Jump to ratings and reviews
Rate this book

The Color Line

Rate this book
Inspired by true events, this gorgeous, haunting novel intertwines the lives of two Black female artists more than a century apart, both outsiders in Italy.

It was the middle of the nineteenth century when Lafanu Brown audaciously decided to become an artist. In the wake of the American Civil War, life was especially tough for Black women, but she didn’t let that stop her. The daughter of a Native American woman and an African-Haitian man, Lafanu had the rare opportunity to study, travel, and follow her dreams, thanks to her indomitable spirit, but not without facing intolerance and violence. Now, in 1887, living in Rome as one of the city’s most established painters, she is ready to tell her fiancé about her difficult life, which began in a poor family forty years earlier.

In 2019, an Italian art curator of Somali origin is desperately trying to bring to Europe her younger cousin, who is only sixteen and has already tried to reach Italy on a long, treacherous journey. While organizing an art exhibition that will combine the paintings of Lafanu Brown with the artworks of young migrants, the curator becomes more and more obsessed with the life and secrets of the nineteenth-century painter.

Weaving together these two vibrant voices, Igiaba Scego has crafted a powerful exploration of what it means to be “other,” to be a woman, and particularly a Black woman, in a foreign country, yesterday and today.

543 pages, Kindle Edition

First published February 12, 2020

61 people are currently reading
1426 people want to read

About the author

Igiaba Scego

36 books231 followers
Igiaba Scego is an Italian writer, journalist, and activist of Somali origin. She graduated with her BA in Foreign Literature at the First University of Rome (La Sapienza) as well as in pedagogy at the Third University of Rome. Presently, she is writing and researching cultural dialogue and migration.

She writes for various magazines that deal with migrant literature, in particular Carta, El-Ghibli and Migra. Her work, not devoid of autobiographical references, are characterized by the delicate balance between her two cultural realities, the Italian and Somalian.

In 2003, she won the Eks & Tra prize for migrant writers with her story "Salsicce", and published her debut novel, La nomade che amava Alfred Hitchcock. In 2006 she attended the Literature festival in Mantua.

Scego collaborates with newspapers such as La Repubblica and Il manifesto and also writes for the magazine Nigrizia with a column of news and reflection, "The colors of Eve". In 2007 along with Ingy Mubiayi, she edited the short story collection 'Quando nasci è una roulette. Giovani figli di migranti si raccontano.' It follows the story of seven boys and girls of African origin, who were born in Rome of foreign parents or came to Italy when young: the story of their schooling, their relationship with family and with peers, religion, racism in Italy, and their dreams.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
217 (25%)
4 stars
332 (38%)
3 stars
226 (26%)
2 stars
71 (8%)
1 star
15 (1%)
Displaying 1 - 30 of 135 reviews
Profile Image for Ines.
322 reviews264 followers
September 26, 2020
Sono un pò dispiaciuta ma forse questo libro non era adatto a me, ho fatto molta fatica a farmi piacere la trama che si è svelata durante la lettura.
I personaggi li ho trovati troppo poco interessanti e sempre esposti con una certa violenza nei dialoghi, senza mai entrare con dosata introspezione psicologica nello sviluppo della trama.
Pur realmente esistite queste donne, non sono riuscita ad avere la ben che minima empatia con loro.
Un plauso invece all'autrice, ottima la scrittura dove si intravede un dono raro!
Profile Image for Baba Yaga Reads.
122 reviews2,929 followers
September 29, 2020
La linea del colore ambisce a trattare diverse tematiche, ma quella più rilevante ai fini della narrazione è senza dubbio l’importanza dell’arte nella rappresentazione della propria identità. Da questo punto di vista, l’ultimo romanzo di Igiaba Scego è riuscitissimo: l’autrice, chiaramente esperta ed appassionata di arti figurative, riesce a trasmettere il suo messaggio attraverso una molteplicità di sottotrame e punti di vista, equamente divisi tra il passato (in cui si narra la vita dell’artista afroamericana Lafanu Brown) e il presente (dove assistiamo alle vicende di Leila, curatrice d’arte somalo-italiana).

Scego è molto brava a costruire una protagonista e un contesto storico credibili: durante la lettura mi sono trovata più volte a cercare su Google i nomi dei personaggi, convinta che fossero persone realmente esistite (alcune lo sono davvero: al lettore il compito di capire quali). Da questo punto di vista — oltre che per il ruolo cruciale giocato dal processo creativo e dalla ricerca accademica all’interno della storia — questo libro mi ha ricordato Possessione di A. S. Byatt, dal quale però si distingue per la sua assai maggiore accessibilità.

Il romanzo ci mostra il ruolo catartico e curativo che l’arte può assumere nella vita delle persone, soprattutto quelle emarginate e vittime di violenza; le difficoltà affrontate dai neri e dalle donne che tentano di costruirsi una carriera in questo ambito; e l’importanza della rappresentazione delle minoranze nei media. Quando la narrazione si concentra su questi temi riesce ad essere estremamente incisiva, ma tende a perdere di mordente quando abbandona la sfera artistica per focalizzarsi su altro: il libro vorrebbe trattare gli argomenti più disparati, dalla storia del razzismo negli Stati Uniti al movimento di emancipazione femminile, dal Risorgimento italiano fino alla crisi dei migranti nell’Europa contemporanea, e finisce per raccontare il tutto in maniera un po’ superficiale e incompleta.

