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Tutta intera

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Il fiume Sele taglia in due la città, e Sara ogni giorno lo attraversa per andare nella scuola di Basilici. I suoi studenti arrivano da tutte le parti del mondo e la guardano con diffidenza. La chiamano Signorina Bellafonte, perché anche se è nera (come la maggior parte di loro) non è una di loro: è cresciuta di là dal fiume, suo zio è il guardiano del frutteto, e da quelle parti le pesche le chiamano «oro rosa», perché sfamano molte famiglie. Sara è la figlia adottiva di un professore di liceo e della cuoca dell’asilo. Sua mamma preparava torte e coltivava rose, suo padre le ha insegnato la passione per le parole: il suo mondo da bambina aveva confini certi. Ora don Paolo le ha trovato questo lavoro, crede che lei sia la persona giusta. Giusta perché? Questi ragazzini, che conoscono tre lingue e ne inventano una diversa ogni pomeriggio, avranno pure il suo stesso colore di pelle ma la scrutano, la sfidano di continuo. All’inizio non riesce a ottenere la loro attenzione nemmeno per mezz’ora. Le parole non bastano più, forse la strada per comunicare passa per certe esperienze difficili del passato: ogni volta che si è sentita diversa, nel posto sbagliato. Settimana dopo settimana quei nomi impronunciabili e quei volti sfuggenti diventano più famigliari: Tajaeli Kolu che le assomiglia così tanto, Zakaria Laroui con l’occhio pigro e zero modestia, Paul Bonafede che è mezzo italiano e sembra vergognarsene. Ma poi scompare Charlie Dí, che stava sempre seduta al terzo banco, e intanto si moltiplicano le aggressioni nel quartiere: ecco che questo processo accidentato ma prodigioso di conoscenza reciproca rischia di interrompersi. Eppure certe vite spezzate e ricucite possono ancora, come certi innesti, trovare il modo di fiorire.

216 pages, Paperback

First published September 6, 2022

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Espérance Hakuzwimana Ripanti

4 books78 followers

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105 (14%)
1 star
10 (1%)
Displaying 1 - 30 of 85 reviews
Profile Image for Pavel Nedelcu.
484 reviews117 followers
October 21, 2022
UN PO' DI QUA, UN PO' DI LÀ

Un romanzo "su di noi e per noi" (p. 206), stranieri in Italia, o meglio, ibridi, "un po' di qua e un po' di là" (p. 184). La protagonista, una donna africana adottata da piccola, si ritrova nell'inusuale situazione di dover gestire una classe multietnica, aiutando gli alunni a recuperare le insufficienze.

Nonostante si senta inizialmente molto vicina a loro, più li conosce più si rende conto che non è affatto vero, che non è solo il colore della pelle a definire l'appartenenza ad una certa categoria sociale (lezione molto importante da assimilare direi un po' per tutti).

La geografia del romanzo è anch'essa ben costruita. Il fiume divide i quartieri benestanti, italiani, della città innominata - dove Sara, la protagonista, è cresciuta - , dai sobborghi multietnici dove la vita passa secondo leggi diverse. Dove centrale è acquisire uno status, avere un posto qualsiasi dove lavorare, sentirsi parte di un gruppo unito, una famiglia estesa.

Dall'altra parte, gli italiani, padroni o commercianti i cui affari girano intorno all'esteso frutteto di peschi dove gli stranieri lavorano come braccianti, non riescono a comunicare efficacemente con la comunità al di là del fiume. Così, il divario tra le due società parallele non riesce ad essere colmato, nonostante gli sforzi di Sara, la quale sprofonda sempre di più in uno stato di confusione e depressione, in mancanza di punti di riferimento solidi a cui aggrapparsi.

Questa è la storia di tanti ibridi, come Sara, un affresco della contemporaneità redatto con grande precisione e un'acuta osservazione sociale. Il libro di Hakuzwimana Ripanti fa riflettere tutti, su tematiche di cui ancora si conosce poco, ma che costituiscono il fulcro della nostra società attuale.
Profile Image for Psicologorroico.
470 reviews45 followers
October 18, 2022
Seguo Espérance sui social e mi piace molto leggere le sue riflessioni e guardare i suoi video; è molto chiara, limpida, dura e mi spinge a riflettere a mia volta e ad uscire dalla mia comfort zone. Date queste premesse, ho approcciato con grande entusiasmo al suo libro "Tutta intera", per ritrovarmi parzialmente deluso. Non sto qui a riassumervi la trama, che si può leggere ovunque: la storia di Sara, una ragazza nera che viene adottata da una famiglia del meridione italiano, viene raccontata lungo un arco temporale che va dall'infanzia alla prima giovinezza. Il problema che ho avuto con "Tutta intera" è stato principalmente con lo stile: assenza di virgolettato per i dialoghi, continui salti temporali fra presente e passato, pensieri in libertà non facili da seguire, una interminabile sequenza di nomi, luoghi, storie appena accennate e poco approfondite. È come se la storia di Sara fosse raccontata a chi già Sara la conosceva, ossia dando per scontate tante cose. Al lettore mancano spesso riferimenti spaziali e temporali per orientarsi all'interno dei pensieri e delle vicende di Sara; lo stile sembra volutamente caotico e disorganizzato, quasi a voler ricalcare la confusione che Sara prova durante il suo anno di docenza (o in generale durante la sua vita). Ha messo a dura prova la mia voglia di andare avanti con la lettura: la storia mi intrigava, ma troppi salti mentali, troppi incisi, troppe storie accennate o lasciate a metà, e nessun personaggio a parte la protagonista mi è rimasto dentro. Un esempio pratico che mi ha generato confusione: la madre fa una domanda a Sara, la cui mente vaga verso il passato tirando fuori un'altra domanda fatta da terzi. La risposta di Sara poi è per la madre, nonostante la domanda precedente fosse un'altra!

