Bolzano, nel 1992, non è un'isola felice: su 98000 abitanti, ci sono più di 200 prostitute, un'aberrazione statistica. L'eroina dilaga. I reati denunciati sono 15131, quelli risolti nemmeno 1600. Degli omicidi compiuti nel decennio precedente – le vittime sono per la maggior parte donne – pochissimi sono arrivati a processo. I casi prendono polvere nei fascicoli della questura, al numero 1 di largo Palatucci, dove si mormora di una cella dove le "cadute dalle scale" sono frequenti. Ma chi può crederci quando tutt'altra immagine del capoluogo viene diffusa dal partito al governo sin dal Dopoguerra? Finché l'isola felice si trova sfigurata dal cadavere della "Bambina", la prostituta che, seppure bruciata dalla droga, dimostrava meno dei suoi ventiquattro anni. Da quel giorno non si può eliminare il sospetto che a ucciderla con ventiquattro coltellate sia stato un uomo il cui odio è così radicale da portarlo a compiere nuovi omicidi. Siamo in anni in cui "non esistevano manuali da studiare, unità specializzate a cui scaricare l'indagine. Arrestare un serial killer era come andare a caccia di un unicorno. I colleghi toscani ci avevano messo diciassette anni per catturare il Mostro di Firenze e non tutti erano convinti che avessero preso il vero responsabile". Il giovane commissario Luther Krupp e il cronista alle prime armi Alex Milla, in una magistrale alternanza di punti di vista, seguono le tracce dei brutali accoltellamenti che investono Bolzano, in una disperata corsa contro il tempo con l'omicida. Ma se vai a caccia di un unicorno rischi di trovare le iene… Luca D'Andrea racconta il territorio che conosce meglio, aprendo e lacerando, scavando dentro ciò che è intollerabile guardare, in un girotondo di realtà e invenzione che dà vita a un romanzo, come mai prima, più vero del vero. Autentica e potentissima, la narrazione è infatti ispirata a un caso criminale di grande clamore nazionale e internazionale.
Luca D'Andrea è nato a Bolzano. Ha svolto l'attività d'insegnante alle scuole medie. Nel 2016 il romanzo thriller La sostanza del male, è divenuto un caso editoriale pubblicato in più di trentacinque paesi. Con la seconda opera, Lissy, ha vinto il Premio Scerbanenco 2017. E' sceneggiatore, documentarista e collabora come giornalista con i quotidiani La Stampa e La Repubblica.
Luca D’Andrea arbeitet als Lehrer an einer Mittelschule in Bozen. Außerdem ist er als Fernsehjournalist tätig und schreibt Drehbücher für Dokumentarfilme. Unter anderem drehte er 2013 für das italienische Fernsehen die Produktion Mountain Heroes. Gli Eroi delle Dolomiti, eine Dokumentation über den Alltag der Bergretter in den Dolomiten, die ihn auch zu seinem ersten Thriller inspirierte. Unter dem Namen G. L. D’Andrea schrieb er drei Kinderbücher, die unter dem Serientitel Wunderkind erschienen. Der internationale Durchbruch gelang ihm jedoch erst mit La sostanza del male, seinem ersten Thriller für erwachsene Leser, den er 2016 veröffentlichte und der sogleich in mehrere Sprachen übersetzt wurde. Sein zweiter Roman Lissy erhielt 2017 den Premio Giorgio Scerbanenco.
Nel 1992 il cadavere di Lorena Haller, viene ritrovato a Bolzano, uccisa con 24 coltellate, lo stesso numero dei suoi anni. Lorena era una prostituta, la chiamavano "la bambina", era arrivata a Bolzano pensando di trovare una vita normale e invece la città l'ha illusa e gettata via come immondizia. Luther Krupp è un giovane commissario ed ha il coraggio di definire l'uomo che ha ucciso Lorena "un serial killer". Ma gli inizi degli anni '90 sono un periodo storico in cui non esistono ancora manuali da studiare o unità specializzate nei crimini seriali. Alex Milla lo sa, è il giornalista della "Voce delle Alpi", ed è anche lui giovane e forse inesperto come il commissario, ma troveranno una strada comune da percorrere per risolvere il caso.
Leggendo questo libro, si nota subito, fin dalle prime pagine, il lavoro minuzioso dell'autore nel romanzare fatti e articoli sul "killer delle lucciole" o "il mostro di Bolzano". Dunque non è solo finzione questo romanzo, ma anche realtà mixata con il giusto dosaggio con la finzione narrativa. Il risultato è un ottimo libro che, nonostante le sue oltre 600 pagine, si legge velocemente, soddisfano tutti i pruriti di chi come è appassionato di true crime.
Un romanzo che consiglio a tutti gli appassionati, non ve ne pentirete.
Questo romanzo è stato pubblicato a puntante su La Repubblica in agosto.
Dora e Gert si conoscono in chat: lei adolescente tredicenne, lui di una decina di anni più grande. Diventano amici. Nessuna attrazione tra i due. Gert è stato addestrato dal padre a vivere sulle montagne, come un soldato. Dora vuole salvare la lince e i suoi cuccioli. È in atto la “resistenza”: i due si incontrano per salvare la lince.
Ma ci sono occhi nel buio che implorano e c’è qualcosa che è peggiore della morte. Ci sono gabbie invisibili che imprigionano e non fanno la libertà. Ci sono tele di ragno disseminate tra le montagne del Trentino, tessute da una “vedova” nera.
C’è un capitano dei carabinieri, Viktor Martini, che porta addosso gli orrori delle donne che non è riuscito a salvare dallo Squartatore romano. Ci sono traffici e connessioni e rapimenti ed equilibri delicati che sembrano saltare da un momento all’altro.
Intrecci di solitudini che accomunano alcuni dei protagonisti e che scaturiscono dal fatto che l’animale più pericoloso sia l’uomo. Ci sono vite in vendita perché ci sono uomini disposti a comprarle.
C’è il fiuto investigativo di un uomo solo, che si sfinisce nel leggere i verbali perché sa che lì, in quelle centinaia di pagine, è nascosta una connessione che porta alla verità.
L’adrenalina sale vertiginosamente nelle ultime cento pagine.
Tra 3 e 4 stelle: perché i continui cambi di scena all’interno di ogni capitolo richiedono una lettura attentissima, altrimenti si rischia di perdersi.
Se l’animale più pericoloso è l’uomo, l’amore è il salto che permette all’uomo di non dismettere la propria umanità.
“Suo padre le aveva detto che l’amore era come la danza delle aquile. Strano, pericoloso, e per sempre.”
“– Viktor? – Gert lo sfiorò. – Tanja scriveva poesie. Ne ricordi una? – La piú triste. – Cosa diceva? – Il lutto, – recitò Martini, – è amore che non può piú tornare a casa.”
“Il punto vuoto al centro di quella ragnatela di interconnessioni fra vite spezzate. Poi il mostro era morto e lui aveva capito di aver perso anche il desiderio di vendetta. Il lutto, aveva scritto Tanja, è amore che non può piú tornare a casa. Però l’amore poteva trovare un’altra casa. Forse meno accogliente, di sicuro diversa. Ma poteva farcela.”
