Ludovica deve andare lontano per emanciparsi dalla sua famiglia, Sara cerca di fare i conti col passato attraverso la terapia, Riccardo si ritrova isolato in una casa disabitata ma sceglie comunque di restarci, Filippo sente di aver perso la bussola della propria vita, Laura si concede rapporti casuali per ripicca verso l’unico uomo che ama... Attraverso queste storie, nelle quali i protagonisti si incontrano, si sfiorano e si ritrovano ogni volta in modi differenti, David Valentini dipinge una generazione intera, e forse più d’una. Le esperienze all’estero, l’amore e il sesso, il desiderio di avere una casa un lavoro una famiglia, le amicizie, le delusioni, i tradimenti, il tentativo di costruirsi una vita e un futuro in un mondo che l’imprevedibile scoppio di una pandemia ha reso ancora più incerto. Tutto ciò che poteva rompersi diventa così un romanzo scomposto, che fotografa la frammentarietà del nostro contemporaneo e l’insopprimibile, umano desiderio di trovarci un senso.
David Valentini è nato a Roma nel 1987, è laureato in Filosofia e lavora come project manager nelle risorse umane. Fa parte del collettivo Spaghetti Writers; suoi articoli e racconti sono stati pubblicati su svariate riviste. Il suo esordio, Tutto ciò che poteva rompersi, ha accompagnato la fondazione di Accento nell’ottobre 2022; Le nostre guerre silenziose è il suo secondo libro.
Ho voluto scoprire questa nuova casa editrice proprio con questo libro. Ammetto di esserne rimasta piacevolmente sorpresa, mi è piaciuto molto capire come i legami e gli incontri tra i vari personaggi in qualche modo ne segnassero le vite. Soprattutto per la prima volta ho letto un libro ambientato anche durante il periodo pandemico, mostrando quelli che sono stati i pensieri e le preoccupazioni di tutti noi durante quei mesi di chiusura.
Del libro apprezzo il filone nostalgico, la riflessione sul tempo che passa e sul farci i conti: con chi eravamo, con chi siamo diventati. Trovo però alcune storie scritte in una forma semplicistica e adolescenziale, come se tutto si fermasse in superficie tra un aforismo e l'altro. Scenico ma non sostanzioso. Ho apprezzato qualche frase, lo spessore di alcuni personaggi, e la grafica di copertina.
Una raccolta di racconti molto interessante. Ho amato particolarmente come viene descritta l'emotività dei personaggi con una scrittura chiara e introspettiva. Un bel libro, lo consiglio!
3,5 stelle. La scrittura è scorrevole, se non fosse capitato in un momento in cui sono riuscita a leggere poco, lo avrei finito in pochissimi giorni. All’inizio può apparire una raccolta di racconti, con il voltare delle pagine si coglie il legame tra essi, una catena di personaggi in qualche modo connessi, a volte a loro insaputa. Per tutti c’è un momento di rottura, qualcosa che deflagra e cambia le carte in tavola. Un figlio, un lutto, una presa di coscienza. E alla fine pensi a quante rotture hanno mutato il corso della tua vita, ed è una riflessione che vale la lettura.
Ho acquistato questo libro un paio di mesi fa, allo stand di Accento durante una fiera. Fu proprio Ale Cattelan a consigliarmelo: mi chiese quanti anni avessi e qualcosa su di me, fino a dire “è questo il libro tuo”. Aveva ragione.
Un mosaico in cui si intrecciano storie e personaggi legati tra loro, dagli eventi, come la pandemia, e dai drammi generazionali, dal dialogo tra i Millennials e i loro predecessori e dai buchi neri che popolano l’anima di ciascuno.
La storia dei due fratelli amanti mi ha turbata non poco, per il resto davvero un bel libro.
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5 storie apparentemente separate, ma in realtà s’intrecciano tra loro per svariati motivi e vari tempi storici.
Un libro inaspettatamente troppo bello! Sincero! Per niente ipocrita! Queste sono le storie vere! Impossibile non ritrovarsi in una penna così semplice [in senso positivo] e attuale! Libro consigliatissimo!!!!
