America «impero del male» o «patria delle libertà»? Una nazione creatrice di miti e valori o un Paese in declino e diviso al suo interno? Come si misura la «vera distanza» tra San Francisco e Miami? Perché è impossibile avere una conversazione in inglese con un tassista di New York? Come si spiegano la tragica sequenza delle sparatorie e nel contempo il record delle start-up, la scarsa disoccupazione giovanile e la migrazione interna dalla California verso la Florida? Capire l’America è una sfida, oggi più che mai: ci fa velo un secolo di stereotipi costruiti da cinema e letteratura, moda e arte, musica e serie televisive. Si aggiunge la rinascita di un antiamericanismo antico e viscerale, che condiziona molti italiani. Bisogna avere radici profonde in questa nazione – pagarci le tasse, averci mandato i figli a scuola, usarne la sanità, aver fatto il giurato in un processo, averci comprato casa e creato una società – per superare la barriera dei luoghi comuni. Le sorprese sono tante quante le Americhe, al plurale, e tutte le loro comunità etniche. Federico Rampini, che in America ha vissuto per quasi un quarto di secolo, firma un ritratto illuminante degli Stati Uniti che enuclea i grandi e i piccoli problemi del Paese. Di ogni differenza abissale con l’Europa indica origini e ragioni, dalla politica all’economia, dalla cultura alla società, dalla quotidianità alla genesi del Dna nazionale. L’autore compie uno slalom fra le contraddizioni, un’operazione di pulizia dai preconcetti, e ci regala una guida di viaggio in senso letterale: perché si può comprendere l’America solo vivendola e guardando dietro le apparenze. Per intuire magari dove andrà a finire.
Federico Rampini è un giornalista italiano, scrittore, docente, storyteller e analista dello scenario politico economico nazionale. È stato vicedirettore de Il Sole 24 Ore e dal 1997 è corrispondente estero per La Repubblica. Dal 2000 risiede negli Stati Uniti ed ha acquisito la cittadinanza statunitense, senza rinunciare a quella italiana.
Federico Rampini is an Italian journalist, writer, and lecturer. Since 1997 he has been a foreign correspondent for La Repubblica. He resides in the United States and has acquired US citizenship, without giving up the Italian one.
Interessante panoramica sull’America contemporanea, i conflitti sociali, gli usi e i costumi che la rendono ancora il sogno di molti e il nemico numero uno di altri. Non sempre condivisibili le considerazioni di Rampini che tira le somme di questioni complesse in maniera frettolosa e un po’ semplicistica e che invece meritavano approfondimenti più attenti per essere analizzati e compresi meglio.
Volevo leggere un libro che mi insegnasse qualcosa, ma purtroppo mi ritrovo a dover indicare una marea di problematiche non poco importanti presenti in questo libro.
Quando si parla di J.K. Rowling, l'autore con saccenza sentenzia che la generazione Z, seguendo ciecamente quello che dicono i loro amici, condanna e cancella alcune figure notabili senza sapere nulla di quello che hanno realmente fatto per meritarselo. Peccato che la generazione Z in realtà sappia esattamente di cosa si parla. L'autrice ha sostenuto economicamente organizzazioni transfobiche, ha utilizzato termini orrendi per definire donne transgender, e utilizza uno pseudonimo tratto dal nome di una di una figura omofoba, giusto per dirne qualcuna.
Adesso arriva la parte più assurda: secondo Rampini essere transgender, per una percentuale non indifferente della generazione Z, è una moda. Esatto. Essere una minoranza che subisce ogni giorno aggressioni di una gravità disumana (Club Q di Colorado Springs, giusto per dire) è una moda, certo. Ovvio. Perché non c'è nulla di più cool di vivere una vita con la disforia, in cui devi spiegare la tua identità a tutti i membri della tua famiglia perché cambino il modo in cui si riferiscono a te, in cui ogni intervento (ormoni, operazioni) per farti vivere con l'aspetto che più assomiglia alla tua identità costa una fortuna. Certo, proprio una moda.
