È la notte di Natale. Una bambina, sola nella stanza di uno chalet di montagna, siede sul letto e accarezza il suo gatto. Fuori la neve cade e tira un vento da far tremare le pareti. Nella nuova abitazione, dove la ragazzina si è da poco trasferita con i genitori, echeggia un’assenza ingombrante come le cime del Sorapiss e i due ettari di boschi che la circondano. Il compito della bambina è vegliare sui propri cari e nutrire la casa che sembra avere fame. Ma c’è qualcun altro nella residenza e lei lo percepisce. Ciò che ancora deve capire è cosa fare di quelle presenze. A metà tra realismo magico e weird, Canepa costruisce una storia dalle atmosfere eteree, dove nulla è come sembra.
«Ama e difenditi, non c’è altro da sapere. Proteggi lo spazio che abiti e pretendi di essere felice. Se ami e non ti proteggi sei una vittima. Se ti proteggi e non ti ami sei un carnefice.»
Deliziato da Emanuela Canepa e da QUEL CHE RESTA DELLE CASE, quarto volume di @tetraedizioni, nuova casa editrice che pubblica tutto per quattro. Quattro libri, quattro scrittori, quattro volte l’anno al prezzo di quattro euro.
Un racconto che mi ha ricordato le ambientazioni di Hill House e del Giro di Vite, tra un realismo magico e un pizzico di weird.
La notte di Natale una bambina siede sul letto,ha in braccio un gatto. Intorno a lei la casa sembra viva e affamata e la bambina sa che deve nutrirla.
Se non vi ha convinto la trama lo farà questa frase:
“Le case felici restano felici, e lo stesso fanno quelle che non lo sono. Bisogna essere davvero stupidì per credere che dipenda dai muri e non dallo spirito di chi le abita. E questa ti pare una casa felice? Chiedeva la bambina. Non lo so. Dillo tu a me.”
ho preso questo libro perché completamente affascinata sul tema di case misteriose e che danno l’impressione di essere “vive”. Il racconto è un tra un realismo magico e un pizzico di weird.
Frasi preferite:
- “Le case felici restano felici, e lo stesso fanno quelle che non lo sono. Bisogna essere davvero stupidi per credere che dipenda dai muri e non dallo spirito di chi le abita. E questa ti pare una casa felice? Chiedeva la bambina. Non lo so. Dillo tu a me”
- “Perché è sul campo della cura che si misura l’amore, non su quello delle buone intenzioni”
- “…Genitori che un attimo prima avevano un’aria così consapevole e forte, si riducevano a creature minuscole e bisognose d’aiuto, mentre lei invece cresceva a dismisura fino a toccare il soffitto con la testa”
- “Se ami e nom ti proteggi sei una vittima. Se ti proteggi e non ami sei un carnefice. … La consapevolezza ce l’hanno in pochi, il talento in pochissimi, il coraggio quasi nessuno. Detto questo vedi tu”