Un cucciolo orfano di madre viene raccolto e accudito da un uomo. Quell’uomo è Giovanni Falcone, magistrato impegnato a contrastare la mafia nella Palermo insanguinata degli anni Ottanta. Uccio, più volte scampato alla morte, ha maturato un senso di giustizia che lo spinge a impegnarsi contro la malavita. Ma una notte, mentre si esercita ad affinare il suo latrato, da un palazzo lì vicino scende Giovanni Falcone, che lo accarezza e che, malgrado non possa portarlo a casa, lo accoglie amorevolmente nell’atrio del tribunale di Palermo, dove opera con il suo pool antimafia. Da quel momento, mentre si susseguono i tristi delitti di mafia, tra cane e padrone si instaura un’intensa amicizia, che verrà stroncata solo dal brutale omicidio del magistrato. Alla fine, vecchio e con le ultime forze, Uccio prende dimora nell’atrio del tribunale di Palermo per vegliare la statua del giudice presa di mira dai teppisti, mettendo in atto così la lezione più importante appresa da Falcone: il coraggio. Nel trentennale della strage di Capaci, un racconto commovente e delicato che, con leggerezza e senza toni retorici, affronta un tema difficile e una delle pagine più buie della nostra Storia dimostrando che l’amore e il senso di giustizia possono trionfare su qualsiasi forma di violenza e sopraffazione.
Forse una cosa che sanno in pochi è che sono Siciliana. Amo la mia terra, ogni pietra o mattone, ogni albero, ogni fiume. Non mi vergogno quando ascolto la storia di Falcone e di tutti questi eroi che hanno lottano per combattere il male, perché il siciliani non sono i mafiosi. I mafiosi sono ovunque, non sono solo in Sicilia, il male alberga ovunque ma si cela agli occhi. La Sicilia non è ignoranza, omertà, droga, violenza.. la Sicilia è amore, cultura, amicizia e ospitalità. Questo libro mi ha fatto piangere tanto perché ha raccontato come la mia amata terra è stato luogo di tale abominio ma coloro che l hanno commesso non sono Siciliani, non sono italiani o di altra nazionalità... I mafiosi sono il male, sono la cattiveria, l oppressione e tutte le cose più oscure che possano esistere nel cuore di un uomo. Sono felice di avere scoperto i retroscena sulla lotta contro la mafia portata avanti da Falcone e da altri, scoprire come lo Stato, i magistrati e i giornali che tanto lo osannavano in un attimo per dicerie l hanno trasformato in un traditore. Ha fatto male scoprirlo, ha fatto male sentire il dolore dell'abbandono,ha fatto male sentire rabbia per l'ingiustizia ma fa più male scoprire che la verità viene infiocchettata nelle scuole. Spero di cuore che questo libro venga letto da tanti e che si sappia che Giovanni Falcone è morto mentre lottava per una libertà che questa società, questo Stato .. riteneva scomoda ottenere!
Il 23 maggio 2022 è ricorso il quarantennale della strage di Capaci. Come parlare di Falcone e della mafia, senza scadere nella retorica e nel "è stato già tutto detto"? Dario Levantino lo fa in modo originale, mischiando fantasia e realtà, attraverso Uccio, diminutivo di Edipo, il cane adottato da Falcone, che sarà il suo fido compagno e confidente.
Scrive l'autore alla fine: “Uccio è un cane randagio realmente esistito, che ha davvero speso la sua vecchiaia ai piedi della statua di Falcone a Palermo e la cui scomparsa è testimoniata dai principali quotidiani nazionali, ma – com’è logico – non parlava né poteva scrivere romanzi.”
In questo libro, Dario Levantino parla di amicizia e di coraggio, in una Palermo in cui il confine tra Bene e Male è molto sottile. E Uccio, non solo conquista Giovanni Falconi ma anche il lettore. Questa amicizia è un messaggio di speranza, come scrive Maria Falcone nell'introduzione, "In una città cupa, scossa dalle bombe e sporca del sangue di pochi valorosi, Uccio e Giovanni Falcone diventano inseparabili."
