Costanza ha diciotto anni ed è nata in una valle dove il sole sorge tardi e tramonta presto. Il padre, Tiziano, voleva un maschio. La madre, Augusta, voleva una bambola. Incapaci di comunicare, i loro corpi coesistono in una casa gialla circondata da boschi, vecchi riti contadini e nuovi riti industriali, superstizioni, voci di paese, anziane dette “streghe”. Ci sono i campi da lavorare, il cimitero per i morti e la chiesa per chi aspetta il regno del Signore. Il campanile batte le ore con tre minuti di ritardo sul resto del mondo, e Costanza cerca di coprire lo svantaggio scappando, smezzando acidi e dormendo su pavimenti. Macina chilometri lungo la statale in cerca di passaggi per l’altrove. Lo fa con Livia e con Mimì, con Fiorella e tutte le ragazze e i ragazzi come loro. Sono gli anni Settanta, e i loro vecchi non sono pronti a guardare in faccia questa nuova specie di animali. Quando Costanza incontra Claudio – che sa sistemare i denti anche se non è un dottore, inventa storie, nasconde tesori ed è fidanzato con l’eroina – comprende di aver trovato il suo altrove. Non importa se si chiama Roma o Bombay, se si trova in un vicolo di periferia o in una comunità in cima a una collina, così come non importa se ci si ammazza di botte, se i soldi finiscono e le mani invecchiano. Importa solo non tornare nella valle, che non lascia mai in pace e dopo quarant’anni rivuole ancora indietro le sue figlie ingrate. Claudio viene da una grande città piena di rovine e memorie antiche e, non potendo riavere indietro il padre, vuole solo andare via da se stesso. Vuole andare via anche se la madre accetta le sue stranezze, scambiandole per modernità. Così Claudio e Costanza, inconsapevoli del futuro ma impegnati nel presente, cominciano a vivere insieme, e la vita porta avventure, dolori, allegrie e la bambina che oggi racconta questa storia.
“Questo è il dolore della vita: che si può essere felici solo in due e i nostri cuori rispondono stelle che non vogliono saperne di noi” (Antologia di Spoon River)
Gli echi del capolavoro poetico di Edgar Lee Masters, bibbia di una generazione, risuonano nel romanzo di Ginevra Lamberti a partire dal titolo (“Tutti, tutti dormono, dormono sulla collina”). Come se dare la parola ai morti fosse un compito su cui la scrittura si cimenta, si esercita, si perfeziona. Come se a vincere le tenebre fosse sempre uno stilo che attinge negli abissi della memoria, dentro uno scrigno nascosto e tuttavia covato dalla luce.
Opera complessa e multiforme questa, perché il tempospazio e il tono della narrazione si differenziano sfaccettandosi, le vicende cambiano e si intersecano, cambia anche il registro del racconto e si alternano i personaggi, mentre si compie lento e inesorabile il viaggio nella nostra storia attraverso tre generazioni di donne. Soprattutto di donne.
Una prova di scrittura e di conseguenza una prova di lettura. Quasi a temprarci nella solida determinazione di continuare l’apprendimento della levigatezza stilistica con cui Ginevra Lamberti sa portarci nella vita di Costanza, di Augusta, di Gaia.
Sono soprattutto gli anni Settanta. Quando per la prima volta una intera generazione interrompe il dialogo con la generazione precedente. Padri contro figli, madri contro figlie. Non si capiscono. Non si parlano. Non sanno come fare. I loro differenti universi non trovano punti di intersezione. Il mondo è aperto davanti agli occhi di queste ragazze (e ragazzi), è un posto da esplorare, anzi: da girovagare, incontrando con disinvoltura tutto quel che c’è: accogliendolo e accettandolo. Anche la droga. Lo sballo e la fuga sono aspetti dello stesso impulso, della stessa inarrestabile irrequietezza.
E intanto le madri e le nonne si stabiliscono compunte nelle loro arcaiche tradizioni, aggrappate a vecchie credenze, ma la fede di Augusta è vuota e sa di muffa per la giovane inquieta Costanza e la casa gialla, laggiù nel vecchio mondo, diventa sempre più l’orrido simbolo di quella valle asfittica, l’unico luogo da cui fuggire per non tornare mai più.
Claudio arriva soltanto a metà della storia e sarà con lui che Costanza conoscerà l’amore e l’abisso, la menzogna e l’autodistruzione . Ma anche il Grande Capo e la sua cittadella comunitaria (mimesi della celebre SanPa) istituita con il nobile scopo e la discutibile pretesa di risanare quella gioventù tossica e perduta.
Molta carne al fuoco, insomma, molti i fili tessuti e i percorsi narrativi intrapresi. Neanche una sbavatura, però.
