Capelli lunghi legati con un codino, impulsivo, insofferente alle gerarchie e alle ingiustizie, l’ispettore Massimo Valeri è conosciuto da tutti come l’Indiano. Abita in una barca ormeggiata nel Porto turistico di Roma e le sue uniche compagne di vita sono una moto Guzzi California EV e Lorena, gatta dal portamento aristocratico che si presenta ogni giorno per reclamare cibo. Nel suo passato c’è Giulia, la sola donna che abbia mai amato davvero. Nel suo presente, un intricato caso da risolvere. Da una settimana una ragazza eritrea staziona davanti al commissariato del XVII distretto e chiede giustizia per la scomparsa del suo compagno Jemal, uno dei tanti fantasmi sbarcati in Italia. I giornalisti sono attirati dalla protesta e la polizia non ha risposte: per il sostituto commissario Bruno Tognozzi, detto il Cane, la faccenda è spinosa e l’Indiano, da poco entrato nella squadra ma già in rotta con il superiore, è la persona giusta su cui scaricare il problema. In una Roma sferzata dalla pioggia che si prepara alla piena del Tevere, tra disperati, potenti e faccendieri di ogni sorta, l’ispettore Valeri si troverà implicato in un’indagine ben più delicata del previsto. Da quella scomparsa infatti parte un filo sottile e invisibile che lega i destini e gli interessi di individui insospettabili.
Antonio Fusco è nato nel 1964 a Napoli. Laureato in Giurisprudenza e Scienze delle pubbliche amministrazioni, è funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense. Ha lavorato a Roma e a Napoli. Dal 2000 vive in Toscana, dove si occupa di indagini di polizia giudiziaria.
Procedono con una certa soddisfazione le mie letture estive a sfondo noir, in particolare vi parlo del romanzo intitolato IO SONO L'INDIANO di Antonio Fusco: l'ho trovato scorrevole, scritto bene, dalla trama gradevole e fluente.
L'autore presenta per la prima volta l'ispettore Massimo Valeri, un uomo inquieto e bisognoso di adrenalina pura che lo aiuta a non pensare al suo perduto e unico amore, Giulia.
La trama del libro, si dipana intorno alla storia di Zula, una ragazza eritrea che staziona immobile, davanti al commissariato dove lavora Valeri. La donna chiede giustizia per la scomparsa del suo sposo Jemal, uno dei tanti "invisibili" sbarcati in Italia. I giornalisti si buttano a capofitto sulla vicenda di Zula, attirati dalla sua protesta silenziosa. Tutto questo clamore mediatico, costringe il sostituto commissario Tognozzi, detto il Cane, a dover avviare un' indagine. L'uomo decide non senza una certa perfidia, di scaricare la patata bollente proprio sull'ultimo arrivato, Massimo Valeri, detto l'Indiano...
Nel linguaggio comune, la locuzione "fare l'indiano" indica l'atteggiamento di chi, per proprio comodo, finge di non sentire ciò che gli viene detto, o di non capire, non sapere o non interessarsi a qualcosa. Il titolo di questo romanzo, inizialmente mi ha fatto pensare ad un protagonista con un comportamento di questo genere e invece, fa riferimento al suo aspetto poco usuale e a certi ambienti che frequentava:
"Posti dove ci si picchiava a mani nude per il solo gusto della sfida o per storidire i demoni che si avevano dentro. Prima di battersi si sporcava il viso con il fango. Fu lì che cominciarono a chiamarlo indiano. Era quello il nome che urlavano quelli che scommettevano su di lui, e gli piaceva."
Il romanzo parla di immigrazione clandestina, faccendieri, persone privilegiate e persone disperate. Una storia dal contenuto realistico e dunque a maggior ragione, inquietante.
Antonio Fusco con il suo stile dinamico ed essenziale, dà vita a un un noir a tinte fosche ambientato in una Roma decandente e corrotta, impreziosito da un protagonista dalla personalità ambivalente e al quale è impossibile non affezionarsi. Aspetto con trepidazione i nuovi libri della serie!
