazia il suo protagonista mettendolo insieme a parenti, amici e collaboratori. Un conto sarebbe dire che, dopo aver passato mesi (o anni) in sua compagnia, uno si è affezionato al personaggio vero come se fosse suo zio o suo nonno; ma un'altra cosa è metterlo nei ringraziamenti come se questi dovesse pregiarsi di venire citato in fondo al volume: è una nota stonata, mi sembra un mettere il carro davanti ai buoi.

Comunque sia, questo è davvero l'unico-unico neo. Per tutto il resto, il romanzo è notevole. Ho amato particolarmente la fiction-non-fiction (anche laddove inventa e romanza, è sempre pacato e plausibile, niente fuochi d'artificio, niente effetti speciali con cui stupire e niente realismo magico). La psicologia dei poveracci, degli ultimi, il timore reverenziale nell'accostarsi ai signori e ai padroni, e poi l'impazzimento totale della guerra, è tutto così ben ponderato perché sentito dall'autore.
Per non parlare dell'amore, lo stupore, la meraviglia, l'attrazione per la montagna in generale, e per un luogo, un proprio angolo speciale: ha saputo esprimere in modo compiuto alcune sensazioni che mi ronzano in testa da sempre ma che non avrei saputo chiarire ed esemplificare così bene. E ancora di più: il dolore per il tempo che passa, per gli scatafasci della vita, certi passaggi lasciano proprio senza fiato. A distanza di un anno circa dalla lettura de Il Duca, un'altra splendida scoperta: arrivare sulla soglia del solstizio con delle splendide scoperte è un autentico toccasana.
Profile Image for Federica Rampi.
701 reviews230 followers
September 9, 2024
"Lassú era diverso"

Agostino Faccin fin da bambino pensa l’unico posto in cui vale la pena vivere siano le montagne.
In estate quando sale sugli alpeggi sente che lassù tutto gli assomiglia e questo legame durerà tutta la vita, in particolare con una cima, il Monte Grappa, per lui semplicemente “la Grapa”.

“Il Moro” come tutti lo chiameranno è cresciuto in simbiosi con la sua montagna, piantando delle radici che neppure la sua famiglia riuscirà a scalzare e questo libro racconta la sua vera storia, che inizia nell'estate del 1876 e si conclude con la sua morte nell'autunno del 1951.
Una storia d'amore rispetto e appartenenza lunga una vita tra un uomo e una montagna

Un amore che diventa rispetto, generando un senso di appartenenza, perchè percorrere quei fianchi rocciosi e scoscesi significano libertà e felicità, quando gli occhi si perdono all'orizzonte e il silenzio tutto sovrasta.

Libertà è stata la sensazione strana e inaspettata che ha provato fin dall'inizio sul Grappa
Una sensazione a cui non saprà resistere, lasciando alle spalle la sua terra, la moglie e figli, senza rimpianti.
Nel silenzio della montagna aperto e profondo il pastore diventerà per un'estate, guida alpina e custode del rifugio, ritrovandosi inaspettatamente nel mezzo della violenza e della miseria della Grande Guerra, insieme al suo "gigante inerme”

Dopo, nonostante l’armistizio, il Moro capisce che aver vinto la guerra non significa che tutto sia finito.
Bisogna fare i conti con la devastazione,i corpi da recuperare.

“Il sacrario era la tomba per migliaia di soldati. Ma era anche la tomba della montagna”.
La sua amata montagna non era più la sua Grapa, Madi fronte a quello sfregio il Moro troverà lo stesso il modo di onorare la sacralità e la libertà di quel posto