I posti che ci appartengono, dice, sembrano avere una sorta di aura, che però svanisce quando ce ne andiamo. Ci lasciamo dietro delle immagini in bianco e nero.
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Ma ogni sogno svanisce all’alba.
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È come quando un fuoco si è spento, proverà a dire: nella stanza si sente ancora l’odore di bruciato, si può vedere la fuliggine nell’aria, però il fuoco non c’è più.
Una piacevole sorpresa. Peccato per l’editore, non supporterò mai un progetto di quel pirla che è Cattelan, comunque spero di leggere ancora Valentini.
Avrei mollato questo romanzo alle prime 50 pagine, ma mi sono fidata del timbro "Accento" e ho fatto bene, perchè i fili si riallacciano e il libro recupera molto. Le storie che si intrecciano colpiscono, scavano dentro, sono piene di vita. Resta frammentato soprattutto nella parte iniziale, una scelta stilistica che non ho molto apprezzato.
“Tutto ciò che poteva rompersi” di David Valentini, edito da #accentoedizioni (editore @alecattelan e direttore editoriale @matteobbianchi) è una raccolta di storie, indipendenti l’una dall’altra, che hanno come denominatore comune il tema della rottura. Ludovica, Nico, Laura, Riccardo e Sara vivono delle storie personali difficili e tormentate, chiudono dei percorsi e ne cercano di nuovi, provano a reinventarsi in vite che sono tutt’altro rispetto a quelle condotte finora.
Ludovica si è appena laureata, considera gli ultimi cinque anni come “i titoli di coda di una stagione appena conclusa”, si trasferisce in Inghilterra, lasciandosi alle spalle il disappunto dei genitori, e lì vivrà un’esperienza forte di crescita e tormento. Nico manda all’aria le certezze su cui stava costruendo la sua vita per buttarsi in quello che si rivelerà un precipizio; Laura cerca in rapporti occasionali un antidoto alla sofferenza data da un tradimento. Riccardo, in seguito a un lutto importante, vuole disfarsi del suo passato, con il quale invece dovrà fare i conti in maniera drammatica; Sara, nel corso di una seduta di psicoterapia, racconterà alcune vicende del suo recente passato trascorso alla ricerca di uno sguardo su di sé.
Ogni singola storia, scritta in modo fluido e coinvolgente, è in grado di trasportare il lettore suscitando stati d’animo contrastanti, a volte in sintonia con i personaggi, altre volte in distonia.
@david.valentini_darvax è un autore esordiente che merita di essere letto, conosciuto e apprezzato.
Una lettura che si sposa con questo clima di fine estate, di nostalgia, di ultimi giorni di sole morbido, che sa di cose che hai fatto e di quelle che avresti potuto fare. Tutto ciò che poteva rompersi è un libro di racconti che insieme prendono un significato più ampio. Sono le storie di ragazze e ragazzi, dei loro sogni quando si affacciano alla vita, delle loro sconfitte che diventano le storie di generazioni, tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 90. Mi è piaciuta molto la scrittura, l'ho trovata contemporanea nel suo essere a volte scomposta, forse grazie agli esperimenti del gruppo @spaghettiwriters "Ludovica deve andare lontano per emanciparsi dalla sua famiglia, Sara cerca di fare i conti col passato attraverso la terapia, Riccardo si ritrova isolato in una casa disabitata ma sceglie comunque di restarci, Filippo sente di aver perso la bussola della propria vita, Laura si concede rapporti casuali per ripicca verso l'unico uomo che ama..." "È come quando un fuoco si è spento, proverà a dire: nella stanza si sente ancora l'odore di bruciato, si può vedere la fuliggine nell'aria, però il fuoco non c'è può"
Mi è piaciuto davvero molto e l'ho divorato in pochi giorni.
Una delle cose che più mi ha colpito, però, è stata la capacità dell'autore di adattarsi a molti stili diversi per storie appartenenti a un unico microcosmo, ma che sono state raccontate assecondando il mood generale della vicenda in questione.
