Прехвърлила шейсет, Елизабет Жоз прелиства страниците на живота си. Картините от младостта ѝ се редуват със спомен отпреди две години, когато събира приятели и съседи на пролетно парти, а то завършва с убийство. Престъпление от страст или черна комедия, в която един кротък човечец, жертва на модата, изведнъж удушава половинката си? „Вавилон” е история за самотата и изгнаничеството вътре в нас самите. През 2016 г. романът е отличен с наградите „Ренодо” и „Гонкур на учениците от гимназията”.
*** Ясмина Реза (1959) e сред най-ярките имена на съвременната френска и европейска драматургия. Първите ѝ стъпки в театъра са като актриса в спектакли по Молиер и Мариво. Дебютира като драматург през 1987 г. с пиесата „Разговори след погребение”, за която получава награда „Молиер” за най-добър автор. Седем години по-късно пише „Арт”, която ѝ носи световна известност. Сред най-поставяните ѝ творби са също „Богът на касапницата”, „Живот х 3”, „Една испанска пиеса”, в които се оглежда животът на средната класа.
Yasmina Reza began work as an actress, appearing in several new plays as well as in plays by Molière and Marivaux. In 1987 she wrote Conversations after a Burial, which won the Molière Award for Best Author. Following this, she translated Kafka's Metamorphosis for Roman Polanski and was nominated for a Molière Award for Best Translation. Her second play, Winter Crossing, won the 1990 Molière for Best Fringe Production, and her next play The Unexpected Man, enjoyed successful productions in England, France, Scandinavia, Germany and New York. In 1995, Art premiered in Paris and went on to win the Molière Award for Best Author. Since then it has been produced world-wide and translated into 20 languages. The London production received the 1996-97 Olivier Award and Evening Standard Award. Screenwriting credits include See You Tomorrow, starring Jeanne Moreau and directed by Didier Martiny. In September 1997, her first novel, Hammerklavier, was published.
Come in Match Point Avrò guardato Match Point almeno quattro volte - e tutte per intero - e ogni volta non ho mai potuto fare a meno di stupirmi di quanto nella prima parte del film Scarlett Johansson appaia (o perlomeno appaia a me) conturbante, sensuale, intrigante, grintosa, eccitante, irresistibile, senz’altro affascinante, e di quanto nella seconda parte, cambiando i presupposti, diventi noiosa, lamentosa, quasi insignificante, quasi sciapa, non più così bella. Questo è ciò che più mi ha colpito in "Babilonia" fra le tante cose, il libro è pieno di spunti di riflessione, ma questa è quella che per me ha più rilevanza: come persone, ambienti, relazioni, oggetti della quotidianità possano assumere connotazioni completamente diverse quando cambiano le condizioni. E le condizioni possono mutare all’improvviso, più o meno indipendentemente dalla nostra volontà, a volte anche solo per stupidità propria o leggerezza. Una vita si trasforma in un’altra. Una persona che si pensava di conoscere appare completamente diversa, in un attimo. Si sente l’oppressione dell’impossibilità di ‘risistemare’ tutto come prima, la voglia di scappare da se stessi. Una commedia si trasforma in noir. Yasmina Reza non si ferma in superficie, scava, ma scava velocemente, accenna, non diventa prolissa o pesante, semina piccoli indizi in modo da far considerare le varie situazioni da diversi punti di vista. Interessante il tema della tolleranza che presupporrebbe indifferenza per poter essere esercitata. Trovo magistrale nella sottigliezza di analisi il paragrafo delle argomentazioni di Lydie relative al comportamento inadeguato del marito alla festa. Scritto con chiarezza di intenti e di 'reza'.
fissare i momenti di una storia sconcertante che basta a se stessa. senza una spiegazione, perché non c'è. come un omicidio che semplicemente (complicatamente?) accade. o un'amicizia che semplicemente (idem) è più forte del resto. a yasmina reza non piace interpretare. giri l'ultima pagina e ti resta in mano la constatazione che è successo, succede, punto. «io scrivo foto», ha dichiarato in un'intervista. e «chi può stabilire il punto di partenza delle cose?» si domanda più o meno all'inizio di questo romanzo che ha realmente la fotografia come sottotesto, e che una volta finito lascia ad allargarsi cerchi di malessere non proporzionali alle sue 150 pagine virgola qualcosa. perché l'autrice si limita a mettere in fila unità minime di inquadrature, che registrano il crescendo di disordine della realtà, fin sul nostro pianerottolo. babilonia, appunto. o dell'impossibilità di comunicare.