Paolo Malaguti ha scritto un romanzo storico dalla prosa poetica e delicata dove le descrizioni, i dettagli pittorici sono ponderati dal dialetto veneto, che regalano al testo una musicalità e un'infinita dolcezza che contrastano con l'asprezza della montagna e la sua solitudine.
Profile Image for Francyy.
677 reviews72 followers
April 9, 2022
Ho finito il libro e mi sono trovata a sorridere, proprio come il Moro ha fatto nel lasciare la vita. L’amore per la montagna e in particolare per Quella montagna (La Grapa) inonda ogni pagina e mi ha trascinata nel silenzio dei pascoli, delle malghe, mi ha fatto vedere la devastazione della Grande Guerra che non solo ha ucciso persone, ma anche luoghi. Bravo Moro, hai fatto bene! Qui mi fermo per non spoilerare
Profile Image for Liana Cavallet.
154 reviews1 follower
October 5, 2022
Bravo Malaguti! Il libro è "vero" e di uno spessore antiretorico notevole! In questo tempi in cui la montagna viene descritta come luogo magico e fatato, Malaguti le restituisce la sua dignità... Alla montagna e ai montanari veri...
Profile Image for Mariarosa Raffaelli.
121 reviews2 followers
November 16, 2024
"Quasi non si vedeva, la busa, perché il fondo della piccola dolina in cui si apriva era coperto da un fitto tappeto di mughi. Bisognava sapere che c’era, e lui lo sapeva perché glielo avevano raccontato e perché fino a lí gli era capitato di spingersi, nel corso degli anni. Penetrò la mugheta cercando di non spezzare i rami, per lasciare poche tracce del suo passaggio. Il ronzio del vento nelle orecchie, lo scampanio lontano delle vacche, ogni rumore della montagna si attutí quando fu lí sotto. Era una cosa che aveva imparato ad amare lassú, l’allegra indisciplina dei suoni, anche loro cosí liberi rispetto alla pianura! Basta aggirare un costone, scendere in una forra, scollinare una cima ed ecco che un suono che due passi prima ti appariva vicino subito scompare, altri che dovevi quasi immaginarti, nel loro andare e venire col vento, ti piovono addosso con imprevista violenza. Lo accolse il profumo dei mughi, uno degli aromi piú inebrianti della montagna. Quando il sole li scalda, spandono all’intorno il sentore ipnotico della loro resina, cosí dolce e cosí fresco, e ti vien voglia di restare lí, sotto quelle piante basse, con il sole che gioca tra i rami sopra alla tua testa, immobile come fanno i galli forcelli che si levano in volo all’improvviso, spasimando l’ignaro passante".

Perché mi piace Malaguti? Perché parla di cose che so, di un mondo di cui mi hanno raccontato i miei genitori, perché ama Rigoni Stern (e si vede), perché le sue storie sono collocate nella Storia del Novecento.
Profile Image for Antonio.
80 reviews16 followers
December 23, 2024
Grazie Moro per questo cammino nella tua vita sulla Grapa!
Profile Image for SusyG.
349 reviews76 followers
February 4, 2025
I libri che hanno come sfondo storico la Prima Guerra Mondiale mi mettono sempre tristezza, più di altri. Questo non è stato da meno 💔 il racconto ruota attorno la vita del Moro, un uomo veneto che si innamora della "Grapa" (il Monte Grappa). È un libro per chi ama la montagna, i suoi silenzi, la sua natura... E spezza il cuore vedere come la guerra e l'uomo possono distruggere tutto, un monte fatto a pezzi come un cadavere. Ogni tanto mi perdevo nel dialetto ma nel complesso mi è piaciuto, ci sono davvero delle parti strazianti del racconto, ho trovato interessanti certe riflessioni (quello su Grapa femminile e Grappa maschile, ad esempio) e c'era quel pizzico di odio per D'Annunzio che per la sottoscritta è oro 😎 (sorry not sorry). Se vi è piaciuto "Le Otto Montagne", penso vi piacerà anche questo! Davvero carino ❤️
Profile Image for Luca (Bookanieri, Libri & Rum).
69 reviews9 followers
July 25, 2022
FINISCI DI LEGGERLO E SORRIDI, COME IL MORO QUANDO LA VITA LO ABBANDONA.

SORRIDI E RIFLETTI SUL SENSO DI LIBERTÀ CHE QUESTO LIBRO, COME IL VAGARE SUI MONTI, REGALA.