Ci sono una miriade di personaggi secondari, molti dei quali indistinguibili tra loro: le donne bianche americane, in particolare, sembrano avere tutte la stessa personalità. La scrittura, dal canto suo, può risultare melodrammatica, soprattutto quando utilizza metafore ardite per descrivere i sentimenti di Lafanu, le cui lacrime sono “grandi come covoni di grano” o “quanto la schiena di un cane pastore”.
Se si mettono da parte questi difetti, però, il romanzo risulta godibile e appassionante, oltre che interessante per esplorare una prospettiva diversa da quella tipicamente presente all’interno dei romanzi storici. Non so se assegnargli tre o quattro stelline; in ogni caso, lo consiglio.
Profile Image for Come Musica.
2,058 reviews627 followers
August 12, 2020
La fontana dei mori, Marino (Roma)

"Quanti di noi scendendo oggi da un treno a Roma Termini ricordano i Cinquecento cui è dedicata la piazza antistante la stazione? È il febbraio del 1887 quando in Italia giunge la notizia: a Dògali, in Eritrea, cinquecento soldati italiani sono stati uccisi dalle truppe etiopi che cercano di contrastarne le mire coloniali."

Due donne, i cui destini si incrociano a distanza di più di un secolo: Lafanu e Leila, entrambe di origini africane.
Lafanu Brawn, una pittrice afroamerica che decide di trasferirsi in Italia, nella seconda metà dell'Ottocento.
Leila, invece, è una curatrice d'arte di origini somale, cresciuta in Italia, che riporta alla luce la storia di Lafanu, grazie agli incoraggiamenti di Alexandria: “Lafanu deve diventare un modello per le ragazze, di chi non vuole farsi ingabbiare dalla società, ma insegue i propri sogni.”

Lafanu, attraverso la linea del colore che dà alle sue tele, trasforma il dolore in amore per se stessa, seguendo i consigli di Lizzie: "Lascia spazio al disordine, solo così saprai trovare te stessa nell’ordine che ti sei scelta.”

"Le due donne parlavano del senso del colore, delle superfici e dei misteri del volto umano. “Io cerco nel bello,” le scriveva Lafanu, “l’inquietudine del movimento. Il viaggio che i nostri piedi fanno per non morire schiacciati dalla noia.”"

Una storia a più voci su temi ancora attuali, che parla di coraggio e di lotta per l'affermazione dei diritti delle donne e delle persone di colore: " Poi sentì una voce nella sua testa: “Smettila, Lafanu, stai inseguendo i tuoi fantasmi. Ti porteranno all’inferno se non comincerai a lasciarli andare via.” Chi aveva parlato? Lafanu era sorda a ogni richiamo. Con tutta la forza che aveva in corpo diede un calcio nelle costole di quell’ombra adagiata al suolo, e poi gliene diede un altro, sempre ben assestato. E poi un altro, un altro, un altro, un altro ancora….
Dopo tanti colpi un raggio di sole illuminò finalmente il vicolo. Sul selciato non c’era nessuno. Né uomo, né donna, né animale. Nessuno. Lafanu si guardò le mani. E fu terrore quando le vide insanguinate. L’ombra non era nient’altro che se stessa. Aveva inseguito un fantasma."

Il percorso intrapreso da Lafanu alla fine dell'Ottocento non è ancora finito: un percorso verso la libertà, che si muove tra gli ostacoli insormontabili della segregazione razziale e quella di genere.
Un viaggio verso l'integrazione e l'inclusione, da compiere insieme, perché la nostra società possa dirsi davvero una società civile, in cui le libertà di tutti sono tutelate e garantite:

"Poi disse: “Sono pronta… pronta per un nuovo viaggio.”
Ulisse sorrise, e quasi senza respirare disse: “Anch’io.”"

Tra 3 e 4 stelle: ho assegnato 4 stelle per il messaggio potente lanciato. Nella parte centrale, però, la narrazione è lenta.
Profile Image for Paul Fulcher.
Author 2 books1,950 followers
November 26, 2023
Hillary couldn't understand; she was white, everything was her due, honours, beauty, even eccentricities. She was Hillary in America and Hillary in Rome. But Lafanu could be Lafanu only in Rome, and not always there. In America she was just a negress, a bastard cross between a Chippewa Indian woman and a Haitian man with strange and subversive ideas. In the authorities' view, hers was a race of slaves, people to keep an eye on, people who weren't allowed to grow within normal limits.

The Colour Line (2023) is Aaron Robertson's translation of Somali Italian writer Igiaba Scego's La linea del colore (2020). The novel is the third of a loose thematic trilogy, "a trilogy of colonial violence" in the author's words, although very much a stand alone novel, the first two being:

Oltre Babilonia (2008) translated as Beyond Babylon (2019) by Aaron Robertson - my review
Adua (2016) translated as Adua (2017) by Jamie Richards

The Colour Line's title is an explicit nod to Frederick Douglass and W. E. B. Du Bois's use of the same term, as explained in a 26 page afterword by the author where she explains the inspiration for the novel and the research she did.

The novel opens with a preface set in post Italian-unification Rome in February 1887, with news of the defeat of Italian troops by Ethopian forces at the Dogali filtering through. We see the reaction from the perspective of Lafanu Brown, an African-American artist who has fled America to escape the racial constraints she faces there (see the opening quote) but finds herself suddenly the target of a racist counter-reaction to the news from Africa, before she is rescued by an Italian anarchist.

