Paul e Daniel sono due fratelli francesi di origine marocchina. Paul è sempre stato bravo a scuola, ha un dottorato in letterature comparate ma tira a campare consegnando pizze e facendo il portiere di notte. Daniel ha sempre rifiutato le proprie origini, si esibisce in un peepshow e sogna di fare fortuna come bodybuilder, ma viene risucchiato nella pericolosa spirale del doping. Paul prova a scrivere la loro storia, da quando lui stesso si è avvicinato al pugilato per cercare di difendersi dai bulli al momento in cui si è accorto di provare qualcosa per la libraia Myriam, dal cambiamento che Daniel ha dovuto affrontare nel tentativo di accettarsi alla complicità intermittente che legherà i due fratelli per tutta la vita. "Vivere mi uccide" - che è stato al centro di un vero e proprio «scandalo editoriale» quando si è scoperto che dietro il nome di Paul Smaïl si nascondeva lo scrittore, traduttore e musicista bianco Jack-Alain Léger - esamina da vicino le discriminazioni della società francese nei confronti delle persone di origine africana, ma anche l'odio e la fuga dalla propria identità e la guerra che gli esclusi combattono gli uni contro gli altri: insomma, le contraddizioni, le paure e le complessità di un paese che somiglia ogni giorno di più al nostro.
Anche questo scoperto a seguito della ricerca fatta dopo le proteste per l'uccisione di Nahel, sui casi letterari in Francia negli ultimi anni. Mi ha incuriosito perché l'interesse e scalpore in merito a questo testo fu legato al fatto che l'autore che avesse così ben descritto il razzismo subito dai magrebini fosse in realtà un bianco sotto pseudonimo. Non sorprendente invece se si pensa che non è solo il razzismo subito ma anche quello agito proprio dai bianchi perbenisti e di sinistra. Ho apprezzato molto anche io la potenza narrativa di questi episodi, tutto il resto lo ho visto un po' come contorno, a volte riuscito altre raffazzonato
J'ai détesté ! C'est une succession de clichés. Rien d'étonnant lorsqu'on découvre - je ne l'ai su que pendant la lecture car je me doutais de quelque chose - que l'auteur PAUL SMAÏL est en fait un homme blanc français né en France de parents français.
Il y a quelque chose de dérangeant à se faire passer pour Arabe lorsqu'on ne l'est pas, surtout pour écrire un roman sur les conditions de vie dans des quartiers difficiles, dans des années qui le sont encore plus.
A masterpiece. On a par with Celine's Voyage au bout de la nuit. Shame on French literary critics and publishers for refusing to recognize Paul Smail aka Jack Alain Leger as one of France's best writers.