Allora me lo dici perché non hai invitato Luca, il figlio di Catia? mi chiede mamma. Domani è venerdí e la settimana prossima finisce ottobre. Vuol dire che c’è Halloween e, come l’anno scorso in seconda, mamma mi fa organizzare una festa. Vengono tutti perché sono la figlia di Giuliana, non mi dicono di no.
Cucina la tua mamma? mi chiedono quando distribuisco gli inviti. Li porto in classe già a metà settembre per essere sicura, per essere la prima, l’unica.
Non lo voglio lui, rispondo.
Tu lo sai che anche lui è stato adottato? Magari ha bisogno di un’amica come te, Sara. Un’amica con cui ha in comune una cosa cosí bella.
Non è una cosa bella.
Che cos’hai detto?
Scherzo, aggiungo subito.
Poi scappo. Non so come si tiene tra le mani la verità, se mi cade si rompe.


Questo tipo di narrazione è presente per tutto il libro, per altro molto breve e con una trama che fatica a trovarsi, essendo spezzettata in vari piccoli episodi. Mi sembra strano perché, ripeto, adoro il modo in cui Espérance si rivolge sui social; lo stile di "Tutta intera" riflette quindi una decisione consapevole, l'autrice lo voleva proprio scrivere in questo modo. Uno stile che, purtroppo, non trovo appassionante e che a mio avviso fa passare i contenuti in secondo piano.
8 reviews
October 9, 2022
Sarà che avevo alte aspettative, ma il primo romanzo di Espérance
Hakuzwimana mi ha deluso. Seguo l’autrice su Instagram e spesso pubblica contenuti interessanti inerenti il razzismo, le adozioni internazionali viste dal punto di vista dell’adottato e sul senso di appartenenza emotivo e fisico a un luogo, a una famiglia, alle persone che ci circondano.
.
“Tutta intera” tenta di parlare di tutto questo, motivo per cui è estremamente interessante, ma
purtroppo lo fa in maniera confusa: è come se in queste pagine ci fosse una
sorta di bulimia narrativa, l’intento di parlare di troppe cose con il risultato di farlo in maniera poco approfondita. I troppi personaggi citati, con l’intento di rappresentare chi di solito non viene rappresentato, risultano purtroppo unidimensionali, appena accennati, a tratti incomprensibili. La protagonista invece, Sara, che vive questo sdoppiamento tra le due sponde del fiume - quella in cui ha vissuto e quella a cui, forse, sente di appartenere – non ispira simpatia, sospesa com’è nel suo egotismo in cui parla di tutto per non parlare di niente.
.
La pecca del romanzo, infatti, è proprio quella di non andare mai a fondo e risultare sospeso, sconclusionato: è come se tutto rimanesse in superficie, forse proprio quella del fiume con cui l’autrice esprime metaforicamente questa suddivisione tra “noi” e “loro”. Spesso si fa fatica a capire cosa succede, alcuni episodi vengono tralasciati, altri non vengono spiegati: la scrittura non punge, ma preferisce farsi carica di effetti piuttosto che di contenuti. Un gran peccato.
Profile Image for LW.
357 reviews93 followers
March 3, 2023
Due mondi - e io vengo dall'altro

Un romanzo che parla di radici, di famiglie , del senso di appartenenza e di voglia di scappare, del sentirsi diversi ,confusi e spezzati in mille frammenti, della fatica e della paura di crescere, di quanto sia difficile parlarsi e capirsi, e non c'entrano le barriere linguistiche.

Cos'altro facciamo oggi,profe?
Perché non mi raccontate da dove venite?
Capisco subito che sbaglio domanda ma non so come tornare indietro.{.. }
Ce lo chiedono tutti.
Ogni volta.
Lo fate sempre.
Vi interessa solo quello.
Qui alle Rodari, qui a Basilici non lo chiediamo mai"Di dove sei?", mi spiegano poi, finalmente.
Posso chiedervi perché?
Interviene Rachel Ago: Nana May dice che la domanda vera non è "Da dove vieni", dice che è "Perché vuoi restare?"