The character of Lafanu Brown is based on a combination of the histories of the real-life activist Sarah Parker Remond and scupltor Edmonia Lewis. Lewis's own words are particularly resonant:

“I was practically driven to Rome in order to obtain the opportunities for art culture, and to find a social atmosphere where I was not constantly reminded of my color. The land of liberty had no room for a colored sculptor.”

The main novel then alternates chapters between two sections:

1. Lafanu Brown's story - which in the novel she is ostensibly recalling as a way of explaining her past to her rescuer who has proposed marriage, although in practice the narrative shifts between the perspectives of other characters rather than Brown's own account, so the framing device doesn't really work.

Scego has also made the authorial decision that this is to be "not a classic historical novel. at times I think of it as a fantasy novel with a historical basis", which does lead to some interesting choices, such as the presence of a character, both in love with and artistically opposed to Brown, Frederick Bailey, who is heavily based on but definitely is not the aforementioned Frederick Douglass.

2. A modern-day piece narrated in the first person by an Italian art-curator whose Somalian parents, like the author's, fled the the country after the 1969 coup. She encounters Lafanu Brown's story after she herself has the same horrified reaction to a statue as Brown did some 150 years earlier:

I felt as though those prisoners, especially the two women, were calling out to me for help. But I didn't know how to set them free. Poor nameless women. And poor me, who had no way to give them names. We were three Black sisters, foreign to one another, separated by centuries, but companions in suffering. Because being Black meant having to deal once again with the chains that cut into our flesh. It meant, as Ta-Nehisi Coates declares in Between the World and Me, living in constant fear of losing your body. And those two women had lost their bodies forever. Coates wouldn't write his book until many years after my excursion to Marino, but the fear oflosing our body has been present for centuries in every Black person's life.

Brown captured her reaction in an art work and the narrator sets about staging a rediscovery of her work at the Venice Biennial, including art and voices from those now, in the 21st century denied the same opportunity of travel, and relative sanctuary which Europe offered to Lafanu Brown (and Sarah Parker and Edmonia Lewis) in the 19th century.

What anger I felt for that fortress Europe that denied mobility to young people like Binti and Omar, young people who were ingenious and talented. If any Charlotte from Dusseldorf or Pierre from Bordeaux could jump at their pleasure from one border to another — as was only right -why were Bind and Omar, who were the same age and had the same 'aspirations, denied entry?

Indeed this is the novel's main theme - as Scego says, this is an African Italian novel not an African American one.

The novel is published by small independent HopeRoad's Small Axes imprint:

HopeRoad was founded in 2010 by Rosemarie Hudson who has always wanted to encourage exciting new talent, publish those authors herself and bring them to our attention. Her emphasis has been to promote the best writing from and about Africa, Asia and the Caribbean, with themes of identity, cultural stereotyping, disability and injustices are of particular interest. Rosemarie was joined in her venture by Pete Ayrton, founder of the hugely respected independent publisher Serpent’s Tail. Pete is Editor of HopeRoad’s imprint, Small Axes. He is looking to republish out of print post-colonial classics – those books which helped to shape cultural shifts at the time they were first in print, and which remain as relevant today.


I find this a difficult novel to rate. It is clearly well researched, and imaginatively interpreted, and the political messages are on-point - I finished the novel and before writing my review went shopping, and my eye was caught by the front page of one of the tabloidesque Sundays ranting about Somalian refugees. But in purely literary terms, such as in the quality of the prose, this was a disappointment and as standard historical fiction not my usual fare.
Profile Image for Giulia.
10 reviews58 followers
February 29, 2020
4.5⭐️

Ecco, questo è un libro difficile da dimenticare.

La linea del colore è una di quelle storie che ti fanno bene e male allo stesso tempo, in cui l’empatia è forte, come forte è la rabbia che provi leggendo.

Lafanu e Leila sono le due voci narranti, divise dai secoli (Lafanu è un personaggio che vive nell’Ottocento, mentre Leila vive nel nostro secolo), ma accomunate dal colore della pelle e dalla voglia di avere voce in capitolo in una società che troppo spesso le limita.

Tra le due, Lafanu risulta la più caratterizzata e la più descritta. È lei la protagonista indiscussa, e l’empatia verso questo personaggio è quasi instantanea: sembra di averla davanti, di conoscerla bene, di esserle amica.

Lafanu vuole evadere dalla prigione di scherni e pregiudizi, vuole essere libera, indipendente, vuole esplorare il mondo e vuole coltivare la sua passione per l’arte.
Il percorso che intraprende è simile a quello che altre donne (realmente esistite e a cui l’autrice si è ispirata) hanno intrapreso, ed è un percorso che sento di aver intrapreso anche io insieme a Lafanu.

Questa storia mi è piaciuta proprio tanto: è pervasa di delicatezza, ma allo stesso tempo di un’immensa forza e determinazione. Lo stile di Igiaba Scego calza a pennello con quanto viene raccontato, non risultando mai pesante nonostante l’importanza dei temi affrontati.

