Questo non è un romanzo sulla transizione di genere.
Non soltanto, almeno.
Capitolo dopo capitolo si affronta in modo schietto e senza sconti l’argomento, ma ciò che si celebra in queste pagine è l’amore, perno intorno al quale ruota la vita di Francesco fin dall’infanzia. Un sentimento che ha il volto delle persone che segneranno la sua esistenza e lo accompagneranno nel percorso di scoperta di sé. È l’amore rassicurante di nonna Gioli, con il suo accento bolognese e la straordinaria capacità di creare una bolla di spensieratezza intorno a lui; quello determinato di mamma Carla, che lavora senza sosta per costruire uno scudo invisibile in grado di difenderlo; quello immenso di e per Sara, che ha la capacità di risucchiare le sue angosce e di far accadere vicende incredibili dentro di lui. E poi quello di Pietro, Michela, Riccardo. Infine quello, tutto da costruire, di Francesco nei confronti di se stesso.
Mescolando vita vera ed elementi di fiction, Cicconetti ci racconta una storia di crescita e di cambiamento, unica e al contempo universale perché metafora della lotta che tuttö noi affrontiamo per capire chi siamo veramente. Per riuscire a esserlo fino in fondo e scoprirci, forse per la prima volta, profondamente libero.
Questo libro è super, anche l’autore è super! Ha degli occhi super, una bocca super, delle mani super, felpe super, fa la pupù super anche se poco regolarmente, ha dei Lego super, una fidanzata super. Consiglio tutto di lui, tutti i suoi libri, anche se ne ha scritto solo uno. P.S. l’autore sono io.
"Scheletro femmina" penso sia il titolo perfetto per questo libro. Oltre alla riflessione commovente di Francesco, ci terrei ad aggiungere quella che è apparsa nella mia mente durante la lettura. La parola "scheletro" deriva dal greco e significa "corpo disseccato". Ora, io non potrò mai capire Francesco o qualsiasi altra persona facente parte della comunità, in particolar modo le persone transgender. Leggendo questa storia però, ho sentito proprio la sensazione di star trascinando questo corpo disseccato; mai pieno, madido, forte, ma invece leggero, friabile, secco. Non è una sensazione nuova per me ma come credo per nessuno quella di sentirsi uno scheletro che cammina, così debole da reggersi a malapena e così indistinguibile da risultare trasparente agli occhi del mondo. Non so nemmeno se la sensazione di Francesco si sia mai avvicinata a questa, ma questo è quello che ho percepito io. Tutto questo mi sono sentita di esprimerlo perché se fossi io l'autrice sarei curiosa di sapere nei dettagli cosa ha trasmesso la mia opera.
Passando alla parte più "critica" (non sono né una scrittrice né una letterata; queste sono solamente le considerazioni di una ragazza a cui piace leggere e che quindi non ha letto solo questo libro), ho dato tre stelle per un motivo principale che si riconduce poi anche ad altri: la vivida percezione che ho avuto quasi tutto il tempo del fatto che si tratti di un esordio (cosa che effettivamente è). Un esordio, personalmente, è convincente quando quasi lo si dimentica. Mi è capitato di leggerne e pensare "wow, sembra scritto da un* autor* affermat*"; cosa che non è successa in questo caso. Ciò non vuole assolutamente dire che il libro non mi sia piaciuto o che Francesco non abbia talento, anzi. Se mai dovesse scrivere altro (lo spero) sarò ben contenta di leggerlo :)
Se posso, qualche consiglio da lettrice: le metafore e similitudini sono suggestive ma a volte mi sono sembrate troppe e una dietro l'altra; rendono chiara l'idea ma questo si potrebbe fare anche senza di esse. Le immagini evocate erano spesso astratte e figurate: alcune molto belle e toccanti ma allo stesso tempo mi hanno dato la percezione che servissero un po' a nascondere una mancanza nell'esprimere dei concetti o sensazioni senza ricorrere ad elementi esterni. Avrei voluto più introspezione, che fosse però "concreta". Non so se sono riuscita a rendere la mia idea, spero comunque che questa recensione sia stata utile a qualcuno.
P.s.: leggetelo, regalatelo, vendetelo, fate cosa volete; ma è importante far girare il più possibile queste storie, è importante cercare di capire e di mettersi nei panni degli altri.