Devo dire che inizialmente mi aspettavo quasi esclusivamente una ricostruzione veritiera della vicenda de "Il Mostro di Bolzano", che poi effettivamente ho trovato a grandi linee ma mescolata a fatti e personaggi di finzione. Cosa che mi ha un pò interessata ma anche un pò infastidita. Nonostante le oltre 600 pagine, risulta un libro scorrevole, pieno di tensione ed angoscia ma al contempo devo ammettere che all'inizio e a momenti durante la lettura l'ho trovato un pò noioso. Forse per la presenza di personaggi molto artefatti e tendenti ad agire come se fossero in un telefilm poliziesco americano, mettendo in atto comportamenti e parlata troppo forzati. La narrazione segue comunque un ritmo incalzante, nonostante i molteplici protagonisti (difficili da distinguere inizialmente) e passaggi non abbastanza chiari e comprensibili a mio avviso, risulta efficace. Tutto il resto della storia mi ha inquietata e messa a disagio e tutto il male che può essere fatto da qualcuno ad un'altra persona mi ha veramente sconcertata.
Anfang der 1990er wird in Bozen die Leiche einer jungen Prostituierten gefunden. Der relativ neu eingesetzte Kommissar Luther Krupp übernimmt den Fall. Er ist in eine eingeschworene Gemeinschaft hineinversetzt worden, die ihm die Ermittlungen nicht leicht macht. Deshalb fordert er eine der wenigen Frauen an, die bei der Polizei arbeiten. Eigentlich ist der Einsatz vonFrauen bei der Mordkommission noch nicht erlaubt, aber Krupp setzt durch, dass Ariana Lici in die Nachforschungen eingebunden wird. Die akribischen Ermittlungen ergeben zunächst nicht viel. Krupp empfindet den Umfang mit der Familie des Opfers als sehr belastend. Durch die Erzählung der Eltern wird das Opfer von der Prostituierten zum Menschen.
Der neue Kommissar Luther Krupp will einen frischen Wind in die Truppe bringen. Schnell muss er feststellen, dass das nicht so einfach ist. Für viele seiner Kollegen ist die Verstorbene nur eine Nutte, drogensüchtig, und der Mord wahrscheinlich im Milieu zu verrotten. Also ein Fall, dem kaum weitere Bedeutung zuzumessen ist. Zu Fällen, die Ähnlichkeiten aufweisen, seien keine Zusammenhänge zu sehen. Krupp sieht das anders. Er vermutet, dass ein Serienmörder seine Stadt Bozen heimsucht. Sein Chef meint, was sei schon eine Tote gegen die vielen Drogentoten. Dem mag Krupp nicht folgen, er will den Mörder finden.
Es ist schon eine Tortur, die Kommissar Krupp durchmacht und die damit auch dem Leser zugemutet wird. Sein Enthusiasmus zu Beginn, die Intrigen der Kollegen, die Zusammenarbeit (oder auch nicht) mit der Presse, die Veränderung, die er im Laufe der Zeit durchmacht. Dazu die Schicksale der Opfer, das ist nicht leicht zu ertragen. Hinzu kommt, dass der Fall einem echten Fall nachempfunden ist. Bei dem Gedanken an die düstere Handlung zieht es einen eh schon runter, die Information das dem ein echter Fall zugrunde liegt führt zum Rumrätseleien, wie nah der Autor der Wirklichkeit gekommen ist oder wo er hineininterpretiert hat. Wie viel Unheil kann einer kleinen Großstadt wie Bozen innewohnen. Wenn man von den anderen Bücher des Autors zumindest einige kennt, kann es sein, dass man mit etwas unglücklichen Erwartungen an die Lektüre herangehen. Dennoch ist der Roman spannend und durch die strukturierte Erzählweise gut zu lesen.
Matteo mi dice spesso che “la realtà supera sempre di gran lunga la fantasia” e mai come in questo caso mi sono resa conto di quanto abbia ragione da vendere.
“Il girotondo delle iene”, nuovo romanzo di Luca d’Andrea, è un resoconto raccontato minuziosamente con una scrittura veloce e dettagli terrificanti di quanto accade trent’anni fa a Bolzano.
Processi, articoli di giornale, voci della strada mescolate anche a leggende e menzogne danno vita a una vicenda che riemerge dalle ombra di un passato che in tanti hanno cercato di dimenticare legato all’uomo, al serial killer, che uccise numerose donne venendo soprannominato “Killer delle Lucciole” o al “Mostro di Bolzano”.
Dopo aver modificato i nomi dei protagonisti, affiancandoli a persone realmente esistite, l’autore unisce fiction e cronaca per ricostruire efferati omicidi, indagini ma soprattutto colpi di testa personali che permisero di scandagliare e unire punti di una stessa cartina degli orrori con spostamenti, prove, dettagli e tanto altro, arrivando a dare un quadro completo di tutto ciò che ruotò attorno alla morte di numerose donne tra la metà degli anni 80 la metà degli anni 90.
Se avete più o meno la mia età, quindi diciamo che state affrontando i magici 30, probabilmente non ricorderete questo caso di cronaca perché eravamo troppo piccoli, se invece le primavere che contate sono qualcuna in più ricorderete magari qualche dettaglio di questo caso ma soprattutto ricorderete il contorno sociale di degrado, droga e prostituzione che riempiva le notti, ma anche le giornate, delle città italiane e dove i serial killer e i “mostri” riempivano le pagine di cronaca nera dell’intera carta stampata nostrana.
Non a caso evito di scrivere il nome del “Mostro di Bolzano”, basterebbe una ricerca su Google per avere nome e dettagli, ben diverso però sarebbe affrontare questa storia senza sapere prima i dettagli, anche se i nomi differiscono dai reali.
“Il girotondo delle iene” unisce a questo sfondo e ai dettagli delle indagini la formula vincente del romanzo e la doppia voce tra polizia, con i metodi e le gerarchie discutibili, e il giornalismo vero, quello guidato dalla passione e da un tesserino da conquistare a qualunque costo, scelte coraggiose che rendono il nuovo libro di Luca D’Andrea uno dei migliori letti nel 2022.
Vorrei dire che questo romanzo è il miglior thriller dell’anno, frutto di fantasia e colpi di scena che non lasciano indifferenti, ma ciò che lascia inorriditi e anche senza fiato è sapere che tutto quello che è contenuto in queste pagine è la verità, è il racconto di fatti, persone e vittime che lascia interdetti, è la storia di un’indagine che non lesina colpi di scena, che mette in discussione e quasi ribalta le sentenze.
Perché la realtà supera la fantasia e perché ciò che è stato a volte va rispolverato per non dimenticare chi ha pagato, a prescindere dal ruolo, la violenza del singolo, potendo permettere poi di fare giustizia e non dimenticare più.
