Il corpo e il sangue di Eymerich, pubblicato originariamente nel 1996, è il secondo romanzo scritto da Evangelisti e incentrato sull'inquietante personaggio del frate domenicano, la cui figura è basata su quella di un celebre inquisitore realmente esistito nel Trecento. Eymerich viene chiamato a Castres, nella Francia meridionale, per combattere una setta di "vampiri" che terrorizza gli abitanti della zona disseminando le campagne di cadaveri dissanguati. Circondato da un alone di malvagità e terrore senza precedenti, Eymerich mostra tutta la sua spietatezza e non esita a massacrare centinaia di persone pur di debellare l'eresia. Ma seicento anni più tardi un gruppo di modernissimi "untori" sembra voler resuscitare le gesta di quei folli devoti, diffondendo epidemie che conducono a una morte atroce causata dallo scoppio delle vene...
Valerio Evangelisti è stato uno dei più importanti scrittori italiani di genere fantasy e horror. Si è laureato in scienze politiche, indirizzo storico-politico, e ha intrapreso una carriera accademica interrotta verso il 1990, alternata all'attività di funzionario del Ministero delle finanze. Dopo avere numerosi saggi, si è dedicato interamente alla narrativa. Nel 1994 è uscito il suo primo romanzo, Nicolas Eymerich, inquisitore, che ha vinto il Premio Urania. Sono seguiti seguiti altri numerosi romanzi, tradotti in più di dieci lingue.
Evangelisti earned his degree in Political Science in 1976 with a historical-political thesis. He was born in Bologna. Until 1990 his career was mainly academic. He also worked for the Italian Ministero delle Finanze (Treasury Department). His first written works were historical essays, including five books and some forty articles. In 1993 his novel Nicolas Eymerich, inquisitore won the Urania Award, which was established by Urania, Italy’s main science fiction magazine, with the aim of discovering new talent in the field. Urania published other novels of the series in the following years: Le catene di Eymerich ("Eymerich’s Chains", 1995), Il corpo e il sangue di Eymerich ("Eymerich’s Body and Blood", 1996), Il mistero dell'inquisitore Eymerich ("Eymerich’s Mystery", 1996), Cherudek (1997), Picatrix, la scala per l'inferno ("Picatrix, the Stairway to Hell", 1998), Il castello di Eymerich ("Eymerich’s Castle", 2001), Mater terribilis (2002). Most of the last ones were however first published as hardcover. Nicolas Eymerich is a real historical character, member of the order of the Dominicans and inquisitor in the Spanish Inquisition. He was born in 1320 in Girona, Catalonia, and died in 1399. Evangelisti’s interpretation of his character is a cruel, ruthless, haughty, restless man, who acts mercilessly to protect the Catholic Church against perceived menaces of natural or supernatural origin. At the same time he shows an outstanding intelligence and a deep culture in his actions. In the novels of the series he investigates the mysterious phenomena of Medieval Europe, thus subtly influencing many of the historical events of that epoch; on many occasions the solution of the riddles comes up from stories which are narrated along with the main plot, normally set in the present and in the future. Evangelisti's atmospheres are normally dark, nightmarish, haunting. Another success of 1999, also translated in several languages, is the Magus trilogy, a romanticized biography of the famous Middle Ages prophecies writer Nostradamus. The three novels, Il presagio ("The Omen"), L’inganno ("The Deceit") and L'abisso ("The Abyss") sold 100,000 copies in Italy. Evangelisti's novels are greatly appreciated in France (where he won several literary awards), Spain, Germany and Portugal. He is currently the director of the Carmilla magazine. In the last years he has written some works which show his love for heavy metal music, namely the short stories collection Metallo urlante (referring to the French magazine Metal Hurlant) and the novels Black Flag and Antracite: they are set during the American Civil War and feature a new character, Pantera, a palero shaman. One of his latest novels, Noi saremo tutto ("We Shall Be All"), spans several decades of the last century, exploring the life of Eddie Florio, a gangster, against the background of the history of the trade unions and the workers' battles for civil rights. Mexico is the setting for his next two novels, Il collare di fuoco ("The Fire Collar"), which was published in November 2005 and Il collare spezzato ("The Broken Collar", October 2006). In 2007 La luce di Orione was released, the ninth title in the Eymerich series, followed in 2010 by Rex tremendae maiestatis. Tortuga, a novel about pirates of the Caribbean, was published in 2008.