“«Non c’è tempo, Uccio... Ora che sei pronto, non c’è tempo». «Ora che sono pronto? Perché sarei pronto?». «Perché non hai più paura, ora la paura non ti condiziona più». «C’è voluto del tempo». «Ce n’è voluto, sì, è così che va. Forza, ora che sei pronto, non c’è più tempo...». «Ma... non c’è tempo per che cosa?». «Per affrontare la sfida più ardua di ogni esistenza». «Vivere?». «Morire». Dal cielo nacque la luna, pianse la pioggia, caddero i sogni dalle stelle avverandosi infranti. Sorrisi in sogno: mio padre e mia madre avevano appena fatto conoscenza.”
Me ha encantado. Ya sé que no es extremadamente original contar la historia desde el punto de vista de un perro: ya lo hizo Virginia Woolf con "Flush" y Paul Auster con "Tombuctú" (que todavía no he leído) y supongo que lo habrán hecho otros cuantos más. Pero a mí me ha conmovido esta historia especialmente.
Conocía a grandes rasgos la historia de los jueces Giovanni Falcone y Paolo Borsellino asesinados por la cosa nostra en el Palermo de los años 90, pero este libro me ha aportado de una forma muy sencilla y accesible para todo tipo de público de adolescente para arriba, ciertos detalles que no conocía, como por ejemplo, el vacío e incluso las calumnias que el juez Falcone sufrió por parte de algunos compañeros, del mundo de la política y de la prensa italiana. Es triste tener que morir de forma violenta para ser definitivamente reconocido como una de las figuras que más ha hecho en Italia para debilitar a la mafia.
Si te interesa la historia de la criminalidad organizada italiana y te gustan los perros, "questo libro fa per te".
De momento, sólo está disponible en italiano pero espero que lo traduzcan a muchos más idiomas porque verdaderamente merece mucho la pena.
Otro libro que he leído en ebook y que al final me tendré que comprar en físico porque quiero que forme parte de mi biblioteca y poder abrazarlo mientras lo releo.
Ho pianto per questo libro. Amo la prospettiva da cui la storia è stata raccontata, quella di un cane, adoro il coraggio e la fedeltà dimostrata fino all'ultimo. LEGGETELO😍😍😍
Слухайте, вже птахи співають, а й досі реву... хто ж знав, що ця історія виявиться настільки сумною?
я вже виплакала всі сльози, їй-богу...під кінець прям букв не бачила
мабуть, вперше читала книгу, де розповідь ведеться від імені собаки. І це виявилась дуже щира, душевна, відверта історія, де багацько болісних моментів, однак є й місце для гумору й дотепу
про стосунки одного справедливого чоловіка із собакою, дворняжкою, яку він прихистив, аби її не вбили. І про мафію, звичайно ж. Найвідоміші італійські мафіозні угруповування, "Коза ностра" та ін.
La storia di Giovanni Falcone e della lotta alla mafia, narrata da un punto di vista particolare: quello di Uccio, un randagio che Falcone decide di adottare, un cane realmente esistito. Attraverso il suo sguardo, inizialmente diffidente poi ingenuo ma fedele, seguiamo i passi più importanti della carriera del magistrato fino al suo tragico attentato. E, in una città macchiata dal sangue e dalla corruzione, i due diventano insperabili. "Il cane di Falcone" è una storia di fede e di coraggio, di speranza e di determinazione, ma anche un racconto straziante e tristissimo, con un finale, un dialogo immaginario tra Uccio e Falcone, molto commuovente. Forse un libro troppo triste da leggere sotto l’ombrellone come ho fatto io.