"Il giallo dell’estate" pubblicato inizialmente a puntate su Repubblica nel 2019 è una grande occasione persa, per quanto mi riguarda.
Mi era piaciuto il D’Andrea de “La sostanza del male”: un buon esordio serrato e pieno di ottime idee, anche se un po’ troppa roba nel finale con tripli salti carpiati.
Qui il rapimento di una tredicenne ambientalista da parte di un sedicente attivista che la contatta online diventa una sorta di poliziottesco in cui i carabinieri sono tutti sporchi e cattivi e i dialoghi sono da sbirri di film americano anni ’80.
E anche se la storia apre a nuovi orizzonti, il traffico di persone, i flashback su un serial killer romano, le dinamiche sono ripetitive e senza slanci, verso un finale tronco e un po’ raffazzonato.
Si ha l’impressione di una brusca frenata, uno dei personaggi cardine è introdotto troppo tardi e se ne esce frastornati e non certo colpiti. Per non parlare del verso della lince, e non dico altro.
Mi dispiace sempre moltissimo quando un nuovo autore che mi sorprende al suo esordio non mi trasmette più lo stesso entusiasmo. Il precedente l'ho abbandonato, questo l'ho finito ma la voglia di passare ad altro la sentivo già da un po'.
Secondo me il taglio editoriale per l'uscita a puntate l'estate scorsa con La Repubblica non funziona in questa edizione tascabile, per la quale evidentemente non si è fatto un lavoro di "editing" ad hoc, visto che la lunghezza dei capitoli è sempre esattamente identica. Di conseguenza mi è mancato un approfondimento dei personaggi e degli scenari, che in La sostanza del male sono interconnessi e dirompenti. Qui, in L'animale più pericoloso, Luca D'Andrea è riuscito ad immaginare una galleria affascinante di personaggi che potrebbero potenzialmente riempire pagine e pagine avvincenti, purtroppo tristemente buttata via.
Un bel tomo da 600 pagine che però si legge molto scorrevolmente. Non mi è dispiaciuto anche se gli romanzi li ho apprezzati di più. Qui, a differenza che nei precedenti, c'è meno "paura" e più "poliziesco". Preferisco la paura.
Keine Fast-Food Lektüre >In Zeiten des Todes< von Luca D´Andrea Hierfür braucht man Zeit und Muße, es ist keine schnell mal zwischendurch Lektüre.
Mein Einstiegsgedanke: Eintauchen in die Wahrheiten der Mafia & in ein Bozen, weitab vom Touristen-Trubel und allgemein bekanntem Flair.
Der neue Spannungsroman von dem italienischen Schriftsteller Luca D´Andrea, wurde am 007.09.2024 auf dem deutschen Markt durch den Tropen Verlag veröffentlicht.
Der Schriftsteller: Luca D´Andrea konnte in der Vergangenheit schon mit einigen seiner Bücher die Leserschaft überzeugen und u. a. den Spiegel-Bestseller Preis erhalten. D`Andrea ist Fernsehjournalist und schreibt Drehbücher für Dokumentationsfilme. Durch seinen Beruf wurde dann die Freude am Schreiben in Kombination mit wahren Kriminalfällen zum Startschuss und er veröffentlichte sehr erfolgreich seinen ersten Roman.
Deutsche Übersetzung: Ingrid Ickler Stellenweise musste ich mich an die (für mich umständlich oder sperrig wirkende) Ausdrucksweise gewöhnen. Ich kann nicht sagen, ob dieser Eindruck der deutschen Übersetzung geschuldet ist, oder einfach den Stil des Schriftstellers widerspiegelt.
Zum Inhalt: Im Januar wird in der Gegend von Bozen/ Italien die Leiche einer Prostituierten gefunden. Der neue Commissario Luther Krupp wird mit der Ermittlung betraut. Seine Berufsethik unterscheidet sich sehr von der seiner Kollegen. Den Regeln, aufgestellt von der Mafia, will er sich um keinen Preis beugen. Zu seiner Unterstützung ist die Streifenpolizistin Arianna Lici beordert worden. Schon bald stellen beide fest, dass sie einem Serienmörder auf der Spur sein könnten. Zu einem ähnlichen Ergebnis kommt der Reporter der Stadtpresse. Auch er untersucht den Mordfall. Und bald darauf findet man die Leiche einer zweiten Frau. (Die Geschichte basiert auf wahren Geschehen)
Das Coverbild ist wirklich überzeugend. Ein Mann stapft durch den hohen Schnee. Eine rote Blutspur zieht sich wie eine Schneise zwischen den hohen Tannen hindurch … Sehr schön gestaltet. Es hat bei mir sofort Interesse entfacht.
Mein persönlicher Eindruck von der gebundenen Ausgabe: Das Buch ist wertig gefertigt. Der Umschlag vermittelt ein Gefühl der Nähe zu der gezeigten Landschaft und deren Charme, aber auch Einsamkeit. Ein eingearbeitetes Leseband hätte den wertigen Eindruck noch komplementiert!
Erzählstil: Der Roman wurde in mehrere Teile unterteilt und Personen gewidmet. Zudem gibt es zeitliche Zuordnungen. Der Erzählstil zeichnet sich durch ihre Genauigkeit aus. Der Schriftsteller scheint dem Lesendem unbedingt auch die kleinsten Details der Persönlichkeiten, landschaftlichen Umgebung, politischen und kriminellen Machenschaften in der Gegend Italiens, näher bringen zu wollen. An einigen Stellen wäre eine Straffung meiner Meinung nach von Vorteil gewesen. Einige Passagen erscheinen langatmig und durch die tatsächlichen mafiösen Vorgänge & Zusammenhänge entsteht eine gedrückte Stimmung. Das erste Drittel des Buchs ist eher schwierig lesbar. Der Schriftsteller legt hier großen Wert auf detaillierte Beschreibungen und lässt hierdurch, vor meinen Augen, die Protagonisten äußerst lebendig erscheinen. Hierfür muss sich der Leser aber schon sehr konzentrieren und ein gewisses Durchhaltevermögen, einsetzen.
Eine Aussage trifft hier zu 100 % zu: Der Autor spart definitiv nicht an Worten.
Spannung: Die Spannung lebt von den beschriebenen Handlungen und verflochtenen Aktionen der Charaktere. Auch die menschlichen Abgründe, ob bei den Ermittlern oder anderen Personen, wurden sehr real nachempfunden und sehr gut gezeichnet. Zusammenfassung: Ein sehr sorgfältig aufbereiteter Kriminalroman, der durch seinen Wahrheitsgehalt und die Landschaft Bozens seinen besonderen Charme erhält. Ich würde den Roman eher dem Krimi-Genre zuordnen.
In manchen Passagen kommt das sorgfältig Beschriebene dem eines Dokumentarfilms nah. Einen absoluten Pluspunkt konnte der Schriftsteller mit seiner genauen Beschreibung Bozens und dem Umfeld bei mir erzielen. Ich kenne die Gegend und fand es toll, wie mühelos ich das Erzählte bildlich visualisieren konnte. Die Spannungseffekte werden durch die menschlichen Herausforderungen und damit verbundenen Gefahren erzielt. Fazit: 736 Seiten geballte Information eingebunden in persönliche Schicksale und Herausforderungen. Definitiv kein literarisches Fast-Food. Dieses Buch eignet sich hervorragend für dunkle, kalte Winterabende am Kamin.
