Thomas Horton Parker è un giovane del suo tempo: disilluso, cinico, dipendente dalla tecnologia e solitario. Quello che, da alcuni anni, viene definito con un termine preciso: hikikomori. La sua vita prende una piega bizzarra quando, a seguito della procedura per il trattamento forzato della sindrome H, Thomas viene prelevato e internato presso l’Institute of Rare Mental Patology, un ospedale psichiatrico rinomato.
Qui, il giovane Thomas dovrà fare a patti con i suoi tormenti, e affrontare le sue paure più profonde. Presso la stessa struttura, nell’ala delle patologie rare, viene ospitata Meredith, una ragazza affetta da un disturbo psichico rarissimo: la sindrome di Cotard, o delirio da negazione. Le vite dei due giovani si intrecceranno in maniera inaspettata, producendo caos e discordia in un mondo che è già crollato a pezzi.
Michela Mosca è un'autrice italiana, specializzata in opere perturbanti. Ha scritto il thriller Violet Society (Amazon self publishing), la raccolta di racconti horror Stories from the other side (Amazon self publishing), il distopico Egofobia (Nua Edizioni). Ha preso parte alle seguenti antologie: Kafkapunk, di Plutonia Publications, Notte Horror 80, di Acheron Books, e Folies Alcooliques.
"Siamo sicuri che il problema sia in me, in tutti questi ragazzi che hanno preferito il virtuale al reale? Forse, se l'hanno fatto, è per non dover affrontare lo schifo che c'è fuori."
Perché il mondo è diventato uno schifo, piogge acide, desertificazione, tutto questo si trasforma nell' isolamento volontario delle persone e intacca la loro sanità mentale. Essere un hikikomori è illegale! Isolarsi dal mondo è illegale e se la tua famiglia ti denuncia il tuo posto è in un istituto psichiatrico. Qui imparerai a rinascere, a farti degli amici, a vivere davvero la tua vita. Ma è così semplice? E se tra le persone ricoverate dovesse trovarsi l'amore? Già perché non sai mai dove troverai quella persona, quella che ha bisogno di te, che deve essere salvata e tu ne sei affascinato. Ti senti potente. Ammaliato dal suo buio. Quel buio che trascinerà anche te nell'abisso. Sarai in grado di uscirne? L'amore vince sempre su tutto?
Michela Mosca scrive bene, gli ultimi capitoli sono stati una stilettata al petto o meglio un'accoltellata.
Tutti noi abbiamo un debole per le storie d'amore tragiche. E sai perché? Perché son eterne. Sono brevi, intense, tutta la parte romantica si concentra in un periodo circoscritto. Se ci fosse modo di continuare la relazione, prima o poi si rovinerebbe tutto. Cosa c'è di più idealizzato e perfetto di un amore stroncato sul più bello?
Non avevo idea di cosa avrei trovato in queste pagine, o meglio, ne avevo un'idea sbagliata. Sono rimasta piacevolmente colpita e a tratti mi ha fatto anche male.
Non possiamo salvare tutti, nemmeno l'amore basta e tu lo sai. Questo libro lo dedico a TE che hai sempre un sacco di storie che ti mettono in difficoltà. Arriverà la persona giusta. Ma tu non innamorarti sempre di quella sbagliata! Io posso aprirti gli occhi, ma sei tu a scegliere.
Oggi vi parlo del romanzo “Egofobia” di Michela Mosca. Letto qualche tempo fa, è un libro che mi ha estremamente colpito, un pugno nello stomaco impietoso e implacabile.
“Egofobia” è un distopico che dipinge un futuro oscuro e inquietante, segnato da cataclismi, profondi cambiamenti climatici, carestie, migrazioni di massa e povertà. Le zone meno colpite conducono una vita rigida, tenuta sotto stretta sorveglianza e oltremodo regolamentata. Quali conseguenze può portare questa situazione? Quanto può sopportare una mente umana? Attraverso gli occhi del protagonista, Thomas, scopriamo un’attualità in cui le patologie mentali sono diffuse a dismisura, soprattutto tra i giovani. Colpiti da una quotidianità tragica, rifuggono da loro stessi e dal mondo esterno: apatia, depressione, disturbi del comportamento alimentare, autolesionismo, isolamento, ossessioni e dipendenze. La tolleranza istituzionale nei confronti della malattia è inesistente, chi ne è affetto viene internato e obbligato a seguire un percorso di cura e riabilitazione.