DAVVERO UN GRAN BEL LIBRO.
50 reviews
May 6, 2025
Una fetta di storia italiana raccontata dal punto di vista di una montagna ("la Grapa") e del Moro Frun, l'uomo che ci ha vissuto per quasi tutta la sua vita.
Una montagna che, nella sua innocente imperturbabilità, resta vittima della cupidigia, della bellicositá e della meschinità dell'uomo, vittima prima della Grande Guerra e dell'ideologia fascista dopo.
E un uomo che fin dall'inizio è attratto dalla libertà che la montagna può donargli, e, vivendoci in totale simbiosi, può osservare dall'alto i comportamenti umani, distinguendone con nitidezza l'assurdità.
33 reviews
June 29, 2025
Ho sensazioni contrastanti, riguardo al Moro della Cima. Mi è piaciuta la storia di quest'uomo così particolare, così unico, descritto e caratterizzato molto bene da Malaguti, la cui maestria non è in dubbio (stile facile e accattivante, senza abuso di aggettivi e di incisi, descrizioni rapide, puntuali e non pervasive) e la cui fatica ci ha regalato una bella storia, da leggere con piacere. D'altro canto, il richiamo/omaggio a Rigoni Stern è fin troppo evidente, quasi smaccato, tanto da far perdere di originalità all'idea. E, poi, meglio non fare il Rigoni, se Rigoni non sei... Infatti, l'uso sistematico del dialetto e del linguaggio popolare a un certo punto finisce per perdere di senso e per rendere meno piacevole la lettura. In definitiva, un buon romanzo, non un ottimo romanzo.
Profile Image for Maristella.
110 reviews
October 3, 2022
Amo la scrittura di Malaguti e ho amato questa storia. Sarà che parla della mia terra, di quel monte Grappa che fin da piccola i miei genitori mi hanno fatto conoscere nelle annuali celebrazioni della prima domenica di agosto in commemorazione proprio della prima guerra mondiale. Qui ho potuto scoprire com'era questa terra che conosco bene, ma che neppure le parole di mia nonna mi han presentato in questa luce, perché qui siamo ancora prima. Difficile per me immaginare cima Grappa senza il monumento, ancora più difficile chiamarla la Grapa, come era in origine.
Riflessioni sul mondo che muta sulla rocciosa epidermide imputabile, ma che infine viene scalfita. E riflessioni sulla guerra, che come sempre arricchisce chi è già ricco e impoverisce chi è già povero, questa la verità dietro la patina dei racconti sulla patria. Attraverso gli occhi del protagonista, la retorica fascista dell'eroismo è facilmente smascherarata come la grande operazione di proto marketing che è. Perché quei soldati non erano eroi, ma uomini e quasi bambini normali e per lo più terrorizzati da una catastrofe più grande di loro a cui non potevano fuggire.
Insomma, in un piccolo romanzo si passa dalla bucolica terra incorrotta che era quella montagna, all'affermazione dell'uomo e delle sue indelebili tracce. Era meglio quando si stava peggio? Forse no, comunque grazie alla guerra è stata costruita la tanto attesa strada che sale la montagna, per esempio. Ma è sempre bene tenere presente a quale prezzo arriva il progresso con le sue comodità.
Profile Image for Violetta.
181 reviews
March 8, 2023
Sulla carta il libro perfetto per me. Nonostante il grandissimo interesse che ho per il tema, l'ambientazione e il momento storico, non sono riuscita ad entrare in empatia con questo uomo di montagna, ed è strano perché io sono sempre dalla parte dei burberi, un po' selvatici ma innamorati della loro terra. Credo non sia scattato l'amore con la scrittura di questo autore, non mi ha preso il ritmo della narrazione, per quanto invece ho apprezzato delle piccole scenette isolate che danno perfettamente l'idea dei tempi narrati. Quello che mi ha destabilizzato di più forse è il fatto che questo libro non mi abbia mai trasmesso le emozioni forti che mi sarei aspettata da una storia così vera, in luoghi così veri, con un protagonista vero e unico.
157 reviews
September 27, 2022
Bello, intenso, veritiero, ti incuriosisce vorrai visitare quei luoghi descritti così bene. Peccato non incontrare il Moro ma penso che in cima ci sarà sempre qualcuno che lo ricorderà.
Profile Image for Zeusthedog.
434 reviews4 followers
January 8, 2023
Interessante la storia del Moro. Un punto di vista attento e imparziale sulle atrocità della guerra.
Profile Image for Tiziana.
553 reviews2 followers
January 15, 2023
Bravo Malaguti, ci fa vivere la montagna con gli occhi appassionati di un montanaro.
La guerra devasta uomini ed ambiente, la descrizione fatta non ha niente di strumentale ma è sincera e sentita.
Profile Image for Fernando Cignola.
56 reviews1 follower
April 24, 2025
Il Moro della cima non è solo un romanzo storico, è una voce che sale dal basso, dal fango delle trincee e dalle creste delle montagne, per raccontare una guerra e una vita attraverso gli occhi di un uomo comune, ma straordinariamente lucido e libero.

Protagonista assoluto è il "Moro", un montanaro ruvido e solitario, che sogna solo di vivere in pace tra le sue cime. Lontano dagli onori e dalle fanfare, il Moro osserva il mondo con lo sguardo disincantato di chi ha conosciuto la fatica vera, la fame vera, e il valore profondo delle cose semplici. Attraverso di lui, Malaguti restituisce alla Prima Guerra Mondiale — o "Grande Guerra", come viene spesso definita, anche se non c'è granché di grande nella guerra se non il sacrificio di tante persone — la sua dimensione più autentica: non quella dell’eroismo, ma del dolore, della miseria, dello smarrimento umano.