«Se ne sono andati?». «Sì, sono lontani, sono scappati.». «Hai visto tutto?». «Ero qui, ho visto tutto. Sei stato forte...». «Ora che se ne sono andati viglio dormire. Ora che i miei fantasmi se ne sono andati, voglio dormire come non faccio da anni». «Non c'è tempo». «Perchè? E' da poco passata la mezzanotte». «Non c’è tempo, Uccio... Ora che sei pronto, non c’è tempo». «Ora che sono pronto? Perché sarei pronto?». «Perché non hai più paura, ora la paura non ti condiziona più». «C’è voluto del tempo». «Ce n’è voluto, sì, è così che va. Forza, ora che sei pronto, non c’è più tempo...». «Ma... non c’è tempo per che cosa?». «Per affrontare la sfida più ardua di ogni esistenza». «Vivere?». «Morire». Dal cielo nacque la luna, pianse la pioggia, caddero i sogni dalle stelle avverandosi infranti. Sorrisi in sogno: mio padre e mia madre avevano appena fatto conoscenza.
Un'idea brillante quella di raccontare la storia di Giovanni Falcone e la sua lotta alla mafia tramite la voce narrante di Uccio, un cane bastardino e randagio, perché raccontata con semplicità ma anche con un linguaggio coinvolgente, soprattutto per i bambini e i ragazzi. Le storie dei due protagonisti, entrambe mai lineari e prive di ostacoli, si intrecciano e diventano un'unica storia. Realtà e finzione si mescolano e le avventure di Uccio servono per stemperare la quotidianità di Giovanni Falcone. Scopriamo un Giovanni Falcone molto umano, attento alle piccole cose e alle amicizie, all'amore, che ha poco di eroico, nel senso stretto del termine, ma proprio per la sua intelligenza, determinazione, solitudine, rettitudine amarezza e incomprensione da parte degli altri, impersonifica l'implacabile paladino della lotta contro la mafia. Nulla lo distrae dal perseguire il suo obiettivo. Pagine leggere, che fanno sorridere, si alternano a quelle tragiche e pesanti: raccontano dei successi del pool antimafia ma anche degli intrighi, dei sotterfugi, delle invidie, delle vendette e delle bassezze che ha dovuto affrontare il magistrato che tutto il mondo ci invidiava. Ma non solo: il libro ci spiega anche la mentalità e l'organizzazione della cosiddetta cupola, ripercorre a grandi linee le indagini e il modus operandi dei magistrati del pool antimafia. E tutto ciò è scritto in modo molto chiaro e accessibile a tutti. La lezione che mi è rimasta impressa è quella che si trova in una frase di Falcone rivolta a Uccio: "L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, l'importante è saper convivere con la propria paura e non farsene condizionare. Ecco il coraggio è questo, altrimenti non è piu coraggio ma incoscienza".
Il protagonista di questo romanzo è un cane di mánnara, cioè un cane pastore, che, rimasto orfano a causa delle bastonate inflitte alla mamma da un essere viscido e brutale, finisce a Palermo in via Notarbartolo. Il cucciolo, che ha dovuto imparare molto presto le leggi della sopravvivenza del cane randagio, comincia a ululare nel silenzio della notte, disturbando non poco chi deve dormire. Ma quell'ululato, così fastidioso per molti, attira l'attenzione del giudice Falcone, il quale decide di prendersene cura e di accoglierlo nel cortile del Tribunale di Palermo. Uccio si ambienta subito e tra cane e padrone si crea all'istante un legame indissolubile, che solo l'attentato di Capaci del 23 maggio 1992 spezzerà. Questo romanzo è una delizia, un libro che tutti, soprattutto i più giovani dovrebbero leggere! L'autore, Dario Levantino, sceglie di affidare a Uccio la narrazione degli eventi e la sua voce narrante accompagna il lettore dalla prima all'ultima pagina, mentre la relazione tra i due coprotagonisti cresce ed evolve, la conoscenza di Cosa Nostra del giudice, e di conseguenza di Uccio, si fa più profonda e la convivenza con la paura segna il confine tra coraggio e codardia. Questo libro non parla solo di mafia, ma fornisce spunti di riflessione sul rapporto uomo-animale, su quello padre-figlio e su quello di coppia, nonché sulla violenza gratuita, sull'ipocrisia, la perdita, la vecchiaia e la solitudine. Capitoli brevi, dialoghi esilaranti, tanta tenerezza e malinconia ben mixate per ottenere un prodotto originale e di qualità.