Termino con una fantastica sezione in cui si parla del fatto che la Disney apparentemente starebbe rieducando i loro dipendenti alle teorie politically correct, specialmente se un dipendente si definite maschio bianco cisgender (nato con lo stesso genee con cui si identifica) eterosessuale. La spiegazione, come sempre quando la destra conservatrice parla di concetti promossi della sinistra, è del tutto scevra da questa aura di inquietante indottrinazione. Signor Rampini, forse il motivo per cui si vuole parlare di questioni riguardanti le minoranze a uomini bianchi, cisgender ed eterosessuale è proprio questo: loro non hanno le esperienze di persone che non sono come loro, non conoscono le loro battaglie.
Il libro descrive l'America di oggi con i suoi controsensi, punti di forza e debolezza. Bello anche lo sforzo dell'autore per smontare tanti luoghi comuni sugli Stati Uniti radicati nell'immaginario comune.
Letto in due ore e senza ricorrere alla lettura veloce: semplicemente, il misto fritto di ‘temi caldi’ a stelle strisce non è che l’ennesima riproposizione superficiale e indigesta degli arcinoti grandi contrasti americani;
contrasti qui filtrati dalla lente boomer e conservatrice di un ricco pensionato europeo che non manca di ricordarci di a) pagare uno sproposito di assicurazione sanitaria, cifre riportate sino al centesimo (goditi la tua prezzolata pensione e beato te che ne hai una, abbiamo capito e quindi anche meno e b) di aver ricevuto la Green Card anni orsono. E stica**i?
Sono sempre stato un fan di Rampini, e anche questa volta devo dire che la lettura è stata piacevole, interessante, e non pesante assolutamente. Purtroppo, trovo questo libro un po’ un’occasione sprecata.
La parte migliore (per distacco) è stata l’introduzione, dove Rampini spiega l’America di oggi andando a prendere eventi del passato, fino all’arrivo dei Padri Pellegrini. Le prime 40 pagine sono davvero la parte interessante, dove si capisce come l’America è stata forgiata e perché certe cose sono come sono ora, e perché sono difficili da cambiare.
Per il resto, sono stato un po’ deluso da spiegazioni sbrigative su molti argomenti e solo accenni all’America rurale. Anche per esperienza personale dell’autore, la maggior parte degli aneddoti vengono da San Francisco o NYC.
Per finire, bisogna tener conto dell’età di Rampini: ora 66enne. Certo cose suonano da “boomer” come lui stesso ammette, e queste sono secondo me le parti che danno meno valore al libro. Lettura che rifarei, ma non all’altezza di altre opere più complete di Rampini.
Un Rampini che non convince fino in fondo. A tratti, conservatore travestito da rivoluzionario contro il perbenismo e il politically correct. Addirittura, in certi momenti, reazionario: come il peggiore dei boomer che pensa di avere la verità in tasca e non prova nemmeno a capire il mondo che ha davanti. Un po' deludente per uno che ha potuto esperire mondi e epoche differenti. Afferma di voler sfatare luoghi comuni diffusi, ma in realtà ne rinfocola altri e quelli che "sfata" si erano sfatati già da un po' . Si riscatta con alcuni brani che rendono bene il paese vissuto da dentro - soprattutto sulla sanità e sulle comunità etniche, ma restano esperienze personali, non per forza paradigmatiche - e per la qualità della scrittura. Ma aggiunge poco a quello che già si sa sugli USA. Rispetto ai libri di Francesco Costa, questo scivola via senza colpire.
Un'analisi lucida e imparziale degli Stati Uniti, che tocca tutti i principali fenomeni e cambiamenti dall' 11 settembre ad oggi. Da leggere per capire meglio gli USA e le tendenze - culturali, politiche ed economiche - che influenzano anche noi negli ultimi vent'anni
Bello. Pensavo riguardasse un po' più di politica. Buon libro per chi vuole immergersi nella società americana. Sinceramente non mi ha fornito nuova conoscenza
Una lettura scorrevole ma interessante, per quanto tendenzialmente basata sull'esperienza personale dell'autore, che di conseguenza offre una visuale estremamente parziale. Un primo passo per sapere di più dell'America, certo non ci si può fermare qui.