La lettura è scorrevole, il ritmo serrato, le immagini crude, rese ancora più dure dal carattere del protagonista, Eymerich, inquisitore spietato (se possibile qui raggiunge il massimo della crudeltà), ossessionato dal Male, lacerato da conflitti interiori che lo portano a cercare la sofferenza e a fuggirla allo stesso tempo, quella stessa sorta di attrazione/repulsione per la tortura, che infligge senza pietà. Angosciante, ma meno coerente, anche la storia parallela ambientata negli Stati Uniti degli anni ‘60 tra i clan razzisti dell’epoca: la minaccia di un’epidemia che elimini tutti gli afroamericani del paese e che, sfuggita al controllo del folle artefice, si diffonde anche tra i bianchi. Molti gli stereotipi in questa trama parallela. La storia di Eymerich, più organica e scritta meglio, ci porta a indagare - tra storia e fantasia - negli abissi più neri dell’animmo umano. Il romanzo è un tributo al bellissimo racconto di Poe, La mascherata della morte rossa, che mi è venuta voglia di rileggere.
Sarà anche una rilettura, ma quanto è bella questa saga? Eymerich, stronzo come sempre, riparte alla volta della nuova eresia da combattere. Rogo finale, e vissero tutti felici e contenti. A parte i discendenti di tali eretici, quelli raccontati nella parte contemporanea del romanzo.
Valerio Evangelisti: Il corpo e il sangue di Eymerich. Mondadori ed
Una linea che congiunge trame che si svolgono a distanza di secoli: da una indagine nella Francia meridionale di Nicolas Eymerich - Inquisitore generale dell’Ordine dei Domenicani vissuto in Spagna nel 1300, e riportato in vita dalla penna acutissima di Evangelisti, antieroe disumano dalla intelligenza raffinata che si esplicita nell’esercizio costante della manipolazione -, tra superstiti dell’eresia catara (oggetto di spietate persecuzioni e feroci massacri), e strani riti compiuti da una setta segreta, i Masc, alla guerra in Iraq (2003), passando per la Cuba degli anni immediatamente successivi alla Baia dei Porci e la Louisiana del Ku Klux Klan degli anni Cinquanta. Lo scrittore si destreggia perfettamente tra contesti storici e peculiarità mediche (i portatori del gene dell’anemia falciforme rappresentano il fil rouge che lega le storie) per compiere una riflessione acutissima sulle dinamiche di potere e sulle scelte compiute in nome del profitto, della disumanizzazione di chi ha la pelle di un colore diverso dal bianco. Il finale del romanzo, un esplicito omaggio a La maschera della Morte Rossa di Edgar Allan Poe, suona come una visione orridamente profetica, più che come allegoria.
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Non era facile trovare un filo rosso che legasse tra loro l'assassinio di Kennedy, l'eccidio di Jonestown, uno dei più famosi racconti di Edgar Allan Poe - peraltro riadattato alla perfezione - senza rendere il tutto un polpettone delirante e indigesto. In questo romanzo, Evangelisti c'è riuscito, mantenendo il doppio binario dislocato nel tempo e nello spazio tra l'epoca del tremendo inquisitore Nicolas Eymerich e quella moderna. È un espediente che sospetto si ripresenterà per l'intera saga, ma se i risultati sono questi, che ben venga un canovaccio sempre uguale sul quale stendere storie così. Dei tre che ho letto finora, questo credo sia il migliore. Dispiace non aver approfondito fino ad oggi questo autore, ma mi riprometto di recuperarlo quanto più possibile.
Questa review è valevole come giudizio per i primi tre capitoli della serie e non solo per questo volume.
Quali sono i motivi per cui un autore scrive? Tanti, tantissimi. Tra questi c'è anche la volontà di voler trasporre in nero su bianco le proprie idee o ancora meglio sistema di pensieri o ancora meglio teorie.
Lo si può fare attraverso saggi, pamphlet e così via. Oppure si può scegliere la forma della narrativa che assume un valore metaforico e/o allegorico e/o emblematico.
