Negli spettacoli di illusionismo, le donne vengono segate, schiacciate, torturate tra gli applausi: il loro corpo è un oggetto passivo su cui infierire. Ma è così da sempre? In cerca di scenari alternativi, Mariano Tomatis lo chiede a sei donne vissute tra Sette- e Ottocento. Incantagioni è la vera storia di sei veggenti che hanno trovato nel mentalismo e nella magia uno strumento di emancipazione. Sei artiste le cui vite rocambolesche hanno lasciato tracce sui giornali, sui manifesti e nelle cronache giudiziarie. Incantagioni è il diario di viaggio di un illusionista alla ricerca di sei donne dimenticate, ribalde e sfacciate che hanno piegato il paranormale a proprio vantaggio. La Sibilla moderna vende oracoli nella Torino di metà Ottocento. La cuoca necromante fa apparire i fantasmi davanti a re Carlo Alberto. La psiconauta di Lione accompagna nell’aldilà i massoni di fine Settecento. La piccola chiaroveggente di Montpellier legge con una benda sugli occhi. La sonnambula di Tolosa è applaudita nei teatri di tutta Europa per i suoi numeri di trasmissione del pensiero. La donna invisibile di Orléans si libera dal manicomio inventando una fake news che nel nostro secolo ispirerà i complotti di QAnon. Incantagioni è la storia epica e gaglioffa di sei donne che hanno rifiutato di finire sotto la sega del mago, hanno ribaltato il tavolo e usato il potere della magia nell’ottica di un originale femminismo psichico.
Spunto di partenza estremamente interessante, ma a tratti slegato e poco coerente. Un gran peccato.
“Può la prestigiazione trascendere l’intrattenimento e fornire strumenti di liberazione, individuali e collettivi? Non avendo mai trovato una risposta nei testi dei più alti esponenti (maschi) dell’arte magica, per soddisfare quella curiosità mi sono trovato a guardare più in basso, nelle cucine della vecchia Torino, tra le donne malate di Lione, tra le bambine più impertinenti di Montpellier e nei manicomi malfamati di provincia. Mute perché dimenticate, sono loro a venirmi alla mente quando sento ai cortei l’urlo delle compagne di Non Una Di Meno: «Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce». Il gioco alchemico a cui volevo prestarmi era ambizioso: soddisfare la mia curiosità trasformandola in un grido, indagare quelle opportunità di emancipazione riportandole alla luce e facendo risuonare la voce di chi le aveva concepite e messe alla prova in prima persona.”
Un diario di viaggio che segue le orme di veggenti, negromanti, sonnambule, imbroglione che nella magia riescono a farsi strada nonostante un mondo che le vorrebbe passive signorine ,pronte a farsi segare mentre il pubblico applaude il mago maschio. Un libro che mostra anche lo sconosciuto lato oscuro dell’illuminismo e del positivismo, quando al culto della razionalità si accompagnava un interesse per l’occulto mascherato da scienz. Vite interessanti, ma la teoria che Tomatis vuole dimostrare lo porta a volte a usare metafore e collegamenti che suonano davvero forzati. Così come mi è parsa forzata la simpatia verso furbacchione che, anche se donne in un mondo patriarcale, sempre furbacchione e ingannatrici restano (Wanna Marchi vittima del maschilismo non si può sentire, dai). Bella ricostruzione storica ma quando parla di Bibbia fa un errore brutto brutto parlando di Samuele come figlio di Saul, eccetera.
Mariano Tomatis ha un incredibile senso dello spettacolo e dell'intrattenimento: ogni storia viene svelata goccia goccia con dovizia di particolari, colpi di scena e fonti a calce, seguendo l'autore in prima persona tra Torino, Montpellier, Parigi e Tolosa. Il piglio oscilla tra podcast, giornalismo e diario di viaggio. Il libro racchiude storie incredibili di donne che tramite l'illusionismo e la ciarlataneria sono riuscite, grazie all'avvento di metà ottocento della teoria parascientifica del 'mesmerismo', o 'magnetismo animale', a crearsi uno spazio di autodeterminazione in un ambiente prettamente maschilista. Spicca tra tutte l'ultima storia di Hersilie Rouy, dove il classico numero della 'donna invisibile' si fa drammatica metafora di tutte le donne annientate e fatte letteralmente sparire in manicomi da incubo.
Ancor meno di un diario di viaggio, si tratta di pensieri da blog non postati ma collettati e rilegati senza un'architettura preordinata. A tratti incoerente, la dissertazione si basa in gran parte su documenti e analisi preesistenti, citati ed estrapolati per difendere un punto di vista personale, al limite del pre-giudizio. Tematiche importantissime (e.g. patriarcato, discriminazione queer, etc) vengono chiamate in causa senza cognizione o opportunità. Infine, non apprezzo per gusto personale l'inserimento di inglesismi da linguaggio "social".
Il libro in sè (esteticamente bellissimo) è da premiare per le ricerche e l’impegno che c’è stato per ricostruire la storia però devo ammetterlo non vedevo l ora che finisse l’ho trovato noioso e in realtà mi aspettavo molta più stregoneria piuttosto che trucchi magici, secondo me dalla quarta di copertina non si capisce molto
Ricco di spunti e ottime riflessioni, la parte di ricerca descritta in modo molto emozionante, l’ultimo capitolo esce un po’ dalla narrazione generale ma ho apprezzato perché spezza un po’ la monotonia di quello precedente. Ottimi anche i riferimenti, lo stile poi intrattiene molto piacevolmente e crea momento di suspense e colpi di scena molto belli!
Ci sono degli spunti, e riflessioni interessanti a inizio e fine, ma le storie mi hanno annoiato molto, forse anche perché mi aspettavo altro (più mistero, più incanto).