"Le parole gli sono penetrate in corpo e lo fanno sanguinare in maniera incontrollabile"
Una parola scoccata come una pugnalata, un gesto non ben meditato, questione di un attimo e la quotidianità (nei suoi risvolti a volte comicamente amari) si volge in tragedia.
Senza giustificazioni. Senza reali motivazioni. Senza intenzioni.
Ma, soprattutto, senza alcuna spiegazione razionale.
D'altra parte “ci distinguiamo dagli uomini di Neanderthal soltanto per un'alterazione minima di un certo cromosoma. Una mutazione insolita del genoma che avrebbe consentito il salto nell'ignoto, la traversata dei mari senza alcuna certezza di una terra all'orizzonte, tutta l'umana febbre di esplorazione, di creatività e di distruzione. In sintesi, un gene della follia.”
Si gira l'ultima pagina attoniti, non potendo che condividere uno dei chirurgici pensieri della Reza:
"Beati quelli che credono che la vita sia parte di un insieme ordinato".
"Chi ti ama ti rilascia un attestato di esistenza ( o di consistenza ). Non avere nessuno significa non avere nemmeno se stessi". In questa frase la sintesi di un romanzo che scorre in un fraseggiare breve e asciutto, una serie di fermi immagine, come nel libro fotografico "The Americans" che Elisabeth sfoglia quando è presa dalla nostalgia. In un continuo sovrapporsi di piani temporali, ricordi che affiorano all'improvviso fondendosi ai gesti quasi meccanici di un presente malinconico, ci ritroviamo avvolti nel senso di solitudine che la protagonista avverte quale unico elemento certo della vita. "Certi giorni, quando mi sveglio, la mia età mi prende alla gola. La nostra giovinezza è morta. Non saremo mai più giovani. È questo mai più che è vertiginoso". Con precisione chirurgica Yasmina Reza descrive il senso di sconforto di chi, facendo un bilancio della propria vita, si interroga sul significato dell'esistenza, sulla propria identità, sui rapporti con familiari e amici e, confuso, ne avverte l'inconsistenza. Elisabeth incontra Jean-Lino per le scale di casa. Uno scambio di sguardi e ritrovano una nell'altro lo stesso disorientamento, riconoscono lo stesso desiderio di sentirsi di nuovo vivi. Nasce una strana amicizia, fatta di silenzi complici e ricordi simili, tra due sessantenni che si fanno compagnia camminando "verso qualcosa d'ignoto". Un evento imprevisto, forse imprevedibile ("Chi può stabilire il punto di partenza delle cose? Chi sa quale oscura e forse remota combinazione ha governato i fatti?"), dà un'accelerazione al racconto, che si impenna, lasciandoci senza fiato. La reazione di Elizabeth, quel suo restare aggrappata nonostante tutto alla prima immagine di Jean-Lino, la sua comprensione e accettazione apparentemente assurde di un gesto estremo, sono tra le pagine più spiazzanti e toccanti che Yasmina Reza ci regala. Senza retorica, senza giudicare, con lucidità e chiarezza. "Non si può pensare il mondo in generale, nemmeno gli esseri umani. Ci si può fare un'idea solo di quello che si è toccato. Tutti i grandi eventi alimentano il pensiero e lo spirito, come il teatro. Ma a farci vivere non sono i grandi eventi né le grandi idee, sono cose più prdinarie. Ho trattenuto in me, davvero, soltanto le cose a portata di mano, che potevo toccare con le mie mani".
“Benim anlamadığım, hayvanlara üzülecek vakti nasıl bulduğunuz. İlla bir şeye üzülecekseniz bari insanlara üzülün. Dünya iğrenç bir hal aldı. İnsanlar kapımızın önünde geberiyor ve biz tavukları düşünüyoruz. Üzüntünün de bir sınırı olmalı. Herkese üzülemezsin ki. Yoksa sen Aziz Petrus musun? Gerçi o da piçin tekiydi, dilencilere üzülüp Yahudilere tükürüyordu. Onun bile gönlü yeterince geniş değildi.”
Yasmina Reza’nın okuduğum ilk kitabıydı. Bir parti sonrası işlenen cinayetin hikayesine; 60’larındaki bir kadının kişisel tarihi ve varoluşuna dair sorgulamalarını bir iç monolog olarak işleyerek götürmesini çok sevdim. Kişilik, ölüm, etik, insanın eşya ile olan ilişkisine ve zamanın akışına dair fikirlerini çok da derinlere indirmeden aktarıyor; size de düşünecek bir yol açıyor. Oldukça da akıcı bir dili var, tavsiye ederim.