Ich vergebe 4*Lesesterne für die Gesamtkomposition, verbunden mit einer Leseempfehlung. Wer gern in die Tiefen einer Story mit allen Sinnen eintaucht, wird dieses Buch lieben.
Kein Thriller, viele Längen, häufige Wiederholungen und fantastische Einschübe nervten mich
Vor einigen Jahren habe ich das Debüt des Autors Luca D'Andrea gelesen und fand es ganz gut. Daran erinnerte ich mich, als ich dieses Buch hier bei NetGalley entdeckte und fragte ein Rezensionsexemplar an. Kurze Zeit später konnte ich dieses als E-Book auf meinen Kindle laden.
In Bozen wird die wie Abfall entsorgte Leiche einer jungen Prostituierten gefunden. Die Leitung der Ermittlungen übernimmt Commissario Luther Krupp, der noch relativ neu bei der Mordkommission ist und von den meisten seiner Kollegen nicht ernst genommen wird. Die Ermittlungen geraten schnell ins Stocken, aufgeben kann und will Krupp jedoch nicht. Als eine weitere Prostituierte getötet wird, ahnt er, dass er einem Serienmörder auf der Spur ist, der schon viel länger tötet, als ursprünglich angenommen. Auch ein junger Reporter der Stadtzeitung recherchiert zu diesem Fall. Wird es ihnen gelingen, das Monster von Bozen zu stoppen?
Das bis auf den Epilog (das letzte mit Jo bezeichnete Kapitel ist in der ersten Person geschrieben) in der Erzählperspektive geschriebene Buch wird zwar als Thriller verkauft, war für mich persönlich aber eher ein Kriminalroman mit einer auf mich gewollt wirkenden künstlichen Sprache, teils fantastischen Einschüben und sehr vielen Längen. Am Anfang gab es mit dem Auffinden der toten Prostituierten und den bildhaften Beschreibungen zum Zustand der Leiche zwar einen Paukenschlag. Das Grauen darüber geriet bei mir jedoch durch die detaillierten Beschreibungen über die Hierarchien bei der Bozener Polizei und die mir deutlich zu vielen agierenden Figuren schnell ins Hintertreffen. Ich empfand das Lesen als sehr anstrengend.
Die mir nicht geläufigen italienischen Dienstgradbezeichnungen im Zusammenhang mit Nachnamen, von denen einige den gleichen Anfangsbuchstaben hatten, erschwerten mir häufiger das Behalten der Übersicht. Weiterhin störten mich zahlreiche Wiederholungen, von denen ich zwar annehme, dass sie vom Autor als Stilmittel zur Verstärkung von Standpunkten gewählt wurden, die es meiner Meinung nach aber nicht gebraucht hätte und die Geschichte aus meiner Sicht unnötig aufblähten. Manchmal waren die Wiederholungen wahrscheinlich auch humorvoll gemeint. Allerdings scheint mein eigener Humor ein ganz anderer zu sein, als der des Autors.
Von den vielen Charakteren war mir keiner wirklich sympathisch. Der Autor griff zwar gesellschaftliche Probleme auf, wie Missstände sowie gesetzeswidrige Praktiken bei den Ermittlungsbehörden und Drogenproblematiken, vor allem bei Prostituierten, aber irgendwie hatte ich das Gefühl, dass er jedes kleine Bisschen an aufkommender Spannung wieder mit seinen ausufernden Ausschweifungen zerredete. Und obwohl ich sonst auch dem fantastischen Genre sehr zugetan bin, nervten mich auch seine Einschübe zu Gedanken an die Göttin Kali, die bei Krupp erstmals durch das Betrachten einer Statue ausgelöst wurden.
Wirklich gefallen hat mir die im Buch erzählte Geschichte nicht und sie hat mich auch nicht gut unterhalten. Ich legte das Buch sehr oft regelrecht genervt zur Seite und hätte mich lieber spannenderem Lesestoff gewidmet. Wäre es kein Rezensionsexemplar gewesen, hätte ich bereits im ersten Drittel aufgegeben. So habe ich mich zwar durchgekämpft, möchte das Buch aber niemandem empfehlen, der einen spannenden Thriller erwartet.
Spannend, tiefgründig, nach einem wahren Kriminalfall
„In Zeiten des Todes“ wird in zwei Teilen erzählt und begibt sich direkt auf „die tödliche Spur des Monsters von Bozen“, beginnend in der Nacht des 7. Januar 1992. Das Monster führt sich mit der Leiche einer jungen Prostituierten ein, auch wenn wir lange nicht wissen, wer dieses mordende Wesen denn sein soll. Freudenmädchen-Killer nennen sie es irgendwann, denn natürlich ist die Presse an vorderster Front mit dabei, diese Art Story verkauft sich blendend. Auch Jo, der Chefreporter von Voce delle Alpi, schickt den noch nicht sehr erfahrenen Alex Milla, um möglichst reißerische Fotos zu machen. Was dieser zunächst auch liefert, denn noch ist er ein ganz kleines Licht in der Zeitung. Und dann beginnt er, sich mehr mit diesem Serienmörder zu beschäftigen.
„24 Messerstiche, keine Beziehung zum Opfer, keine Anzeichen von Reue oder Panik. Das ist kein Mord wie alle anderen.“ Dessen ist sich Luther Krupp sicher, auch wenn Ispettore Lopez, genannt das Rattengesicht, dies anders sieht. Lopez gilt als Commissario Levadas rechte Hand, der Mord an einer Nutte ist es in deren Augen nicht wert, sich darum zu viele Umstände zu machen. Nun, Krupp ist jung und voller Enthusiasmus, er übernimmt diesen Fall, mit Arianna Lici an seiner Seite. Diesem ersten Mord folgt ein zweiter, auch hier handelt es sich um eine junge Prostituierte, auch sie wurde mit einem Messer traktiert, sie wurde regelrecht abgeschlachtet. Der Fundort kann auch hier nicht der Tatort sein.
Der zweite Teil dann ist mit „Der Zweifel“ übertitelt, es sind dreieinhalb Jahre ins Land gezogen. Davor und auch jetzt werden so etliche Monate, dann auch Jahre, im Schnelldurchlauf abgehandelt. Krupp ist nicht mehr der, der er einmal war. Dafür haben er und Arianna zu viel gesehen. Und sie stolpern über frühere, ähnlich gelagerte, bis heute nicht aufgeklärte Fälle. Was haben diese gestrigen und die jetzigen Verbrechen miteinander zu tun? Ist es gar derselbe Täter?