"Accettando di essere entrambi analfabeti circa i sentimenti dell'altro, automaticamente li validavamo, abbracciando le conseguenze. In questo equilibrio, e soltanto in questo, il nostro amore poteva proseguire, e l'altra persona rimaneva per noi irrinunciabile anche se non potevamo capirla."
A friend recommended this book to me and I am so pleased that I didn’t hesitate to go out and buy it straight away as it is brilliant!! In essence “scheletro femmina” is a love story however, it is so much more than that and is far from banal as so many books recounting tales of love can be. The idea of transition and gender is of course very much there but, this book’s powerful approach to these subjects lies in its subtleness which creates a profound read. This book is extremely emotive and I think that there is something really beautiful and powerful about exploring the concept of gender through the eyes of a child. So often people make out that those who discuss and challenge ideas surrounding gender have a sinister or ulterior motive however, if one tackles the subject through the eyes of a child, and therefore innocence, the harmlessness of people expressing and exploring their identity is clear. The book is divided into 4 sections, each detailing a period of Francesca/o’s life from childhood to young adulthood. Many people in the comments are saying that this book is great for anyone in the LGBTQ+ community but I think that it is simply great for anyone!!! It is also the first book that I have read entirely in Italian just for pleasure outside of my studies, so a small win for me there- wahooo! 5/5 recommend. *Read in Italian*
Intenso e toccante: queste sono le parole migliori con cui mi viene da descrivere il debutto letterario di Francesco Cicconetti, che ho divorato in meno di una settimana (il che succede abbastanza raramente).
Il libro si suddivide in quattro parti, in cui vengono raccontate in prima persona diverse fasi della vita del protagonista, Fra, partendo dall'infanzia fino all'età adulta. Fra non sa perché voglia così tanto il grembiule blu al posto di quello rosa col colletto di pizzo, né perché, una volta adolescente, non riesca ad innamorarsi come tutte le altre persone che conosce; non capisce perché mentre fa la doccia non riesca a fare cadere lo sguardo sul suo corpo. Noi l'accompagniamo silenziosamente attraverso certi passaggi cardine della sua vita, inghiottendo i suoi pensieri, speranze e paure, travolgenti come un'onda improvvisa, che ti porta via dalla sicurezza della riva verso l'alto mare. Nonostante l'intensità dei sentimenti, lo stile scorrevole non li fa pesare, tutt'altro; una nota positiva è l'abilità di aver reso credibili i dialoghi tra bambini delle elementari, cosa che da rendere per iscritto è più difficile di ciò che sembra, secondo me. L'unica "critica" che posso fare riguarda la mancanza di punteggiatura per indicare il discorso diretto, ma è una scelta stilistica che può piacere o meno, non ha intaccato la lettura né la godibilità del romanzo.
Consiglio questo libro non solo a tutte le persone transgender, ma a tutta la comunità lgbt+, o chiunque abbia avuto difficoltà con l'amore, però ama l'idea di esso. Personalmente, mi sono sentito compreso come mai prima, ed è stato a tratti catartico, come se leggessi di me stesso, o mi guardassi allo specchio riuscendo finalmente a spiegarmi cosa provo. Grazie Francesco per aver scritto questo libro :)🤍
sono una persona trans* in italia che ha fatto coming out nel lontano 2016. lo voglio specificare, perché è importante ai fini di questa recensione perché da questo libro forse mi aspettavo qualcosa di più crudo del racconto dell’esperienza in sé, diversa per ognunə ma sicuramente con punti in comune tra storie diverse. è come se, magari involontariamente, spingesse a quella solita narrativa del “corpo sbagliato” che inizia a stare molto stretta alla maggior parte di noi. e parlo di noi perché parlare di persone trans* senza parlare di comunità è pressoché inutile. benchè io apprezzi la capacità di saper mettersi a nudo nelle pagine, mi è arrivata soltanto una scomoda generalizzazione. colgo una fortissima verità, un’unica sensibilità dell’autore (che, conosco pochissimo, ma ho avuto il piacere di vedere alla prima presentazione del libro a bologna) e questo mi spinge a valutarlo con due stelle, perché la sincerità è davvero commovente e si percepisce fin da subito che si tratta di parole vere, di vita vera. è forse questa una delle poche cose che ho apprezzato del romanzo, che per il resto rimane piuttosto spoglio e scarno. prosa abbastanza scontata e narrazione un po’ confusa. personaggi come sara, fondamentali per la narrazione del racconto, percepiti privi di intensità.
detto questo: principalmente un romanzo “standard”, però con una bella storia alla base, soltanto sviluppata un po’ troppo velocemente (in certi passi mi è sembrato che fosse stato scritto in qualche giorno e che non ci fosse del lavoro di mesi dietro) per essere un primo romanzo ci sta, purtroppo avevo aspettative alte per l’hype che ha presto raggiunto.