Leggendo “Egofobia” risalta agli occhi lo scenario malsano in cui si strascina la società, una realtà dura e drammatica descritta e affrontata dall’autrice nei minimi particolari. Thomas è un personaggio ben caratterizzato che impariamo a conoscere nei suoi errori, nelle sue debolezze e nella sua forza pagina dopo pagina. La profondità del protagonista permette al lettore di entrare in contatto con un’umanità fragile e sconfitta, un’umanità divorata da ombre e demoni interiori. Un viaggio inquietante nei bui recessi della mente dove malessere e disagio si intrecciano, dove sofferenza e dolore sono pane quotidiano. Un romanzo cupo che, nonostante tutto, nasconde un barlume di luce, una flebile speranza, uno spiraglio di rivincita e rinascita.
La scrittura di Michela è pulita, chirurgica e diretta, abilissima nel gestire e approfondire una tematica importante e delicata come quella della psiche umana. “Egofobia” è un libro maturo, attuale e verosimile che, scevro da pregiudizi, disintegra un tabù culturale e spinge a riflettere con serietà e spirito critico. Consigliatissimo!
“Egofobia” di Michela Mosca edito da Nua Edizioni, è una distopia dalle sfumature thriller molto particolare. Lasciate che vi spieghi il motivo. Partiamo dalla cosa che più mi ha impressionato: si fa divorare. La lettura scorre veloce senza alcun intoppo perchè lo stile di Michela è fluido ed elegante, arriva direttamente alla mente di chi legge ma soprattutto al cuore. E non si può far a meno di voler scoprire cosa succederà nella pagina successiva. Il mondo descritto, solo vent’anni nel futuro rispetto ad ora, ha caratteristiche terrificanti: piogge acide, carenza totale d’acqua, calamità naturali all’ordine del giorno, povertà dilagante e guerre continue per l’approvvigionamento delle risorse primarie. Tutto ciò ci viene solo raccontato e fa da sfondo alla storia. Peccato, avrei voluto vedere di più! Invece la narrazione si concentra in un ospedale psichiatrico in America, dove sono ricoverati i protagonisti. Thomas, hikikomori depresso e Meredith, afflitta dalla sindrome di Cotard: è convinta di essere morta. Le vite dei due ragazzi sono destinate a incontrarsi tra loro e con quella del Dottor Lear, il proprietario del centro. La trama sembra piuttosto lineare nella prima parte, tanto che non stavo ben capendo la direzione in cui l’autrice mi stava portando, eppure nella seconda alcuni colpi di scena mi hanno spiazzato del tutto lasciandomi incredulo. Michela è riuscita a darmi accesso a un mondo che mi è estraneo ma che ognuno di noi dovrebbe conoscere almeno un po’. Le malattie mentali e i problemi ad esse collegate sono e saranno sempre più frequenti nelle nostre vite: dobbiamo cominciare ad accettarlo. Una lettura diversa dal solito: consigliata!
Chi vuole approfondire trova l'intervista all'autrice sul canale YouTube "Scandal Wonder"!
Un libro inquietante, denso di emozioni, oscuro e triste, scritto in modo profondo e originale.. partendo da una distopia nemmeno troppo lontana da noi oggi, indaga la fragilità della mente umana, la fragilità dei rapporti, dell'amore, della morte.. di come siamo fatti meravigliosamente, e di come basta poco per renderci foglie cadenti..
Tante volte vorremmo nasconderci da noi stessi dietro una maschera, la paura ha tante facce, tanti risvolti e le insidie che si celano nella mente umana sono molteplici e di varia natura.
In questo distopico, ambientato in un futuro neanche tanto lontano, siamo nel 2046, essere asociali, solitari, avere una dipendenza, può diventare un problema e per questo spesso chi ostenta un profilo del genere, viene prelevato dalla sua abitazione e rinchiuso in un istituto per malattie mentali...
E qui che finisce Thomas, un ragazzo dipendente dalla tecnologia, un cosiddetto Hikikomori, è questo il termine specifico per questa particolare dipendenza...
Gli Hikikomori sono persone che hanno deciso di non voler più avere niente a che fare con il mondo esterno e si rinchiudono in casa per lunghi periodi, addirittura per sempre...
Da subito Thomas non accetta di essere stato internato in un luogo del genere, non si sente di essere come gli altri che sono lì dentro, e soprattutto non si capacita del fatto che a denunciare il suo isolamento siano stati il padre e la sorella...
