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Kafka: Letteratura ed ebraismo

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Italian

302 pages, Paperback

First published January 1, 1984

19 people want to read

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Giuliano Baioni was a literary critic and scholar of German Literature.

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Profile Image for Domenico Fina.
288 reviews88 followers
November 7, 2017
«Per il suo rigore formale e per la sua esattezza espressiva la narrativa di Kafka è probabilmente l'unica opera veramente classica della letteratura moderna. La sua classicità tuttavia è a tal punto dominata dal principio tecnico e strumentale dell'espressività da risultare in qualche modo mostruosa e disumana»

Giuliano Baioni è stato un germanista che come pochissimi ha illuminato (senza retorica alcuna, impresa ardua) la figura di Kafka.

Franz Kafka incontrò Felice Bauer il 13 agosto del 1912 a casa del suo amico Max Brod. Lui aveva 29 anni e lei 25; si presenta come un ebreo interessato alla questione sionista, le parla del teatro jiddish, le strappa la promessa di un viaggio insieme in Palestina. Nei suoi diari annota una settimana dopo: "Ha una faccia ossuta e vuota e porta il suo vuoto apertamente". Felice non lo attrae fisicamente, avverte perfino un intimo senso di fastidio per i suoi denti d'oro. Tuttavia la tempesterà di lettere in una estenuante variazione dello stesso tema, se lei vuole amarlo deve capire il terribile mondo che ha nella testa. Sono parole sue. Il grande germanista Giuliano Baioni ha scritto saggi illuminanti sull'opera di Kafka in cui mostra il lato comico nevrotico della persona nel tentativo di farsi intendere. Come poteva pretendere che una ragazza di 25 anni, che egli stesso scambia per una cameriera, potesse seguirlo in discorsi che spesso apparivano deliranti a lui stesso? Nel Processo che è una messa in opera delle sue vicissitudini, Josef K verrà ammonito da un sacerdote per essersi aspettato troppo dal prossimo, in particolare dalle donne. Egli stesso è consapevole che un'opera d'arte non basta a descrivere un mondo interiore, lo annota nei diari. Secondo Baioni è questo uno dei motivi che lo porterà a voler bruciare la sua opera; scrive Baioni in "Kafka, letteratura ed ebraismo": «L'assurdo che, ormai per luogo comune, sembra essere l'unica categoria della narrativa kafkiana non è certo il fatto che un uomo si trasformi in uno scarafaggio. L'assurdo, almeno per Kafka, è piuttosto che testi di tale bellezza non possano comunicare la verità».

Kafka e Felice si fidanzano ufficialmente, con annuncio sui quotidiani, il 21 aprile del 1914. L'aveva avvertita alla sua maniera con argomenti che farebbero desistere qualsiasi amante; le scrive che l'attende «una vita monacale al fianco di un uomo tetro, triste, taciturno, insoddisfatto, malaticcio» legato da catene invisibili a una letteratura invisibile, fino ad affermare - come se non bastasse l'antefatto - che ha intenzione di distruggersi o impazzire scrivendo.

Tutto ciò a Felice Bauer appare talmente inverosimile che invece di desistere intende le lettere del suo fidanzato come una colossale, artistica, messa in scena. Felice aveva letto uno dei due romanzi pubblicati dall'amico di Kafka, Max Brod, in cui un personaggio decadente non sa amare e vive la sua estetica del deficit d'amore col narcisismo esasperato, tipico "fiore dell'epoca". Il Kafka delle lettere, scrive Baioni, saprà rappresentare, con una sapienza ben diversa dalla disinvoltura della facile penna brodiana, la straziante mostruosità del Narciso letterario.
Baioni nell'ultimo bellissimo capitolo del saggio fa ricorso a un'espressione di Kafka stesso per spiegare le sue apparenti schizofrenie: l'assalto al limite. Kafka riesce a vivere solo al limite di uno stato, protraendo la sua esitazione in modo abnorme. Vuole sposarsi più che altro per un retaggio di tradizione ebraica secondo il motto "un uomo senza una donna non è un uomo". Allo stesso tempo non vuole sposarsi perché intende vivere solo nella letteratura. Lo stesso accade col sesso, ha spaventose accensioni erotiche ma arriva a formulare in una lettera a Felice un matrimonio casto. («Il coito come punizione del vivere insieme? 14 agosto 1913»). Vive di parole ma sente fortemente il rischio di dire le cose con le parole, scrive a Brod che è ora di finirla con le parole per esprimere i propri sentimenti e che non scriverà più lettere per dire di sé. Naturalmente non rispetterà l'assunto. Scrive più volte di vivere nell'insoddisfazione e di voler tendere alla soddisfazione, ma quando riesce a essere soddisfatto non può non portare con sé l'insoddisfazione come forma intima di felicità. Dice anche di sapere che sta giocando a recitare la parte del Tartufo di Moliere.
Il suo rigore formale, la sua lingua disadorna sono da spiegarsi in quest'ottica sofferta di essenzialità. E che tutto ciò possa non bastare costituisce il doloroso sconcerto dell'opera di Franz Kafka.
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