Uno dei peggiori libri sull’America che abbia mai letto. Avrebbe dovuto essere un’analisi per il superamento di preconcetti sugli Stati Uniti, ma invece è la perfetta lettura che qualsiasi snob e boomer europeo sedicente di sinistra o ancor meglio democristiano farebbe di un paese come gli Stati Uniti. Vivendo da anni negli Stati Uniti pensavo potesse darmi nuovi spunti e una diversa interpretazione socio-politica dei tanti problemi di questo paese, ma l’unica causa a tutti i problemi che l’autore pensa di aver scovato è la nuova tendenza del politically correct e della cancel culture, che non saranno dei strumenti perfetti per l’integrazione delle minoranze, ma arrivare a definire i giovani che stanno cercando di scardinare la cultura secolare maschilista e patriarcale come dei, cito testualmente, “piccoli talebani” che praticano e supportano “processi da Santa Inquisizione medievale”, è davvero la visione di qualcuno che non ha la minima apertura mentale per mettere in discussione dei punti di vista secolari e contestualizzare le tendenze di nuove generazioni. L’autore avrebbe potuto evitare di scrivere pagine intere di sterili critiche alla giovane sinistra americana, guardandosi allo specchio, anche solo per pochi secondi e realizzando che vedendo davanti a se un ultra sessantenne, etero, maschio, bianco, ricco ed europeo forse non era la persona con più esperienza al mondo per parlare di ingiustizie verso le minoranze e del “modo giusto” di fare integrazione sociale. E non dico con questo che non abbia il diritto di parlare di questi temi, ma quanto meno sarebbe stato opportuno se avesse fatto un’analisi più approfondita, intervistando o leggendo persone che appartengono a varie minoranze o che lavorano in organizzazioni per l’integrazione e la lotta alle ingiustizie sociali negli Stati Uniti, perché davvero non basta criticare e poi addurre a conferma delle proprie idee l’esempio di un amico o di una o due persone che sebbene provengano da varie minoranze la pensano allo stesso modo. Stendo poi un velo pietoso sul fatto che apprezzamenti sessisti non richiesti possano secondo l’autore essere solo dei gentili complimenti, e un velo ancora più pietoso sull’affermazione che gli omicidi di afroamericani per mano della polizia non siano un gran problema, e i numeri “utili” secondo l’autore per dimostrare questa idea sono quelli di un solo anno, il 2021 dove l’autore, tra i vari numeri incongruenti e limitati che riporta, afferma che tra le persone disarmate uccise dalla polizia il numero dei bianchi e degli afroamericani è quasi uguale, ignorando totalmente il concetto matematico di proporzione e il fatto che la popolazione afroamericana è solo circa il 13% di quella totale. In conclusione evitate questo libro se siete interessati ad una visione degli Stati Uniti leggermente più aperta di quella che qualsiasi ricco anziano europeo potrebbe avere viaggiando per una settimana solo a San Francisco e tra i grattacieli di Manhattan.
Federico Rampini, cittadino americano da oltre vent’anni, ha tutta l’esperienza, anche pratica, per accompagnarci in giro per gli Stati Uniti a mostrarci l’America di oggi. Ne esce il ritratto di un paese profondamente spaccato, anzitutto per razza e per credo politico. Partendo dalla sua New York in continua trasformazione soprattutto negli anni del dopo Covid, fino alla Florida che sta vivendo un boom di residenti desiderosi di vivere in un degli Stati più liberisti del paese. La diffusione incontrollata delle armi, Il funzionamento del fisco, il sistema sanitario americano che tanto ha fatto e fa tuttora discutere, l’alimentazione che ha fatto degli USA il paese dove convivono obesità di massa e ipersalutismo, il sistema scolastico… Rampini ci illustra per grandi temi cos’è oggi l’America in un libro scritto per un pubblico italiano in un opera che vuole e deve essere un primo approccio per incuriosire chi è interessato all’argomento e voglia approfondirne i temi con analisi più specifiche ed approfondite.
Un libro ricco di banalità, paternalismo e superficialità (non viene citato un dato per intero o una fonte). Se vi state approcciando alla cultura americana per la prima volta tramite questo libro forse, e dico forse, potete ricavare qualche nozione ma, se siete già venuti in contatto con la cultura americana in precedenza per qualunque tipo di motivo, questo libro non vi darà nulla. L’unica cosa che emerge è l’ego smisurato dell’autore con l’ aggravante che sono presenti anche informazioni del tutto errate riguardanti il sistema previdenziale italiano. Ho letto molti libri che parlano degli Stati Uniti ma questo è di gran lunga il peggiore.