Dopodiché, perché di qualcosa si deve pur campare, queste teorie tradotte in narrativa possono essere congegnate in un formato appetibile (potremmo dire "commerciale" ma attenti che Evangelisti s'incazza).
A mio avviso, questa saga risponde ai canoni sopra descritti. Un'opera commerciale nella forma con messaggi (mica tanto subliminali) massimalisti, propri della concezione delle cose di Evangelisti (e lo dico con cognizione di causa visto che lo leggo da anni su Carmilla e conosco gli altri suoi romanzi).
Il succo è semplice: chiesa intesa come religione, politica intesa come conservatorismo, impresa intesa come capitalismo sono tutti organi volti al controllo della società. Al che io aggiungerei anche un "grazie a sto gran cazzo". E ci porteranno alla distruzione. Al che aggiungerei "Allegria!" (alla Mike Bongiorno). Per cui il buon Valerio prende tutti gli aspetti deteriori delle tre cose e li mette insieme: la visione della Chiesa attraverso la lente di un inquisitore, quello della politica attraverso progetti totalitari (di destra, manco a dirlo) e quello dell'impresa attraverso il concetto di capitalismo predatorio. Il baricentro di questo castello di pensieri è la scienza: edulcorata dalla Chiesa (tutto ciò che non si spiega è Satana), strumentalizzata dal potere politico (controllo o dipendenza delle masse), sfruttata da chi fa impresa (usata in maniera subdola per fare grano). E se sparare su i poteri forti (passatemi il termine) in fondo per il buon Valerio è facile (le sue conoscenze storiche rendono i suoi personaggi e le sue supposizioni per quanto assurde, credibili), lo stesso non si può dire sul dato scientifico, degno delle conoscenze del miglior Giacobbo o al massimo di un fantasioso studente liceale. Al che direte "Ecchisenefrega? Tanto è un romanzo de fantasia!". Ed io vi risponderò "Eh no belli miei, così non vale". Se la scienza deve essere l'elemento di verità della tua opera narrativa devi essere preciso. Falso quanto vuoi ma preciso. Leggete Crichton ad esempio. Al di là della sua dignità letteraria, le sue argomentazioni scientifiche sono valide e plausibili benché inesistenti. E lo stesso discorso vale per Asimov. Sono autori che fornendo un background scientifico credibili creano le basi per esporre le proprie idee (Quanto bisogna essere responsabili per maneggiare la scienza? Cosa c'è di diverso tra l'uomo ed una macchina che simula un uomo?). Oppure se si vuole criticare un atteggiamento scientista leggete Dick e la sua caricaturizzazione dello stesso (leggetevi quando descrive il funzionamento della bomboletta Ubik, è volutamente scritto in forma astrusa). Ma il buon Valerio non ha tendenze caricaturali come Dick. Lui si vede che ha studiato, ha cercato di capire, ma poi ha scritto un sacco di boiate. Detto in soldoni: se vuoi avversare le fregnacce religioso-politiche con delle fregnacce scientifiche, che le tue fregnacce scitnfiche siano credibili se no ci fai la figura del pivello (lo so sono tautologico). Avendo letto romanzi posteriori a questi di Evangelisti, so per certo che questo aspetto pseudoscientifico verrà abbandonato da Evangelisti in seguito. O si tramuterà in un elemento di fantasia e quindi non sottoposto ai vincoli della verosimiglianza (Ciclo del metallo) o verrà soppiantato dal lato storico (Ciclo dei pirati/Ciclo messicano). Che forse si sia accorto anche lui delle cagate che scrive? Po' esse. Ed è anche il motivo per cui non abbandono la serie, può darsi che migliori nel suo seguito scritto negli anni a seguire.
Il resto lo sapete: grande facilità di lettura, ritmo sostenuto, buon intreccio (colpi di scena dosati), buona descrizione del protagonista e dei personaggi. Insomma tutti gli elementi che ne hanno decretato il successo commerciale ma che, per me, non sono sufficienti a fare un buon libro.