Protagonista di questo romanzo è un cane pastore che con i suoi ululati attira l'attenzione del giudice Falcone, il quale decide di prendersene cura e di accoglierlo nel cortile del Tribunale di Palermo. Questo romanzo è un libro che tutti, soprattutto i più giovani dovrebbero leggere! L'autore, Dario Levantino, sceglie di affidare a Uccio la narrazione degli eventi e la sua voce narrante accompagna il lettore dalla prima all'ultima pagina portandoci a conoscenza di Cosa Nostra e lo fa nel migliore dei modi.
Un gioiellino che andrebbe letto in tutte le scuole, un libro sulla violenza umana, nelle sue varie sfaccettature, che ti colpisce come un pugno, nonostante sia scritto in maniera delicatissima.
"𝕃’𝕚𝕞𝕡𝕠𝕣𝕥𝕒𝕟𝕥𝕖 𝕟𝕠𝕟 è 𝕤𝕥𝕒𝕓𝕚𝕝𝕚𝕣𝕖 𝕤𝕖 𝕦𝕟𝕠 𝕙𝕒 𝕡𝕒𝕦𝕣𝕒 𝕠 𝕞𝕖𝕟𝕠, è 𝕤𝕒𝕡𝕖𝕣 𝕔𝕠𝕟𝕧𝕚𝕧𝕖𝕣𝕖 𝕔𝕠𝕟 𝕝𝕒 𝕡𝕣𝕠𝕡𝕣𝕚𝕒 𝕡𝕒𝕦𝕣𝕒 𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕗𝕒𝕣𝕤𝕚 𝕔𝕠𝕟𝕕𝕚𝕫𝕚𝕠𝕟𝕒𝕣𝕖 𝕕𝕒𝕝𝕝𝕒 𝕤𝕥𝕖𝕤𝕤𝕒. 𝔼𝕔𝕔𝕠, 𝕚𝕝 𝕔𝕠𝕣𝕒𝕘𝕘𝕚𝕠 è 𝕢𝕦𝕖𝕤𝕥𝕠, 𝕒𝕝𝕥𝕣𝕚𝕞𝕖𝕟𝕥𝕚 è 𝕚𝕟𝕔𝕠𝕤𝕔𝕚𝕖𝕟𝕫𝕒."
Uccio è un cane nato vicino a Palermo, un bastardino di 13 anni, randagio, che zoppica da una zampa, ha una grande memoria ed è un po' veggente... Avverte il pericolo di una bomba che sta per esplodere e vorrebbe imparare ad abbaiare così forte, da spaventare gli innocenti e farli allontanare dal luogo destinato allo scoppio. Ma con i suoi latrati infastidisce le persone e rischia più volte la vita, finché incontra una persona speciale che decide di prendersi cura di lui: il giudice #giovannifalcone . Uccio stabilisce così la sua dimora nell'atrio del tribunale dove il suo padrone lavora, imparando a conoscere tutto ciò che riguarda la #mafia .
