Martina ha poco più di vent’anni e si sta riaffacciando alla vita dopo esserne stata messa alla prova duramente nel corpo e nello spirito. Unica regola di questa rinascita? Non innamorarsi. Ma, si sa, il cuore se ne frega delle regole imposte dal cervello e così Martina inciampa in Erika, bellissima, misteriosa e taciturna, e si perde nei suoi profondi occhi neri come mai le era accaduto prima. Comincia così una storia delicata e bizzarra, che trova entrambe curiose e stranite, un sentimento fatto di passione e incertezze, di dolcezza e paura. Paura di chiamare amore un’emozione nata dove nessuno si aspettava di trovarla. Paura di leggere sul volto delle persone care disapprovazione e delusione. Paura di perdere se stesse rifiutando di ascoltare la propria anima. Paura di vivere nella “anormalità”. Ben presto Martina ed Erika scopriranno che quello che viene definito “non normale” a volte può essere straordinario e che, combattendo insieme mano nella mano, il mondo fuori fa un po’ meno paura.
Come avevo promesso il 25 dicembre scorso, recensendo “Le perle degli omofobi”, ho letto l’altro libro di Martina Tammaro ed Erika Mattina, in cui la coppia lei-lei racconta la propria storia - almeno fino al coming out, andato bene quello di Martina, un po’ meno bene, da quanto si capisce, quello di Erika.
Il libro è scritto decentemente bene, ed è stato pubblicato da una casa editrice importante, la Rizzoli. In realtà, anche se in copertina è riportato (un po’ più in piccolo) anche il nome di Erika, il testo è scritto in soggettiva dal punto di vista di Martina, che conosce la sua futura fidanzata sul set di uno spettacolo televisivo in cui entrambe fanno parte del corpo di ballo (si tratta di “Furore”, come rivela una fonte di internet, sebbene nel libro non sia rivelato). Colpita dalla sua bellezza (ed è apprezzabile che alla bellezza fisica si dia li giusto valore seduttivo - del resto è improbabile che negli spettacoli televisivi venga scritturata gente brutta), comincia a flirtarci insieme più o meno per gioco, fino a quando non si ritrova suo malgrado innamoratissima e, sia pure con qualche renitenza, anche Erika contraccambia i suoi sentimenti. Parte una vicenda serratissima, piena di “vorrei e non vorrei”, di dubbi, ripensamenti (soprattutto da parte di Erika che pare avere per genitori un paio di ufficiali della Gestapo), di lasciarsi e riprendersi, di passione e lacrime, per arrivare a giurarsi amore eterno nelle ultime pagine. Dal punto di vista narrativo il libro, come dicevo, sta in piedi, peccato solo per alcuni punti molto “telefonati” e un senso cronologico piuttosto approssimativo (si tende a non capire molto quanto i vari avvenimenti, in ispecie i ripetuti mollarsi e riprendersi, siano separati tra loro, se da giorni, settimane o mesi). E anche gli aspetti “erotici”, senza farsi prendere la mano da descrizioni troppo pornografiche, stanno in piedi: l’attesa e il desiderio per il primo bacio, per il primo bacio con la lingua, per le prime coccole più intime, per il primo sesso completo… e alle attese per fortuna seguono sempre i fatti e i fatti sono sempre “sulla scena”, ovvero nelle pagine del libro (che poi, diciamolo chiaramente, sono quelli che al lettore maschio eterosessuale interessano di più).
Però… c’è un però. Anzi, ce ne sono più di uno.
Tanto per cominciare, chissà quanto il contenuto di questa narrazione corrisponde alla realtà dei fatti; se si tratta, in sostanza, più di un’autobiografia o piuttosto di un’autofiction, magari adeguatamente “pompata” da un manipolo di editor; devo dire che da un po’ di tempo tendo sempre più a diffidare dell’autenticità degli scrittori di ultima generazione, soprattutto se italiani. “Il libro è un prodotto e si deve vendere” è il mantra delle case editrici, soprattutto quelle grosse. Vorrei poter rivedere il diario che una di loro, penso Martina, aveva pubblicato in rete tempo fa, per confrontarlo con questo testo, ma non saprei proprio ritrovarlo, non so nemmeno se c’è ancora
Poi, a questo libro manca tutta la “seconda parte”, quella dell’epoca delle Perle degli omofobi; ovvero tutto quello che è successo dal momento in cui le due ragazze hanno pubblicato la famosa foto di loro due che si baciano su una spiaggia (v. l’altra mia recensione) e hanno scelto di reagire non con un’alzata di spalle ma con una vera e propria operazione mediatica in favore della visibilità LGBT, portata avanti sui social e rilanciata da articoli di giornale e trasmissioni televisive, a cui si sono sovrapposti altri eventi come la partecipazione di Erica a Miss Mondo e al reality “La caserma”. Come hanno impattato questi eventi sul loro vivere?
Per finire, la notizia peggiore.
Questo libro fu pubblicato a maggio del 2022. Nel 2023, pare, Martina ed Erica si erano sposate.
