Secondo titolo dantesco di Giorgio Caproni, Il muro della terra, uscito nel 1975, rimanda a un ostacolo opprimente e impenetrabile al di là del quale si aprono terre sconosciute. Al vuoto e al deserto di questi «luoghi non giurisdizionali» corrisponde una versificazione scarna e sgranata, interrotta da una fitta punteggiatura, dove il suono precede e talvolta determina il senso. Questa nuova edizione, per la prima volta corredata da un puntuale commento a cura di Adele Dei, permette di riscoprire e apprezzare, in un volume autonomo e aggiornato, uno degli esiti più innovativi e rilevanti di un autore simbolo del nostro tempo.
Giorgio Caproni (Livorno, 7 January 1912 – 22 January 1990, Rome) was an Italian poet, literary critic and translator, especially from French.
Caproni left Livorno at the age of ten to complete his primary studies in Genoa, where he studied first music, then literature, and where he wrote his first poems. After participating in World War II as a member of the Italian resistance movement, he spent many years as an elementary school teacher.
In 1945, he went to Rome, where he contributed to a number of journals; besides poetry he also wrote criticism and novellas and contributed translations. His book Il passaggio di Enea collected all of his poems written to 1956 and reflected his experiences in combat during World War II and serving with the Resistance. He also oversaw a series of translations of foreign works, chief among which was Mort à crédit by Louis-Ferdinand Céline.
In 1959, Caproni and fellow poets Antonio Seccareccia, Elio Filippo Accrocca, and Ugo Royal began the Frascati National Poetry Prize, an annual poetry competition for previously unpublished works. The annual prize began as a cask of wine; in 1974, it was changed to a cash prize of 1,000,000 Italian lire.
Caproni's poetry touches on a number of recurring themes, most notably Genoa, his mother and birthplace, and travel, and combines a sense of refinement in both meter and style to immediacy and clarity of feeling.
Col senno del poi, avrei dovuto leggere un'antologia, perché in questa raccolta le poesie sono abbastanza diseguali: ce ne sono varie che sembrano poco più che abbozzi, altre sono semplici citazioni, e, in generale, temi, immagini e suoni ricorrono anche troppo. Il commento è molto esaustivo, secondo me troppo. È necessario, sia per i rimandi ad opere di altri autori che altrimenti sfuggirebbero (almeno a me), sia per vari termini desueti o tecnici. È troppo perché spezza molto il ritmo: i rimandi tra le poesie si indeboliscono, tanto che sembra un libro di critica letteraria inframmezzato da brevi poesie. Varie poesie sono ironiche e leggere e quindi il commento sembra la spiegazione di una barzelletta. Avrei preferito poche note essenziali a piè di pagina, e una postazione che tira le fila (anche per evitare le tante ripetizioni nei commenti). Però in fin dei conti varie poesie mi sono piaciute, soprattutto per i salti illogici e il non senso che trasmettono inquietudine. Menzione speciale alla copertina, che mi ha attratto fin da subito, benché mi sembra c'entri poco col contenuto.
Basta leggere una o due poesie di Giorgio Caproni per capire se fa per te. Se ti rapisce o ti lascia indifferente. A me stregò con la prima poesia che ho letto di lui “Lo stravolto”. Breve, folgorante e ricca di sfumature e significati. Allora ho voluto approfondire leggendo l’intera raccolta dalla quale è tratta: “Il muro della terra”. Anche la raccolta mi ha affascinato. Ho amato quasi tutte le poesie anche perché l’edizione che ho letto comprende una ricca e precisa spiegazione e critica di ogni poesia e di ogni sezione del libro dunque è davvero difficile non entrare nel mondo caproniano e non apprezzare i singoli versi. La maggior parte brevi e intensi come saette che arrivano dritte al cuore e difficilmente si dimenticano. Echi arrivano sicuramente da Dante, ma anche T.S. Eliot, Ungaretti, Baudelaire. Ma il suo tratto è distintivo, inconfondibile, Vi lascio con i suoi versi che fanno capire uno dei temi fondanti dell’intera raccolta: la poesia “Deus absconditus”: Un semplice dato: Dio non s’è nascosto. Dio s’è suicidato.