Es ist ein Buch, das seine Leser ganz haben will - Luca D’Andrea hat mich mit seinem einnehmenden Schreibstil sofort gehabt. Seiner komplexen Story, die an einen wahren Kriminalfall angelehnt ist, konnte ich nicht entkommen. Gut, er verliert sich dann und wann in einer zu detaillierten Erzählweise, die durchaus hätte ein wenig gestrafft werden können. Und doch braucht es diese Ausführlichkeit, zumindest weitgehend, um dem Ganzen folgen zu können. Neben der Welt der Prostitution, dem Drogensumpf und den damit einhergehenden Vorurteilen, auch in Polizeikreisen, sind es seine Hauptfiguren Krupp, Arianna und Milla, denen ich gespannt folge, die sich während der schwierigen Ermittlungsarbeit weiterentwickeln – jede auf seine ureigene, nicht vorhersehbare Art.
Der Autor fordert seine Leser. Von einem schnellen, ein oberflächlichen Drüberlesen ist abzuraten, denn dann entgeht einem zu viel. Die Morde, die Frauen und deren Leben, ihr Umfeld, ihre Ängste und Zweifel greifen ineinander über, sie werden multidimensional geschildert. Es sind auch verpasste Chancen, die den Menschen prägen, in welche Richtung auch immer. Es ist ein spannendes, ein tiefgründiges Buch, dem man sich ganz widmen sollte, das zu lesen es sich lohnt.
"In Zeiten des Todes" von Luc d'Andrea ist ein Kriminalroman/Thriller, auf den man sich einlassen muss und der es einem stellenweise auch nicht leicht macht. Grund hierfür ist die der etwas verwirrende Handlungsverlauf und die leicht gewöhnungsbedürftige Sprache.
Wenn man jedoch Fan von hard-boiled-crime ist, wird man durchaus Gefallen an dem Buch finden.
Die Prämisse des Krimis weckt zunächst die Neugier und das Interesse an der Aufklärung des Mordfalls an einer jungen drogenabhängigen Prostituierten, der sich für Commissario Luther Krupp und seine junge Kollegin, die Polizistin Arianna Lici, schnell zu einer Suche nach einem Serienmörder entwickelt. Nebenbei stellt auch junger Reporter bei der dortigen Stadtzeitung Nachforschungen an. Im Laufe der Mördersuche taucht man immer tiefer in den Sumpf aus Korruption im Polizei- und Justizwesen ein, wo Machtmissbrauch an der Tagesordnung zu stehen scheint.
Der Krimi spielt in den 90er-Jahren in Südtirol. Die Polizei ist bestimmt von Alphamännern, die den Ton angeben und Frauen eher als Sexobjekt sehen. Auch entsprechen ihre Verhörmethoden nicht dem Gesetz. In diesem testosterongeladenen Umfeld beginnt Krupp zu ermitteln.
Erzählt vorwiegend aus Perspektiven des Reporters und dem Commissario Krupp folgt man, wie beide nicht aufgeben, die Hintergründen an den Mordfällen an jungen Prostituierten aufzudecken. Da sich die Handlung über mehrere Jahre erstreckt, wird man gleichzeitig auch Zeuge, ihrer beiden Werdegänge und wie der korrupte Sumpf auch ihre Fühler nach beiden ausstreckt.
Dargestellt wird dies alles anhand abgehackt wirkender Sätze, die wenig Emotionen zulassen. Trotz der ca. 720 Seiten bleiben vor allem die Nebencharaktere blass wie der Schnee der Südtiroleralpen. Auch versinkt die Spannung im Mittelteil im Schnee, um dann zum Ende hin daraus wieder aufzutauchen. Insgesamt habe ich mir einfach mehr erwartet, bieten doch mehrere ungeklärte Mordfälle und korrupte Ermittler ein großes Potenzial für einen spannenden Krimi/Thriller.
"In Zeiten des Todes" ist hingegen ein Krimi mit Licht und Schatten, wobei die Schatten, erzähl- und handlungstechnisch, überwiegen.
Entwicklungsroman Bozen 1992. Eine lebendige Drogenszene mit viel Beschaffungsprostitution. Darin ein junger Kommissar, Krupp, und ein noch jüngerer Journalist, Milla, machen sich getrennt daran Morde an Prostituierten aufzuklären. Als ein zweiter Mord nach gleichem Muster passiert wird auch anderen klar: das ist kein normaler „Freier bringt Nutte um“ Mord. Die Beschreibungen der Opfer und deren Lebensumstände sind hammerhart, wirklich kein Buch für Zartbesaitete. Dazu kommt, dass es sich wohl im Kern um einen wahren Fall handelt. Dazu passt auch der Epilog, der einen stimmigen Abschluss des Buches bildet. Neben einem spannenden Krimi, ist es auch ein Entwicklungsroman. Krupp, wie auch Milla werden nicht ernst genommen in ihrem Job und müssen sich die Anerkennung der Kollegen erst mal hart verdienen. Dabei machen sie Dinge, die nicht in ihrem Naturell liegen. Sie verbiegen sich und werden zum Teil zu Menschen, die sie eigentlich verabscheuen. Der Erzähler wechselt immer wieder die Perspektive zwischen den beiden. Das erzeugt viel Spannung und zeigt auf, wie schwer auch die Zusammenarbeit zwischen Polizei und Medien ist. Erstaunt hat mich die Ausmaße der Drogenszene in Bozen. Liegt das an der Zeit? Oder kommt es mir nur so vor, weil das Buch nun mal in diesem Milieu spielt? Das muss ich mal recherchieren. Da gibt es viel Elend, auch die Familienangehörige kommen da zu Wort, denn sie leiden auch unter der Sucht, zum Beispiel ihrer Tochter. Echt hart. Etwas Konzentration erforderte der Roman schon von mir, weil viele Spitznamen und richtige Namen haben, die Gedanken, vor allem von Krupp rasen. Besonders anfangs war ich ein wenig überfordert. Sehr interessant fand ich die Person der weiblichen Polizistin Arianna Lici, sehr vielfältig. Sie machte auch eine starke Entwicklung durch, da hätte ich gerne mehr erfahren. Das wäre mir eine dritte Perspektive wert gewesen. Am Ende kann ich sagen, dass die Geschichte sich letztlich doch durch die über 700 Seiten getragen hat, wenn es auch mal Längen gab. Es war nicht einfach ein so dickes Buch so konzentriert zu lesen. Doch für mich hat es sich gelohnt, da es doch auch Neues bot.
Als an einem bitterkalten Januarabend die Leiche einer jungen Prostituierten gefunden wird, steht Commissario Luther Krupp vor der größten Herausforderung seiner Karriere. Er ist noch nicht lange im Dienst und im Gegensatz zu den meisten seiner Kollegen hält er sich ans Gesetz. Er will den Fall nicht zu den Akten legen. Zum Glück hat Krupp die unerschrockene Streifenpolizistin Arianna Lici an seiner Seite. Bald wird ihnen klar: Sie sind einem grausamen Serienmörder auf der Spur. Damit sind sie nicht allein. Ein junger Reporter der Stadtzeitung beginnt ebenfalls, die Hintergründe des Falls zu recherchieren. Gemeinsam stoßen sie auf eine lange Reihe ungeklärter Mordfälle. Da wird eine zweite junge Frau getötet. Und sie ahnen: In dieser Stadt klafft ein tiefer Abgrund zwischen Recht und Gerechtigkeit.