Se siete sensibili alle tematiche del razzismo, migrazione e solidarietà, questo è un libro che non vi deluderà.
Ve lo consiglio con tutto il cuore, oggi come non mai è necessario leggere romanzi come questo.
Profile Image for Gauss74.
464 reviews94 followers
April 6, 2021
Ho scoperto per puro caso (alla ricerca di audiolibri da ascoltare mentre faccio attività fisica) una scrittrice estremamente attuale ed interessante, con questa Igiaba Scego. Attuale soprattutto perchè la sua figura di immigrata di seconda generazione, il suo indiscusso talento di scrittrice ed una forte propensione alla attività politica la rendono molto adatta ad affrontare uno dei problemi principali del nostro tempo: l'immigrazione con tutti gli attriti e le tensioni che ne derivano. La grande sfida dell'integrazione che può dare risorse enormi ma anche diventare un dramma storico se mal gestita.

La scrittrice romana di origini somale (specifico solo perchè lei stessa ne è molto orgogliosa) ci racconta la storia fittizia dell'interessantissimo personaggio di Lafanu, americana di colore che riesce con caparbietà rara, grande talento artistico ed un pizzico di fortuna a vincere i pregiudizi razziali dell' America dell' 800, a trasferirsi in Europa e ad avviare una buona carriera di pittrice. Intrecciata a questa, in un parallelismo coi tempi nostri, la storia di un' altra giovane artista somala che dopo aver fallito il suo viaggio verso l' Europa ed essere caduta vittima di spaventosi traumi psicologici, attraverso l'arte e con l'aiuto della cugina (che in Europa c'è arrivata) deve trovare il modo di rialzarsi.

Luci e ombre, a mio avviso. "La linea del colore" è una gran bella lettura, i personaggi principali sono profondamente umani e la storia gli è stata cucita intorno molto bene per farli risplendere al meglio. Certo occorre dire che certa cecità ideologica che spesso colpisce le attiviste più oltranziste non manca neanche qui; si respira un certo fastidioso pregiudizio al contrario. I bianchi sono tutti o crudeli assassini oppure ipocriti che se aiutano i neri è solo perchè costretti o per vanità, non ci possono essere ideali nell' anima di chi ha la pelle bianca. Dei maschi neanche a parlarne, buona parte della lotta delle protagoniste è contro una società patriarcale oppressiva e frustrante (il che è verità sacrosanta, soprattutto nell' ottocento): inutile dire che gli uomini sono tutti porci perennemente eccitati alla ricerca del primo stupro che capita, una massa di profittatori che cercano sempre di piegare le donne alla loro visione, nella migliore delle ipotesi danno per scontata l'adesione della compagna ai propri progetti senza pensare che ne possano avere dei loro.
Dei maschi bianchi meglio non parlare. Non voglio di certo dire che soprattutto nel passato non sia stato molto spesso così, ma tanto becero manicheismo di certo non fa bene al libro e non aiuta chi legge ad assumere un pensiero più aperto, a meno che un pensiero aperto non lo avesse già. Ma allora a cosa serve?

E' un libro che parla di artiste, e di arte ne troviamo davvero tanta tra queste pagine. Igiaba Sciego è innamorata di Roma, la sua città natale, e si vede. Le descrizioni della città eterna, del suo clima, dei suoi multiformi capolavori, della sua gente sono veramente qualcosa di importante che ha aggiunto valore, ed è stato reso molto bene l'incontro tra due culture così diverse come quella afroamericana e quella rinascimentale.

Insisto, è una buona lettura che racconta storie che devono essere raccontate. Mi ha dato invece abbastanza fastidio il disinteresse quasi totale dell'autrice verso cosa siano stati l' Italia e gli italiani di centocinquant'anni fa e che cosa sia l' Italia di oggi. Il disinteresse è totale e si vede, eccome se si vede. L'italiano della linea del colore è un alieno, una persona diversa dalla quale non si sa cosa aspettarsi e dalla quale è meglio stare separati, non c'è nessuna spinta all'integrazione. Nella postfazione viene esplicitato chiaramente che il parallelismo tra la Roma dell'Ottocento e quella degli anni Novanta è strumentale al mostrare il confronto tra la Roma accogliente e festosa di allora e quella cupa , chiusa, che ha scelto di essere triste di oggi. Nella speranza che si possa tornare ad essere aperti e felici come un tempo. Senza naturalmente pensare che non ci può essere accoglienza senza integrazione, senza pensare che gli anni della rivoluzione industriale erano anni della crescita feroce, dell'esaltazione della tecnologia e del positivismo; oggi siamo caratterizzati dalla crisi, dalla mancanza di prospettive, dalla paura dell'impoverimento e dalla paura del diverso, come potrebbe essere la stessa cosa?

Come facciamo a parlare di Ius Soli se poi agli immigrati di seconda generazione, persino alla loro elite culturale come la Sciego, di diventare almeno un po' italiani non importa un fico secco come si capisce benissimo da queste pagine? Le rivendicazioni legittime contro la sanguinosa politica salviniana, se non portano con sè il genuino interesse ad innamorarsi di questa terra maledetta che si chiama Italia, non faranno altro che indurire la grande massa del ceto medio che consegnerà ancora più potere a certe parti politiche.