Dovendo regalare il romanzo a una amica speciale, mi sono incuriosita mentre giaceva sul tavolo in attesa di essere incartato e l'ho letto. Purtroppo l'ho trovato noioso, ricco di stereotipi e lento, estremamente lento. La transizione di Francesco è un tema nobile, così come l'amore di cui racconta, ma appunto per questo è un peccato raccontarli in modo così scontato e acerbo, a tratti banale. Si tratta a mio avviso di una sorta di libro per ragazzə, di quelli che dipingono storie un poco smielate, con le stesse parole di tanti altri libri simili di cui non necessariamente c'è sto gran bisogno.
È la prima volta che leggo un libro di un “creator” di Instagram. Sincero? Sono stato estremamente e piacevolmente sorpreso. Generalmente chi si approccia alla scrittura, in particolare nel primo libro, molto spesso cerca di utilizzare parole ricercate e vocabolari forbiti per condire la storia e dare volume. Qua, tutto è scritto in modo semplice, lineare: la sensazione è proprio quella di essere seduto ad un tavolo con lui e sentire la storia raccontata a voce davanti ad un cappuccino (cit.) Perché mi ha colpito? È un libro scritto da una persona che si è sempre sentita diversa, lacerata, in difficoltà. Chiunque faccia parte della comunità lgbtq+ capisce, si identifica, assorbe quelle sensazioni perché le ha vissute sulla propria pelle. Poi che dire, gli ultimi capitoli sono davvero belli, è quasi impossibile non commuoversi pensando al proprio vissuto. Tutti, in fondo, siamo sempre in transizione, in un modo o nell’altro.
“Scheletro femmina” è un libro non solo scritto benissimo, ma anche di una delicatezza incredibile. La storia è avvincente, spesso dolorosa, e porta a farsi diverse domande. Francesco Cicconetti ha fatto un lavoro bellissimo, consiglio questo libro a tuttə
Mi aspettavo un romanzo carino ma dalla scrittura modesta, che fosse solo un pretesto per parlare di transizione. Sono rimasto davvero sorpreso dal riscoprire un libro scritto con così tanto talento. Di cosa parli in realtà questo romanzo, lo spiega benissimo Francesco nell'epilogo, e io non voglio fare spoiler. Letta quell'ultima pagina ti viene voglia di ricominciare dalla prima. È proprio il tipico libro che ti fa voler bene a chi l'ha scritto; come se a Francesco non gli si volesse già abbastanza bene dal suo modo di raccontarsi su IG. Senza tralasciare l'importanza di un romanzo che tratti certi argomenti, con la naturalezza e la competenza che solo chi li incarna può avere. Bene: aspettiamo il prossimo!
Ah, ho creato una playlist su Spotify, con tutte le canzoni citate nel libro. Si chiama SCHELETRO FEMMINA
Francesco mi ha preso alla sprovvista, non pensavo di non riuscire ad addormentarmi per le emozioni che questo libro mi ha trasmesso. Il senso di inadeguatezza, di impotenza verso ciò che il protagonista stava provando, di odio verso se stessi, ad un certo punto mi hanno quasi completamente travolto. Questo perché l'autore riesce con successo a trasmettere, attraverso un percorso estremamente personale, sentimenti universali. Ma non vengono sviscerate esclusivamente le emozioni più buie, anzi è un libro che parla di varie forme di amore e di amicizia. E' un libro che aiuta un pò a capire meglio se stessi e anche gli altri.