“Sevilme arzumuz meşru mudur? Felaketle sonuçlanan isteklerden biri değil midir bu?”
yasmina reza oyun yazarı olduğu için sanırım çok çok iyi kuruyor romanlarını. üst sınıftan 60’larında iki komşu ailenin trajik bir olayla bambaşka bir ilişkiye geçişi romanın konusu diyebiliriz ama reza bu olayı aktarırken geçmişe yönelik, çocukluğa, sevgisizliğe, hayata tutunmaya dair anlattıklarını o kadar güzel yerleştiriyor ki kurguya. baba dayağı yiyerek büyümüş bir çocuğun 60’lı yaşlarda baktığı hayat babil kulesinin bir katında, mutlu büyümüş ama 60’larındayken bir çocuğun sevgisini kazanabilmek uğruna girdiği savaşla uğraştıran bir hayat başka bir katta... bu iki kişinin ilginç dostluğunu, bir biçimde trajik olayla iyice bağlanmalarını ben bir okur olarak çok çok iyi anladım ki bu kadar ince bir kitapta bu derinliği vermek zor aslında. reza’da sevdiğim bir başka özellik ise “humour”. hiç kaybetmiyor, anlattığı ne kadar ağır olursa olsun.
implacabile, non mi viene in mente altro aggettivo per definirla. yasmina reza qui non fa sconti a nessuno e ci regala un trattato sull'inconsistenza delle relazioni e sulla solitudine che affiora anche nelle vite più affollate. scritto magistralmente, senza perdere l'ironia.
Fun fact, de valamiért úgy rögzült bennem, hogy ennek a könyvnek a címe "Bábel". Ami tök jó metafora, ha az író az ember kommunikációs képtelenségéről akar írni, arról, hogy elbeszélünk egymás mellett, a kölcsönös megértés reménye nélkül. Ami amúgy szintén jó téma, és szerintem meg is írták már páran. Mindenesetre szerencsére nálam az értő olvasás egyik járulékos eleme, hogy előbb-utóbb a címet is felfogom, szóval még mielőtt megszövegeztem volna a fenti alapokra épülő értékelést, korrigáltam magam. Szóval nem, ez a könyv nem a kommunikációs képtelenségünkről szól. Illetve arról is (mint valahol az összes irodalmi mű, illetve az irodalom maga), de ez egyszerű véletlen.
Nos, ennyit akartam mondani az értő olvasásról, illetve arról, milyen erős pre-olvasatokat lehet előidézni pusztán a cím segítségével.
Most, hogy tudjuk, miről nem szól (vagy nem nagyon szól) a könyv, beszélhetnék akár arról is, miről igen. Hát, azt gondolom, ez a könyv a morál rugalmasságáról szól. Hogy egyéni szimpátiából, rosszul értelmezett empátiából és erkölcsi renyheségből egészen különös és különösen veszélyes döntéseket tudunk meghozni. Egyenként tiszteletreméltó és emberi motivációink egymásba fonódva olyan elegyet alkothatnak, amelytől kevésbé leszünk emberiek (a szó humanista értelmében). Hülyék vagyunk, na. De a hülyeség is sokszínű: néha abból fakad, hogy túl egyszerűek vagyunk, néha abból, hogy túl bonyolultak. Néha meg egyszerre mind a kettőből - mert van az úgy, hogy két szélsőérték eredője nem a normalitást adja ki, hanem a két szélsőérték legrosszabb jegyeit hozza felszínre.
Jó kis erkölcsi kamaradráma ez, finoman cizellált példázat rólunk. Arra számítottam azért, hogy erőteljesebb kifutással lep meg, de talán épp e kifutás hiánya az, amivel meg tud lepni manapság egy író.