Mi spiego meglio: nell'ultima storia, intitolata Bruciare ogni cosa, assistiamo al lungo dialogo, reso monologo dalla bella trovata di Valentini di censurare la voce della terapeuta, tra la protagonista e la sua psicanalista. Questo non è un vezzo, un mero gioco formale per dire "famolo strano", ma una caratteristica essenziale che rende unico e prezioso questo racconto proprio per come è stato narrato.
Forma e contenuto trovano il loro perfetto sposalizio in una rosa di racconti/vicende intrecciate tra di loro che tanto mi ha ricordato il bellissimo Tempo bastardo di Jennifer Egan.
P.S Proprio ora mi ricordo che una delle mie poesie preferite Addii, fischi nel buio, cenni, tosse di Montale censura l'addio tra i due amanti, proprio come fa Valentini censurando una voce della seduta. Non so ancora cosa questa analogia significhi per me, e se possa esser ritrovata una simmetria strutturale voluta tra le due opere, ma so che la mia simpatia per l'autore non può far altro che aumentare ancora.
Ero partita in egual misura incuriosita e prevenuta da questo libro che si preannunciava una raccolta di racconti (genere che non amo!) e invece scoprire una connessione tra tutte le storie me lo ha fatto apprezzare enormemente. Coinvolgente e sincero.
do 5 stelle anche se il libro presenta qualche difettuccio. sono consapevole non sia perfetto ma penso di averlo nel momento perfetto, è stata la lettura più bella e scorrevole di questa estate. le tematiche trattate non sono facili ma risulta comunque scorrevole.
Non posso dire che questo libro non mi sia piaciuto, soprattutto perché quando lo leggevo andavo spedita e non mi stancavo dopo qualche pagina. Ho trovato peró alcune storie particolarmente adolescenziali…credo che in parte sia dovuto (e quindi ben riuscito) ma nel complesso è risultato talvolta un po’ stucchevole. Consiglio comunque la lettura se si cerca qualcosa che “riposi” dopo libri scritti con linguaggio più altisonante o antiquato. E poi è un libro moderno e attuale e questo permette di ritrovarsi spesso in uno o più personaggi
Libro stupendo. Per i contenuti: Mi sono piaciute le storie che si sono intrecciate alla mia. Per la scrittura: tempi pazzeschi, ritmi musicali che cambiavano in continuazione e.... tutto ciò che poteva accadere... non accadeva!
Lo ammetto, ho preso il libro perché ero totalmente attirata dalla copertina. A volte succede di lasciarsi influenzare dall’estetica; non avevo nemmeno letto la trama. Ahimè questo libro mi ha deluso (me lo merito!). I primi racconti mi hanno rapito, la scrittura è fresca e coinvolgente, ma andando avanti lo scrittore si perde un po’ tra i vari personaggi e tutto diventa molto confuso. Ciò che ho capito è che racconta la storia di alcuni giovani, che cercano di affrontare il tempo e la vita, con odio e rabbia, con amore e passione. Ma qui mi fermo. Non sono rimasta colpita da altro, non ho trovato un senso in questo libro, e a lettura terminata sono rimasta un po’ di sasso. Cosa voleva comunicarmi lo scrittore? Ancora me lo chiedo, e non so rispondere. Però una cosa l’ho imparata: non farmi influenzare dalla copertina (anche se veramente bella); l’abito non fa il monaco, e infatti dopo averlo letto, rimane poco e niente tra le mani.
Benché io non ami le storie brevi quelle di David Valentini sono storie brevi ma intense e collegate tra di loro, storie di gente comune che si mette in discussione per capirsi e capire in quale direzione muovere il prossimo passo per evolvere, stravolgere o trovare la propria strada quella diretta verso una dimensione serena. Oltre ad essere un interessante spunto di riflessione, il libro è coinvolgente e scorrevole. Un altro bel libro della nuova casa editrice Accento.
Interessante il modo in cui le storie e i personaggi si intrecciano tra loro, alcuni avrei preferito che venissero approfonditi di più. Una piacevole lettura che, come viene detto nell’aletta, “fotografa la frammentarietà del nostro contemporaneo”.