A me Ginevra Lamberti piace un sacco. Ho fatto un po' fatica ad entrare nella storia perché di solito leggo alla sera prima di dormire, poche pagine alla volta, ecco non è l'ideale anche perché la storia viene raccontata un po' alla volta, aggiungendo pezzi che non sono in sequenza temporale, raccontati da voci diverse. Le voci sono quelle di Augusta, Costanza e Gaia, tre generazioni di una famiglia che ruota attorno alla casa gialla sul limitare del bosco.
Quello che mi piace di Lamberti è che ha una scrittura contemporanea e un modo di delineare le cose preciso, un po' come faceva picasso con i disegni, con 3 linee dava vita ad una figura.
Quindi se avete voglia di leggere una storia molto ben raccontata, attraverso 3 voci femminili assolutamente coerenti ma dissonanti col loro tempo, a cui non potrete fare a meno di voler bene, questo romanzo fa per voi.
Momenteel lees ik door omstandigheden veel boeken die anderen me cadeau geven of uitlenen. Dat heeft wel iets, misschien vooral omdat je zonder verwachtingen aan zo’n boek begint. De overdreven zoetheid van de foto op de kaft zou mij al afgeschrikt hebben, maar ten onrechte. Dit is een verrassend goed boek. Vooral in het begin was ik erg onder de indruk van de originele vertelstem die zo mooi past bij de hoofdpersoon Costanza. Zij groeit op in een vallei, aan de voet van een berg, waar maar weinig licht komt, en ze ontsnapt aan haar kille ouders door te spijbelen en ‘s nachts rond te zwerven. Dit eerste deel beviel me het beste. Het boek vertelt het verhaal van haar leven. Al met al een mooi beeld van het los worstelen van een jonge vrouw uit haar milieu, waarbij ze stappen zet die de rest van haar leven tekenen.
Mooi boek, maar te fragmentarisch om echt te kunnen pakken. Het gaat over drie generaties vrouwen die opgroeien in een vallei in Italië waarin weinig licht komt. Alleen de middelste vrouw komt goed uit de verf, haar moeder en dochter veel minder. Alle figuren zijn tragisch maar worden liefdevol en met humor beschreven.
Non il fuoco, non la demolizione pezzo per pezzo con gli attrezzi del nonno, non il gas acceso, non la violenza possono quello che può il tempo. La violenza genera conseguenze di cui dovrai farti carico senza poter mai davvero giungere a separazione.
Het is fijn om af en toe zomaar een boek op te pakken en zonder enige voorkennis of verwachting te lezen. Hier moest ik alleen wel erg mijn aandacht bijhouden, wat niet altijd lukte.
Dit is een enorm vrouwelijk boek, maar wordt nooit een vrouwenboek. Het is prachtig.
"Ze kon geen naam geven aan de afstomping die vrijwel alles overheerste. Ze wist echter wel wat daardoorheen kon prikken, en dat waren plotselinge sprankjes enthousiasme die zich alleen maar voordeden in het contact met anderen."
of
"Nu ze hier terug is fluistert de wind elke nacht tegen haar dat ze heeft verloren, en dan antwoordt ze: Als ik heb verloren, hoef ik ook niet meer bang te zijn."
en zeker ook
"Er is geen erger slachtoffer dan het slachtoffer van het slachtoffer."
Tutti dormono nella Valle Il bello di trovare un bel libro, ben scritto, che ti prende, è che quando l’hai finito dici e adesso? Che ci pensi durante al giorno, che ti trovi a volerlo rileggere per voler capir meglio cosa è successo ad una piuttosto che all’altro protagonista, perché i protagonisti non sono uno solo, ma tanti. Vicino ad una cittadina che io conosco e vivo, una valle cupa che conoscevo poco e sto riscoprendo e quindi ancora più intrigante Scrittura non facile ma molto interessante, forse io ho apprezzato ancora di più, questa storia, perché descrive, senza precisare, dei pezzi dei miei luoghi d’infanzia e attuali e ne delinea la metamorfosi e ne ritrae la bellezza e la bruttezza. Perché descrive tante storie in una Ma forse e soprattutto perché parla di un ulteriore mondo che marginalmente io ho vissuto, un mondo di cui nessuno parla o parla più o parla poco ma che c’è e lo testimonia chi non ho più.