Tra 3 e 4 stelle
Profile Image for Booktearainyday.
163 reviews10 followers
October 27, 2022
Ho come l'impressione che un messaggio fortissimo e una storia che necessita di essere urlata sia stata frammentata fino a renderla praticamente incomprensibile. Però, non credo sia un artificio letterario per lasciare trasparire la confusione esistenziale della protagonista, ma una modalità di scrittura che non ha senso. È una scrittura che non ti vuole fare andare in profondità, ti ricaccia continuamente in superficie, che sembra tratta da un diario segreto di cui ti manca la chiave di lettura. Troppi non detti, troppi dati per scontato. E non è che ora la punteggiatura è disprezzata e bisogna per forza fare i dialoghi alla Sally Rooney.
Alcune recensioni incolpano la scuola Holden per come è scritto? Chissà.
Profile Image for Elisa Dell'Aglio.
85 reviews6 followers
September 22, 2022
E' la vita di Sara, adottata da molto piccola da una famiglia bianca di un paesino dell'Italia centrale diviso in 2 da un fiume: da un lato il paese storico e bianco, dall'altro i "nuovi italiani" e i loro figli. Sara ricorda la sua infanzia e adolescenza quando, a ventitré anni, diventa insegnante di un gruppo di bambini di seconda generazione, cosa che la porta a riflettere su se stessa e la sua identità.
E' certamente un libro necessario, nel senso che è necessario e urgente raccontare storie con questa prospettiva ed è ora che le case editrici si facciano promotrici degli scritti e delle opere figlie di questi vissuti (le adozioni, la vita in Italia delle persone di seconda generazione).
A livello narrativo però sono rimasta un po' perplessa. Diciamo che vengono messi sul piatto molti personaggi, molti possibili punti di vista, sguardi sul mondo. Nessuno di questi però viene veramente sviscerato, tutto rimane un po' sullo stesso piano (i bambini di Basilici, che si fatica a inquadrare singolarmente, gli amici di una vita Marta, Francesco, i genitori di Sara, i famigliari e tanti altri nomi che purtroppo rimangono solo nomi, abbozzi, in un carosello poco strutturato, un elenco a punti).
L'altro problema è che la trama è molto scarna. Soprattutto, così come i personaggi, anche i 2-3 eventi "forti" della trama restano in bilico. Sì, scuotono Sara da un punto di vista emotivo, ma da questa scossa si fatica a scorgere una conseguenza sul mondo attorno a lei e sui conflitti, anche gravi, che la circondano e in parte la riguardano direttamente.
Faccio un esempio di un episodio del tutto secondario. Un giorno Sara vuole portare i suoi allievi nella biblioteca della scuola (non è molto ben spiegato perché, credo per invogliarli a leggere libri per ragazzi della loro età). I ragazzi dicono che è meglio di no, perché tanto libri per "gente come loro" lì non ci sono. La scena finisce così, in biblioteca non andremo mai, mai sapremo se i ragazzi avevano ragione o torto (molto probabilmente avevano ragione, ma sarebbe stato più efficace per la narrazione chiudere il cerchio, mostrare al lettore alcuni di quei libri, spiegare perché per questi ragazzi non vanno bene o non sono abbastanza).
La struttura del romanzo è composta da capitoli senza titolo, a loro volta suddivisi in parti di 1-2 pagine ciascuno. In generale non amo questo tipo di organizzazione e l'ho amata ancor meno in questo caso perché i frammenti di discorso diluiscono ancor di più le descrizioni, i personaggi, gli eventi.
Profile Image for Leggocomemangio.
93 reviews3 followers
March 13, 2023
Un libro non è un post sui social e purtroppo non ho provato lo stesso piacere nel leggere questo testo, di quando leggo i post dell’autrice. Inizio a pensare che non mi piaccia nessunə scrittorə che esca dalla scuola Holden o affini (vi prego smentitemi). Apprezzo il tema, di cui potete trovare mille recensioni più esaustive della mia, in breve ragazza “africana” adottata da bambina da una coppia italiana che si ritrova a insegnare in doposcuola a ragazzi stranieri o di seconda generazione che si trova a farsi domande su se stessa e la sua storia, lo stile però mi è risultato davvero ostico e poco coinvolgente principalmente per personaggi poco caratterizzati, che rimangono quasi tutti macchiette e basta, e piani temporali che si intrecciano senza che spesso si capisca alla fine quale evento si riferisca al passato e quale al presente. I dialoghi non virgolettati generano ancora più confusione nel testo. Presumo sia il “modello Baricco” che, replicato,non funziona. Non ho compreso(del tutto)il messaggio, qualora l’autrice ne volesse trasmettere uno. Non ho compreso i luoghi, probabilmente immaginari, però il fiume Sele esiste (grazie Google) ed è in Campania…eppure in questo libro di Campania non ce n’è. Di certo c’è che è una terra in cui si coltivano pesche, l’ “oro rosa”, e nel calderone
delle tematiche pseudotrattate finisce un po’di tutto: da accenni alla Furore (ok non esageriamo), all’ identità, all’amore, al lutto filiale, alla scomparsa dei minori, alle risse fra gruppi di stranieri, alla depressione di qualcunə, insomma di tutto un po’ senza però analizzare nulla veramente.
La protagonista è frammentata è così ne usciamo noi, avendo compreso qualche pezzo ma Tutta intera no sicuramente. Forse in forma di diario personale (con delle date) avrebbe avuto più coerenza così.