Mentre lo leggevo non ho potuto non pensare al bellissimo film “3 Generations” visto qualche anno fa al cinema e in cui l’adolescente Ray, intrepretata da una superba Elle Fanning, sente di essere nata erroneamente in un corpo femminile e lotta coi familiari affinché acconsentano, essendo lei ancora minorenne, a farle iniziare la transizione. Vivere male, sentirsi nel corpo sbagliato, come se la natura con noi avesse fatto male i calcoli, e ora sia necessario riparare. Dev’essere una sensazione terribile. La disforia di genere e l’omosessualità viaggiano su due binari paralleli ma non necessariamente coincidenti. E il senso di disagio, persistente, che Ray vive, l’ha vissuta anche Francesca Cicconnetti…che, se leggerà tale recensione e vedrà la A alla fine del suo nome, di certo storcerà la bocca. Ma questo era, Francesca. Nata Francesca, femmina. Il suo male di vivere parte da cose molto semplici, portare i capelli cortissimi, desiderare il grembiule azzurro invece di quello rosa, e quella maledetta sensazione che la sua vita sia così, storta, sbagliata, capovolta. Man mano che Francesca cresce in lei accresce la consapevolezza di essere nata in un corpo che non desidera, che non sente suo, che è inadatto, e si avvia, non senza fatiche, incomprensioni e pregiudizi, a diventare finalmente Francesco. Sarà un percorso lungo e tortuoso, uno scavo in se stesso mai finito, ancora attuale. Francesco ci parla a cuore aperto, tra sorrisi e amarezza, con coraggio e determinatezza, la stessa che traspare nei tanti suoi video presenti su You Tube che io, vinta dalla curiosità, sono poi andata a vedere. Un ragazzo tenace e simpatico, sensibile e intelligente, che, con lo sguardo attento e sincero, si è svelato e ci ha svelato tutta la fatica di arrivare a se stesso. Quando ho iniziato "Scheletro femmina" mentre la voce della Francesca bambina iniziava a raccontare, mi è parso di gustare un cioccolatino e mi sono maledetta perché, pensate un po’, prima di inziarlo volevo riportarlo alla biblioteca senza nemmeno averlo letto. A mano a mano che la lettura è proseguita la voce narrante si è fatta adulta e ancora più consapevole, pertanto ancora più sofferente. E, a fine lettura, mi sono scoperta a voler bene a Francesco senza nemmeno conoscerlo: è questo il fantastico potere della lettura!
Quando ho preso tra le mani questo libro, una delle primissime cose a cui ho pensato è stata: “questo qui non lo recensisco”. Seguo la storia di Francesco da così tanti anni che mi sembrava inappropriato, come se un mio caro amico decidesse un giorno di riversare la sua anima su una pagina e mi chiedesse poi di leggerla; cioè che glie voi dì? Che glie poi dì?
Mi sentivo di parte, insomma. Un sentimento bizzarro e forse improprio, visto che ci siamo visti di persona una volta sola e di sfuggita. Ma coi social è un po’ così, è la stranezza del nostro vivere contemporaneo, questo contatto astratto che vive di illusioni e che confonde volutamente spettacolo e intimità. E quando vedi le storie di un personaggio un giorno sì e l’altro pure poi finisce che diventa un’abitudine e che ti sembra di conoscerla davvero, quella persona. Ma non la conosci. Non per davvero, almeno. E te lo ricordi quando quella persona riversa la sua anima su una pagina (o trecento) e ti chiede di leggerla, e tu ti rendi conto che qualche cosa da dire ce l’avresti anche, perchè quella cosa lì, che hai visto fra le pagine, non è una cosa che conoscevi del tutto, che qualcosa di nuovo l’hai appreso, te l’ha lasciato.
Ecco, io in questo libro, almeno in parte, ce l’ho visto il mehths che mi è familiare; ho visto il mehths divertente, quello dell’insofferenza per i bambini rumorosi, degli sketch su gesù, del sarcasmo onnipresente, di gastone, degli occhialetti da sole stile anni 90, dei balletti scemi, ho visto anche quello serio e informativo degli spiegoni su instagram, delle riflessioni approfondite, delle infografiche, quello sensibile, che si espone per quello in cui crede, che si prende per la musica che lo travolge, che mostra senza timore l’affetto per le persone che ama (e per gea <3), e anche il mehths insicuro e ansioso, quello che affronta momenti difficili, quello della voce che cambia, del tape che lascia la colla sulla pelle, dell’operazione che fa paura.