Babil'in baş karakteri Elizabeth'i Dünya Edebiyatı'nın en güzel karakterleri listesine alınması talebini içeren bir dosyayı heyete sunmanın hazırlığını yaptığımı bildiririm öncelikle. "Kendimi bir yazardan çok fotoğrafçı olarak görüyorum" diyen Yasmina Reza son romanı Babil'in açılış sayfasında fotoğrafçı Robert Frank'ın Amerika'dan yanlızlık manzaraları içeren 1958 yılı baskılı Amerikalılar adlı kitabın sayfalarını baş karakteri Elizabeth'e çevirtiyor. Paris Pasteur Enstitüsü'nde patent mühendisliği yapan ve matematik profesörü eşi Pierre'le bir banliyöde sistem ne kadar uygun görürse o kadarıyla mutlu mesut yaşayan biyolog Elizabeth roman boyunca o fotoğraf kitabının sayfalarını çevirirken bir yandan da okurla dertleşiyor, dedikodu yapıyor, felsefe yapıyor, kendisiyle dalga geçiyor, geçmişiyle yüzleşiyor. Boş tek bir laf yok. Elizabeth formunu korumak için kullandığı merdivende rastlaştığı asansör korkusu çeken komşusu Jean-Lino'yla zamanla sosyalleşen arkadaşlığından da bahsetmeye başlar. Bütün bu anlatı ne içindirinin (bence) bir önemi yok; varoluş için şunun için bunun için, sonuçta keyifle okuma yaptığınız masadan zihnen ve ruhen zenginleşmiş olarak kalkıyorsunuz. Dükkanı kapamadan önce altını çizmekte yarar görüyorum: Arka kapak yazısında komşu Jean-Lino'nun cinayeti 'merkez konu' gibi duruyor. İlgisi yok. Cinayet mevzusu metne altmışıncı sayfadan giriyor. Kitabın yarısı demek bu. Dahası, cinayet gündeme geldiğinde Elizabeth bir şey olmamış gibi bir yandan kendi konularını anlatmaya devam ediyor. Arka kapak "Yasmina Reza polisiye anlatıya başvurarak varoluşumuza dair (...) soruşturma yapıyor" diyerek yine saçmalıyor. Polisiye anlatı falan yok ortada. Ne var? Son otuz sayfaya girilirken Fransız Polis Teşkilatı'nın çalışma anlayışını ve şüpheliyi soruşturma/sorgulama prosedürünü çoğu meslekten insanın dahi bilmediği detayların anlatısını okuyoruz. Özellikle olay yeri tatbikatının saçmalığı; sanki film çevriliyor. Sorgulamalarda cinayet/katil amaç değil araç durumunda. Karısını öldüren Jean-Lino emniyet teşkilatı bürokrasinin çalıştırılması için bir malzeme sadece; cinayeti işlemiş mi niye işlemiş nasıl işlemiş yoksa işlememiş mi, sorgulama bu konularla ilgilenmiyor. Yasmina Reza 'okuru sıkma' pahasına bu yabancılaşmayı detaylandırma yaparak anlatmayı tercih etmiş. Saygı duyuyorum. Bir yıldızı esirgemeyeceğim. Ekin Özlü Akseki çevirisi birkaç yanlış kelime tercihi ve dil hatalarını görmezden gelirsek keyifli okuma sağlayacak nitelikteydi. Ellerinden öpüyorum.
¿Cuál es la fina línea que nos separa de los Neandertales? ¿Qué es lo que nos hace seres civilizados? Es una pregunta recurrente en las obras – muy teatrales – de Yasmina Reza, que examina con lupa a esas parejas de la burguesía francesa que, a partir de un pequeño acontecimiento, pueden mutar y volver a su naturaleza más primitiva.
En Un dios salvaje la acción se desencadena cuando dos matrimonios se reúnen para solventar una pelea de colegio entre sus hijos respectivos. Fue llevada al cine en una excelente película del mismo título dirigida por Roman Polanski en 2011.
En la obra que nos ocupa, es una fiesta que da Elisabeth para celebrar su cumpleaños, a la que invita amigos y vecinos. Una anécdota contada por uno de los huéspedes conduce a reacciones insólitas y desvela capas que normalmente están soterradas en la vida social.
Yasmina Reza retrata magníficamente esas relaciones superficiales y conversaciones banales que en un momento dado se pueden rasgar como un velo y revelar lo que subyace en nuestra naturaleza. No en vano es autora de piezas teatrales, por lo que sus novelas se basan en diálogos muy ágiles que nos hacen conocer a los diversos personajes y cómo se mueven en el marco de unas rígidas convenciones de clase social.
El título se refiere a un pasaje del Antiguo Testamento que habla de los ríos de Babilonia, un pasaje que hace referencia a la Tierra Prometida – y es que algunos de los personajes retratados viven con una insatisfacción permanente que les hace añorar siempre lo que no tienen.
En conjunto, una buena novela dentro de la trayectoria de esta autora. 3,5*
Nei libri voglio perdermi o trovarmi. Quello che cerco in un libro, qui l'ho trovato. Una storia interessante, ben narrata, senza sbavature, priva di compiacimenti estetici, semplici frasi descrivono personaggi e fatti. Profonda conoscenza dell'animo umano, la tragedia è sempre in agguato nascosta dietro l'angolo, nessuna vita per quanto banale possa essere può dirsi esente dal rischio. Importante è, come fa la protagonista, affrontare con intelligenza e dignità la sorte che ci tocca.