Complessivamente, credo che sia giusto cercare e leggere libri come questo, perchè al nostro tempo sono proprio coloro che più soffrono i più dimenticati. Detto questo, resto comunque convinto che la gestione del dramma umano dell'immigrazione passa per lo sforzo imprescindibile di capire che cosa voglia dire accogliere, che cosa è che che cosa deve diventare una nazione che deve diventare accogliente, soprattutto in tempi tristi e feroci come questi. Se ci si dimentica dell'altro pezzo, il libro è utile solo a metà.
Profile Image for Senia ☆ EchoRain87.
210 reviews6 followers
September 24, 2021
All'inizio questo libro mi aveva presa molto, Lafanu Brown è un personaggio straordinario, difficile credere che non sia realmente esistita. Ho trovato la sua storia difficile e commovente allo stesso tempo, con la voglia di rivalsa e di libertà di questa donna nera in un'America (e poi in Europa) di fine '800.
Ma andando avanti nella narrazione i vari intrecci con Leila li ho trovati molto deboli, quasi superflui, hanno aggiunto davvero poco alla storia, eccetto la vicenda di Binti che é stata l' unica che avesse davvero affinità con la vita di Lafanu.
La Scego scrive davvero bene, questo è indubbio, ma questo libro ha tradito un po' le mie aspettative.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Ruppe.
503 reviews46 followers
October 12, 2020
1 stella e mezzo.

L’idea non è male, anche se non proprio nuova.
È il racconto di due donne parallele, che vivono in epoche diverse sfiorandosi nei temi, nel sentire, nelle problematiche razziali di discriminazione ed emigrazione.
C’è quindi un bel tema etico, un intento sociale e antropologico, ma lo stile è ridondante, spesso mellifluo e forzatamente poetico.
Come leggere una lirica in rima quando della rima, al giorno d’oggi, non si sente più il bisogno.
L’autrice vuole conferire emotività al suo racconto e lo penalizza con fronzoli sentimentali, pennellate liriche e frasi a effetto che appesantiscono e tolgono molta efficacia. Inoltre lo stile è adolescenziale, i personaggi macchiettistici (l’artista contemporanea Dafne è una caricatura grossolana e ridicola, per esempio; un cattivo da cartone animato).

Il personaggio di Lafanu sembra quasi realmente esistito, ma Scego decide di interpretare il narratore che entra a gamba tesa nella sua biografia; ci ricama e ricama e ricama mille dettagli emotivi e intimi, sostituendo a un racconto realistico e documentato l’indagine intima, con un risultato che più che altro si avvicina al lezioso e al naïf.
Dipingendo personaggi stereotipati e prevedibili con stile poco maturo. Anche Lafanu Brown, come tutte le figure di contorno, è monodimensionale. Si tratta quasi di archetipi: la protagonista buona senza tratti contraddittori, la nobildonna borghese bionda e superficiale, la serva siciliana umile e saggia e così via.

Esempi di questo stile ridondante sono facili da trovare:
“Quasi per caso notò il disegno che la ragazzina nera aveva tracciato sul terriccio con un ramoscello. Fu meravigliata da quello che vide: la ragazza aveva disegnato un volto di donna contornato da capelli che le ricadevano sulle spalle come stelle cadenti”.
Non sarà un po’ troppo per un disegno fatto con il ramoscello sul fango?

“Anch’io ho pianto la prima volta, mi disse in un inglese che odorava di manioca”

“Non poteva vivere senza inabissarsi ogni notte nella magia di quella donna che aveva avuto la fortuna di avere tutta per sè”

“Che rabbia provata per essere così goffa, quando invece sognava di essere una farfalla. La signora Trevor sembrava quasi una regina seduta sul suo trono di cristallo e lei, invece, solo un brutto anatroccolo..”.

“Lui splendeva e io mi ritrovavo riflessa in quello splendore. Ero diventata di luce perché lui mi vedeva di luce”

“Era avida di lei, che si faceva esplorare come le terre sconosciute del globo estremo. Un amore vorace, un amore assoluto, sembrava quasi che i corpi delle due ragazze fossero fatti apposta per unirsi”

“Tornarono nel letto che avevano appena lasciato, un cielo stellato in cui perdersi”

Insomma, contenuto intrigante in una forma un po’ Harmony.
Come sempre, Less is more.
Profile Image for endrju.
440 reviews54 followers
September 29, 2023
I would give others new eyes for seeing the world they made their way through every day. Lenses for understanding the past and laying hold of the future. Scego does exactly that and, while depicting consequences of European colonialism, racism, and capitalist exploitation, she also explodes myths dear to the very same Europeans such as unity of national and purity of racial identity. It is a great book for its politics, but what it does politically it lacks in styling itself. While the style is not exactly telegraphic, there are no experimental or at least daring flourishes that I prefer when I read fiction. Interestingly enough, there's a mention of Turner, who plays a major role in Lai's Landscapes I read previously.
Profile Image for Baylee.
886 reviews150 followers
July 26, 2020
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Alcune ONG mi hanno chiesto di diventare testimonial di una loro campagna per convincere le persone a non partire. Noi in Somalia il viaggio, lo sai, lo chiamiamo tahrib, da altre parti lo chiamano backway, e io so più di chiunque altro quanto sia pericoloso. Dicono che la Libia sia un pozzo nero. Che da lì non riemergi più. Io non lo so dire, in Libia nemmeno ci sono arrivata. Mi hanno azzannata prima. Ma ecco, cugina, dimmi tu che senso ha andare nei villaggi a dire alla gente di non partire. Io non lo potrei mai dire a un mio coetaneo. Perché ci vogliono togliere quello che loro – i bianchi, gli occidentali, quelli con il passaporto forte – hanno? Possono girare il mondo in lungo e in largo. E vogliono che noi invece non muoviamo un passo. Hanno paura di essere contaminati dal nostro sangue nero? È quella la paura che hanno i bianchi in Occidente? Dimmelo tu, che lì ci vivi. Per questo dico no a queste ONG. Non mi sembra una buona idea dire a un ragazzo: “Ehi, sei africano, sei sfigato, quindi stattene a casa tua, che il mondo non ti vuole.” Che messaggio è?