Non ho provato gusto nel leggerlo ma nemmeno disgusto, neutro come una galletta di riso.
Consigliato molto probabilmente per qualcuno ben più giovane di me, magari fra medie e liceo che deve iniziare a farsi un’idea del mondo.
Profile Image for Alessandra.
22 reviews8 followers
October 2, 2022
Il primo romanzo di Espérance Hakuzwimana riesce a descrivere - con immagini potentemente poetiche e parole scelte con cura, insostituibili - la complessità, la tragicità, la bellezza e le ferite del mondo in cui viviamo, dell'Italia in cui viviamo; e lo fa amplificando voci che per troppo tempo sono rimaste inascoltate. Questo è il libro di cui la letteratura italiana contemporanea aveva davvero bisogno, e non posso che augurarmi che sia solo il primo romanzo di una lunga serie per l'autrice. Assolutamente consigliato.
Profile Image for Barbara.
22 reviews10 followers
September 20, 2022
Ho divorato questo libro. Un romanzo con un punto di vista diverso dal solito, quello di chi viene raccontato da altri, e invece stavolta si racconta e offre la propria voce per una storia dei nostri tempi.
Una ventata di novità indispensabile per la letteratura italiana.
Profile Image for Guendalina Ferri.
167 reviews
January 15, 2023
Devo dire di essere rimasta un po' delusa da questa lettura: seguo l'autrice sui social da un po' e trovo sempre molto interessanti i suoi contenuti. Per questo mi sono approcciata a "Tutta intera" con qualche aspettativa. Il punto è che nel passare da un medium all'altro la voce di Espérance Hakuzwimana sembra perdersi, lasciar andare un bel po' di forza. Da un certo punto di vista è sensato: il romanzo, perlomeno per come è impostato, richiede un tono diverso, una quantità di emotività e introspezione che sono ben diverse da un contenuto Instagram o da un articolo e che hanno la necessità di trovare la propria tonalità di voce.
Il problema è che la delicatezza che avevo percepito nei primi capitoli troppo spesso sfocia quasi in inconsistenza. Non perché manchi la sostanza, anzi, ma perché le storie e i personaggi sono abbozzati con poche pennellate, i ragazzini della classe di Sara finiscono per confondersi un po' l'un con l'altro, alcuni ruoli secondari sbiadiscono fino a sfiorare il cliché. Non sono riuscita a entrare veramente in profondità nei pensieri, nelle emozioni, nelle storie. Parte di questo è dovuto anche allo stile, che mi ha convinto poco: i salti temporali mi hanno più volte fatto perdere il filo, l'assenza di virgolettati mi ha portata a confondere parole a voce alta e pensieri solo pensati. In generale mi è sembrato uno stile che mira a una sua poeticità, ma che troppo spesso rischia di diventare artificioso, soprattutto nei dialoghi che a volte sono davvero troppo irrealistici nella loro articolata costruzione. È come se tutto si muovesse sul filo dei pensieri, ma rimanesse scollato dalla realtà, quasi come se fosse un flusso di coscienza che però impedisce di entrare veramente in connessione con l'io narrante.
Mi aspettavo di più, sicuramente, ma bisogna tenere presente che è il primo romanzo di un'autrice valida, che probabilmente si muove con più sicurezza in altri tipi di scrittura e che dunque ha ancora bisogno di trovare la propria voce 'narrativa', sperimentare; se in futuro dovesse pubblicare ancora romanzi, darei sicuramente un'altra possibilità.
Profile Image for Claudia Gualina.
209 reviews32 followers
December 5, 2022
"Ho preso la candeggina perché una signora con i capelli uguali a quelli di nonna Gemma in televisione ha detto che toglie tutte le macchie, anche le più difficili. Ho chiesto conferma a Denise Mobili della prima fila e mi ha detto Certo: fa diventare le cose bianche. Anche me? ho insistito, lei ha riso, ha detto Magari sì, prova!"

Sara è una ragazza ventenne, che abita a Bellafonte, il paese delle pesche. A due mesi è stata adottata dalla famiglia Righetti: il padre Giacinto è professore al liceo classico Tasso, la madre Giuliana è la cuoca dell'asilo e lo zio Roby dirige il frutteto dei Faenza. Il colore della sua pelle le risulta un "problema" fin da bambina, ma è soprattutto durante il lavoro affidatole da don Paolo che le domande che non ha mai avuto il coraggio di porre affiorano prepotentemente: deve infatti tenere delle lezioni pomeridiane ad alcuni ragazzi stranieri di Basilici, che vivono al di là del fiume Sele. Proprio loro così simili a lei esteriormente, ma così diversi da lei per cultura, la aiuteranno ad interrogarsi, soprattutto sulle contraddizioni all'interno della sua stessa famiglia.

La storia è scritta in modo frammentario con continui sbalzi temporali tra infanzia, adolescenza e presente, rispecchiando anche su carta esattamente come si sente Sara, un insieme di pezzi diversi che una volta riconosciuti e ricomposti la faranno sentire, proprio come il titolo, tutta intera.

"Mi sento spezzata in mille frammenti, ho perso tutti.
Adesso pensa a trovarti tu, tutto quello che credi di aver perso è più vicino di quanto immagini."
Profile Image for Laura~.
78 reviews2 followers
October 30, 2024
Due stelle a un libro che per i contenuti ne avrebbe meritate dieci.

Un libro che avrei potuto amare, che aveva un potenziale enorme, che sarebbe potuto entrare nella lista dei miei preferiti...🥹
No, invece.
L'ho finito con difficoltà.

Quali sono i grandi problemi di questo libro:

🙅‍♀️ La scrittura.
Dialoghi non introdotti dalle virgolette. Ci sono continuamente frasi del tipo (invento):
"Gli dico Cosa vuoi. Lui si gira dall'altra parte, Te l'ho già detto"
Ecco.
Illeggibileee. La lettera maiuscola dovrebbe dirmi che il personaggio sta parlando??
Si immagini cosa succede a questi dialoghi se non sono solo due persone a parlare, ma venti ragazzi tutti insieme...
Io ho fatto grandissima fatica a seguirli.

🙅‍♀️ Il principio di questo libro è: tell, don't show.
La maggior parte degli eventi importanti sono solo raccontati nei dialoghi (sempre con tutta la confusione che creano questi dialoghi, beninteso). Gli eventi non sono quasi mai mostrati .
E quelle due volte in cui la protagonista si trova in mezzo a una scena importante non si capisce niente di quello che sta succedendo.
Quanti momenti sono stati sprecati in questo modo...

🙅‍♀️ Il finale è frettoloso e non molto chiaro. Non ho più capito nessuno: ho smesso di capire le motivazioni della protagonista e di tutti i personaggi che le stanno accanto, a cominciare dal padre.

🙅‍♀️ Personaggi macchietta di cui non ti rimane niente. Non mi sono affezionata a nessuno.