Noi non siamo come nel nostro farneticare. Babilonia di Yasmina Reza
La scrittura di Yasmina Reza ha la capacità di tirarsi fuori, fosse soltanto con una riga, dalla malinconia che ingessa, dal cinismo, dalla noia dei bla bla bla. Babilonia comincia con una donna sessantaduenne che vuole sentirsi più viva dei suoi malanni, mentre riprende a guardare The Americans di Robert Frank, un album fotografico di Street Art, degli anni '50. Facce stanche, spente, tristi. Testimoni di Geova impauriti con tra le mani una rivista che esclama di svegliarsi. Awake. Reza scrive: "Che importa quello che siamo, quello che pensiamo, quello che diventeremo? Siamo nel paesaggio fino al giorno in cui non ci siamo più". Subito dopo scatta e torna alla memoria con un episodio giovanile, lei diciassettenne, innamorata, tra amici festanti cha vanno al mare a bordo di una due cavalli. Scelgono una canzone allo Scopitone, un primordiale Jukebox dal quale si poteva vedere il video della canzone. Ballano. Alla terza pagina eccola riscattare e irrompere nel presente immediato. Lei, Élizabeth, addetta all'ufficio brevetti dell'istituto Pasteur, sposata con Pierre, i due hanno un figlio. Il suo vicino dalle origini italiane Jean-Lino Manoscrivi è sposato in seconde nozze con Lydie Gumbiner, una cantante dal carattere esuberante. Jean-Lino impiegato nel ramo elettrodomestici, invece, è un uomo con pochi minimi sussulti, tra questi il nipotino di lei, Rémi, al quale è affezionato in modo sgangherato. "È giusto desiderare di farsi voler bene? Non è uno di quei tentativi inevitabilmente disastrosi?". Tra Élizabeth e Jean-Lino - magro, non molto alto, viso butterato - non è ben chiaro cosa ci sia, non particolare attrazione fisica, semmai un intendimento sotterraneo su impacci condivisi, nel passato e nel presente. Si incontrano sulle scale essendo gli unici due del condominio che non hanno intenzione di prendere l'ascensore, lui per fobia, lei perché vuole muoversi e camminare quanto più possibile. Il primo appuntamento lo passeranno alle corse dei cavalli, Jean-Lino scommette e sembra divertirsi, Élizabeth nel frattempo va avanti e indietro nei ricordi ma la sua idea fissa è quella di una cena con i nuovi vicini Manoscrivi e con gli altri amici. La cena si terrà il primo giorno di primavera, il 21 marzo.
C'è una scena molto bella a inizio cena. Tutti sono sulle loro, procedono per frasi di circostanza, fino a quando interviene la neve. Grossi fiocchi che vedono cadere dalla finestra. "Nevica! Ho gridato nevica" esclama Élizabeth. Yasmina Reza scrive che gli uomini commentano con "non attaccherà", per le donne invece "attaccherà", eccome. Al centro della cena c'è la conversazione, che come accade nell'opera di Reza, sembra andare sempre da un'altra parte rispetto ai buoni propositi. Lydie chiede come sono stati trattati i polli che stanno per mangiare. Jean-Lino, per rendersi simpatico in una della poche serate in cui sente di poter parlare in modo contento e spensierato, approfitta per raccontare un aneddoto su sua moglie che alle cene fra amici chiede se i polli sono stati alimentati con granulato biologico, se hanno avuto la possibilità di svolazzare, appollaiarsi sugli alberi, vivere da polli liberi. L'aneddoto, "sull'appollaiarsi sugli alberi" metterà tutti di buon umore; tranne sua moglie Lydie.
Nel precedente altrettanto splendido romanzo, del 2013, "Felici i felici", coppie si sfiorano, alcuni di loro compaiono più volte, in generale tutti in qualche maniera sono in relazione seppure marginale per parentele, professioni, vita mondana. C'è umorismo, nervosismo, ma non si arriva mai alla collera o al gelo, tuttavia Yasmina Reza mette in scena uomini e donne che dicono e si mostrano come se non fossero più padroni delle loro parole, come se la loro lingua sia il loro intimo carceriere. Libro notevole per la minuzia dei particolari, nei 21 monologhi- conversazioni tra coppie francesi della medio alta borghesia prendono la parola alcuni personaggi dai nomi curiosi come Luc Condamine, Odile Toscano, Loula Moreno, Raoul Barnèche. Uno di loro dirà: "Le donne approfittano di qualsiasi cosa per avvilirti, adorano ricordarti quanto sei deludente". In Babilonia l'avvilito è costantemente Jean-Lino ma in una semplice, banale cena le cose possono saltare per parole che non erano messe in conto. C'è uno splendido verso di un grande poeta, Czesław Miłosz che dice: "Noi non siamo come nel nostro farneticare". Profondamente vero, ma nelle storie di Yasmina Reza, come accade in Babilonia, il nostro farneticare non sempre lascia tutto com'è. Nella seconda parte, che non racconto, accadrà un fatto brutto, la storia piegherà verso un umorismo grottesco.