„In Zeiten des Todes“ von Luca D’Andrea klang vom Klappentext her richtig spannend. Ein motivierter Polizist, der es noch wissen will. Dazu eine mutige Ermittlerin an seiner Seite und ein junger Reporter, der das Ganze noch mal aus einem anderen Blickwinkel sieht. Ich war richtig gespannt, aber leider hat es mir der Schreibstil total versaut. Ich versuche Bücher immer so weit zu lesen, wie es erträglich ist und selbst Bücher, die mich nicht voll überzeugen, zu beenden aber hier ging es einfach nicht. Ich bin nicht in den Schreibstil reingekommen. Zu viele Figuren und Orte, die alle blass und leblos aber gleichzeitig unsympathisch geblieben sind. Viele nebensächliche Details, Erzählwechsel und über allem leider der Stil des Autors, der mich nicht mitnehmen konnte. Vielleicht tue ich dem Autor Unrecht und es liegt zusätzlich an der Übersetzung. Die Geschichte hat sich für mich zu sehr in die Länge gezogen und ist dabei farblos geblieben. Ich hab nach etwa einem Drittel aufgegeben.
True crime Thriller mit Längen " In Zeiten des Todes" von Luca DÀndrea hat mir als Leserin schon so einiges abverlangt. Nicht nur dass das Buch mit seinen 724 Seiten ein echter Wälzer ist, beschreibt der Autor alles sehr detailliert, was das Lesen schon etwas zäh macht.
Commissar Luther Krupp von der Polizei Bozen ist noch nicht lange im Dienst. Er ermittelt in einem Mord an einer Prostituierten und stößt bei seinen Recherchen, die ihm durch seine korrupten Kollegen mehr als erschwert werden auf andere ungelöste Fälle. Trotzdem seine Kollegen alles tun, um ihm immer wieder Knüppel zwischen die Beine zu werfen kommt er dem "Monster"auf die Spur.
Parallel dazu befasst sich auch ein angehender Journalist mit dem Fall. Alex Milla, hat sich auf die Fahnen geschrieben diesen Fall aufzuklären. Aber auch von iohm wird viel verlangt, da er sich erst einmal beweisen muss. Er durchlebt während seiner recherche immer wieder Phasen, wo er sich und sein Tun infrage stellt.
Obwohl die Aufklärung der Mordserie , denn alles solche stellt sie sich im weiteren Verlauf heraus, anscheinend keine hohe Priorität bei der Polizei in Bozen zu haben scheint, verfolgt Krupp sie hartnäckig.
Dieser Thriller läuft unter True crime und deshalb hat er mich vor allem interessiert. Ich muss aber sagen, dass ich durchaus spannendere Thriller dieser Art gelesen habe. Bei so einem dicken Buch besteht natürlich immer die Gefahr, dass die Spannung nicht durch das ganze Buch erhalten bleibt, aber ich denke, wenn der Autor seine Ausführungen, auch am Anfang etwas gestrafft hätte, wär es nicht ganz so ermüdend gewesen, dieses Buch zu lesen. Ich kann jetzt nicht sagen, dass es mir gar nicht gefallen hätte, aber unter einem spannenden Thriller stelle ich mit etwas anderes vor.
An einem kalten Winterabend wird im Januar 1992 am Stadtrand Bozens die grausam ermordete Leiche einer Prostituierten gefunden. Der junge Kommissar Luther Krupp und die Streifenpolizistin Arianna Lici ermitteln, während die anderen Kollegen sich eher wenig um den Fall scheren und keinen Bedarf sehen in dem Millieu zu ermitteln. Auch die Bevölkerung scheint der Mord nicht sonderlich zu interessieren. Krupp will den Fall jedoch nicht zu den Akten legen und beginnt zu ermitteln. Dann taucht eine weitere Leiche auf - ebenfalls eine Prostituierte und Krupp und Lici beschleicht der Verdacht, dass hier ein Serienmörder am Werk ist. Gibt es womöglich noch andere, bislang unentdeckte Opfer? Diese Vermutung hat auch ein junger Journalist der Stadtzeitung, der seinen Chef beeindrucken möchte und daher in dem Fall recherchiert.
Ich kannte bisher noch keinen Thriller von Luca D'Andrea, fühlte mich von dem Klappentext sehr angesprochen, aber war im ersten Moment aufgrund der hohen Seitenanzahl etwas skeptisch, ob über die vielen Seiten ein Spannungsbogen aufgebaut werden kann. Luca D'Andrea schreibt flüssig und atmosphärisch. Das Auffinden der Leiche, die Widerstände innerhalb des Polizeiapparats und die Entwicklungen innerhalb der Ermittlungen habe ich gebannt verfolgt. Auch wenn die Figuren viel Raum bekommen, sich zu entfalten, hat dies der Spannung keinerlei Abbruch getan. Die Auflösung kam etwas schnell und war an einigen Stellen etwas konstruiert, doch ich war bis zur letzten Seite gefesselt und konnte mich gut in das kalte Bozen und die Ermittlungsarbeit hineinfühlen. Eine tolle Neuentdeckung für mich, ich werde mir D'Andreas andere Bücher sicherlich auch zulegen.
Das Cover von "In Zeiten des Todes" hat mich sofort gefesselt: Ein schneebedeckter Wald, durch den sich eine blutrote Spur zieht – wie ein kleines Rinnsal – und daneben ein Mann, den ich für den Ermittler Luther Krupp halte, der auf der Suche nach dem Opfer ist. Die blutrote Schrift hebt sich eindrucksvoll vom weißen Hintergrund ab und zieht unweigerlich die Aufmerksamkeit auf sich. Die Geschichte basiert auf einer wahren Begebenheit, was sie besonders erschütternd macht. Der Gedanke, dass jemand Frauen so abgrundtief hassen kann, dass er sie töten muss – und das nicht nur einmal – ist sowohl verstörend als auch fesselnd. Kommissar Krupp lässt sich von den Mordfällen an den Prostituierten nicht abschrecken und ermittelt trotz des Widerstands seiner Kollegen weiter. Unterstützt wird er dabei von seiner entschlossenen Kollegin Arianna, während die anderen Polizisten die Morde als unwichtig abtun. Ein weiterer interessanter Charakter ist der Journalist Milla, der zunächst alles für eine gute Story gibt, einschließlich des Fotografierens der Leichen, nur um auf die Titelseite zu gelangen. Im Laufe der Handlung entwickelt er sich jedoch zu einem ernstzunehmenden Journalisten, der mehr auf Wahrheit als auf Sensation setzt. Insgesamt fand ich "In Zeiten des Todes" einen packenden und spannenden Thriller, der durch seine authentische Erzählweise und die tiefgründigen Charaktere überzeugt
Der neue Thriller von Luca D‘Andrea liefert True Crime aus den 1990er Jahren Italiens. In Bozen wird an einem Winterabend die Leiche einer jungen Prostituierten gefunden. Commissario Krupp übernimmt den Fall, wobei er nicht nur mit den Ermittlungen zu kämpfen hat, sondern auch mit der verbreitenden Korruption in den eigenen Reihen. Aber nicht nur der Commissario beschäftigt sich mit dem Serienmörder, auch der junge Journalist Milla beginnt zu den Hintergründen des Falls zu recherchieren.