Ho finito di leggere La linea del colore da diversi giorni e da allora sono qui che mi arrovello su cosa scrivere al riguardo. È stata una lettura importante, capitata per caso in un momento storico nel quale le persone nere hanno di nuovo fatto sentire la loro rabbia negli USA e altrove per le violenze razziste che ancora subiscono.

Dopo la lettura di Adua qualche anno fa, ho ritrovato una Scego dalla scrittura più matura e incisiva, con una prosa che scorre garbata, ma potente e capace di scuotere, perché – semplicemente – non lascia la possibilità a chi legge di voltare lo sguardo dall’altra parte.

E cosa posso dire io di tutto questo? Di tutta questa rabbia, di tutta questa stanchezza, di questa voglia di cambiamento, di questa voglia di uguaglianza? Iniziamo a guardare meglio in casa nostra, tanto per cominciare: quante persone nere non possono respirare perché lasciate annegare nel Mediterraneo? Quante persone sono cittadine italiane di fatto, ma devono dimostrare la loro italianità dopo la maggiore età? Quante persone costrette all’invisibilità ci sono sul nostro territorio, sfruttate nei luoghi di lavoro e impossibilitate a vivere una vita dignitosa?

Cerchiamo di avere a cuore queste battaglie e di dar loro visibilità: senza la nostra spinta collettiva, se noi come popolazione italiana non ne facciamo una questione prioritaria, continueranno a vincere politici capaci solo di aggravare i problemi per poi spacciarsi per i salvatori della patria con il pugno di ferro.
Profile Image for Beatrice.
208 reviews3 followers
January 10, 2021
Questo libro mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno, quello che cercavo da esso e non è grazie al mio intuito ma alla storia e la scrittura. Mi sono da poco incamminata nel tema e la sfumatura dolce ed artistica di “La linea del colore” casca a fagiolo per me.
Vicende articolate tra ingiustizie, razzismo, amore, patria , retaggi violenti e giustizia.
Alternata al presente che ho trovato la perfetta rappresentazione di me durante la lettura: desiderio di conoscere il passato è trovarvi bellezza che ci da ispirazione e forza.
Molto molto molto piacevole!:)
Profile Image for Teresa Oreade Grillo.
66 reviews7 followers
September 27, 2021

Non è proprio da buttare via come romanzo. Gli accenni storici li ho trovati ben studiati.
Ma sono sono per nulla stata coinvolta e trasportata dalla storia, sia quella passata, sia quella odierna.
Non mi ha lasciato nulla questo romanzo.
A mio (modestissimo) avviso è come se la scrittrice si fosse impegnata troppo a studiare gli avvenimenti storici, a cercare di intrecciare le due storie parallele, per poi perdersi, e di fatto non raccontare nulla.
Profile Image for Sara.
161 reviews3 followers
May 8, 2023
Questo libro meriterebbe anche 5 stelle per l'idea da cui nasce, per lo studio che c'è stato, per il messaggio che vuole lanciare. Eppure la scrittura di Igiaba Scego non ne merita più di 2, è poco originale, mal calibrata, semplicemente non è quella di una scrittrice.
Poteva fare un prodotto giornalistico (sicuramente è un'ottima giornalista), un reportage, non un romanzo. È evidente che conosce le regole per la scrittura di un buon libro, come organizzare una vicenda, i personaggi, l'intreccio e via dicendo. Ma un conto sono le regole, un conto è scrivere un buon libro. Il tono ricorda quasi quello di una favola, in una vicenda che invece richiederebbe un andamento ben realistico. Il lessico, benché anche nutrito di parole ricercate, connota poveramente ogni cosa, lasciandola opaca, senza profondità, smunta. Lo stesso avviene coi personaggi, banali macchiette da fumetto, tipi piatti. Il tutto condito da una dose davvero eccessiva di perbenismo: dice tutte cose vere, ma le dice talmente in modo banale e da maestrina che il romanzo perde ogni attrattiva. Non dico che doveva essere più generosa coi bianchi, è giusto non esserlo, ho letto altri autori africani (o afrodiscendenti) che hanno egregiamente smascherato il perbenismo occidentale, il colonialismo nascosto anche della contemporaneità (penso a Gurnah e Adichie), violenze atroci, ingiustizie. Dico semplicemente che Scego lo fa davvero male, ripeto, non fosse per la buona idea alla base, questo libro per me non varrebbe nulla, avrei il dubbio l'avesse scritto una persona di buona cultura ma con nessuna attitudine artistica alla scrittura.
Mi dispiace, ma non so dir di meglio.
Profile Image for Mariaelena Di Gennaro .
474 reviews140 followers
January 1, 2021
4 stelline piene per il messaggio lanciato da Igiaba Scego in queste pagine.
3,5 stelline per la trama e la scrittura molto fine e ricercata, che a volte però a mio parere si è spinta un po' oltre.