Man mano, però, capisce che per poter uscire da lì, bisogna collaborare ed essere partecipi delle varie attività, conoscerà altre persone, che come lui hanno dipendenze, e un giorno si imbatterà in una ragazza, Meredith, che ha una patologia molto particolare ed insolita, la sindrome di Cotard.
Meredith è una ragazza che crede di essere morta, non recepisce nessuno stimolo, è come un involucro senza vita e lo psichiatra Lear crede ormai che per lei non ci possa essere alcun miglioramento...
Le vite di Thomas e di Meredith si intrecceranno e da quel momento, una serie di eventi, cambierà le loro vite...
È un libro che ti colpisce per le tematiche affrontate, molto diretto, che fa' riflettere tantissimo sulle fragilità della mente umana, sulle nostre abitudini, su un futuro dove queste situazioni potrebbero divenire realtà, in effetti si parla di crisi climatica, il mondo è attanagliato da piogge acide, da blocchi, da lasciapassare medici ( non vi ricorda qualcosa?) e da tanti altri divieti.
È un libro molto profondo, potente e oscuro, un viaggio negli abissi della mente e del cuore umano, bello ed inquietante allo stesso tempo, un distopico molto intenso, proprio come piacciono a me, che spazia anche nel thriller e nel gotico, un mondo che ci sembra irreale ma è così altamente probabile da divenire disturbante, ed essere diversi, non conforme alla società, diviene quasi un illegalità... Questo romanzo fa riflettere tanto, anche perché viene subito da pensare che alcuni atteggiamenti che abbiamo o che potremmo avere, in un mondo del genere verrebbero messi sotto la lente di ingrandimento, qualunque nostro hobby, potrebbe essere definito da questa società, ossessione e non più passione, perfino leggere troppi libri, o giocare intensamente per ore ad un videogioco verrebbe visto come un atteggiamento da modificare e quindi perseguibile... In un mondo simile saremmo tutti un po' dei Hikikomori...non esisterebbe più il libero arbitrio, non potremmo neanche decidere cosa é meglio per noi, vivremmo sempre con la paura di superare quel limite imposto da una società fatta di regole per soggiogare la mente umana...uno scenario spaventoso...chi puó decidere se una cosa é troppo? Quando una passione diventa ossessione?
Una penna decisa, affascinante, tagliente, originale!
Michela Mosca è stata una delle migliori scoperte del 2022, con la sua raccolta di racconti "Stories from the other side" ha saputo condurmi in un labirinto tentacolare popolato da diverse sfaccettature dell'horror. Non ha deluso con il suo romanzo Egofobia, dove il terrore è quello psicologico, quello di una disturbante follia che affascina e terrorizza allo stesso tempo.
Hikikomori, sindrome di Cotard...sapete di cosa sto parlando? In questo libro lo scopriremo inoltrandoci nei meandri più spaventosi della psiche umana. La vicenda è ambientata in un futuro non troppo lontano, il mondo è stato colpito da vari cataclismi che si ripercuotono sulla sanità mentale della popolazione. Thomas, hikikomori che ha preferito l'isolamento alla società, esplorerà i corridoi asettici della clinica e anche della sua mente finché il suo destino incrocerà quello di Meredith, anche lei reclusa tra quelle mura per una patologia tanto rara quanto disturbante: la sindrome di Cotard, la ragazza crede di essere morta. La chiave per comprendere questa sua condizione è racchiusa nel suo passato e Thomas è deciso a trovarla a tutti costi.
Come sempre la scrittura di Michela è trascinante: asciutta senza cadere in sbrodolature, semplice ma allo stesso tempo efficace per la scelta sapiente di vocaboli mai banali. C'è una bella suspense innescata dal prologo che contiene già la fine e che quindi ci spinge ad andare avanti per sapere come si è arrivati a quella conclusione. L'autrice è stata brava a creare quel climax di ansia crescente nella seconda parte, inserendo anche dei bei colpi di scena. Se posso permettermi di fare un piccolo appunto: i dialoghi, soprattutto all'inizio, veicolano molte informazioni per spiegare le varie patologie o il worldbuilding, si vede che l'autrice conosce a fondo ciò di cui scrive, ma questo me li ha resi un pochino "finti". Magari diluirle di più nel libro avrebbe conferito alla prima parte un ritmo più sciolto. Ma è un dettaglio che passa in secondo piano dato che gli elementi interessanti di questo libro sono sicuramente molteplici. La mente umana può essere più spaventosa di qualsiasi altro orrore.