Le immagini che emergono dal romanzo sono forti e indimenticabili: reduci incapaci di piangere, bambini che mangiano accanto a cadaveri abbandonati, “fantasmi” che ritornano nelle gallerie perché incapaci di tornare alla vita. E poi le domanda del Moro, semplici e taglienti, come ad esempio: “Perché si spendono milioni per un ossario, quando la gente muore di fame?”.

Tra queste pagine si ride, anche — ma con amarezza. Come nella scena del vino "adulterato", una beffa geniale e simbolica contro l’arroganza dei potenti, da Cadorna a D’Annunzio, perfino il Re. Una vendetta silenziosa, montanara, che smonta con ironia l’impalcatura pomposa della Storia ufficiale.

E poi c’è quella risata finale — così enigmatica all’inizio, e così liberatoria alla fine. La risata di chi ha saputo restare uomo, anche nei momenti più disumani. Di chi ha scelto la solitudine e la dignità, e ha vissuto a modo suo, fedele a se stesso fino in fondo.

Questo libro lascia un segno profondo, come un’impronta su un sentiero innevato. È un omaggio a tutte quelle vite dimenticate, ai “pitocchi” della Storia, ai nostri nonni e padri che hanno lottato con i denti per un tozzo di pane e un po’ di futuro.

Leggerlo è come salire una montagna vera: faticoso a tratti, ma capace di regalare panorami interiori indimenticabili. E quando chiudi l’ultima pagina, senti che, in qualche modo, anche tu hai camminato con il Moro.
Profile Image for Chiara Carnio.
436 reviews14 followers
October 16, 2022
Leggere l’ultimo romanzo di Malaguti mi ha fatto tornare a quei luoghi visitati con una guida d’eccezione, Roberto, che è stato uno dei maggiori conoscitori della Grande Guerra che ho conosciuto. Con lui ho visitato molte zone di quel conflitto: forti, sacrari, zone di importanti battaglie, tra le quali il Monte Grappa. Ricordo che in una delle nostre uscite estive, dopo avermi raccontato tutta la storia del tal scontro che lì si era svolto (non ricordo quale fosse all’epoca la meta), fece un’osservazione sui giovani combattenti. Disse qualcosa come: “io ho fatto la scuola di guerra (era un generale in pensione) e so quasi tutto quello che c’è da sapere sulle tattiche militari, ma c’è una cosa che non mi hanno mai detto, perché la guerra non deve essere mai umanizzata, per un militare. Gli orrori che si possono vedere. Mica tutti quelli che sono andati al fronte erano eroi pronti ad immolarsi per la causa! Qualcuno era un essere umano che non avrebbe mai schiacciato una zanzara, figurati ucciso qualcuno o sopportato di vedere un commilitone straziato. Allora quelli che restavano umani impazzivano. Non erano eroi, per loro, ma codardi. Ma sono diventati eroi lo stesso e più degli altri, perché morire per una cosa che ti costringono a fare ti glorifica molto di più.”
La storia studiata sui libri nemmeno mi ha raccontato cos’era davvero la guerra al fronte, ma ogni volta che mi capita di passare sulla linea del(la) Piave sacro alla Patria, qui vicino dove ci sono lapidi alla memoria, mi tornano in mente le sue parole. E la sua passione per la Prima Guerra è diventata anche la mia curiosità; mi ha lasciato tantissimi libri sulle cronache delle principali battaglie sulle Prealpi Venete - ma non solo. Però è stato leggendo Il Moro della Cima che sono riuscita, ancora, ad umanizzare un dramma.

Del libro ho parlato poco e niente, però leggetelo, va, perché merita senza alcun dubbio.
Profile Image for Concetta Cassarino.
115 reviews1 follower
January 21, 2023
IL MORO DELLA CIMA di Paolo Malaguti 🗻

Da quando era poco più di un bambino, il Moro ha una sola certezza: l’unico luogo in cui si sente al riparo dal mondo è tra i boschi di larici che si trovano in quella montagna che guarda con occhi pieni di gioia e felicità! Così quando gli danno in gestione un rifugio sulla montagna, la sua vita sembra avere assunto finalmente la giusta forma.