Il soprannome dell’ispettore Massimo Valeri è L'Indiano, il motivo verrà svelato tra le pagine di questa storia interessante. A Roma, luogo dove è ambientato questo giallo, una donna eritrea staziona in modo permanente davanti al diciassettesimo distretto di polizia. La sua presenza è una modo di protestare nei confronti delle forze dell'ordine che non riescono a trovare il suo compagno Jemal. Per Valeri diventa una figura di compagnia nel panorama che vede dal suo ufficio e si affeziona a quella donna fino a quando il suo caso gli viene affidato. Le alte cariche iniziano a fare pressione, visto che la vicenda ha ormai assunto contorni mediatici, per la stampa è una notizia da seguire e da usare per attirare l'attenzione. L'insofferenza di Valeri verrà più volte sollecitata dal suo capo Tognozzi, persona con la quale si scontra per il modo di lavorare non certo per il fine ultimo. L'Indiano è uno a cui piace lavorare da solo, anche nella vita privata è solo e la sua abitazione è una barca lasciatagli dal padre, un tipo coerente in tutto, che rinuncia anche a quello che potrebbe avere per mantenere il suo status di chiusura verso le cose che non gli piacciono. Quando verrà ritrovato il corpo di Jemal, l'indagine prenderà una piega inaspettata a causa del coinvolgimento di più parti, associazioni benefiche e figure politiche. Le descrizioni sono credibili, buoni i personaggi, anche se Valeri è ancora tutto da formare. L'argomento è l'immigrazione e quello che succede alle persone che, dopo mille difficoltà, credono di vedere una speranza per la loro vita, invece leggi e burocrazia contribuiscono a compromettere i loro piani per il futuro. Si parte dalla fuga di Jemal, ma si arriva fino al punto dei motivi della fuga. Non sono ancora un affezionato di Valeri, forse per la presenza ingombrante di Casabona, altro personaggio dell'autore più noto, continuerò comunque a seguirlo.
Alto, fisico atletico, pizzetto, capelli lunghi legati in un codino dietro la nuca, dei tratti orientali che tradiscono la sua origine sinti e dei modi gentili e all’ occasione minacciosi. Una barca come dimora, un amore chiuso nel passato ed una gatta che di tanto in tanto viene a farsi sfamare. L’ ispettore Massimo Valeri, detto l’ Indiano, è un personaggio ben caratterizzato dalla penna dell’ autore. Ispettore dell’ Unità Anticrimine, in questa prima indagine deve vedersela con immigrati clandestini, politici squallidi e faccendieri ed il loro entourage non meno fangoso, colleghi più e meno empatici ed un caso spinoso da risolvere in collaborazione, si fa per dire, con la Polizia Stradale. La lettura scorre come un fiume in piena ed arriva presto alla sua conclusione, complici anche i capitoli brevi che tengono viva l’ attenzione. Speriamo di ritrovarti presto Indiano, perché sei già un vecchio amico.
Secondo me al libro mancano un centinaio di pagine...interessanti il protagonista e la trama ho avuto una sensazione di fretta nella scrittura, come se l'autore volesse al più presto terminare il racconto ed arrivare alla parola fine. Per carità, nell'era delle serie Netflix dove un contenuto interessante (a volte manco quello) viene dilatato eccessivamente per arrivare a fare puntate su puntate molto meglio un approccio essenziale, però ecco, forse proprio perché mi è piaciuta la storia avrei voluto essere accompagnato con più calma alla fine.
Una storia estremamente attuale di migranti e di disperazione, di politica e di corruzione.
Nuova serie? Ho letto diversi romanzi con protagonista il commissario Casabona e seppure nel dettaglio non li ricordo ne ho conservato un’ottima impressione. Anche questo nuovo romanzo, con un nuovo protagonista, mi è piaciuto molto… è molto legato a temi attuali come l’immigrazione e la corruzione a tutti i livelli, tocca molte corde dei sentimenti umani. Mi piacerebbe che il personaggio dell’Indiano venisse sviluppato in una nuova serie.
Conoscevo già Antonio Fusco perché ho letto e apprezzato molto i libri di un’altra serie sua. Quando ho visto questo libro, che non sapevo essere uscito, ho deciso di leggerlo sulla fiducia. Purtroppo però devo dire che l’autore non ha soddisfatto le mie aspettative.
Ho trovato questo romanzo un po’ un’accozzaglia di elementi diversi, che mi hanno dato l’idea anche di una storia piena di pregiudizi. Non so se questi siano voluti per il fine della storia oppure no, ma soprattutto all’inizio mi hanno dato molto fastidio. Mi ha un po’ ricordato il tipico telefilm giallo pieno di cliché, non il primo libro di una serie promettente.