"La valle non è un luogo, ma un tempo che non vuole finire mai, la vita qui non è un tempo, ma un luogo di cui non si trova la via d'uscita." Vivo sprofondata in una valle veneta e l'accuratezza di Ginevra Lamberti nel descrivere le dinamiche di questo non-luogo spaventa e rassicura allo stesso tempo. Spaventa alla faccia di un legame malato che ci costringe a scandire la nostra vita a suon di fuga e ritorno da un posto che sentiamo "nostro", ma non riusciamo a comprendere. La rassicurazione, amara forse, è data dal fatto che finalmente qualcuno ha descritto quell'inspiegabile vuoto condiviso, uno dei pochi fili veri che unisce la vallata, quell'amara rassegnazione pervasa da fremito e sogni mancati. La leggera caoticità nella narrazione non facilita un' immersione immediata nel racconto, eppure, rispecchiando l'animo sbandato dei protagonisti, trascina completamente il lettore.
Ik vond het een heel mooi boek! In het begin moest ik in de schrijfstijl komen. Het kostte me een tijdje om echt zin te krijgen om te lezen, maar daarna vond ik het boek echt zalig! De manier hoe alle verschillende personages zo menselijk worden afgebeeld door één bepaalde gewoonte of eigenschap was zeer aangenaam om te lezen. Hoe verder het verhaal vorderde hoe beter ik het vond. Dit boek is niet chronologisch geschreven en dat vond ik er ook zo fijn aan. Beetje bij beetje ontdek je wat er gebeurt is en hoe. Terwijl je het verhaal ontrafelt, ontrafel je ook de personages die tot op het einde nog deels een mysterie blijven.
In lettura, la storia appare complessa: ci sono balzi temporali nel futuro e nel passato, a volte con cambio narratore nei sottocapitoli. All’ultima pagina peró il quadro si fa abbastanza completo e tutto sommato il libro non mi è dispiaciuto. Un mio appunto: avrei preferito un maggior racconto dei sentimenti dei protagonisti che - se non all’inizio- si percepiscono fra le righe e si immaginano per le situazioni raccontate. Spero di aver compreso bene cosa ha provato Costanza nella sua vita :)
Tutti dormono nella valle riprende le fila del primo romanzo e le ripercorre spingendosi sempre più indietro nel tempo e negli intrecci familiari in un ritorno verso l’origine.
I #personaggi che avevamo conosciuto senza nomi, nei ruoli rispetto alla protagonista Gaia, qui assumono nomi e identità complesse, che si aggirano fuori dall’incantesimo della valle e in pagine complesse della storia italiana degli anni 70-80.
Incipit Il ventotto di novembre, appena dopo il tramonto, una figura scende la strada sterrata a ridosso del bosco. Tutti dormono nella valle Incipitmania
Lastig boek, door allerlei personages wier rollen niet meteen duidelijk worden en de manier van vertellen. Maar de hoofdpersonen gaan wel degelijk leven.
3 sterren voor de sfeer, Lamberti maakt de "stugheid" van het leven de vallei voelbaar vanaf pagina 1. Echter kwam het verhaal voor mij te weinig op gang.
❝Allora ho aperto il libro che abbiamo amato tanto insieme, e il libro mi ha risposto che i nostri cuori rispondono a stelle che non vogliono saperne di noi❞
❝Si dice: se ogni cosa è migliore a un solo chilometro di distanza allora forse a dieci chilometri, a mille chilometri, sarà tutta una festa❞
❝ C'è una storia per l'inizio e una storia per la fine❞
❝I personaggi principali di questo libro non hanno co- gnomi, perché i cognomi vogliono dire che appartieni a qualcuno❞
Vi capita mai di interrompere un libro mille volte perché non era il momento adatto? Ecco, a me è successo proprio lo scorso mese con “Tutti dormono nella valle” di Ginevra Lamberti.
Iniziato più o meno a inizio aprile, me lo sono portato dietro fino allo scorso fine settimana, semplicemente perché non era mai il suo momento. È un libro che ho letto poche pagine per volta, ma che alla fine mi ha lasciato un bel ricordo.
Forse però, a causa di questa discontinuità nella lettura, non sono riuscita a godermelo a pieno, è un po’ mi dispiace. I salti temporali mi hanno fatto vivere altre epoche che vorrei aver vissuto veramente. Non so come spiegarvelo, ma questo libro profuma di libertà, di voglia di scappare, di amare, di arrabbiarsi, di vivere.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, ciò che mi ha fatto veramente riprendere la lettura qualche giorno fa, è la scrittura di Ginevra. Avete presente l’espressione “calza a pennello”? Ecco, il lavoro di autrice a Ginevra calza a pennello, sembra essere nata per questo. Come dice Emanuele Trevi sulla quarta copertina: “Ginevra Lamberti è impegnata in questo strano genere letterario che è scrivere bene”. Ed è esattamente per questo che ve lo consiglio, anche se potrebbe risultarvi a tratti lento. Prendetevi tutto il tempo per leggerlo, ma vi dico, anche solo per godere della sua scrittura, secondo me ne vale la pena ✨