4.5 ⭐ devo dire che a parte alcune piccole imperfezioni secondo me é un romanzo davvero molto valido, lo stile di Michela é splendido e scorrevole, questo romanzo mi ha ricordato un sacco le Criminal Minds vibes quindi approvato a pieni voti
“Non dovete guardare fuori, dovete guardare dentro. Lì dovete chiedere scusa, a voi stessi”
Essere un hikikomori è illegale. Per questo motivo, secondo la legge vigente negli Stati Uniti nel 2046, Thomas, chiusosi in camera da più di tre mesi, viene prelevato e internato presso l’Institute of Rare Mental Patology a causa della denuncia della propria famiglia.
É lì che incontrerà Meredith, una ragazza affetta dalla sindrome di Cotard, che nel bene e nel male sconvolgerà la sua vita.
Egofobia è la prima opera che leggo di Michela Mosca, che ha all’attivo altre due pubblicazioni. Una storia inquietante e che a tratti mi ha portato a pensare a quanto sia labile il limite che ci separa dalla follia.
A mio parere, nel romanzo, ci sono alcune parti (come le informazioni sull’ambientazione o sulle varie patologie dei pazienti e alcuni dialoghi) che potevano essere migliorate o anche avere una genuina sforbiciata, lo avrebbero reso più scorrevole e meno spezzettato, rendendo meno accentuata quella sensazione che ci sia qualcosa di stonato.
Considerando la giovane età di Michela Mosca bisogna dire comunque che è un' ottima scrittrice, questo lo si percepisce soprattutto nella seconda parte della narrazione, dove riesce ad imbastire scene abbastanza inquietanti e credibili e la sua penna sembra scorrere più libera e immaginifica. Le incomprensioni, le derisioni, il non sapere come gestire certe situazioni non essendo preparati e affidandosi più al cuore che alla ragione sono talmente ben narrati che ti fanno sentire l'inquietudine e l'inadeguatezza dei protagonisti.
Egofobia è un tour sul disagio mentale, sul malessere che attanaglia parte delle nuove generazioni e non solo, vittime dell’abuso della tecnologia, sfiduciate, apatiche, che concedono alla società mostro il loro lato più debole. È un viaggio dentro la psiche umana e la depressione, come ha dichiarato in un post la stessa autrice che ha avuto coraggio a dichiarare: “è, finora, il mio libro più personale e ora sapete che lo è perchè ho iniziato a scriverlo durante il periodo peggiore della mia salute mentale. E’ un libro che inquieta in maniera sottile perché parla di ciò che mi ha infestato per quasi due anni. Fantasmi di me stessa mai nate, o morte per lasciare il posto a una versione migliore che non arrivava…”
Proprio all'interno dell'istituto sono ricoverati, oltre ai vari pazienti affetti dalle più varie patologie, gli Egofobici, coloro che hanno paura di se stessi, che vestono un camice bianco, hanno la testa coperta da una specie di cappuccio, e indossano una maschera con soltanto i fori per il naso e per gli occhi.
Thomas è un personaggio che mi ha trasmesso emozioni altalenanti, ho odiato la sua ironia, a volte fuori posto, spropositata, a volte feroce e sprezzante ma col passare della lettura ho imparato a comprenderlo.
Ho provato una pena infinita per Meredith, la sua tragica e fragile esistenza condizionata e travolta da tutto ciò che ci può essere di sbagliato nelle relazioni interpersonali, fagocitata dal malessere e dalla distruzione, nella disperata corsa nell’essere accettata e di sentirsi finalmente a casa.
In ognuno dei personaggi ci sono disturbi tipici che possono capitare a tutti, lievi tratti impercettibili, a volte, ma che si mostrano quanto meno te lo aspetti. É questo, chi ha vissuto certe esperienze, sa che è una cosa terribile. Entrano in gioco talmente tanti elementi che un piccolo problema può in breve divenire enorme. Un male che si nutre della tua mente e del tuo corpo fino allo sfinimento totale.
Ero molto incuriosito dalla copertine. E dal titolo. Devo ammetere che mi ha preso fin da subito. Ho provato empatia con il protagonista della storia. Probabilmente perché ho moto in comune con lui negli estremismi di alcuni aspetti della personalità. Assolutamente consigliato.
3,5 ⭐ Bella la storia, l'idea dell'ambientazione e il plot twist finale. Curerei un po' di più la terminologia, a volte fin troppo ricercata. Soprattutto per quanto riguarda i protagonisti giovani. Nel complesso, comunque, un romanzo scorrevole.