È un simpatico libro che racconta in modo originale la lotta alla mafia da parte del giudice Giovanni Falcone, utilizzando un inusuale punto di vista, quello di Uccio, il cane adottato nel racconto dal magistrato, che fa da voce narrante. Come scrive la sorella di Falcone nella prefazione, è un libro che parla dell'amicizia tra due anime simili, Uccio e Giovanni, che si riconoscono e si scelgono nella loro solitudine. Un libro che porta alla luce temi scomodi ed importanti valori, nell'antitesi tra viltà e coraggio, tra bene e male. È la storia di una città, Palermo, una terra di contraddizioni, macchiata del sangue di uomini valorosi. Il libro è un omaggio alla memoria di un giudice che investì tutto nella lotta a Cosa Nostra, un eroe il cui sacrificio deve essere un monito continuo a riconoscere l'esistenza di un'organizzazione criminale da condannare e distruggere, senza dover aspettare altre morti ed altre stragi. Per quanto la vicenda narrata sia di finzione, viene corredata da fatti e tristi vicende realmente accaduti, come la strage di Via Pipitone Federico con l'attentato terroristico-mafioso al magistrato Rocco Chinnici ; Pizza connection, l'inchiesta giudiziaria sul traffico di droga tra Palermo e New York, di cui fu artefice soprattutto il mafioso italiano Gaetano Badalamenti; il Maxiprocesso contro Cosa Nostra, frutto dell'assiduo lavoro di un pool antimafia; la deposizione del famoso pentito Tommaso Buscetta, diventato collaboratore di giustizia; l'arresto del boss Totò Riina; il triste epilogo di Falcone e Borsellino nelle stragi di Capaci e di Via d'Amelio. A questi tragici eventi, l'autore Dario Levantino, affianca la storia di Uccio, riservando momenti spiritosi che vanno un po' a smorzare e a far sedimentare i pensieri più forti legati alla mafia.Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione di questo tenero protagonista, in continua lotta con la sua coscienza, divisa tra bene e male, alla continua ricerca della giustizia, in tutta la fragilità di una paura che vuole trasformarsi in coraggio, quel coraggio di cui non fu mai privo Falcone, nonostante la consapevolezza di mettere a rischio la propria vita, nonostante il solido muro dell'omertà da abbattere, nonostante le ingiuste accuse e l'isolamento che fu costretto a subire. Una lettura importante, necessaria, che fa riflettere e che commuove. Una data, il 23 maggio del 1992, giorno della strage di Capaci, che rimarrà sempre scolpita nel cuore di chi non potrà mai dimenticare quel coraggio... Complimenti a Levantino che ha rievocato tutto ciò con parole semplici ma potenti ed anche con qualche inflessione dialettale che ha ben reso i personaggi e l'ambientazione. Una curiosità: Uccio è realmente esistito. Era un vecchio cane che ha speso gli ultimi anni della sua vecchiaia accucciato spesso ai piedi della statua di Falcone e Borsellino, poste nell'atrio del palazzo di giustizia a Palermo.
Simpatica l'idea di far parlare il cane di Falcone per farci attraversare con occhi innocenti i periodi delle guerre di mafia più apertamente espresse. Interessante anche la tipologia d'espressione data al cane, innocente e semplice, anche nella sintassi, come potrebbe essere quella di un giovane. Putroppo non sono un fan della semplificazione infantile di argomenti complessi. Mi rendo conto che potrebbe essere un ottimo ausilio per introdurre alcuni argomenti ed alcune formule (guerra di mafia, maxiprocesso, latitante, e più in generale le stragi mafiose) ai più giovani. Credo che però un adulto, affiancandosi a questo tipo di temi, potrebbe (e dovrebbe) trovare linguaggi, anche all'interno del romanzo, più efficaci e meno superficiali.
Posso concludere dicendo che Il cane di Falcone è un libro narrato da un altro punto di vista e potrebbe far sorgere curiosità nei confronti di Giovanni Falcone e di tutta quella parte bella della Sicilia che non è tutta fatta di mafia, credetemi.
3.5 Mi piace lo stile dell’autore, mi piace il suo punto di vista. Racconta una storia vera, seppur romanzata, in maniera così coinvolgente. Consiglierei questo libro a giovani lettori magari negli anni delle medie o primi anni di superiori. Bello, ma ho preferito il secondo libro dell’autore: il bambino e il giudice. Penso che con quello, l’autore sia riuscito ad essere ancora più incisivo
Придбала електронну версію «Собака Фальконе» на розпродажі видавництва. Особливих очікувань не мала - просто зацікавив опис. А прочитала не відриваючись, бо мене дуже цікавила доля Фальконе та Уччо.
Сюжет розказувати не хочу, бо це буде спойлером. По факту - це історія про життя собаки від імені цієї собаки. І про людину, яка подарувала цій собаці прихисток та турботу.
Пес Уччо постійно уважно слухає всі розмови, тож, як і його рятівник, починає добре розбиратися що таке мафія і чи можна щось з цим вдіяти. А ще цей пес трошки відчуває майбутнє і дуже добре пам’ятає минуле, що є цікавою деталлю в цій книзі.
