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L'ergastolano. La strage di Peteano e l'enigma Vinciguerra

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La sera del 31 maggio 1972 una telefonata anonima ai carabinieri di Gorizia segnalò la presenza, a Peteano di una Fiat 500 abbandonata a bordo strada. All'apertura del cofano esplose una bomba, uccidendo i tre carabinieri che la stavano controllando e ferendone un quarto. Di tutte le stragi fasciste, questa è la più singolare per la presenza di un reo confesso: Vincenzo Vinciguerra di Ordine Nuovo. La sua 'assunzione di responsabilità' arrivò solo nel 1984, dopo indagini svolte prima in direzione di Lotta Continua, poi verso un gruppo di goriziani, assolti dopo oltre un anno di carcere. In seguito si scoprì che alti ufficiali dell'Arma (ma la polizia non fu da meno) protessero i neofascisti che avevano ucciso tre loro commilitoni. Anche il segretario del Msi, Giorgio Almirante, fu rinviato a giudizio per favoreggiamento e sfuggì al processo solo grazie a un'amnistia. Oggi Vinciguerra continua a dichiararsi combattente contro lo Stato e non ha mai usufruito di alcun permesso. Con un racconto incalzante, il libro fa luce sugli aspetti ancora in ombra della strage e sullo stesso Vinciguerra, intervistato in carcere, svelando una storia italiana ancora oggi difficile da accettare.

304 pages, Paperback

First published January 1, 2022

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About the author

Paolo Morando

9 books10 followers
Giornalista, ha lavorato in quotidiani di Trento, Bolzano e Verona. Ora scrive per Domani, Huffington Post, Internazionale, L'Essenziale e sul blog minima&moralia. Per Editori Laterza è autore di Dancing Days. 1978-1979: i due anni che hanno cambiato l’Italia (2009, ristampato nel 2020), ’80. L’inizio della barbarie (2016, finalista al Premio Estense), Prima di Piazza Fontana. La prova generale (2019, vincitore del Premio Fiuggi Storia, sezione Anniversari) e Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri (2021).

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Profile Image for Gibson.
690 reviews
January 28, 2025
Non per Giustizia ... ma per Onore

Peteano è una frazione di Sagrado in provincia di Gorizia, Friuli-Venezia Giulia.
Peteano è una frazione in cui, nel 1972, si è verificata una strage ad opera di esponenti dell'estrema destra: tre carabinieri morti e altri due feriti, attirati sul posto da una telefonata anonima, che allertava i militari circa un automobile sospetta, una cinquecento ferma con due buchi sul parabrezza. Un'autobomba.

Vincenzo Vinciguerra è il colpevole della Strage di Peteano: costituitosi nel 1979 - dopo anni di latitanza all'estero - e poi condannato all'ergastolo, è, caso più unico che raro, unico reo confesso di tutta la cosiddetta strategia della tensione.
Ha inoltre rifiutato alleggerimenti di pena o benefici carcerari, ha scelto volontariamente la condizione di detenuto.
Vinciguerra non è quello che si definisce un collaboratore di giustizia, egli stesso si ritiene un soldato politico in guerra contro lo stato, e dallo stato non accetta sconti.
Perché?

Sinteticamente, perché la sua intenzione era (è) quella di denunciare le commistioni tra le bande neofasciste (ad esempio Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, conosciute dall'interno e da cui si è allontanato) con gli apparati dello Stato per tutte le Stragi avvenute in Italia.
Un neofascismo non politico ma di laboratorio, quindi, e per lui, politicamente di destra duro e puro, era inaccettabile che alcuni 'camerati' avessero accettato di farsi inserire nelle strutture dei servizi segreti mettendosi al servizio dei centri di potere nazionali e internazionali collocati ai vertici dello Stato.

Figura anomala, quella di Vinciguerra, che Morando illustra tra testimonianze, documenti e corrispondenze dirette per restituire un quadro ricco di numerose vicende collaterali, chiaroscuri fisiologicamente presenti in questi territori disseminati di cocci aguzzi di bottiglia.

Per la cronaca, questo "L'Ergastolano" non è piaciuto al diretto interessato:
"Dopo l’attacco giudiziario e penitenziario non poteva non giungere quello mediatico iniziato con la stampa del libro L’Ergastolano, a firma di tale Paolo Morando che lo ha scritto con la consulenza ed i suggerimenti dell’ex magistrato Felice Casson. Diciamolo subito: un coacervo di menzogne, calunnie ed insinuazioni che hanno immediatamente trovato eco su quotidiani come “La Repubblica” che, fin dai suoi esordi, si è sempre distinta in disinformazione e fake news. Nessun problema: la risposta, anche se ancora non è pubblica, a Morando, Casson e diffamatori vari è già pronta e risulterà convincente anche per gli scettici, anche per coloro che sono caduti nella trappola e magari hanno creduto a quanto scritto dai due"
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