È stato un piacere ritrovare Eymerich, la sua inflessibilità di inquisitore e tutti gli altri suoi adorabili difetti. La caratteristica storia su diversi piani temporali è molto avvincente, le ambientazioni sempre molto affascinanti: una saga decisamente originale e molto intrigante. Mi fa piacere pensare che ho ancora molti romanzi per continuarla! http://www.naufragio.it/iltempodilegg...
Uno dei migliori episodi della saga dell'Inquisitore. La serie, di per sé, è veramente fantastica e qui tocca dei livelli veramente ottimi. A parer mio, è uno dei romanzi più armonici dell'intera serie. La struttura è davvero impeccabile, piano piano ogni cosa si mette nel posto giusto rendendo la lettura illuminante ad ogni pagina. Ovviamente, non si può tralasciare la straordinaria reference conclusiva al racconto 'La maschera della morte rossa' di Poe.
Oggi torno a occuparmi mi uno dei miei autori italiani prediletti e lo faccio recensendo uno dei capitoli della saga dell’Inquisitore Eymerich: “Il corpo e il sangue di Eymerich” di Valerio Evangelisti. Si tratta di una saga che seguo da tempo, la cui lettura ho deciso di centellinare e dilazionare nel tempo, quando più ne sento voglia. Aggiungo che, fra gli scritti dell’autore bolognese, non è l’epopea dell’Inquisitore quella che prediligo, ma ugualmente neppure questa mi ha mai deluso, almeno sino ad oggi. Già, perché in questo capitolo è decisamente mancato qualcosa. Intendiamoci, leggere le storie partorite da Evangelisti è sempre e comunque un piacere, ma questa è priva di quel valore aggiunto capace di elevare l’autore a livello dei grandi maestri del fantastico, almeno a mio parere.
Non mi soffermerò più a lungo del necessario sulla constatazione stupefacente che sembra collegare le miei letture in modi che possono solo all’apparenza risultare casuali, ma che devono esser pilotati da intelligenze a me inconoscibili. Di che parlo? Beh, chi mi segue sa che in questi ultimi mesi mi sono appassionato di vangeli apocrifi e gnosticismo, quindi è stata una piacevole sorpresa ritrovami fra le pagine di Evangelisti il nome di Ialdabaoth, il demiurgo di molte sette gnostiche cristiane, raffigurato con testa di leone e corpo di drago detto anche Grande Arconte e Arrogante ed identificato nello Yahweh biblico. Ialdabaoth figura nel romanzo in qualità di divinità prediletta dagli Ofiti, i veneratori del Serpente corruttore di Adamo ed Eva, ritenuto elargitore agli uomini della conoscenza del Bene e del Male preclusa dal Dio del Vecchio Testamento. Certo, mi direte, è del tutto naturale visto che il nostro buon Eymerich è un Inquisitore che dedica anima e corpo allo sradicamento delle eresie, gnostiche incluse, ma è una bella coincidenza visto che la saga comprende una quindicina di romanzi. Proprio ora mi è capitato quello dedicato a questa setta. Recensione completa: https://www.scrittorindipendenti.com/...
Come i precedenti della serie, ho molto apprezzato questo libro. Due cose trovo particolarmente pregevoli nelle opere di Evangelisti: l'attento studio in chiave storico-teologica dell'epoca in cui sono ambientate, ed il dualismo temporale, ossia la duplice trama che si dipana in due epoche diverse ma che risultano direttamente collegate.
In questo libro, poi, mi ha colpito positivamente il finale: diversamente dai precedenti, è apocalittico, lasciando presagire uno sterminio di massa. Questo, ovviamente, creerebbe un'incongruenza con altre opere (ad esempio con il primo libro, che è in parte ambientato in un futuro che non potrebbe esistere se gran parte dell'umanità fosse stata sterminata), quindi mi auguro di trovare, nelle prossime storie, qualche soluzione narrativa agli eventi presentati nella conclusione.
In generale, la parte "moderna" della storia è particolarmente intrigante, in parte perché si ricollega ad eventi del libro precedente, ma anche e soprattutto per l'estrema cura con la quale vengono descritti i vari eventi, in particolare gli incontri del KKK e l'episodio di Jonestown (del quale, tutto sommato, questo libro dà una versione più sensata di quel che accadde nella realtà).