Ein sehr vielschichtiger und komplexer Thriller, was sich nicht nur mit über 700 Seiten in der Dicke des Buches zeigt. Da man als Leser weiß, dass es an einen wahren Kriminalfall angelehnt ist, sind die beschriebenen Szenen umso erschreckender. Dabei spreche ich nicht nur von den Morden an sich, sondern auch die Vorgehensweise der „Bulldoggen“ und die Entmenschlichung, die oftmals damit einhergeht. Auch die innere Zerrissenheit von Krupp wird authentisch dargestellt. Mit Milla gibt es außerdem einen weiteren Hauptcharakter, welcher sich von einem sensationsgeilen Journalisten zu einem Menschen entwickelt, dem es um die Wahrheit und nicht die Auflagenzahlen geht. Dadurch, dass alles sehr detailliert beschrieben wird, gibt es ein paar Längen in der Erzählung, über die man sich retten muss. Der Thriller ist nicht temporeich oder Action-geladen, sondern nimmt sich die Zeit, um sich zu entwickeln. True Crime, die einen nicht kalt lässt. 3,75* von mir.
Meinung : Dieser Thriller hat mich so gepackt, wie in diesem Jahr selten einer, denn solch verrückte und gleichzeitig spannende Lesestunden hatte ich selten. Vor einigen Jahren habe ich einmal ein Buch des Autors gelesen, doch nach einiger Zeit ging er für mich leider in der Masse des Genres unter. Nun las ich also seinen neuen Thriller und war mehr als begeistert! Mit einer sehr einfachen und dennoch gelungenen und passenden Sprache, schafft es der Autor seine Leser von der ersten Seite an mit der Story zu fesseln, die Atmosphäre, die er dabei erschafft, ist so voller Spannung und gruseligen Passagen, dass man das Buch einfach nicht mehr aus der Hand legen kann.
Dabei ist die Handlung in einem solchen Konstrukt verwickelt, dass man die Seiten nur noch in Sekundenbruchteilen umschlägt, um endlich zu erfahren, was denn nun hier gespielt wird. Zu keiner Sekunde kommt dabei Langeweile auf, ganz im Gegenteil, dieser Thriller ist so einzigartig und verworren, geradezu verrückt, dass ich nur noch mit offenem Mund davor saß und meinen Augen kaum trauen wollte. Dennoch erschien mir das Ende doch sehr konstruiert und auch, trotz der hohen Seitenanzahl des Thrillers, auch etwas übereilt und zu schnell abgehandelt. Fast so, als hätte der Autor nun einfach fertig werden müsse. Dieses auch teils sehr vorhersehbare Ende "vermasselte" mir das absolute Lesehighlight, weshalb ich letztendlich, wirklich gut gemeinte 3,5 Sterne vergebe.
Che fare i detective, così come anche i giornalisti, non è sempre semplice credo che lo sappiamo già. Ne Il girotondo delle iene ne abbiamo la conferma. Il carico emotivo che si trovano a dover portare addosso nell’affrontare certi casi è di notevole peso. ⠀ Possiamo quindi immaginare lo stato d’animo di chi si trova a dover scoprire l’identità di un serial k*ller che da qualche mese (ma non solo, forse?) spaventa la città di Bolzano. ⠀ Nei primi anni Novanta infatti vengono trovate m0rte, nella città trentina, delle ragazze t*ssicodipendenti che per tirare avanti si pr0stituiscono. ⠀ Il girotondo delle iene, partendo da un caso di cronaca nera realmente accaduto, affronta una vicenda che sconvolge, indigna, fa star male. Quello che si legge fra le pagine è un racconto che speri non sia reale, che speri sia fantascienza, che vorresti non capitasse nella nostra società, nella nostra realtà perché tutta questa cattiveria, questo cinismo, questo orrore spaventa, sciocca, angoscia. ⠀ Il girotondo delle iene è un romanzo interessante, dettagliato e diretto che vuole far conoscere quello che ci fa più paura; che fa riflettere sul fatto che - alle volte - perdere la giusta via o, ancora, lasciarsi travolgere da questi fatti oscuri, è una possibilità concreta.
L'animale più pericoloso - Luca D'Andrea Un bel thriller che pagina dopo pagina prende ritmo fino a diventare impossibile non sapere come va a finire. Personaggi molto particolari che ti rimangono deciso, specialmente il capitano Martini. Bello
Trama: Dora Holler ha tredici anni e le idee chiare su ciò che non va nel mondo. Adesso si è data una missione: salvare il nido di una lince. Perciò scappa di casa con Gert, uno che ha conosciuto su Internet. Solo che Gert è un adulto e, soprattutto, il movimento ecologista di cui dice di far parte non esiste. Gert le ha mentito; mente sempre, perfino a sé stesso. Una fuga che doveva essere un viaggio iniziatico si trasforma in un incubo, impigliandosi nelle maglie di un disegno spaventoso che parte da molto lontano. La ricerca di Dora scatena volontari armati di fucile, teste calde e lotte di potere. Per salvarla serve qualcuno che ha conosciuto da vicino l'essenza piú pura dell'orrore, un uomo «secco come un colpo di manganello e dallo sguardo come filo spinato». Il capitano dei carabinieri Viktor Martini, quello che in un'altra vita, a Roma, ha catturato lo Squartatore di Testaccio. E da allora non è piú lo stesso. #lanimalepiupericoloso #lucadandrea
Finalmente, un libro che vale la pena di leggere! Quando pensavo di essermi ormai assuefatto ai thriller-fotocopia, dove a un certo punto ti scopri a pensare che il terzo “colpo di scena” è già in ritardo di 15 pagine e c’è il rischio che finisca tagliato per mancanza di pagine, ecco spuntare un racconto che riesce a tenere costantemente alta la soglia dell’attenzione nonostante la sua apparente normalità. “Apparente”, perché in realtà c’è poco di normale nel racconto. La storia si basa su fatti di cronaca, sì, ma le immagini evocate dall’autore, le sbirciate nelle teste e nei cuori dei protagonisti hanno un che di sorrentiniano, di tarantinesco. Difficilmente rileggo libri che ho finito, neanche quelli che mi sono piaciuti, ma stavolta, non appena terminata l’ultima riga dell’ultima pagina, sono andato a ricercare le pagine in cui c’era un confronto memorabile tra due personaggi, un dialogo particolare, una sequenza di cui volevo approfondire ulteriori dettagli, e non mi pento mai di averlo fatto. Come assaporare un dolce appena sfornato da un Mastro Pasticcere dopo essersi nutriti per mesi di merendine da discount… complimenti davvero! Non conoscevo questo autore, ma di sicuro leggerò altro di suo, in attesa dei suoi nuovi lavori.