Ben presto in pianura si diffonde la fama di quell’uomo dai baffi scuri e la pelle bruciata dal sole, con i suoi racconti fantasiosi e le porzioni abbondanti di gallina al lardo. In tanti salgono fin sù alla montagna per scoprirla e avere come guida proprio lui, il Moro, colui che conosce la montagna in ogni sua parte.

Ma ben presto la Prima Guerra Mondiale farà capolino proprio lì, al Grappa, quella montagna che precedentemente aveva regalato momenti di gioia, la si vede pian piano diventare un campo minato, un cimitero a cielo aperto.

Ma il Moro non demorde, non vuole lasciare quel luogo a lui così caro e, quando la guerra sarà finalmente terminata, non riconoscerà più la montagna. Ormai è cambiata, ha un’altra forma e, sebbene non sia più la stessa, per il Moro rimarrà sempre l’unico posto al mondo in cui potersi godere la vita.

È stata una lettura con alti e bassi, la parte iniziale e finale sono stati molto coinvolgenti, ma la parte centrale è stata a tratti pesante, complice il fatto che le descrizioni della Prima Guerra Mondiale sono state a volte molto precise.

Nonostante ciò, rimane comunque una lettura che mi ha colpita parecchio, non solo per lo stile di scrittura dello scrittore che ho trovato molto secco e diretto, ma anche per aver conosciuto la storia del Moro, personaggio realmente esistito.
106 reviews
November 19, 2024
Questo romanzo è una sorpresa.
Racconta della vita del Moro, montanaro del Grappa che prima diventa malgaro e poi gestore del rifugio sulla Grapa. La storia si snoda tra la fine del 1800 fino agli anni '30 e attraverso gli occhi del protagonista svela i cambiamenti politici e della società ed il dramma della prima guerra mondiale.
Tutto é visto e giudicato con la semplicità della visione del Moro che afferma di non conoscere parole sofisticate e di non comprendere il latino ascoltato alla messa e di credere alle leggende relative alla montagna tramandate da generazioni. Ma la sua visione non è semplicistica, é pratica! É frutto dell'esperienza diretta, di una vita passata fra i monti e di un amore grande per la sua montagna.
Scopriamo quindi con quante assurdità ci siamo interfacciati con il passare degli anni, con quanta incompetenza e presunzione abbiamo modellato la montagna a nostro piacimento, con quanta facilità si affronta il tema della morte sia se si è soldati, ma anche se si è poveracci e si deve cercare ogni giorno di arrabattarsi per portare un po' di polenta in tavola. Ecco allora che non ci sembra sbagliato sventrare una montagna, come raccogliere proiettili inesplosi o addirittura resti umani. In un mondo in cui tutto può essere mercificato, persino la morte di tantissimi ragazzi, il Moro sembra l'unico in grado di farsi ancora delle domande, di chiedersi quale sia il senso delle cose che stanno succedendo e di vendicarsi nell'unico modo possibile nei confronti di chi spadroneggia sulla sua montagna. Ma non è un violento il Moro, quindi la sua vendetta sarà sottile, ma gli permetterá di terminare la sua lunga vita sorridendo.
É un romanzo che, mentre strappa un sorriso quà e là, fa riflettere.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Chiara.
10 reviews
July 19, 2025
Mi ha colpita come l'autore sia riuscito a incarnare il contesto storico-sociale senza incorrere in spiegoni inutili. Tutti i dialoghi sono permeati da un uso del dialetto vivo ma accessibile, ma il testo trova la sua vera forza nella narrazione filtrata dal punto di vista del Moro. Nonostante la terza persona, ogni scelta lessicale e sintattica sembra riflettere il mondo interiore del protagonista.
Lo stile è secco; periodi brevi, zero orpelli. Niente incisi, niente aggettivi decorativi, nessuna concessione all’estetismo fine a sé stesso. Ho trovato poco scorrevole solamente l'incipit, probabilmente per questa peculiarità nella scelta di stile.

Alcune scene mi hanno fatta ridere di cuore; dopo altre avevo le lacrime agli occhi. Ma è soprattutto un romanzo che parla di controversie, che fa riflettere. La montagna non è solo sfondo, ma un personaggio vivo e presente. La storia del Grappa (anzi, della "Grapa") ne mette a nudo la disperazione:

L’unica nota stonata (forse personale) è il mancato aggancio empatico con il protagonista. Credo che il filtro del sarcasmo e il tono distaccato smorzino il coinvolgimento emotivo, e questo mi ha impedito di divorare il romanzo come altri dello stesso genere. Insomma, si legge con lentezza, ma forse è giusto così.
Profile Image for Bea Deflo.
193 reviews1 follower
May 1, 2024
"Per fortuna almeno la Grapa restava sempre lei. Si,faceva come le gran dame, che si cambiano d'abito a seconda delle stagioni, ma lui sapeva riconoscerne il viso, al di là della neve che la copriva d'inverno, o dei fiori de in estate ne ingentilivano il profilo. E forse era illusione, forse orgoglio o vanità, ma gli pareva che il percepire lo scorrere del tempo proprio Ii, in quello spazio estremo ed eterno, desse in qualche modo piú valore, più forza e soprattutto piú consapevolezza alla sua stessa vita."