Готуйте носовички, бо місцями може бути ой, як сумно 🥺
Un cucciolo di cane orfano viene adottato da un uomo col riporto e folti baffi che se ne prende cura e lo porta con sé nel suo luogo di lavoro, il tribunale. Quell'uomo è un giudice, il giudice Falcone, e gli anni sono i terribili anni Ottanta di Palermo e di tutta l'Italia. Una storia tra fantasia e realtà raccontata da Uccio, cane meticcio scampato alla morte che invece non ha risparmiato la sua mamma. Uccio, un cane con un forte senso di giustizia e con una dote particolare: è un cane veggente che riesce a sentire il pericolo bomba e a capire che avverrà un attentato prima che lo stesso accada. E Uccio pensa di dover mettere questo suo dono al servizio degli altri e cerca di affinare il suo ululato per avvisare le persone innocenti del pericolo imminente. Ed è proprio durante un suo allenamento che conosce quello che diventerà il suo papà, un uomo speciale, il giudice Falcone. Dario Levantino ha realizzato un romanzo che, attraverso gli occhi di un cane, con la sua innocenza, ci racconta un momento storico che ha segnato la vita di tutti noi. Attraverso gli occhi di Uccio assistiamo agli omicidi di mafia, all'epoca dei grandi pentiti e dei grandi magistrati che hanno contrastato Cosa nostra. L'amicizia tra Uccio e Giovanni è un'amicizia tra simili, entrambi con un forte senso di giustizia ed entrambi in momenti diversi della loro vita saranno abbandonati. "Il cane di Falcone" è un romanzo che mi ha commosso dalle prime pagine fino alle ultime. Attraverso il racconto di Uccio lo scrittore ripercorre, con delicatezza ma anche con ironia e con dovizia di particolari, la vita di Giovanni Falcone e Uccio diventa poi espressione di uno dei più grandi insegnamenti che Falcone ha lasciato a noi tutti: la forza del coraggio. "𝑳'𝒊𝒎𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒏𝒐𝒏 è 𝒔𝒕𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒓𝒆 𝒔𝒆 𝒖𝒏𝒐 𝒉𝒂 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂 𝒐 𝒎𝒆𝒏𝒐, 𝒍'𝒊𝒎𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆 è 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓 𝒄𝒐𝒏𝒗𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒂 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒇𝒂𝒓𝒔𝒆𝒏𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒅𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒓𝒆. 𝑬𝒄𝒄𝒐, 𝒊𝒍 𝒄𝒐𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 è 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐, 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒏𝒐𝒏 è 𝒑𝒊ù 𝒄𝒐𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒎𝒂 𝒊𝒏𝒄𝒐𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂". Uccio, per anni bloccato dalla sua paura più grande, scopre il coraggio di superarla negli ultimi anni della sua vita, quando, ormai anziano, ricorda la frase del suo "papà" e capisce che deve trasformare tutta la sua paura in coraggio e sconfiggere così i suoi fantasmi. Nonostante la narrazione sia ovviamente romanzata, l'autore ha tratto l'ispirazione per il protagonista da una storia vera. Uccio non è stato il cane di Falcone ma lo è simbolicamente diventato. Uccio e Falcone non si sono mai conosciuti ma realmente, dopo che la statua raffigurante Falcone e Borsellino fu posta nel tribunale di Palermo, un randagio, che venne appunto chiamato Uccio, comparve all'improvviso e prese l'abitudine di accucciarsi ai piedi del giudice Falcone. Uccio divenne la mascotte del tribunale, nessuno osò mai cacciarlo dal posto che aveva scelto per sé e rimase lì fino alla fine dei suoi giorni.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Raccontare la mafia attraverso la voce del cane Uccio, che aveva scelto il Tribunale di Palermo come sua dimora, è stata un'idea brillante. Frutto di un animo originale, fantasioso e sensibile come è quello del suo autore "Il cane di Falcone" riesce a narrare una storia cruda e tragica, come quella delle stragi di mafia, in una chiave intellegibile e coinvolgente per grandi e piccini.