La storia che mi ha portato a questo libro è molto particolare: mi aveva attirato per la sua copertina durante un festival del libro nella mia città; "Tutto ciò che poteva rompersi" se ne stava appoggiato su un banchetto tra i libri delle piccole case editrici. L'ho preso in mano, ho letto la sinossi, ma per un motivo o per l'altro non l'ho acquistato. Però continuavo a pensarci nei giorni seguenti; il problema era che non mi ricordavo assolutamente nulla nè del titolo nè della casa editrice, insomma, il libro era per me irrintracciabile. Ma non so perchè ho avuto la sensazione che sarebbe in qualche maniera tornato da me. Più di un anno e mezzo dopo, per puro caso, ho visto un Tiktok della casa editrice Accento e il primo libro mostrato era proprio questo! Per farla breve, la mia lettura di questo romanzo è stata filtrata da questa mirabolante avventura, perchè ho pensato che se finalmente avevo tra le mani questo libro, sicuramente era perchè DOVEVO leggerlo, perchè c'era qualcosa per me in esso (in un certo senso si è rivelato vero, un personaggio ha il mio stesso nome). "Tutto ciò che poteva rompersi" è un capolavoro? No. E' carina l'idea che i vari racconti si intreccino? Sì, anche se non è innovativa. A tratti la prosa è troppo semplice e semplicistica, in altri momenti il suo essere così diretta e scarna è sicuramente un plus. Non mi sono immedesimata in nessuno dei personaggi, forse solo in Nicola e nel suo a tutti i costi volersi uniformare ai canoni e agli step preconfezionati dalla società. Ho apprezzato la circolarità dell'opera stessa, che si chiude con la domanda: "E' possibile che sia il dolore a tenere insieme le nostre vite?". Questa è un'ottima conclusione che riassume tutti gli attimi in cui tutto si è rotto per i vari personaggi. Bella anche la ricorrenza del tema del fuoco, che si declina in diverse maniere nel corso del romanzo (è nostalgia, è necessità, è trauma e dolore).
L'opera di Valentini riesce molto bene a ricordarci che siamo esseri umani, che sbagliano e sbagliano e sbagliano; ci ricorda che non siamo perfetti, che anche le vite che apparentemente ci sembrano idilliache in realtà nascondono lati oscuri e dolore; ci ricorda che siamo fragili e che possiamo romperci (e va bene così); che possiamo, anche se a fatica, ricominciare.
36/2025 Non so se sia corretto definirlo un romanzo corale o meno, si tratta di 5 racconti con protagonisti personaggi collegati tra loro per parentela o per eventi che portano ad incontri. All'inizio sembra di perdersi un po' tra i personaggi ma a poco a poco si trova la strada giusta e si riesce a creare i collegamenti tra tutti i protagonisti. Si inizia da Ludovica, secchiona che ha rinunciato ai suoi 20 anni per lo studio dopo la laurea si trasferisce in Inghilterra per un dottorato. Qui perderà un po' la rotta e vivrà la sua età seguendo più l'istinto che la ragione, rimanendo in contatto con Anna, amica del liceo, che ritroveremo ancora. Il secondo racconto parla di Nicola, ragazzo contrato con una vita stereotipata e con tutto quello che ci si possa aspettare da un ragazzo normale, tutto cambia dopo l'incontro con Alice, inquilina dell.ultimo piano. Il terzo racconto ci introduce un gruppo di ragazzi romani, Laura, Stefano, Anna (l'amica di Ludovica) , Michele e Marco, tra tradimenti e rapporti non convenzionali ci immergiamo in una notte della loro vita. Il quarto invece seguiamo la storia di Riccardo, che dopo la morte del padre con cui non aveva più rapporti, torna nella loro casa vacanze per smantellare tutto ma resta bloccato a causa del lockdown. In questo isolamento assoluto riprende contatti con la sorella Federica e il fratello maggiore Filippo (padre di Laura e Michele), ricostruendo gli eventi della propria famiglia e scoprendo verità scomode. L'ultimo racconto è una seduta psicologia di Sara, personaggio collegato con Filippo (non dico il motivo), in cui racconta la sua vita e la sua esperienza in una comune in cui ha avuto modo di incontrare anche Anna (già conosciuta nel secondo racconto). Una buona lettura.