Un amore incondizionato, quello tra il Moro e la Grapa.

Messo lassù, sul Monte Grappa a fare da custode, il Moro (personaggio realmente esistito) trova la sua dimensione, il suo posto nel mondo.
La Grapa diventa in breve tempo la sua amante, mentre la famiglia, sempre più larga, è abbandonata a Valle.
Tra le righe si capisce quanto sia stato bene e in pace con sé stesso lassù, tra rocce e pascoli l'estate, a fare da guida ai primi pionieri dell' escursionismo ma poi anche in inverno, quando le prime competizioni di sci approdarono anche in Italia.
Col suo carattere schivo e solitario, da vero montanaro, il Moro diventa inizialmente la prima guida della montagna, poi il primo rifugista.
Con lo scoppio della Guerra, di cui lui non capisce assolutamente il senso, le sue conoscenze vengono sfruttate per combattere il nemico in trincea..ma col suo agire silenzioso riuscirà a vendicarsi dei gerarchi che, con la loro smania di potere, hanno distrutto la Sua Montagna..
Profile Image for Paola Cunico.
24 reviews4 followers
October 12, 2022
Una buona ricerca storica, un’ottima penna e un punto di vista onesto e genuino fanno di questo romanzo un prezioso tassello per chi la guerra la vuol capire al di là dei meri eventi e della retorica che spesso ricopre la menzogna della miseria bellica. Viene voglia di salire sulla Grapa pian piano , come faceva il Moro del romanzo, alla ricerca di quell’amore per la montagna “pura” che oggi fatica a resistere. Anche la lingua é notevole, c’e un eco Meneghelliana delicata e onestissima. Bravo Malaguti!
Consigliatissimo.
9 reviews
December 21, 2022
Una lettura sorprendente nella - apparente - semplicità della storia raccontata, quella di un uomo innamorato della montagna, con le sue bellezze ma anche le sue insidie. Al di là del merito di aver ricostruito le vicende storiche in modo puntuale, Malaguti ha saputo dare voce al Moro, permettendoci di vedere attraverso i suoi occhi un mondo che si è trasformato radicalmente in poco tempo, dal Regno d'Italia al primo conflitto mondiale all'avvento del fascismo. In mezzo, un filo rosso indissolubile, il legame del Moro con la sua Grapa.
Profile Image for Giulia Meneghello.
13 reviews1 follower
June 11, 2022
Un viaggio per me inedito su la Grapa, con la sua Storia, e la storia del Moro, che quella Grapa l’ha vissuta come si vive una storia d’amore con una donna. Grande protagonista femminile di tutto il romanzo, Paolo Malaguti ci fa respirare quello che doveva essere la montagna prima della guerra che ne ha fatto scempio. Ci fa vivere la Guerra dal punto di vista del Moro, e di tutti i poveri che la Guerra l’hanno subita. Davvero consigliato!
Profile Image for Monia Mari.
68 reviews1 follower
March 21, 2024
“Per una vita intera il Moro si era sentito a casa più sulla montagna che nel paese. Non l’aveva mai confessato a sua moglie, ma lei doveva di certo averlo inteso, per come in tutti quegli anni aveva sempre portato pazienza, lasciandolo andare. Forse non l’aveva confessato neppure a se stesso, limitandosi a sentire quella cosa dentro sé, anno dopo anno […]”.

Sfida letteraria di Salaborsa #6 Un romanzo che si svolge in montagna
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December 26, 2025
Lettura deliziosa, ti trasporta con linguaggio ed ambientazione nel Veneto di fine '800 / inizio '900. Mi sono affezionato alla figura del Moro, sembra proprio quel vecchietto burbero che vorrei tanto trovare in un rifugio, vorrei che si sedesse vicino a me una sera mentre bevo una birra o mangio un pezzo di strudel, e raccontasse a me e ai miei compagni di viaggio una delle storie che ha vissuto.
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