I libri migliori di Yasmina Reza - questo lo è - fanno questo effetto. I personaggi apparentemente sanno litigare, usano i termini giusti, disincantati e taglienti: - Élizabeth, lei è cattolica? "Non sono niente". Quasi quasi si vorrebbe tornare dentro un libro di Robert Walser dove eravamo un po' tutti senza magnifica erudizione. Vorremmo che i personaggi stessero un po' più zitti, un po' più impacciati. Ma Reza con la sua lingua rapida e talvolta bellissima, ci fa capire che tu, lei e loro che stanno dentro il libro, compresi i polli alimentati con granulato biologico, appartenete alla stessa 'fiaba sociale'. E ti affezioni a questa scrittrice amorale contro volontà, contro ogni retorica: "Mi sono ricordata dei sessant'anni di mio padre. Avevamo mangiato una choucroute in place de la République. Era l'età che avevano i genitori. Un'età sconfinata e astratta. Adesso sei tu che ce l'hai. Com'è possibile? Una ragazza ne combina di tutti i colori, scorrazza nella vita sui tacchi, tutta imbellettata, e all'improvviso si mette ad avere sessant'anni. Andavo a fare foto con Joseph Denner. Lui amava la fotografia e io amavo tutto quello che amava lui. Saltavo le lezioni di biologia. Non avevamo paura del futuro, in quegli anni".
"Non sono i grandi tradimenti a provocare malinconia, ma il ripetersi di perdite infime".
Cosa fareste se il vostro vicino di casa vi suonasse alla porta per dirvi che ha ucciso la moglie? Probabilmente, chiamereste la polizia. Ma non è questa la scelta che fa Elisabeth, la protagonista del romanzo. Lei decide di aiutare il vicino, prestandogli una valigia per nascondere il cadavere e mettendo a repentaglio tutta la sua vita…
Questo è il primo romanzo che leggo di Yasmina Reza e mi ha lasciata sconcertata – in positivo. Se dovessi descrivere il libro in poche parole direi: “un romanzo surreale che indaga alla perfezione aspetti fondamentali della società”. La trama, infatti, non è importante in sé, ma è funzionale ad analizzare il comportamento delle persone – ciò che si cela dietro le maschere che indossano ogni giorno. Il risultato è, innanzitutto, una critica alle convenzioni e cliché della società borghese. Nel romanzo, vengono fatti tanti esempi di tali cliché: il fatto di tenere in casa foto di parenti per cui in realtà si prova indifferenza, l’abitudine dei genitori di fare belli i bambini alle feste, mettendoli in mostra, o l’abitudine di dire frasi prive di significato come “tutto è sotto controllo” o “bisogna essere tolleranti”. Oltre a questo, il romanzo affronta diversi temi: la vecchiaia e la prossimità alla morte - Elisabeth ha varcato la soglia dei sessant’anni e sente molto il passare del tempo e i cambiamenti apportati dall’anzianità - la solitudine, in particolare il rapporto tra solitudine e identità di una persona - essere amati significa ricevere una sorta di attestato di esistenza -, le relazioni, in particolare quelle coniugali - quando una coppia litiga, spesso le opinioni diverse sono solo un pretesto – e il rapporto con la propria infanzia - Elisabeth è cresciuta con una madre indifferente e un padre che la picchiava spesso e questo l’ha portata a sviluppare un vero e proprio odio per la propria infanzia.
Al di là dei temi trattati, il punto di forza di questo romanzo è lo stile tragicomico: Yasmina Reza riesce ad alternare continuamente momenti drammatici e situazioni comiche senza mai cadere nel superficiale o nell’assurdo. Il risultato è un romanzo originalissimo, che diverte, stupisce e fa anche molto riflettere. Non vedo l’ora di leggere altro di suo.