"Questa è stata la prima volta che ho letto un libro di Federico Rampini. L'ho trovato molto interessante, ma ad essere onesto, non mi aspettavo la sua agenda 'anti-woke' per tutto il libro. Mi sembra un po' strano quando sceglie solo esempi negativi per supportare il suo argomento, trasformando così il libro in qualcosa di più politico che informativo. Se è possibile ignorare questo aspetto, ci sono quasi abbastanza elementi intriganti nel libro da rendere la lettura degna di nota.
Il libro è scorrevole nell’alternare episodi ed esperienze di vita Americana dell’autore con la descrizione di alcuni aspetti della società statunitense. Purtroppo però non approfondisce né gli uni né gli altri e cade in una pretestuosa e superficiale esposizione dei grandi temi soliti oggetti di discussione (sanità, armi, politica..). Non mi ha arricchito la conoscenza sugli states come prometteva di fare. Mi aspettavo molto di più. Consigliato solo se si è fan dell’autore.
"L'America di oggi sembra tornare all'atmosfera di quegli anni Settanta che coincisero con la mia prima traversata coast - to - coast. E alcuni hanno ripreso a odiarla con la stessa virulenza di allora. Questo libro non pretende di difenderla, non ha tesi da dimostrare. È un viaggio nella realtà, è un condensato di ventidue anni di vita vissuta. New York, maggio 2022"
Secondo me l'autore mostra un po' la sua età su certi temi, specialmente per quanto riguarda il cosiddetto politically correct. In generale un libro carino se non sei molto ferrato sul mondo americano contemporaneo, e ho apprezzato le note personali di Rampini (per esempio i suoi crucci riguardo la sanità e i relativi feedback!).
Uno spaccato della società americana degli ultimi anni, fino Biden. Rampini racconta un punto di vista italiano all’interno del popolo americano che, come sottolinea lui, si trova al di fuori delle grandi città come New York e Los Angeles. I “veri americani” sono molto diversi da quelli cosmopoliti e di sinistra che siamo abituati a vedere nelle grandi città.
Bel saggio, scorrevole, descrive uno spaccato di società americana cercando di far capire la mentalità variegata della popolazione con i pensieri di chi ci ha vissuto. Il covid, le armi, New York (molto, leggete il capitolo soprattutto se volete andarci), le elezioni, la Florida. Leggerò altro dell'autore che ho scoperto tardi, almeno come lettura nei libri
Un libro che analizza la cultura americana e la piega che sta prendendo, troppo oscillata verso la colpa ad origine di una razza ( quella bianca, in confronto delle altre). Parla non solo dei pregi, della suo attivismo e intraprendenza, ma anche di alcune sue distorsioni ( sanità e uso delle armi ad esempio). Un libro da leggere per avere qualche idea in più sugli USA.
Mi aspettavo un testo più completo, invece viene dedicato molto spazio a New York, qualcosa in meno alla California, ma davvero molto poco all'America "profonda", a tutta la grandissima zona intermedia fra le due coste. Scarso approfondimento delle ragioni storiche dietro a determinate caratteristiche, a determinate visioni. I nativi americani non vengono praticamente citati. Sono un po' delusa.
This book depicts in a pretty accurate way what is America: a country of many countries where different cultures work together without melting, where merit counts. But also, it’s a country full of opportunities to progress and regress. The continuous adaptation provides the growth of this society.
Veramente piacevole. Anche se sono un appassionato della storia e cultura USA, non sono di parte se dico che molti luoghi comuni verranno spazzati via. Scordatevi le immagini e le consuetudini che ci hanno instillato serie televisive e vecchi film, l’America è ben altra cosa. Nel Bene e nel male.
Molto interessante e mai noioso spaccato sull’America contemporanea. Ci sono alcune considerazioni dell’autore sui cambi di rotta da apportare per risollevare le democrazie occidentali ed in particolare gli USA. Argomentazioni però da approfondire.
Mi è piaciuta molto questa analisi di Rampini di aspetti non così noti e conosciuti come da chi è lì. Spesso abbiamo idee diverse di un paese sia in positivo che in negativo. Questa analisi è veramente esaustiva e accattivante
Il libro ha soddisfatto parzialmente quella che io chiamo la mia “sete d’America”. L’autore tratta diverse tematiche e questioni statunitensi in maniera più o meno approfondita (per alcuni argomenti sarebbe necessario scrivere libri interi, non capitoli). Lettura piacevole.