Da sempre abbiamo cercato di avere più cibo, più indumenti, più strumenti. Poi il mondo è diventato ricco e complesso. Inizia il tempo delle sottrazioni in filosofia, nelle scienze cognitive, nelle arti e nell’architettura, nell’economia. Ma il lungo passato continua a pesare ed è difficile adottare uno stile sottrattivo. Paolo Legrenzi evidenzia qui la storia dell’affermarsi delle sottrazioni “buone”, cioè razionali, convenienti e produttive, e i pericoli insiti in quelle “cattive”, cioè semplicistiche, ingannevoli, fuorvianti. Passa poi a esaminare le buone pratiche della sottrazione, quando il meno diventa più, per esempio nel campo dell’educazione, dove spesso si tratta di eliminare atteggiamenti spontanei che ci conducono fuori strada. L’autore riflette anche su questioni perché il calcolo dell’efficacia di un vaccino risulta così complesso? Il cervello umano è davvero il prodotto di aggiunte progressive che lo rendono inadatto a concepire uno stile di vita basato sulla sottrazione per poter combattere, per esempio, il cambiamento climatico? La sottrazione può essere ostacolata da svariate emozioni come il senso di perdita ma si rivela benefica nella soluzione di un gran numero di problemi.
Paolo Legrenzi è professore straordinario di psicologia cognitiva presso l’Università Ca’ Foscari. Dopo aver studiato psicologia del pensiero a Londra sotto la guida di Peter Wason e Philip Johnson-Laird è diventato professore ordinario all’Università di Trieste nel 1974. In seguito ha insegnato e fatto ricerca presso l’Università Statale di Milano, l’Università di Ginevra, di Parigi XIII, di Provenza, di Princeton, dell’University College Londra (permanent honorary visiting professor), la Scuola S.Anna di Pisa, la Facoltà di Psicologia del San Raffaele, la Scuola Superiore di Pavia e presso l’Ateneo IUAV di Venezia.