🙅‍♀️ Mi ha dato un fastidio ma un fastidio il fatto che la protagonista chiami il fidanzato "M.". Si chiamerebbe Matteo ma lei lo chiama M. perché "vuole proteggerlo". Proteggerlo da cosa non l'ho capito, ma per me M. era semplicemente illeggibile.
Già il fidanzato mi è stato fin dall'inizio super antipatico, ma il fatto che fosse chiamato M. me lo ha reso ancora più insopportabile.

🙅‍♀️ Flashback poco chiari. Il libro è tutto salti avanti e indietro in cui ci si perde.

🙅‍♀️ Non ci sono sfumature: da una parte stanno i "buoni", dall'altra i "cattivi". E tutta la costruzione della città è semplificata e ne risente.

👉 Concludendo.
L'idea di partenza era molto bella. L'esecuzione ha rovinato tutto😭
26 reviews
October 3, 2022
Il potenziale c’era, l’elemento autobiografico poteva davvero dire qualcosa di nuovo, ma sembra voler soprattutto condannare le adozioni internazionali (non sempre succede ciò che capita ai protagonisti del libro, mentre sembra impossibile un altro percorso). Per non parlare poi dei ragazzi della scuola, descritti come delle macchiette, quasi parodistici, senza contenuto e senza una reale profondità. È davvero un peccato, perché qualcosa di nuovo da raccontare c’era, ma così, a livello narrativo, lascia un po’ perplessi.
Profile Image for Sara Manini.
68 reviews4 followers
January 1, 2023
Questo libro mi è piaciuto molto. Mi ha anche fatto molto piangere e venire mal di pancia. La forma e lo stile scelto sono perfetti secondo me per quello che questo libro vuole essere, un resoconto sincero, schietto, emotivo e preciso dell'esperienza di una bambina e ragazza nera razzializzata in un indefinito sud Italia. Tra l'altro penso che questo libro sia necessario per una persona che si occupa di educazione, siccome viene dato sia il punto di vista di una bambina sia quello di una giovane che si approccia per la prima volta all'insegnamento. Non è un libro facile, non spiega nulla, ti mette solo davanti a situazioni e pensieri (che penso siano) molto autentici e poi sta a te capire come uscirne. L'ho letto in ebook e penso lo comprerò per sottolineare alcune frasi e per averlo con me se ne dovessi aver bisogno.
Lo consiglio a tutti i bianchi, a chi interessa sapere come si vive razzializzate, cosa può pensare una persona adottata o a chiunque si occupi di educazione.
Profile Image for SusyG.
342 reviews77 followers
January 12, 2023
Ero molto curiosa di leggere questo libro e le aspettative non mi hanno del tutto deluso! La storia è bella e tanto attuale, pare il classico racconto "insegnante si confronta con classe difficile" ma è molto di più: è una storia sulle seconde generazioni, su chi nasce qui ma non viene considerato italiano per il colore della pelle o perché i genitori sono stranieri, sull'ostracizzare chi viene ritenuto diverso... In tutto questo la protagonista mette assieme pezzi di sé stessa, trova risposte a dubbi che aveva da sempre. L'unica cosa che mi ha frenato di questo libro è lo stile di scrittura che mi ha reso un po' difficile seguire la narrazione. Però rimane un buon esordio e un libro da cui tutt* noi possiamo raccogliere qualcosa ❤️
Profile Image for Jassi Ci.
517 reviews6 followers
October 29, 2022
Un libro non leggerò, a parte un po’ lento ma che ti fa riflettere. Un libro che parla delle diversità di razzismo e di pregiudizio. Ti fa riflettere sulla fortuna o sfortuna di dove sei nato e di come sei cresciuto dando valore a tutte le situazioni .
37 reviews
November 7, 2022
Il libro é assolutamente potente, personalmente non ho apprezzato molto lo stile. Ma il contenuto e il messaggio che vuole veicolare pungono nel punto giusto
Profile Image for Simone Lupi.
103 reviews1 follower
November 23, 2024
Lo stile è molto particolare e potrebbe legittimamente non piacere. A me nello specifico non ha fatto impazzire, penso abbia “mortificato” il contenuto, e che abbia contribuito a lasciare l’impressione che le tante questioni venissero toccate solo in modo superficiale, senza mai scavare.
Profile Image for a_bordo_di_un_libro.
18 reviews
September 29, 2022
Un libro necessario, una voce forte. Espérance Hakuzwimana è capace di accenderci una luce dentro che non saremo più in grado di spegnere.
È grazie a persone di talento come lei che si rende possibile il cambiamento, perché mostrandoci cosa succede fuori ci invita a cambiare da dentro.
Profile Image for Roberta G..
203 reviews5 followers
February 23, 2023
Il libro tratta temi molto commoventi e descrive situazioni la cui gestione non è mai facile (in primis, trovarsi davanti alla propria identità non definita, divisa, spezzettata addirittura), ma purtroppo ho avuto l'impressione che nessun tema venga veramente approfondito. La sensazione è quella di guardare un tappeto di bella fattura, i cui intrecci sono rimasti a metà, i fili che lo compongono sfilacciati sul bordo. Non sono riuscita a creare empatia con la protagonista e non ho apprezzato i dialoghi (tralasciamo lo stile "scuola Holden" in cui i dialoghi, volutamente, non sono contraddistinti da caporali o virgolette) perché mi sono parsi irreali, una sorta di playback mal riuscito.

Ho, invece, trovato molto interessanti alcuni personaggi che, a mio avviso, sono ben costruiti, bucano la carta animandosi di vita propria, per esempio, Marta. Mi è anche piaciuto molto il discorso (purtroppo solo accennato) sulla genitorialità, sono stata colpita in particolare dalle parole del parroco quando spiega a Sara chi è un vero genitore.