Francesco mi è sempre piaciuto per il modo in cui ha saputo condividersi così candidamente. Fra queste pagine l’ho riconosciuto e ne ho sorriso, ma ci ho trovato anche altro. Ho scoperto, soprattutto, un’emotività prorompente, così umana da sembrare a tratti incontenibile. Come se volesse urtare i bordi della pagina e scivolarne al di fuori, senza controllo, trovare un’altro veicolo, un’altra forma, perchè quella assegnatagli da sola non bastava. È così che mi ha toccata, la genuinità dei sentimenti espressi in queste pagine. Mi si è riversata dentro per necessità di espandersi. E allora ha toccato anche le mie esperienze, le mie emozioni. E mentre leggevo di un Francesco arrabbiato alla ricerca di sé stesso, mi sono ricordata di quello che ho provato quando anche io mi sentivo persa, senza forma, senza mezza idea di come fare ad orientarmi all’interno di me stessa, figuriamoci nel mondo attorno a me.
È un libro intimo, che vive nell’incantesimo di questo forte sentimento. Non vi piacerà se non ve la sentite di pescare a piene mani dalla vostra saccoccia di esperienze personali: è una storia che si colora se percorsa in parallelo alla vostra. Almeno secondo me.
Per Francesco la scoperta della propria identità passa attraverso e si compenetra con l’amore per le persone che ama, un’esperienza che mi sento di dire universale. D’altra parte, la retorica con cui si parla dell’amore romantico per buona parte del romanzo è così totalizzante da diventare snervante a tratti, eppure rende perfettamente la problematicità dell’attaccamento di Francesco nelle prime fasi del suo scoprirsi, il modo in cui esso diventa parametro di autovalutazione, trigger di una volontà di controllo che sfocia poi nel peggiore dei modi. È bello che, in qualche modo, questo trovi una risoluzione verso le ultime pagine; un segno di crescita e di consapevolezza che si percepisce come una boccata d’aria, un sospiro di sollievo. Spero che Francesco non me ne vorrà, ma in questo libro ci ho letto sì una storia d’amore ma anche di come non amare. O forse, per meglio dire, una storia su come amare sé stessi prima di tutto.
Ciò detto, a me il libro ha coinvolto e sono contenta di averlo letto. Non arriva all’apice del mio indice di gradimento per una mancanza di affinamento su temi/linguaggio, che però vedo chiaramente all’orizzonte per l’eventuale futuro editoriale di Francesco, e forse per una becerissima questione di gusti e sensibilità personali (le storie d’amore non sono mai tra le mie preferite, lo ammetto).
(Frenky, se mi leggi, grattati il sopracciglio sinistro e fai una giravolta !!)
Mi dispiace per la stroncatura ma è scritto male, e troppo presto. L’autore manca di esperienza e competenza e ne viene fuori una minestra adolescenziale, tutta sentimenti e introspezione, una narrazione in prima persona che ricerca il tono naïf, ma che non suona autentica. Peggio del resto le parti iniziali, in cui attribuisce ai bambini frasi, sentimenti e pensieri forzati, brutalmente fuori contesto. Anche nelle parti successive qualcosa suona storto: gli adolescenti non parlano come adolescenti, reazioni e dialoghi sono modellati forzosamente per raggiungere l’effetto desiderato. Come se Cicconetti non si fidasse appieno della portata della propria storia reale, e la abbellisse - appesantendola - con orpelli. Ci mette di fronte a una storia tutto sommato brutale, un percorso di accettazione attraverso grande sofferenza, e lo fa, incomprensibilmente, ornandolo di romantici fiocchi. L’errore basilare è descrivere continuamente i sentimenti invece che lasciarli dedurre dai fatti, catapultandoci dalla prima all’ultima riga nel tono di un diario da teenager. Introvertire tutta la storia nell’intimità di se stesso, dimenticando l’ambiente circostante e il contesto; il sentimento fagocita tutto.
Mi piacerebbe che gli autori giovani, che vogliono un futuro nella scrittura, uscissero da loro stessi e scrivessero - magari sì - di argomenti che conoscono, ma lasciandosi da parte e non considerando così centralmente la propria esperienza. D’altra parte, quasi tutti i grandi scrittori hanno eventualmente valutato l’autobiografia più avanti nel tempo e nelle esperienze; lasciar sedimentare anni e sentimenti, acquisire una visione più matura e una competenza letteraria maggiore, sono fondamentali per consegnare un messaggio in maniera adeguata. Tenendo presente che avere vissuto esperienze significative, fuori dal comune, non è sufficiente a costruire il cuore di un libro; che non si può sostituire la tecnica con la passione o la sincerità. Oltre ovviamente all’obbligo a leggere, leggere e ancora leggere, per acquisire quell’orecchio che sente stonare una pagina banale e mielosa.
