Con l’ingresso nel nuovo millennio il mondo cinematografico giapponese ha ampliato notevolmente il suo panorama, in particolare grazie alla diffusione definitiva del digitale e all’apertura del mercato interno rispetto alle produzioni indipendenti, confermando l’arcipelago tra i Paesi con il numero più alto di film distribuiti annualmente. A questo si aggiunge un’ibridazione sempre più capillare tra i differenti media, elemento di arricchimento costante e in continua evoluzione. La commistione tra linguaggi prima esclusivi del cinema, del fumetto, dell’animazione o dei videogame ha portato alla creazione di nuove tendenze espressive oggi molto amate in Occidente e ha al contempo permesso di aprire il mercato interno a varie cooperazioni internazionali. Il cinema si interroga sempre sulle problematiche della contemporaneità: molte opere, infatti, portano a galla istanze sociologiche di estrema rilevanza, dall’integrazione degli stranieri al senso di disadattamento dei giovani, alla necessità di ridefinire il ruolo della donna negli ambiti lavorativi e familiari. A tali tematiche dedicano gran parte del loro cinema alcuni registi oggi molto amati a livello internazionale, tra cui Miike Takashi, Sono Shion, Koreeda Hirokazu, Kitano Takeshi e Kurosawa Kiyoshi.
Premettendo che ora voglio recuperare il primo volume, questo può benissimo essere letto a sé stante da chi è interessato solo a questo momento temporale della nona arte nipponica in quanto non si poggia su conoscenze pregresse es è tutto esplicato all'interno del libro ciò che serve per seguire la dissertazione dell'autrice. Il libro è estremamente snello però fornisce una panoramica completa sugli autori noti internazionalmente tramite una funzionale e interessante divisione per tematiche che permette di integrare l'espressione artistica nel contesto sociale in cui è nata, fondamentale per comprenderla appieno e contestualizzarla: il processo tramite il quale si può poi estrapolare un messaggio universale o per lo meno applicabile al di fuori del mondo in cui è nato. Molto carino per chi come me ama il cinema ma arranca ancora sugli aspetti tecnici e soprattutto lo approccia come espressione culturale, come un quadro o un trattato di filosofia che rispecchia l'autore e il tempo-lungo dove si è sviluppato (magari anche in netto contrasto), uno specchio della società, anzi di un suo dettaglio più o meno imponente, che la deforma in base alle forma mentis del creatore. Non è quindi un testo tecnico, bensì divulgativo: approcciabile da tutti per avere una infarinatura e una visione del panorama cinematografico contemporaneo; è, però, anche ricco di riferimenti bibliografici per chi desidera un approccio più mirato su un certo aspetto.