Ci sono logiche ed eventi a cui Uccio assiste, ma che non riesce a comprendere in pieno. E questo non soltanto perché è un cane, ma perché i fatti che hanno portato all'uccisione del giudice Falcone, l'abbandono dello Stato, la diffidenza, l'isolamento che subì, sono incomprensibili e inaccettabili per tutte le persone oneste.
E Levantino ci libera della retorica dei benpensanti e dei luoghi comuni. Ci racconta una parte della storia di Giovanni Falcone schiettamente, con originalità e anche facendoci sorridere in alcuni punti.
Falcone parla con Uccio, sente che lui, in barba al raziocinio, lo comprende. Il cane vive in un perenne binomio tra la felicità di essere il confidente del suo padre putativo e la frustrazione causata dal fatto che lui non riesca a interpretare le parole che gli abbaia in risposta in un dialogo che si trasforma così in soliloquio.
In compenso Uccio fa delle lunghe chiacchierate con l'altra parte di sé, più pratica, razionale, ironica e a volte disillusa, che sono entusiasmanti.
L'autore crea un mondo intero, la vita di Uccio, che scandisce nelle fasi più importanti di un'esistenza quasi antropomorfa: l'infanzia spezzata dal dolore della perdita della madre, l'adolescenza come fase di scoperta, di crescita e di cambiamento, e la vita adulta costellata da felicità, dolore, conoscenza e persino da delusioni d'amore. E infine la vecchiaia che Uccio descrive "un graduale ritirarmi in me stesso, un progressivo commiato dal mondo, una riduzione delle percezioni dei sensi che corrispose a un'estensione della mia coscienza, più cieca e quindi più capace di vedere".
Anche stavolta Dario Levantino è riuscito a creare pagine di poesia in prosa.
Da leggere, rileggere e sottolineare. Per me è la conferma di un talento e una capacità di emozionare straordinari.
"Dal cielo nacque la luna, pianse la pioggia, caddero i sogni dalle stelle avverandosi infranti".
💭”La mafia di Totò Riina uccideva e là società civile faceva la guerra a mio padre. (Falcone, n.d.r.). Seguivo quelle vicende e rimanevo ogni giorno sempre più deluso da tutta quella bassezza”
📝 Quanto avrei voluto che questo libro fosse stato pubblicato qualche anno fa, per poterlo condividere con i miei figli.
📝 Durante tutta la loro infanzia ed adolescenza abbiamo letto, soprattutto durante le vacanze, libri come: “il buio oltre la siepe” “I ragazzi dello zoo di Berlino”
📝 Avrei incluso volentieri, nell’elenco di quei libri che devono essere letti almeno una volta nella vita, anche questo. Perché le tematiche che tocca sono diverse e molto importanti.
📝 Un libro fuori dal comune, dove il protagonista è Uccio, un cane randagio realmente esistito, che ci racconta la sua vita e le sofferenze di colui che diventerà il suo nuovo padrone: il giudice Falcone.
📝 Una storia che colpisce subito, ti intrattiene e ti emoziona profondamente.
📝 Uccio ci racconta quanto possano esser crudeli le persone che maltrattano i cani e quanto possa esser dolorosa la tristezza di un uomo che è stato abbandonato da tutti, isolato, soltanto perché impegnato in quell’eterna lotta contro uno dei peggiori mali: la mafia.
📝 Uccio soffrì per colpa della cattiveria tanto quanto il suo padrone.
📝 Oggi, a trent’anni da una strage che probabilmente poteva esser evitata, Dario Levantino ci regala una storia che ci colpisce come una pugnalata al cuore e che provoca una ferita impossibile da rimarginare.