Una nota sull'edizione, visto che non parliamo di una casa editrice minore: la "u" e la "i" in italiano si accentano con l'accento grave, non acuto. Se la scelta è intenzionale, in qualche modo sovversiva, io non la comprendo.
Profile Image for Gabriella P.
271 reviews11 followers
April 19, 2024
Un viaggio emotivo e introspettivo attraverso la vita di Sara Righetti, la protagonista di questo romanzo, una ragazza nera adottata da una famiglia italiana nella provincia campana degli anni '90.

Il romanzo affronta le questioni di identità e appartenenza, non limitandosi a parlare di adozioni internazionali, di chiunque si trovi a vivere tra diverse culture.

La narrazione, ricca di flashback, è intensa e indaga sia nell'identità personale che in quella collettiva, svelando gradatamente le complessità emotive.
La ricerca di sé e del proprio posto nel mondo è un percorso difficile e doloroso, ma anche ricco di scoperte e crescita personale.

La scrittura di Hakuzwimana è diretta e incisiva, trasmette il peso delle esperienze vissute dalla protagonista e la sua lotta interiore per definire la propria identità in un mondo che spesso la percepisce come “altra”. La narrazione è un po’ frammentaria e disorientante, con storie intrecciate che a volte mancano di approfondimento; i continui cambi temporali e di ambientazione, poi, rendono la lettura più accidentata, tuttavia il racconto nell'insieme è significativo e fa riflettere.

Il libro si apre con una scena intensa: una Sara bambina pensa di schiarirsi la pelle con la candeggina: vuole somigliare ai propri familiari È ancora troppo piccola per comprendere la portata di un gesto che sta a metà tra il desiderio di appartenere e la realtà di sentirsi estranea.
Il romanzo prosegue successivamente con Sara all'età di 23 anni, che ha abbandonato l'università e tenta di darsi un futuro e un'autonomia rispetto alla propria famiglia, che a volte la fa sentire soffocata: trova lavoro come assistente per i corsi pomeridiani di potenziamento di ragazzi e ragazze di origine straniera che vivono dall’altra parte del fiume, a Basilici. 

Il fiume Sele, e la geografia stessa della città, fungono da metafora per evidenziare le divisioni sociali e le difficoltà culturali e di integrazione.

Sara non riesce a trovare sé stessa nella metà più benestante di Bellafonte, dove il malcelato razzismo medio-borghese non viene compreso davvero dai genitori adottivi (bianchi). Il rapporto con la propria famiglia adottiva è complesso e carico di emozioni contrastanti.
Per loro Sara è "Saranostra", quasi come se fosse un oggetto di proprietà. Il possesso non è amore, e l'amore da solo non è sufficiente, in assenza di risposte alle discriminazioni che Sara subisce in quanto nera e adottata, perché la fa vivere in una realtà solo apparentemente protetta: le attenzioni, la cura, le parole, non sono sufficienti laddove l'ignoranza (l'ignorare, il non comprendere, il non riconoscere) non fornisce le armi per difendersi o la corazza per proteggersi.
La famiglia adottiva di Sara non comprende il fatto che lei abbia bisogno di elaborare un vero e proprio lutto, nonostante l'abbiano adottata da piccola e non ricordi nulla della propria esistenza originale: accettare l'abbandono, il cambiamento culturale, le paure, raccogliere tutti i frammenti di cui si è composti e cercare di avere una propria identità.

Mi ha colpita molto il senso di sicurezza che Sara prova nel cercare il dente d'oro di sua madre, quando sorride. È intenso.
Perché Sara si rende conto fin da bambina di non poter cercare sicurezza nella somiglianza fisica con i genitori adottivi, o nel sapere di non essere stata partorita da colei che chiama mamma, teme di non appartenerle. Il dente d'oro è qualcosa che appartiene alla madre e trovarlo nei suoi sorrisi le dà sicurezza, la fa sentire figlia.

Sara non viene neanche riconosciuta come pari dalla parte più periferica, Basilici, abitata principalmente da una popolazione di immigrati di vari paesi, perché è piena dei condizionamenti e dei pregiudizi tipici dei bianchi.
Ad esempio, arriva nell'aula che ospita le sue lezioni pomeridiane e vuole imporre la propria cultura (i libri che ha letto e amato all'età dei ragazzi che seguono il suo corso) senza pensare che i ragazzi di Basilici ne hanno già una propria, oppure porta lei stessa le sue matite anche per per loro, perché pensa che ne siano sprovvisti... Sara non si rende conto che in qualche modo, suo malgrado, ritiene questi studenti inferiori a sé e li approccia con l'educazione e la cultura con cui è cresciuta. È un espediente narrativo interessante, perché dimostra che non è il colore della pelle a fare di qualcuno una persona bianca, pronta a ergersi a white saviour, ma la cultura in cui cresciamo. Non c'è un solo tipo di cultura possibile. Tutte le convinzioni di Sara crollano, tutto ciò in cui credeva diventa una bugia e dovrà confrontarsi con nuove domande e nuove paure.

In questo percorso di rivoluzione e di crescita personale, Sara dovrà rinunciare a tutte le proprie certezze, mettersi in discussione e in gioco, conoscere, capire, sbagliare, riprovare... Dovrà farlo da sola, lontano da chi crede di sapere cosa sia meglio per lei, per imparare a capire chi è davvero, cosa sta diventando e cosa vuole diventare.

Una lettura sorprendente e intensa.
Profile Image for Fromlake.
166 reviews
February 26, 2023
Ci sono romanzi che sembrano raccontare storie già conosciute. Disagi, ingiustizie, razzismi che non fanno quasi più notizia.