Non saprei dire cosa mi aspettassi, ma non mi aspettavo quello che poi ho trovato. E non riesco a collocare la mia aspettativa ignota e disillusa tra i giudizi positivi o quelli negativi. Potreste chiedervi: cosa abbiamo qui? Che libro è questo? Che storia è? Ambientazione distopica ma con fortissime analogie al presente (siamo poco oltre il 2040). Tematica strettamente legata alle patologie della psiche: abbiamo gli hikikomori, gli egofobici (inquietanti, ma sinceramente non ho capito bene i loro sintomi), poi abbiamo la sindrome di Cotard: persone che si percepiscono morte e che quindi rifiutano le sensazioni legate alla vita, ai cinque sensi, alla propria fisicità, alla propria esistenza. Per buona parte della storia seguiamo Thomas (giovane hikikomori del cui isolamento poi capiremo le motivazioni) in cura presso il dottor Aristotle Lear in un'esclusivo centro di cura delle psicopatologie. Poi incontriamo Meredith, vittima della sindrome di Cotard alla quale sia il dottor Lear che Thomas vogliono assolutamente strapparla. Su di lei parte, a tutti gli effetti, un'indagine e siamo lì a tifare perché la gioia di vivere abbia la meglio sull'impulso all'autodistruzione. Ovviamente non posso e non voglio spoilerare. Però partiamo da un thriller psicologico in una cornice distopica che induce alla riflessione sui destini del pianeta e poi ci troviamo dalle parti dell'horror non del tutto sviluppato con agganci al soprannaturale e alla magia nera. Il finale spiazza fortissimo e la chiusura farebbe quasi pensare a una storia vera (sapete quei film che alla fine vi raccontano che ne è stato dei protagonisti con i titoli in sovrimpressione?), cosa che ovviamente non è. Mi è piaciuto? Sì. Mi ha soddisfatta? Nì. Lo consiglio? Lo consiglio, perché mi piacerebbe capire che impressioni ne trarranno altri lettori.
Il futro dipinto da Michela Mosca nel suo romanzo Egofobia non è certo dei migliori: il pianeta è devastato dall’inquinamento, dalle piogge acide, dal divario sempre più grande tra ricchi e poveri. Inoltre la società è diventata ancora più opprimente ed invasiva. Attraverso la storia di Thomas l’autrice ci fa entrare in contatto con una realtà attuale che coinvolge un numero sempre maggiore di individui, quella di chi soffre di patologie mentali. Depressione, autolesionismo, isolamento, dipendenze e sindromi di vario genere sono parte integrante del quadro, così come anche le cattive abitudini, le ossessioni, l’incapacità di comunicare e di ascoltare.
L’autrice tratta questi argomenti con la giusta drammaticità, descrivendo situazioni ed aggiungendo dettagli ma in modo equilibrato, senza appesantire la storia. Inoltre, entrando nel quotidiano dei suoi personaggi in difficoltà, non cerca di impietosire il lettore a tutti i costi. Attraverso le pagine soffriamo con e per loro, questo è innegabile, ma, per quanto possano essere vittime della società e delle circostanze, alcuni di loro sono anche vittime di sé stessi, hanno la propria parte di responsabilità per la loro condizione e per la situazione in cui si trovano. Il processo per la guarigione e per la libertà è lungo e difficile.
Arricchito da una trama che non risparmia misteri e colpi di scena, tra distopia e horror, Egofobia è un vortice di emozioni contrastanti che non lascia indifferenti, un viaggio nell’oscurità profonda della mente umana, una lettura che colpisce duro e senza pietà fino all’ultima pagina.
"Egofobia" è stato un libro in un certo senso inaspettato.
È ambientato in un futuro non troppo lontano, i cui paradossi sono già radicati nel nostro presente: descrive una società in cui ogni singola azione viene tenuta sotto controllo, ma gli esseri umani si sentono sempre più instabili, più alienati, più fragili dal punto di vista mentale. Una società che ha fatto grandi passi dal punto di vista tecnologico, ma che, al di fuori delle grandi aree urbanizzate e artificiali, ha abbandonato la natura all'azione devastante delle crisi climatiche.
La prima parte è una distopia che parla di un futuro possibile e fa riflettere sulle ombre che ognuno di noi nasconde dentro di sé: è un viaggio nell'interiorità del protagonista, Thomas, ma anche una storia corale, che dà voce a tutti i personaggi che lo circondano. Fino a che nella sua vita non entra di prepotenza Meredith, che sconvolge drasticamente gli equilibri che si erano creati, nel bene e nel male.