Zum Inhalt: Als die Leiche einer jungen Prostituierten gefunden wird, hat Commissario Krupp einen schweren Fall vor sich und schon bald wird ihm klar, das er es mit einem Serienmörder zu tun hat. Er hat zum Glück die unerschrockene Polizistin Arianna an seiner Seite. Während der Ermittlungen stoßen sie auf weitere ungelöste Mordfall. Meine Meinung: Dadurch dass der Fall in den neunziger Jahren spielt ist das ganze digitale, was man heute so gewohnt ist, nicht vorhanden und das war schon sehr ungewohnt. Die Ermittler haben mir gut gefallen, aber auch der junge Reporter spielte eine gute Rolle. Interessant war auch, dass sie mal miteinander, mal gegen einander arbeiteten, was eine gewisse Spannung brachte. Insgesamt hat mir das Buch und auch die Ermittlungen gefallen, wobei es schon ein ganz schöner Wälzer war, an der ein oder anderen Stelle hätte ich mir ein wenig Straffung gewünscht. Was mir gut gefallen hat, war dass der Krimi in Südtirol spielte. Da ich häufiger dort bin, hatte ich eine gute Vorstellung der Landschaft. Als Thriller würde ich das Buch nicht bezeichnen, eher als Krimi. Fazit: Eher ein Krimi
Luca D´Andrea hat mit "In den Zeiten des Todes" einen umfangreichen Thriller verfasst. Eine tote drogensüchtige Prostitutierte im Jahr 1992 ist die Ausgangssituation für diesen Thriller. Luther Krupp ist der ermittelnde Commissario der in Bozen die Abgründe der Stadt durchkämmt um einen brutalen Mörder zu finden und weitere Bluttaten zu verhindern. Die Erzählweise des Autors ist sehr detailliert und ausführlich, sodass man auf diesen über 700 Seiten nicht nur knapp einen Fall löst sondern auch Einblicke in die Gedankenwelt der Charaktere bekommt und die Dramatik der drogensüchtigen Szene deutlich wird. Ich selbst hätte nicht erwartet, dass Bozen hier so eine große Szene überhaupt hat. Die Charaktere überzeugen durch individuelle Charakterzüge was dem Buch einen zusätzlichen Pfiff verleiht und die Gesamtheit zusätzlich zum Fall spannend macht. Ein Buch für Thrillerfans die 723 Seiten durchhalten um Ermittlungen zu begleiten und die keine Helden brauchen.
Eine Freundin hatte ein Vorab-Exemplar gewonnen und da es ihr gut gefallen hat, habe ich es mir kurzerhand ausgeliehen. Ich war sehr gespannt auf die Geschichte, da sie auch auf einem wahren Fall basiert.
Ich bin sehr gut in die Geschichte und den Fall reingekommen und zunächst hat der Autor es auch geschafft, Spannung aufzubauen. Dies lies jedoch immer weiter nach, sodass sich das Buch für mich letztendlich etwas gezogen hat und ich kämpfen musste, das Buch zu beenden. Der Fall spielt sich Anfang der neunziger Jahre in Südtirol ab. Mehrere junge Frauen werden leblos aufgefunden. Man geht jedoch zunächst von Unfällen aus. Erst Luther Krupp erkennt, dass es sich um eine Mordserie handelt. Neben ihm ist die Streifenpolizistin Arianna Lici und ein junger Reporter der Stadtzeitung an dem Fall dran. Gemeinsam versuchen sie, den Mörder ausfinding zu machen, sodass nicht noch mehr Frauen sterben müssen.
Ich kann hier leider keine Empfehlung aussprechen. Die Geschichte hat sich zu sehr gezogen und es kam zu einigen Wiederholungen.
Bei dem Buch „In Zeiten des Todes“ von Luca D`Andrea habe ich sehr gemischte Gefühle. Der Schreibstil war an sich sehr angenehm und ich bin gut in die Geschichte und in den Fall reingekommen, es gab jedoch einige Kapitel, die sich sehr gezogen haben. Man hätte die Geschichte auf jeden Fall etwas kürzer fassen können. Im Fall geht es darum, dass einige junge Frauen ermordet werden, die Fälle jedoch in keinen Zusammenhang gebracht werden. Der Commissario Luther Krupp, der sich angesichts seiner kurzen Dienstzeit noch an jegliche Gesetzte hält, nimmt sich dem Fall an und beginnt nach einem Serienmörder zu ermitteln. Dies tut er gemeinsam mit der unerschrockenen Streifenpolizistin Arianna Lici. Im Rahmen der Ermittlungen stoßen sie auf viele weitere ungeklärte Mordfälle, die mit dem Serienmörder in einem Zusammenhang stehen könnten. Insgesamt hat sich die Geschichte wie gesagt zum Teil sehr gezogen, sodass die Spannung nicht immer aufrecht geblieben ist und es mir manchmal schwer gefallen ist, weiterzulesen. Daher kann ich keine klare Empfehlung aussprechen.
Der Titel trifft es sehr gut: das Buch ist durchzogen vom Tod von der ersten bis zur letzten Seite. Der Fund einer Frauenleiche löst eine Polizeiaktion ungeahnten Ausmaßes aus und schon bald gibt es den Verdacht, dass ein Serienmörder sein Unwesen treibt. Kommissar Krupp hat alle Hände voll zu tun, die Ermittlungen zu leiten, zumal ihm von den "Bulldoggen", einer dubiosen Abteilung der Polizei, immer wieder Steine in den Weg gelegt werden. Eine weitere Hauptperson kristallisiert sich in Alex Milla heraus, der sich im Verlauf des Buches vom Handreicher, der Fotos macht und Informationen beschafft, zu einem waschechten Journalisten mausert. Sowohl Krupp als auch Milla machen im Verlauf des Buches starke Entwicklungen durch - ob zum Besten bleibt dahingestellt. Leider verzettelt sich das Buch gegen Ende immer mehr, und obwohl ich die vielschichtige Handlung grandios komponiert finde, schlichen so doch mit der Zeit auch immer wieder kleine Ermüdungserscheinungen ein. Vordergründig ein Thriller über einen Serienkiller, geht es hier auch um zweifelhafte Polizeimethoden, den nicht immer ehrenhaften Job des Journalisten und den Verlust der Menschlichkeit, die bei der Jagd nach dem Mörder auf der Strecke zu bleiben scheint. Der Autor verwendet viele Metaphern und wiederkehrende Aussagen, die treffend immer wieder die Zerrissenheit von Krupp, der sich in diesem Fall behaupten muss, und die emotionale Belastung vor allem Millas vor Augen führen. Fazit: für mich ein sehr herausforderndes und in doppelter Hinsicht überwältigendes Werk, das sowohl oft anstrengend als auch extrem fesselnd zu lesen ist.