Ma quando arrivi alla fine di questo romanzo, ti accorgi che questa volta c’è qualcosa di diverso. Una nuova consapevolezza, un diverso punto di vista che dà a vicende già conosciute una dimensione nuova.

Quella dell’identità negata. Delle difficoltà nel costruire la propria personalità, o nel trovare un senso di appartenenza. Che non è una cosa semplice per un italiano di seconda o terza generazione. O per un bambino adottato.

Come per Sara, giovane donna africana adottata da piccola da una famiglia italiana, che tiene corsi di recupero in una scuola multietnica. Sara scoprirà presto che le sue origini non italiane non basteranno ad accomunarla a quei ragazzi ed a colmare il vuoto che li divide.

Altre cose si frappongono tra di loro: lei non vive nel quartiere difficile nel quale vivono loro, lei ha genitori adottivi bianchi e per di più facoltosi, lei si rapporta con una comunità bianca fatta anche di imprenditori e tutori dell’ordine con i quali questi ragazzi non hanno rapporti e se li hanno non sono certo amichevoli.

Ma allora chi è Sara? Nera (come la sua pelle) tra i bianchi, bianca (come i suoi comportamenti) tra i neri, non è veramente “a casa” in nessun posto. Sara rischia di andare in pezzi, alla ricerca della propria essenza, della propria natura, di ciò che la definisce come persona.

Un romanzo che mi è piaciuto soprattutto per il suo valore di testimonianza di una realtà che finora non avevo colto in tutta la sua drammaticità.

Sotto questo aspetto l’autrice svolge un ruolo importante. Nativa del Ruanda, adottata da una famiglia italiana, è estremamente attiva in un’opera di sensibilizzazione su questi temi.
Profile Image for Arianna Apicella.
6 reviews
January 3, 2023
Dopo aver letto il suo primissimo libro, l'ho riletta ora contenta di aver ho trovato una voce più ferma e matura, piena e vibrante di emozioni.

Come nel suo racconto autobiografico, la scrittura si distingue per l'intimità e la sincerità con cui l'autrice si espone, aprendo un dibattito necessario e schietto.

Questo libro mi ha fatto piangere ed emozionare in più punti e ho trovato la scrittura fluida e scorrevole. L'ho divorato in una serata.

La scelta stilistica, che altrove ho visto essere criticata perché probabilmente non compresa, a me è piaciuta molto perché mi ha fatto tuffare nella storia senza darmi spiegazioni. Mi è bastato affidarmi per comprendere a pieno la storia. L'ho apprezzata perché ha evitato quello stile didascalico che a volte crea distacco e accentua quel noi/voi che questo libro vuole chiaramente decostruire.

Tra l'altro credo che questa storia e il modo in cui viene narrata voglia anche superare quella limitazione che spesso viene posta a chi parla per e come parte di una minoranza.

Difatti, ci si aspetta sempre che l'autrice (o autore) in questione debba spiegarsi ed essere chiara per farsi capire e per mostrare un mondo, e le sue relative parole e sfumature, che per unə lettorə mediə - finalmente - potrebbero non essere intellegibili.
Profile Image for Scheggia.
323 reviews22 followers
October 5, 2022
2.5 per Tutta intera
Recensione completa su Scheggia tra le pagine

Tutta intera è un romanzo difficile, con tematiche estremamente forti e attuali, tuttavia la forma scelta per narrare questa storia non mi ha proprio convinta.
È la storia di tante vite che si intrecciano ma non vengono mai approfondite e al centro c’è Sara, voce narrante che si sente fuori posto, figlia adottiva di un professore di liceo, con uno zio proprietario di un frutteto dove lavorano persone sfruttate.
C’è il fiume Sele che taglia in due la città creando una distinzione tra chi vive da un lato e chi da un altro. Sara stessa è come fosse il fiume, tagliata a metà nella sua anima turbata: da una parte appartiene a una famiglia che le vuole bene e che però non capisce cosa realmente provi, dall’altra c’è un mondo quasi sconosciuto a pochi passi da casa sua e che tuttavia la fa sentire accolta e respinta ma parte di qualcosa.

Nel momento in cui varca la soglia dell’aula, Sara si ritrova davanti un gruppo di ragazzini tutti diversi tra loro, che non hanno molta voglia di stare lì e che vengono considerati poco dagli adulti, tant’è che nessuno si stupisce nel caso qualcuno di loro sparisca.