"Niente mi ha reso davvero libera come viaggiare. Sono nata dentro quel piroscafo che mi portava a Liverpool, in Europa. Nata a diciannove anni. Solcando quel mare dove la mia gente, la gente nera, ha sofferto l'inferno. Ed è superando l'inferno che sono rinata".

Un romanzo tutto giocato su due piani temporali e che affronta tantissime tematiche (forse troppe, volendo trovare un difettuccio).
La riflessione sulle atrocità dello schiavismo, sull'emancipazione femminile, sulle disparità di genere, sul razzismo ancora imperante, risultano sempre attuali e necessarie.
La postfazione dell'autrice in cui racconta la genesi del romanzo e tutto il lavoro di ricerca che ne ha accompagnato la stesura è secondo me splendida ed è stata la mia parte preferita.
Ritengo questo romanzo, vincitore inoltre del Premio Napoli 2020, una delle uscite recenti più importanti del panorama letterario italiano e senza dubbio Igiaba Scego è un'autrice che approfondirò attraverso la lettura dei suoi precedenti lavori.

"Ma Lafanu questa volta ha deciso di scrivere e non di disegnare. Scrivere la sua storia, o almeno quella che pensa sia la sua storia. Ha deciso di dare spazio al dolore, mettere le lettere una dietro l'altra. Creare un senso. Vuole provare a tirare fuori tutto.
E poi dirà a lui, lui che già la ama, conoscimi. Io sono qui".
Profile Image for Alessia Piva.
38 reviews28 followers
March 11, 2020
Lafanu è un' artista afroamericana dell'Ottocento che sceglie, come casa, l'Italia. La sua vicenda si intreccia con quella al presente di Leila, una curatrice d'arte afroitaliana.
Un libro necessario, che induce a riflettere su "un Paese che oggi si è incattivito verso chi considera altro e si è lasciato andare a un'infelicità che rende crudeli". In Italia, infatti, Lafanu trova sé stessa e rinasce, lontana dall'ipocrita società americana.

Non do cinque stelle, perché ho preferito i capitoli su Lafanu. Avrei voluto che anche la parte dedicata a Leila fosse approfondita fino a quel punto; alcuni passaggi li ho trovati citofonati e un po' "didattici" (pur comprendendo il senso di usare questa forma).
Profile Image for Karen Ashmore.
602 reviews14 followers
December 27, 2022
I enjoyed the two parallel stories: 1) about LaFanu, a free black woman who lived during the civil war period and was a talented artist. She was courted by none other than Frederick (Bailey) Douglass until she turned down his marriage proposal so she could study art in Rome. 2) Fast forward more than 100 years to Leila, a Somali Muslim woman who is an art historian and curator living in Rome, who discovers LaFanu’s art and plans an exhibition of her work.

The intertwining stories are full of experiences but move very slowly. Although I appreciated the plots, I frequently found it difficult to pick up the book and read on.

This was originally written in Italian since the author is Italian but I read a version translated into English.
Profile Image for Paolo.
161 reviews194 followers
January 27, 2021
In realtà le tre stelle sono arrotondate per eccesso e premiano la passione e la generosità profuse dall'autrice nel raccontare una storia interessante e ben escogitata per veicolare istanze sacrosante riguardo le discriminazioni di genere e di razza, fuse nel personaggio di questa artista nera attiva nella Roma di metà ottocento.
Peccato che la scrittura sia frettolosa e qua e là poco accurata e denota l'ingenuità di chi ha molte cose da dire e molta urgenza di raccontarle, ma a scapito della qualità della scrittura e della padronanza della struttura della narrazione.
Profile Image for Eva Lorenzoni.
82 reviews2 followers
July 7, 2020
Una voce più che mai necessaria, quella di Igiaba Sciego. Razzismo, schiavismo, femminismo si intrecciano in un doppio arco temporale, regalandoci due protagoniste complesse e realistiche. Bello!
Profile Image for Manika.
416 reviews
March 1, 2023
Deuxième abandon de l'année à la page 213 sur 350.
Après un début prometteur, l'exécution du livre me pose problème, sans parler du langage qui était beaucoup trop contemporain pour aider à l'immersion d'une narration supposé se situer en 1850/1860...
Les problèmes rencontrés, les intrigues m'ont semblés toujours prévisible ce qui au bout d'un moment à commencer à rendre ma lecture ennuyeuse alors que le début était beaucoup plus dynamique à mon goût.
De plus, je ne vois pas ce qu'ajoute la voix contemporaine, qui n'a fait qu'alourdir la narration.
L'histoire est vraiment intéressante mais je n'ai pas envie de me forcer à terminer.
Profile Image for dely.
492 reviews278 followers
May 1, 2022
Libro molto scorrevole che si legge velocemente, sia per lo stile che per la trama avvincente. Abbiamo due storie che procedono parallelamente: da un lato c'è Leila, curatrice di arte, italiana di origini somale, e dall'altro Lafanu Brown, pittrice afro-americana, che è il soggetto dell'esposizione che sta organizzando Leila. I capitoli dedicati a queste due donne si alternano e impariamo a conoscere le loro vite.
Tramite la vita di Lafanu Brown vediamo cosa significava avere la pelle nera alla fine del 1800 negli Stati Uniti. Lo schiavismo, la discriminazione, la lotta per i propri diritti e il desiderio di poter inseguire i propri sogni. Tramite Leila, invece, vediamo cosa significa oggigiorno seguire i propri sogni tentando di attraversare l'Africa e il Mediterraneo per cercare una vita migliore in Europa. Nei capitoli dedicati a Leila, infatti, incontriamo anche Binti, una sua cugina che vive in Somalia, che cerca di raggiungere l'Italia, ma cade in mano ai trafficanti di uomini.