1358. L'inquisitore Eymerich questa volta è mandato in un piccolo borgo di nome Castres, dove eresie di ogni specie si diffondono tra la popolazione. Sono stati infatti trovati addirittura corpi senza sangue, come se fossero preda di vampiri. La vicenda si svolge su due distinti piani narrativi: il passato, dove Eymerich fa le sue indagini, e un passato più contemporaneo, passando dal Ku Klux Klan a Cuba, da Kennedy a Saddam Hussein, inseguendo un pazzo razzista al soldo della CIA. Il libro si legge da solo. È veloce e sa tenere salda l'attenzione. Una volta ancora Evangelisti pecca sul finale, leggermente esasperato e tragico... Nel finale c'è pure una rivisitazione moderna della Masque of the Red Death. Eymerich è un grande. Un bel personaggio dai molteplici aspetti. Severo, spietato, a volte simpatico (raramente).
Terzo libro della saga di Eymerich (ma ambientato prima del secondo) racconta l'episodio di Castres già citato ne "Le catene di Eymerich". Questa volta l'inquisitore deve estirpare il catarismo da Castres ma avrà a che fare con strane storie di sangue. Nel frattempo nell'era moderna uno strano scienziato ha trovato (forse) il modo di sterminare determinate razze sfruttando una debolezza genetica. Ad ogni romanzo di Eymerich la scrittura migliora sempre di più. La storia è molto appassionante ed Eymerich è sempre più cattivo. Molto bello il momento in cui il protagonista accusa gli eretici di essere diabolici, ma si sente rispondere che forse lui è anche peggio, nonostante pensi di essere dalla parte giusta. Proseguirò sicuramente con la lettura del ciclo.
Ho apprezzato molto l’idea di creare un parallelismo fra due epoche notevolmente diverse sulla base di un dettaglio, ma la lettura non è per niente scorrevole e non è certo resa facile dall’inserimento continuo di nuovi personaggi e di descrizioni che si rivelano tratti solo poco utili ma spesso soporifere.
Qui Evangelisti si prende taaaaanta libertà sugli aspetti medici. Chiamiamo la malattia morte rossa e basta, sleghiamola da ciò che conosciamo e poggiamola su basi fantascientifiche invece che sulle conoscenze genetiche e cliniche. E allora sì che è da 5 stelle. Eymerich invece lo è sempre: spietatissimo e bastardissimo.
Questo... Questo è stato violento. Esagerato. Definitivo in modo fastioso. Eymerich non è mai stato un mostro di empatia e solidarietà, ma ad ora ha dato il suo peggio. La ricostruzione storica è impressionante, meravigliosamente tratteggiata, gli intrighi ben costruiti, ma è veramente difficile arrivare alla fine
Stupendo proseguo della saga di Eymerich in cui, oltre all'inquisitore, l'altra linea temporale si alterna fra il sud America e l'Algeria, fino a tornare a una ipotetica e surreale America Moderna. Il caso dell'inquisitore, unito al momento presente, crea un'atmosfera irreale di indagine che spinge il lettore a divorare il libro.
Five stars just because of the last chapter (also I still don't know what to think about Eymerich)... If you have read the "The Masque of the Red Death" by E.A. Poe and if you're into literary references, you'll adore it as much as I did.
È il primo libro di Evangelisti che leggo, e devo dire che l'ho molto apprezzato. Ho preferito la linea temporale del passato dov'è possibile ammirare Eymerich all'opera, ma in generale è una lettura interessante sotto ogni punto di vista.
Secondo capitolo della saga e secondo ottimo romanzo. Come sempre le scelte stilistiche fanno capire certe dinamiche sociali del tempo e ti portano, quando siamo nel futuro distopico, a capire parzialmente quelle proposte in questa società così vincolata dal credo religioso.
Decisamente cruento, ma scritto molto bene. La trama é particolare, sicuramente non uno di quei libri che ti tengono con gli occhi incollati alle pagine fino alla fine, ma abbastanza avvincente. Consigliato, ma bisogna avere un po' di stomaco per leggerlo.
Tiene un empezar un poco extraño y trata temas religiosos los cuales, no son de mi agrado. Pero pese a todo ello al final acaba poniéndose interesante y ha terminado siendo una buena lectura.