Questo libro riesce a parlare di razzismo e sfruttamento, ma anche di famiglia, appartenenza e adozione. nella voce di Sara si avverte il disagio e la voglia di trovare una propria identità e un posto, come se la sua vita non fosse realmente sua e questo si capisce anche attraverso i racconti delle vicende del passato.
Le dinamiche familiari e amorose di Sara si intrecciano con il suo percorso a scuola con i ragazzi, ma per tutto il racconto mi è mancato qualcosa, un vero desiderio di proseguire. Il problema principale è nella scelta relativa ai dialoghi, che non vengono segnalati e te li ritrovi nel flusso del racconto di Sara. Non è un errore, è una scelta narrativa che io personalmente non riesco ad apprezzare e che in questo caso trovo abbia appesantito una storia che già affrontava tematiche di forte spessore, che necessitavano di particolare attenzione.
Profile Image for Silvia Brambilla.
43 reviews6 followers
August 25, 2023
⭐⭐⭐ per la scrittura
⭐⭐⭐⭐⭐per quello che mi ha dato e lasciato.
Si tratta di un libro che racconta dell'incontro-scontro tra una ragazza africana adottata e cresciuta in una famiglia bianca borghese con i ragazzi del quartiere-ghetto della sua città. Il colore della pelle, che nella mente della protagonista dovrebbe essere un passe-partout per il mondo dei ragazzi a cui deve fare potenziamento di italiano L2, si rivela forse l'unica cosa che hanno in comune. Da insegnante mi sono trovata in una situazione praticamente identica a quella descritta nel libro e penso che sia un'opera che serve per riflettere su quella che sia l'Italia di oggi.
Profile Image for Mariachiara Montera.
81 reviews157 followers
November 13, 2022
Come si fa a scrivere una storia di perdita che insieme è una storia del trovarsi: si fa con le parole, che sono a volume basso e insieme capaci di scartavetrare. Si fa con una coralità: di storie e di nomi che escono dalle ombre. Si fa percorrendo una strada che di rado si vede nei libri: raccontando cosa viene prima della consapevolezza, senza la fretta delle conclusioni e dei vincenti.
Profile Image for Giulia.
34 reviews4 followers
October 1, 2022
Cosa vuol dire avere due vite? Cosa vuol dire essere in tanti dentro un corpo solo, conoscere una storia e sapere che è solo una parte di tutto ciò che ci rappresenta? Che vuol dire "origini", perché ho un così disperato bisogno di entrare in contatto con loro, di sentirmi parte di qualcosa che non so bene cosa sia ma che sto cercando tanto disperatamente?

Questo libro non risponde a queste domande ma le formula, domande cui non c'è risposta forse ma che sono necessarie e che raccontano pezzi di mondo che ci sembrano lontani anni luce ma in realtà sono dietro lo stipite delle nostre porte. Guardarsi intorno ed interrogarsi sul modo occidentale di vedere le cose vuol dire anche capire che spesso dietro ad un atto gentile si nasconde solo una forma meno diretta di violenza, ma ciò non vuol dire che faccia meno male.

Unica pecca: lo stile. Non sono una grande fan della frammentazione soprattutto del dialogo, per me difficile da seguire, ma comunque un libro necessario per farsi tante, tante domande, eventualmente un punto di partenza per cercare di capire quanto importante sia ascoltare quelle voci diverse dalla nostra e che parlano sottovoce, per questo sono difficili da sentire.
Profile Image for Brescia Si Legge.
462 reviews14 followers
November 21, 2022
Alla fine di “Tutta intera” Espérance Hakuzwimana ringrazia “le bambine e i bambini, perché sono nel buono e dalla parte giusta della storia”. Il libro si apre, invece, con la protagonista Sara che, da bambina, si chiude in bagno, decisa a schiarirsi la pelle con una bottiglia di candeggina. Attraverso gli occhi della protagonista e, di rimando, attraverso gli sguardi di chi intorno a lei la chiama per nome senza riuscire ad abbinarlo alla pelle, il racconto rivela quanto sia complesso definire un’identità per chi non ne può avere una soltanto. L’adozione internazionale, il razzismo, il mondo delle seconde generazioni sono al centro di un romanzo potente, a tratti aspro, che racconta senza reticenze la realtà dell’Italia di oggi.
Nata in Rwanda nel 1991, all’età di tre anni Espérance Hakuzwimana è adottata da una famiglia di Flero, mentre il suo Paese natale è dilaniato da uno dei più sanguinosi genocidi della storia. L’infanzia e l’adolescenza vissute a Brescia vengono rievocate nel romanzo/manifesto d’esordio “E poi basta”, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice People. L’opera proietta la voce di Hakuzwimana su scala nazionale, richiamando l’attenzione sulla forza della sua scrittura e sulla sua esperienza di lungo corso come attivista. L’approdo alla casa editrice Einaudi conferma la maturità di un’autrice che non si accoda alle narrazioni facili e rassicuranti, ma racconta le storture di oggi con lo sguardo autentico di chi le vive ogni giorno in prima persona, sulla propria pelle.

Sara Righetti, la protagonista di “Tutta intera”, è afrodiscendente. Per i suoi genitori che l’hanno adottata quando aveva due anni, è “Saranostra”. Cresce a Bellafonte, una città divisa in due dal fiume Sele, circondata dall’amore di una famiglia benestante, a due passi da un grande frutteto dove lo zio fa il custode e decine di lavoratori stagionali raccolgono le pesche, il loro “oro rosa”.
Abbandonati gli studi, Sara decide di mettersi alla prova come insegnante. La mattina attraversa il fiume e raggiunge Basilici, il quartiere popolare in cui sa di essere nata e di cui ora conosce “solo tre strade”. Tiene un corso pomeridiano in una scuola frequentata da studenti di seconda generazione. Per don Paolo che l’ha segnalata per il posto, lei è la “persona giusta”. Eppure, fin dal primo giorno, Sara si sente un’estranea. L’incontro con una classe composta da persone che le somigliano nei tratti somatici ma in realtà “non sono come lei” la sconvolge. A Basilici scopre un impasto di idiomi che non sa decodificare e la relega ai margini. L’esperienza del padre che, da insegnante di italiano, le ha trasmesso la fiducia nella potenza delle parole non le basta più. I ragazzi e le ragazze che ha di fronte la osservano e la sfidano. Con il linguaggio che inventano, marcano una distanza che non le è mai sembrata così tangibile.
Sara scopre che a volte le parole allontanano più dell’origine. È l’evento che manda in frantumi le sue convinzioni più radicate, lasciandola “in pezzi”. Tornare ad essere “tutta intera” non sarà affatto facile.

La recensione completa la trovate qua
https://www.bresciasilegge.it/esperan...
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