La parte del mistero non mi ha soddisfatto: non c’è stata la componente della suspance, non ci sono state indagini appassionanti, la ricerca del colpevole. Nulla di tutto questo... purtroppo!
Anche la parte dei personaggi non mi ha convinto: ho trovato tante persone diverse caratterizzate ma non riconoscibili da subito. All’inizio leggevo i nomi e non riuscivo a capire chi fosse chi, poi alternava ogni capitolo parlando di un personaggio diverso incrociando però le vicende di tutti. Ammetto che inizialmente ho fatto un po’ di fatica perché c’erano troppi personaggi simili, poi andando avanti sono riuscita a muovermi bene.
In conclusione una storia un po’ deludente, anche se lo stile dell’autore rimane apprezzabile.
Massimo Valeri è la mia prossima ossessione estiva. Fusco ha messo in scena un’indagine avvincente, una Roma vivida e viva, e un circo di personaggi credibili, ben caratterizzati e soprattutto ben assortiti – gatta compresa.
Il nuovo romanzo di Antonio Fusco ci catapulta nella splendida città di Roma, frenetica e immensa, fatta di contraddizioni e problemi quotidiani come l’immigrazione, la delinquenza, il traffico, la politica, ma anche di condivisione, impegno e voglia di riscatto. L’indiano è un uomo dal fisico imponente e dall’aspetto inusuale, che ha dentro di sé emozioni e sentimenti sopiti ma pronti a uscire fuori, a invadere anche il suo lavoro per riscattare i più deboli, fare giustizia, dare finalmente una risposta a quella ragazza Eritrea che da giorni aspetta il suo amato o almeno sapere cosa gli è successo. La penna di Fusco crea personaggi davvero realistici, quelli che potresti trovare in una città che accoglie una miriade di persone e civiltà diverse. Oltre a Roma e a Massimo Valeri, il protagonista di questo noir è la speranza, quella che hanno i migliaia di migranti che sbarcano sulle coste italiane, fuggendo da guerre, persecuzioni, miserie inimmaginabili e che vedono una Terra Promessa dove creare un futuro fatto di gioie e possibilità. Ma il destino non è roseo come ce lo aspettiamo e il miraggio di un riscatto, di una chance di vita nuova sbatte violentemente contro la realtà. C’è un motivo per cui il noir è un genere che amo, perché riesce sempre a far riflettere, pone l’accento su problemi veri e genera domande che dovremmo farci tutti. Perché il diverso ci fa così paura? Perché invece di aiutare, accogliere e capire il prossimo ci intestardiamo a vederlo come un nemico, un usurpatore? Mi sono sentita in sintonia con l’Indiano e la sua caparbietà. Ho sofferto con Zula e il suo perduto amore. Ho capito che siamo ancora molto lontani da un mondo universale e rimanere umani non è così scontato. Un nuovo protagonista nel panorama del noir italiano: irregolare, scomodo e solitario, non vi dimenticherete facilmente dell’Indiano. "Il più delle volte, il male, quando viene svelato, si rivela nella sua banalità".
mi è piaciuto tantissimo, un'indagine che interseca una critica a quello che è diventato il business dell'accoglienza dei migranti a Roma e in italia e come la cura della vita umana viene quasi sempre superata dal profitto e dagli interessi politici. mi sono piaciuti molto i personaggi e la trama in generale è filata bene e si è conclusa senza lasciare domande aperte.
Questo libro si allontana un po' da ciò che leggo e che apprezzo di solito anche se mi è comunque piaciuto. Soprattutto sono rimasta molto colpita dal personaggio di Massimo Valeri, l’ “Indiano”, che ho trovato molto affascinante e anche caratterizzato egregiamente.
La storia, come ho detto, non è molto il mio genere, ma mi è piaciuto come sono state inserite molte dinamiche attuali, come ad esempio il razzismo o il sistema politico, che sono descritte in un modo molto vero e dunque molto efficace- che arriva pienamente al lettore.
Anche gli altri personaggi rappresentano delle persone che possono facilmente esistere in questa società, purtroppo direi, e dunque credo che sia un libro che, nonostante gli svariati accenni di ironia, faccia riflettere. Penso anche che non debba essere preso con troppa leggerezza perché lo considero un po’ come il riflesso della nostra società di oggi.