Non è soltanto un romanzo sulla discriminazione razziale, ma anche un romanzo tutto al femminile, in cui le protagoniste devono combattere anche in quanto donne: contro i matrimoni combinati per "sistemarsi con un buon partito", contro l'omofobia o il voler fare un mestiere non consono ad una donna secondo i parametri dell'epoca. È anche un romanzo sull'azione salvifica dell'arte.

Igiaba Scego, per creare la sua protagonista Lafanu Brown, si è ispirata a due donne realmente esistite: Edmonia Lewis, scultrice afro-americana, e Sarah Parker Remond, ostetrica e attivista afro-americana. Entrambe le donne hanno vissuto e lavorato a Roma, città natale di Leila e dove inizia e termina il romanzo.

Libro interessante, scorrevole, coinvolgente. L'unica pecca è che non è riuscito a coinvolgermi più di tanto emotivamente.
Profile Image for Sara Cantoni.
446 reviews172 followers
November 6, 2021
E' un romanzo decisamente necessario, La linea del colore.
Un libro forte, forse non perfetto a livello stilistico e ritmico ma che si fonda su radici forti e parla di afro-italianità, di rinascita, sopravvivenza e accoglienza e lo fa attraverso una figura fittizia, quella della pittrice afro-americana Lafanu Brown, che però trae ispirazione dalla storia di altre figure afro realmente esistite, come Scego spiega bene nel capitolo dedicato al Making Of del Romanzo.
Non è un romanzo storico nel mero senso del termine anche se è storicamente documentato e i riferimenti storici, artistici e culturali sono reali e fedeli. E' un romanzo radicato nel mondo dell'arte e radicato a Roma che parla di Italia, colonialismo, schiavitù italiana, parla di Dogali, di Somalia e si ancora anche alla Guerra di Secessione americana.
Scego sceglie di costruire un ponte tra lo ieri e l'oggi inserendo dei capitoli ambientati nella Somalia contemporanea ricollegando di fatto colonialismo, tratta degli schiavi, schiavitù e immigrazione contemporanea, lager libici, l'impossibilità di alcuni cittadini di spostarsi, la cittadinanza mondiale di serie A e B, i passaporti forti e deboli, a quella che a tutti gli effetti è la schiavitù moderna.

Profile Image for Enrico Balsamo.
64 reviews16 followers
September 26, 2021
Non è brutto. Non è un brutto libro. È solo che non mi ha per nulla coinvolto. Ma zero proprio. Mi dispiace.
Profile Image for Martina Valeri.
24 reviews
May 3, 2023
Libro eccezionale.
Per educarsi a indossare lo sguardo degli altri, a mettersi letteralmente nei panni degli altri e respirare le ingiustizie che il privilegio bianco infligge.
Profile Image for Virginia Barchi.
79 reviews4 followers
March 15, 2024
Una piccola ventata di aria calda, con la luce che si apre su Roma, ne illumina le vie, in una storia di ribellione al destino che parla di umanità, immigrazione ed autoaffermazione, tra presente e passato.
Profile Image for Anna.
77 reviews3 followers
January 9, 2021
2.5
Ho letto pareri molto entusiasti su questo libro e complice uno sconto della versione ebook l'ho comprato. Onestamente sono rimasta un po' delusa, la storia non mi ha coinvolta come speravo nonostante, i temi trattati, tocchino tematiche attuali e necessarie, come la migrazione, la violenza sessuale, la condizione degli afrodiscendenti. Tuttavia forse proprio la molteplicità dei temi trattati ha impedito un approfondimento maggiore su alcuni di essi risultando, sopratutto la parte di Leila, un po' buttata lì per caso, ad intervallare la narrazione su Lafanu.
Profile Image for Ali.
1,797 reviews162 followers
May 20, 2023
There are a lot of timelines going on this book - two interwoven storylines, more than a century apart, both of which flip back and forth through that person's life. Also going is a beguiling, sometimes distracting, allusions to history: including a not-Frederick Douglass love interest. The main character Lefanu is based upon a couple of historical figures, including sculptor Edmonia Lewis and activist Sarah Parker Redmond. Amidst this there is a strong, moving story of being an artist in a racist world. Despite the complexity, the book draws you in - using the contemporary sections to throw the historical experiences into relief.
Profile Image for Simone Luca.
20 reviews
April 15, 2021
Ci sono vite che sono costrette da linee: di confini, di muri, di filo spinato, a cui non sono concesse passaporti abbastanza forti per poterli oltrepassare. Vite che invece sono chiuse da linee fatte di stereotipi, pregiudizi e ignoranze. La linea del colore affronta questioni che ancora oggi non sono risolte. Ci costringe a guardare volti impressi su pietra a cui non si fa caso, se non ci si mette nella pelle degli altri.
Displaying 1 - 30 of 135 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.