La seconda parte, dalle forti tinte "gotiche" e oniriche, è stata un'escalation, o forse dovrei dire una caduta vertiginosa nell'abisso. Un amore che è anche ossessione, follia e orrore si intrecciano in una danza mortale. Il prologo rivela già come finirà la storia, ma c'è sempre quella rivelazione, quel colpo di scena improvviso che ti coglie alla sprovvista e ti tiene col fiato sospeso fino alla fine: arrivata a un certo punto, non sono più riuscita a mettere giù il libro finché non l'ho finito.
È un libro che ti f0tte il cervello, in senso buono.
In un'ambientazione quasi distopica (mi ha dato molte vibes alla Black Mirror, cosa che ho apprezzato tanto) si intrecciano le vicende di Thomas e Meredith, due ragazzi tra loro molto diversi, che tuttavia hanno qualcosa in comune: l’Institute of Rare Mental Patology. Entrambi infatti sono stati ricoverati: Thomas è un hikikomori, vive rinchiuso in casa, assorbito dalla tecnologia, apatico, senza stimoli; Meredith invece è affetta dalla sindrome di Cotard: crede di essere morta, un cadavere in decomposizione. Il loro incontro stravolgerà le vite di entrambi, costringendoli a fare i conti con il loro passato. Ma Egofobia non è solo la storia di Thomas e Meredith. È un romanzo che parla di salute mentale, di quanto questa sia preziosa e fragile in un mondo - quello descritto - che non è poi tanto lontano da quello in cui viviamo oggi. Un mondo in cui ogni individuo è costretto a fare i conti con la frustrante ricerca del proprio posto. A confrontarsi con una società sempre più deludente, che non lo rispecchia più. A misurarsi con pressione sociale, sensi di colpa, difficoltà relazionali, illusioni. Un mondo in cui ciascuno è in costante lotta con le proprie debolezze, e molto spesso è condannato a soccombere. La prima parte del romanzo, più focalizzata sull'esperienza di Thomas, dà voce a una società disfunzionale che ho trovato molto familiare. La seconda parte invece è incentrata su Meredith e assume delle note thriller: pagina dopo pagina, il lettore accompagna Thomas nella ricerca della verità, insieme al protagonista inizia a colmare i vuoti del passato di Meredith, scendendo in un baratro sempre più nero, lungo una spirale di follia. Il ritmo della storia si fa quindi via via più incalzante, sorretto dalla scrittura sempre pulita e ben gestita di Michela, fino a una conclusione che ha saputo sorprendermi. Egofobia è uno di quei romanzi che non nasce per intrattenere soltanto (anche se quella è una cosa che fa molto bene). La trama è un espediente per trattare altri temi, difficili, delicati, dolorosi. Egofobia è una storia fatta di ombre e debolezze, di sconfitta e di speranza. È un romanzo cupo, sottilmente inquietante, dalle cui lettura non possono che scaturire profonde riflessioni. Ho molto apprezzato questo libro, e soprattutto ho apprezzato la capacità dell'autrice di gestire con maturità, cognizione di causa e tatto temi tanto delicati.
Un romanzo che è rimasto troppo a lungo nella mia lista di lettura. Con "Egofobia" sai dove inizia la storia, sai dove ti trovi, ma quando si ha a che fare con la psiche umana, non sai mai dove si può finire, ed è proprio quello che succede in questo romanzo. Mentre il mondo sta andando verso la deriva, il protagonista si ritrova rinchiuso in una struttura specializzata e, nello specifico, nell'ala degli hikikomori. Conosciamo quindi lui, il dottor Lear e Michela è bravissima a farci conoscere, tramite i personaggi, quella che è la situazione al di fuori, pur senza approfondirla. Poi, però, ci si sposta verso l'ala nord, quella degli egofobici. Sappiamo che prima o poi avverrà l'incontro, ma come e cosa succederà, lo lascio scoprire ai lettori. La narrazione qui subisce un lieve "calo", a livello di azione, per dare più spazio ai personaggi, alla psicologia e all'incontro. Eppure... eppure anche in questo caso, Michela è stata bravissima, perché lascia percepire dalle righe, dalla scrittura, che qualcosa è in agguato, striscia nel subconscio senza mai abbandonarci, nemmeno con l'epilogo della storia.