Che cosa spinge una donna ad aiutare un vicino, con cui ha un rapporto di stretta conoscenza ma non ancora di amicizia, a coprire le tracce di un omicidio? Fondamentalmente credo che la donna si senta sola. Abbandonata dal suo uomo che, subito dopo aver saputo un fatto sconvolgente per tutti, torna tranquillamente a letto a dormire. Si sente sola, abbandonata. “ Mi aveva lasciata completamente sola, incustodita… chi dorme ti lascia, smette di preoccuparsi di te” E’ un alibi? Non credo. Ma forse è attenzione quella che cerca e la trova in quell’ometto dal sorriso contagioso che le mette il buonumore, senza andare oltre le righe. Forse il suo è un ringraziamento che un po’ stona. E’ come se la donna non si rendesse conto esattamente di ciò che fa, come se tutto questo fosse un gioco per lei: il cappotto che scivola, la borsetta che cade. Solo seduta sugli scalini in attesa sembra ravvedersi. “ Sulle rive dei fiumi di Babilonia ci sedemmo e piangemmo al ricordo di Sion”. Una prosa interessante, in alcuni tratti un po’ lenta.
Chi può stabilire il punto di partenza delle cose? Chi sa quale oscura e forse remota combinazione porta ad un determinato evento ?
Elisabeth è una donna benestante, una vita tranquilla , un figlio ormai adulto , un marito che la ama , un buon lavoro , degli amici Una sera decide di dare una festa a casa sua e poi ... accade l'impensabile . E qualcosa scatta in lei , si fa coinvolgere in una situazione drammatica e assurda, rischiando molto , per l'affettuosa solidarietà , per l'amicizia che la lega al suo vicino Jean Lino - certo - ma sotto sotto anche per la voglia di sfuggire al tempo vuoto delle sue giornate , alla piattezza immobile e rassicurante della sua esistenza Mi è piaciuta la scrittura di Yasmina Reza , sempre molto efficace nelle "inquadrature" delle debolezze, delle ipocrisie dei rapporti (i coniugi ne escono triturati :) ) delle meschinità quotidiane , la fluidità "cinematografica" delle scene , dei dialoghi . In questo romanzo ,però, secondo me, a volte sembra calcare troppo la mano , tipo nella caratterizzazione macchiettistica di Jean Lino , timido , butterato, che parla in italiano rincretinendo con il suo gatto Eduardo (!? )con il suo giubbino Zara , persino il riporto bah ,la sensazione è stata quella di uno script bell'e pronto (con in mente l'attore da scritturare per la parte) 3 stelle abbondanti , ma non mi ha coinvolto troppo
I did read to the end of this book—in spite of the slow story and rather uninteresting reflections by the principal character. I thought there might be something interesting ahead! Spoiler: there isn’t. I never did understand Elisabeth’s failure to call the police. The intriguing aspect of the story is why there is tension at all—and for that aspect I gave 2 stars rather than 1.
è scritto molto bene, tuttavia mentre lo leggevo e - ancora di più - dopo averlo concluso, mi sono chiesta più volte che senso avesse. non è una domanda che mi piace pormi.
Alt katta düzenlenen bir parti sonrası üst kattaki komşu karısını öldürür. Kitabın ana ekseninde bu cinayet olayı varken partiyi düzenleyen Elizabeth'in geri dönüşlerle yaşamını sorgulayışını okuruz. Çok beğenerek okuduğum, bazı cümlelerden hareketle yer yer elimden bırakıp düşüncelere gark olduğum bir kitap oldu. Yasmina Reza okumaya devam edeceğim kesin...
Chi ti ama ti rilascia un attestato di esistenza (o di consistenza).
Elizabeth è una donna alle soglie della vecchiaia che vive in un condiminio della periferia parigina. Lavoro stabile ma noioso, un marito un po’ rigido, un figlio già grande, una sorella disinibita e dei vicini pressoché nella media. Fatta eccezione per il signor Jean-Lino del piano di sopra. Radici italiane, faccia butterata, scarsa parlantina, una claustrofobia che gli impedisce di prendere l’ascensore, un uomo infinitamente solo nonostante il (secondo) matrimonio con Lydie, cantante jazz animalista e ben più esuberante di lui. A seguito di una festa a casa di Elizabeth, sarà proprio il mite Jean-Lino a trascinare la protagonista e narratrice in una tragicommedia grottesca che precipiterà voi al centro di un noir sempre più paradossale e vertiginoso.
Ancora una volta Yasmina Reza concentra il proprio sguardo acuto e indagatore sulla vita di coppia e le sottili crepe che si creano sotto la superficie del matrimonio. Ma poi si spinge ancora oltre e ci parla della malinconia del passato che s’intrufola nel presente e soprattutto dello sconforto di chi si affaccia alla vecchiaia e sbirciando alle proprie spalle, trova tuttalpiù banalità e inconsistenza. Elizabeth e Jean-Lino non si avvicinano per attrazione fisica, ma per un’inaspettata intesa tra le reciproche solitudini. Aggiungeteci una situazione macabra ma trattata con grande ironia e una donna da troppo tempo “in panchina” che ha voglia di sentire un brivido di straordinario. Ecco che avrete la perfetta ricetta per un romanzo semi-noir, filosofico ed estremamente incalzante.