«Alla prima sniffata le luci del salotto s'incendiano e nel petto parte una salva di mitragliatrice. […] Ludovica respira, chiude gli occhi e respira, si appoggia alla tv facendola traballare, poi sente quella sensazione scivolarle via dalle viscere. Apre gli occhi e tutto è luminoso.»
Sono giovani, le ragazze e i ragazzi di cui Valentini racconta le storie: studiano all’università, vanno in Erasmus, lavorano, si innamorano. Cercano di capirci qualcosa in una vita senza segnaletica stradale e sbagliano, sbagliano tanto.
Laura ha una storia d’amore proibita, Ludovica fugge dalla sua famiglia, Filippo non sa cosa fare, Sara tenta di aggiustarsi la vita attraverso la terapia. Sono amici, conoscenti, amanti. Vivono la pandemia, la cultura popolare, parlano con rabbia, dicono parolacce, combattono contro le aspettative. Sono veri, tutti, e imperfetti.
Se da una parte non ho niente da dire sulla scrittura e sulla caratterizzazione dei personaggi, dall’altra non possono non ammettere di essermi annoiata. Avete mai provato noia leggendo un libro? Strano, ho pensato: si parla di giovani, di relazioni, di s3ss0 e di sostanze. Una sorta di Sally Rooney, se guardiamo al tema. Ma a parte i primi due racconti, peraltro molto belli, non mi ha appassionato. E il fatto che le relazioni non fossero molto chiare mi ha confusa.
Ultimo appunto: se pensate di leggerlo, attenzione che si parla di inc3st0, e lo si fa in modo esplicito. Vogliamo farla una petizione per segnalarli, in piccolo, dico, mica chissà che, da qualche parte? Io appena sono arrivata a quelle pagine sono rimasta di stucco, e mi ha dato fastidio.
Non sono una persona che legge racconti, solitamente. Non è una forma letteraria che mi si addice, troppo breve, a volte troppo sconclusionata. Io sono fatta per i romanzi, per le cose che iniziano e finiscono. Eppure, Tutto ciò che poteva rompersi è un'eccezione a questa regola. Probabilmente c'entra il fatto che Valentini racconta la mia generazione ed è facile amare - e riconoscersi - in qualcosa che, in un modo o nell'altro, ti assomiglia. I racconti sono scivolati via e mi hanno tenuta incollata alle pagine, i personaggi sono vivi e vibranti - strani, contorti, spesso anche spiacevoli ma sempre fedelmente umani. Valentini propone i temi della tipica (ormai) letteratura dei millenial: il sesso, la borghesia, l'identità personale e quella che ci impongono i genitori, l'emigrazione e il tornare sempre alle radici - in qualche modo, l'amore come patto sociale o come istinto quasi animalesco, la caduta dei valori, la politicizzazione posticcia. Insomma, qualsiasi trentenne può ritrovarsi in questi racconti e capire i personaggi, giudicarli ma volerli lo stesso abbracciare. Una raccolta riuscitissima che mi ha lasciato con la voglia di leggere di più di questi ragazzi un po' spersi.
Una serie di racconti che attraversano gli anni a cavallo del 2000 e si confrontano con la pandemia del 2020. In scena ci sono un caleidoscopio di personaggi imperfetti, infelici, in crisi, che cercano disperatamente di trovare una direzione per uscire dal casino in cui la vita li ha gettati. Un casino che a volte ha i contorni di una violenza domestica e altre volte quelli, insospettabili, di un lavoro stabile o di un matrimonio perfetto. Le loro storie si sfiorano e s’intrecciano fino a creare un microcosmo a parte che vive nei ricordi della giovinezza e nel tempo sospeso che il Covid ci ha costretti a vivere. Il mio vissuto ha pochi punti in comune con questo spaccato di umanità in cerca di sé stessa — appartengo a quegli anni di passaggio tra Millenials e GenZ che non trovano spazio né tra i primi né tra i secondi — ma alcune righe suscitano un senso di affinità che travalica le generazioni. Consigliato, anche se molto breve.