Con un post su Facebook del 26 febbraio 2024, le due ragazze annunciavano al mondo di essersi lasciate due mesi prima (...in pratica proprio quando stavo leggendo il loro primo libro, va a vedere che sono stato io a portare sfiga) e che per mettere a fuoco la loro situazione avrebbero praticato un momentaneo “silenzio stampa”; silenzio che però sembra essere diventato a tempo indeterminato, dato che la loro presenza, assieme o separate, sembra essere del tutto uscita dai radar; su internet non c’è più nessuna loro traccia, e la cosa pare essere ancora più grave proprio per il fatto che si tratta di persone che sembravano avviate a una carriera nel mondo dello spettacolo. Cosa che, se da un lato lascia perplessi, dall’altra dà un certo sollievo, dal momento che non hanno sfruttato la popolarità acquisita per guadagnare visibilità mediatica, per diventare youtuber, influencer, portavoce di qualche movimento LGBT o pupazzetti da reality.
Con i pochi elementi che ho a disposizione, mi viene da dire che forse è stata proprio la sovraesposizione mediatica a fare il danno. Se si deve dar credito al contenuto del libro, una delle due ragazze, Erika, sembrava meno propensa di Martina a pensarsi a tutti gli effetti lesbica al 100%, e comunque molto dubbiosa sugli aspetti “sociali” della questione, anche considerando i genitori arruolati nella Gestapo (del resto, sempre dando ascolto al libro, non era mai stata, sessualmente parlando, con nessuno prima di Martina); e questa “lotta per i diritti”, a posteriori, sembra avere il sapore del convincersi ed autoconvincersi di una realtà che almeno per una di loro non è che fosse così totalmente convincente; quante volte, in effetti, nel libro viene fuori il fantasma della normalità e dell’anormalità sociale? A volte pure nelle sembianze perverse di un bambino che chiama Martina “mamma” e le fa esplodere tutti i dubbi e la voglia di maternità che nella vita precedente non l’aveva mai abbandonata....
Io spero che non sia così, spero che effettivamente questo momento sia solo una pausa per poter tornare insieme felici e contente, ma nello stesso tempo non mi stupirebbe scoprire che una di loro, o forse tutte e due, si siano fidanzate con dei ragazzi… del resto anche la bisessualità è un’opzione disponibile.
Ho finito di leggere questo libro, e come capita con tutti i libri veramente belli, mi sento vuota. Vuota perché ho finito di vivere la storia di Erika e Martina, vuota perché l’ho divorata, ed erano secoli che le pagine non scorrevano così velocemente. In realtà è molto tardi, e io sto cercando in un qualche modo di descrivere ciò che ho provato leggendo questo libro. In questo momento però, oltre a sentirmi vuota, mi sento anche capita. Capita da chi, come è capitato a me, si è lasciato sopraffarre dalla persona che ama. Chi ha trascurato la propria salute, mentale e fisica, per la persona che ama. Capita da chi come me, ha paura di fare coming out, non è pronta ad essere definita “la lesbica”. capita da chi, al contempo, non vede l’ora di urlare al mondo che le piacciono le donne. Non vede l’ora di trovare una ragazza per sbatterlo in faccia al mondo. Capita da Martina, che si è buttata nella vita, come io non ho avuto il coraggio di fare, e ha trovato l’amore della sua vita. Capita da Martina, perché anche io ho messo anima e corpo nella persona che amo. Martina mi ha ancora una volta confermato una cosa che so da mesi, ma che quando sei innamorata, è difficile da mettere in pratica. Prima la tua felicità. Mi sono tanto ritrovata anche in Erika, nella sua paura della società, nella sua difficile accettazione, nel rinnego della sua sessualità. È una cosa brutta, ma succede, e bisogna solo accettarla, lasciarla scorrere, andare, finchè non ti sembra “normale”, finchè non fa parte di te, come tutte le tue altre caratteristiche. Mi sento capita nella paura, diventata quasi convinzione, di amare la persona sbagliata, di essere considerata sbagliata per questo. Nell’avere paura di essere vista diversamente. Romanzo in cui indubbiamente ho rivisto tanto di me, e che mi avrebbe aiutato enormemente se lo avessi letto “nei miei giorni no” o meglio, in quei mesi in cui avevo solo giorni no. L’ho amato tantissimo, e sono super contenta di averlo letto e amato.
Quando ho deciso di leggere questo libro, non avevo idea che non fosse fiction. Vivo all'estero da ormai 16 anni e sinceramente non mi preoccupo di ciò che accade nel mondo televisivo italiano.
È stata quindi una sorpresa, quando ho letto i ringraziamenti e ho scoperto che le due protagoniste del libro erano reali e questa era la loro storia d'amore.
Quando fuori piove è un libro che si legge velocemente.
Tutto inizia come un gioco. Martina ed Erika si incontrano durante le riprese di uno show televisivo, per cui sono state assunte in qualità di ballerine.
Per Martina è quasi un colpo di fulmine, mentre per Erika è come guardarsi allo specchio e scoprire che non può più rinnegare chi è veramente.
Un continuo tira e molla tra il desiderio ti essere felici e la paura del giudizio degli altri.
Lo stile del libro è YA, avrei voluto leggere di più sull'evoluzione del rapporto tra Martina ed Erika da adulte e della loro convivenza e lotta contro la società omofoba.
Forse questo è solo l'inizio.
È certamente un messaggio positivo per le nuove generazioni, per non mollare mai, per combattere per essere felici ed essere orgogliosi di ciò che si è: persone come tutte le altre.
L'accettazione parte da sé stessi.
Mi rallegra sapere che Erika sia riuscita a superare questo ostacolo.
Forza e coraggio.
Continua a scrivere Martina, in Italia ne abbiamo bisogno.