💭”Ma mio padre stesso (Falcone, n.d.r.) mi aveva insegnato una legge umana inquietante: racconta una bugia una volta e la bugia resterà una bugia; racconta una bugia cento, mille un milione di volte e diventerà una verità”💭
Mi è stato consigliato perché cercavo un libro breve, scorrevole e con protagonista un animale ed ecco che mi è stato consigliato questo libro, la figura di Falcone mi ha sempre affascinata ho vissuto quegli anni, ho seguito le sue inchieste, la sua ascesa e la sua solitudine. Ricordo molto bene dove ero e cosa stavo facendo il giorno che una bomba lo ha portato via insieme agli uomini della sua scorta e alla donna che amava. L’autore ha saputo miscelare in maniera tenera, leggera ma profonda la realtà con la fantasia, mentre la realtà mi faceva piangere, la fantasia, la storia di Uccio e la sua dolcezza mi ha fatto sorridere e intenerire, perché Uccio conosce la parola amore, amicizia forza e coraggio, anche se lui direbbe che non è coraggioso. Uccio un piccolo bastardino che è stato adottato da Giovanni Falcone, un cane che sa ascoltare, che comprende il linguaggio degli umani, ma forse tutti i cani lo fanno, siamo noi che non conosciamo la loro lingua. Tutti conosciamo la storia del magistrato e del suo migliore amico Paolo Borsellino, ma Uccio ci parla della mafia, che poi si chiama Cosa nostra, Uccio ci fa ricordare le vittime ci parla per non dimenticare, per farci capire che la lotta non è finita e che Giovanni e Paolo sono e saranno sempre con noi, perché non bastano delle statue, c’è il loro esempio, il loro coraggio. La prefazione del libro è di Maria Falcone e leggere quelle righe, mi ha fatto rifletter tantissimo. Uccio viene salvato da Giovanni Falcone, ma il cane non lo abbandonerà mai, fino alla fine dei suoi giorni Uccio sarà sempre vicino al suo papà.
“L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, l'importante è saper convivere con la propria paura e non farsene condizionare. Ecco, il coraggio è questo. Altrimenti non è più coraggio, ma incoscienza.”
La mafia raccontata attraverso la voce del cane Uccio, realmente esistito, che aveva trovato la sua dimora sotto le statue di Falcone e Borsellino al Tribunale di Palermo. Sì, perché Uccio è un cane, ma non un cane qualsiasi. Uno dei primi tratti distintivi che lo contraddistinguono è il suo zoppicare, il suo essere "un cane veggente", ma non solo. Uccio è il cane di Falcone.
Attraverso i grandi occhi di Uccio, il lettore è trasportato in una Sicilia teatro di crimini, violenze ma anche teatro di enorme coraggio. Tramite gli occhi di Uccio, si percorre la lotta del Giudice Falcone contro la mafia, l'amicizia con Borsellino ma anche il ruolo di un'Italia che non vuole prendere seriamente questo giudice.
Questa è una Sicilia che non viene raccontata e ricordata per il buon cibo, per le sue spiagge o per il mare limpido. Questa è una Sicilia avvolta da un manto oscuro, una Sicilia che ricorda ma non dimentica mai. Perché infondo, non bisogna mai dimenticare.
Questo libro è a dir poco emozionante. Emozionante al punto di bagnare le pagine con le lacrime. Sarà che è coinvolto un cane (Uccio) sarà per la tematica importante che tratta (Falcone e la sua lotta contro la mafia, o meglio Cosa Nostra), ma mi ha totalmente conquistata. È una combo tra fantasia e realtà in quanto Uccio è realmente esistito ed era solito accucciarsi ai piedi della statua di Giovanni Falcone, il suo “papà”. Un approccio all’argomento molto semplice, ma di impatto. Questo libro dovrebbero leggerlo tutti, adulti e bambini.
Il racconto è in chiave ironica anche se non risulta mai veramente leggero. Lo scrittore ha colto nel segno, la mia copia ha più sottolineature e post-it che pagine :) Raccomandato veramente a tutti, grandi e piccoli.
Libro adatto alle scuole medie. Un cane che racconta la sua vita e il suo incontro con Giovanni Falcone . Può essere interessante per evidenziare la difficoltà nel contrasto alle mafie, la paura che può frenare…