Sono abituata a leggere la Reza in veste di drammaturga ed è stato interessante ritrovarla qui come romanziera. Penso che questa forma ne smorzi un po’ gli angoli più implacabili, pur mantenendone intatta l’opera di indagine psicologica e la precisione chirurgica nel descrivere piccole scene di vita ordinaria pregne di significato. Dialoghi fulminanti, scene paradossali e una grande riflessione sul linguaggio e sui concetti vuoti del nostro parlar comune (la tolleranza, il creare legami). La parola qua è spesso avvilente e amareggiante ma all’improvviso può dimostrarsi anche confortante.
Puntuale, sagace, raffinatissima. Riconfermo la mia opinione positiva su questa autrice, da non sottovalutare nemmeno fuori dalle sue pièce teatrali.
This super little book could be described as a mixture between noir and a ‘cosy’. Despite all that goes on around her, the narrator’s is most concerned with watering the plants and looking after the cat, Eduardo, who actually gets quite an important role throughout the story. A dispute over free-range chicken has fatal consequences in the aftermath of Elisabeth’s party. The plot then drifts back and forth through time as Elisabeth tries to justify why she didn’t just call the police, at times going off on tangents as if nervous, or trying to rationalise her behaviour. Reza presents her to us as if we are her jury, in what is a gripping study or an unusual woman’s character.
We finally looked at each other. I saw again what I liked in his eyes. Above no matter what sorrow, the flame of mischief.
J'ai beaucoup aimé ce roman, parsemé de réflexions intéressantes sur la mort, l'identité, le passage du temps, les objets qui nous entourent, avec en plus une intrigue peut-être pas enlevante mais à tout le moins originale.
Ach ja, das Leben in der gedankenlosen Oberschicht, das Treiben und unbewusste Dahinsiechen. Yasmina Reza bleibt auch bei ihrem neusten Buch "Babylon" dem Setting treu und lässt französische Ehepaare aus ihrem scheinbar gesicherten Wohlstand und Dasein purzeln. Was sich hier in fragmentarisch aufgebauten Erinnerungen und Schilderungen zuspitzt, ist trotz Mord und Existenzverlust komisch und persifliert von Dinnerpartys über Polizeiverhöre auch das Tun und Lassen in hübschen Blockgebäuden.
Reza weiss dabei nicht immer, wie sie ihre Geschichte genau präsentieren und anpacken will, "Babylon" liesst sich aber flott und bietet einige Überraschungen. Selten konnte man sich den menschlichen Abgründe so sicher nähern - und wenn man doch hineinfällt, dann wenigstens mit einem verschmitzen Lachen.
Ich finde, dieses Buch beginnt relativ schwach, steigert sich dann aber zu einer kruden, etwas kafkaesken Story mit schönen, alltagsphilosophischen Einsprengselungen.
Mescola il comico e il tragico, Jasmina Reza, legandoli con quella quota di follia che sta nel DNA umano, proveniente forse da una piccola mutazione di qualche migliaio d'anni fa. Élisabeth, la narratrice di “Babilonia”, ricorda dai suoi studi che “ci distinguiamo dagli uomini di Neanderthal soltanto per un'alterazione minima di un certo cromosoma. Una mutazione insolita del genoma che avrebbe consentito il salto nell'ignoto, la traversata dei mari senza alcuna certezza di una terra all'orizzonte, tutta l'umana febbre di esplorazione, di creatività e di distruzione. In sintesi, un gene della follia.” Gene che si esprime acutamente nei pressi di Élisabeth, che la sfiora, la tocca... Lei racconta, tutto, per bene. Jasmina Reza è brava. Il lettore è soddisfatto.
A tratti mi è sembrato di leggere un libro di Alicia Gimenez-Bartlett, e per me è un complimento. Una scrittura asciutta e precisa, nessun giudizio morale, donne che fanno sesso per il gusto di farlo fregandosene se non lo fanno per amore; alcool e sigarette consumati liberamente, un po' di sana intolleranza nei confronti di qualche insopportabile -ismo e la libertà di essere cinici e politicamente scorretti ogni volta che se ne ha voglia. Adoro.
Che je devi di alla Reza? Tipo L'avversario, ma ironico, un'ironia femminile. Come tutti sanno la specialità di YR sono i dialoghi e anche in questo caso si ha la sensazione di sedersi a teatro, più che in poltrona a leggere. La prossima volta devo ricordarmi di provare a leggere direttamente in francese.