Eymerich è uno dei personaggi meglio riusciti di sempre e adoro la prosa di Evangelisti, non c'è storia. Anche se ammetto che ho preferito il primo romanzo
Più interessante di 'Nicolas Eymerich Inquisitore' sia nella trama centrale di Castres, che in quella moderna di Pinks e dell'anemia falciforme. Dei tre nella collana 'L'Ombra di Eymerich' è quello con la partenza migliore, ma la conclusione è debole in entrambe le trame. Il personaggio di Eymerich merita un maggiore sviluppo. Come gli altri, rimane primariamente un thriller investigativo ambientato nel medioevo.
Riecco Nicolas Eymerich, inquisitore domenicano del XIV secolo: stavolta siamo nel 1358, e la minaccia su cui il frate è chiamato a indagare riguarda strani casi di vampirismo che si verificano nella Francia meridionale. Al fianco del protagonista c'è una figura da lui molto diversa, padre Jacinto Corona, ma ciò nonostante i due si rispettano e si stimano: a causa dei continui salti avanti e indietro nel tempo (in Le catene di Eymerich l'azione si svolgeva nel 1365, qui si torna indietro di sette anni), sappiamo già quale sarà il bizzarro destino di questo personaggio, ma comincia forse a piacermi questa voluta confusione cronologica, interessante leggere il rapporto tra loro a ritroso. Mi sembra che, rispetto al primo romanzo, le storie parallele siano sempre meno sviluppate (qui, uno scienziato razzista studia il modo di propagare un'epidemia di anemia falciforme fra la popolazione di colore, prima in combutta col Ku Klux Klan, poi con la CIA), l'attenzione ormai è decisamente puntata su Eymerich. Il personaggio continua ad essere interessante, affascinante e davvero poco convenzionale, di sicuro è la vera forza della saga (accanto all'innegabile fantasia creativa dell'autore), perché, sul piano dello stile di scrittura, Evangelisti mi sta un po' deludendo. Qui la scena finale è francamente eccessiva, mentre elegante ma, a mio giudizio, incongrua e poco sensata, nell'economia della storia, la citazione di Edgar Allan Poe nell'ultimo capitolo: che c'azzecca? Insomma, Nicolas Eymerich, inquisitore si conferma, per ora, il migliore della serie, i due successivi si collocano più o meno allo stesso livello. Non è magari il capolavoro della fantascienza che mi aveva fatto credere, ma una lettura godibilissima: intanto, mi ha fatto infrangere il mio "comandamento" che non si inizia un libro nuovo lo stesso giorno in cui se ne è finito uno! Arrivederci al prossimo, Nicolas.
Un libro molto interessante, per le ricerche storiche compiute per realizzarlo e per approfondimenti su argomenti che a scuola vengono studiati solo a metà. Interessante il personaggio di Eymerich, spietato, freddo e macchinoso... non il classico personaggio che si fa amare nonostante la sua durezza, anzi. Personalmente, l'ho trovato odioso e fastidioso dalla prima all'ultima riga, ma questo libro si apprezza anche per questo: per la sua assoluta mencanza di personaggi indimenticabili, affascinanti e da adorare. Ogni personaggio è semplicemente vero e ben strutturato, che non si piega al bisogno narrativo della maggior parte dei romanzi di rendere i personaggi più o meno vulnerabili solo per farli amare dal grande pubblico. Ma comunque, pur avendo apprezzato l'intera opera, è stato l'ultimo capitolo a suggellare in maniera definitiva l'apprezzamento e l'ammirazione per questo autore, quando la citazione, fino al capitolo precedente solo accennata, al magnifico racocnto di Poe è dievntata una vera e propria parafrasi, una rielaborazione e un approfondimento che hanno reso indimenticabile questo romanzo. Insomma, secondo me per gustarsi appieno questo romanzi, bisogna conoscere perfettamente il racconto a cui si rifà (e chi ha letto in precedenza "la mascherata della morte rossa" di oe non potrà di certo trattenere un sussulto al cuore quando vengono descritte le sette sale decorate in colori differenti, e sa già come andrà a finire nelle prime righe dell'ultimo capitolo). In parole povere, geniale.