Rientra a mio parere nella categoria di “biopics da Instagram”, da intendersi come libri pubblicati da influencer o personaggi che incuriosiscono le comunità online, ma che forse dovrebbero affidarsi a persone che scrivano per loro, o a una adeguata curatela per ripulire e guidare la scrittura (qui completamente mancata). Alcune case editrici invece rincorrono il facile successo editoriale affidando bolidi nelle mani di neopatentati, sperando che nessuno se ne accorga. Mi viene in mente, in antitesi, un nostro caso piccolo e recente: quello di Daniele Mencarelli, che quando ha azzardato il tratteggio di storie personali aveva già circa 15 anni di esperienza editoriale alle spalle, un romanzo di successo e molte poesie.
Due stelle comunque, per la condivisione di un’esperienza importante.
Anche io ho uno scheletro femmina, ma forse è solo grazie a questo libro che sono riuscitə a definirlo ironicamente così. Questo non è stato un viaggio, bensì un ritorno a casa pieno di consapevolezza, rabbia, tristezza e amore. L'ho amato tutto , a tratti odiato per quanto dolorosamente mi ha trafitto il cuore (e l'anima). È stato ovunque, tra le mie mani: lo leggevo in autobus mentre andavo a scuola, in classe, dalla psicologa, in biblioteca, al parco... e adesso che l'ho finito mi sembra quasi di non poter più riuscire a scandire questi momenti quotidiani semplicissimi. Grazie Francesco, sei uno Scheletro Femmina Speciale <3.
Ho pianto e mi sono emozionata tantissimo. Francesco ha dato prova di grande profondità e maturità nel raccontare questa storia delicata e piena di frustrazione, rabbia, paura e incomprensioni. Ho trovato alcuni punti un po’ troppo “smielati” e “costruiti” per il mio gusto, questo è l’unico motivo per cui ha quattro stelline invece di cinque. In quanto a emozioni, hai vinto con questo libro Fra. 💛
Una piacevolissima scoperta! Libro scorrevole che mi sono praticamente letta tutto d’un fiato. All’inizio mi sembrava di trovarmi di fronte a un testo “adolescenziale” (nel senso nobile del termine); una storia sicuramente ben scritta ed avvincente ma un po’ banale, priva di profondità. A un certo punto invece mi sono resa conto che stavo empatizzando tantissimo con il protagonista, pur non avendo mai affrontato la transizione o crisi di identità sessuale o di genere, ma sopratutto che il romanzo trasudava dolore ma anche speranza, con una prosa delicata e oserei dire “gentile”. In questo libro anche la sofferenza viene trattata con quel riguardo e quel pudore che spesso mi sono trovata a desiderare anche negli scritti di autori molto più affermati di Cicconetti. Sopratutto mi ha aiutato a capire meglio quelle che sono le sensazioni e le esperienze di chi vive un percorso di questo tipo, il coraggio che serve e anche il modo in cui potrei eventualmente essere di supporto se mi trovassi nella situazione di poter aiutare chi ci sta passando. Davvero soddisfatta, spero che Cicconetti abbia in cantiere altri bei libri come questo.
Posso dire con certezza che è diventato il mio libro preferito, lo leggevo anche quando ero stanca e di leggere proprio non ne avevo voglia. Fra mi teneva compagnia, mi piaceva incontrarci tra le pagine del libro sapere che era lì, se volevo. È stato anche un momento personale per riflettere sull'amore e il significato che attribuisco ad esso. Ho sottolineato molti passaggi in cui mi ritrovo e che mi hanno fatto sentire meno sola. Francesco scrive in maniera meravigliosa, adeguata per ciascuna delle parti in cui il libro è diviso. Ho provato tutte le emozioni descritte, mi sono commossa, mi sono arrabbiata, ho sorriso... è stato un vero e proprio viaggio che mai avrei pensato! Sono contenta che Fra ci abbia preso per mano e accompagnato nel suo percorso non solo di transizione ma anche di crescita, contenta di esserne parte indirettamente. Questo libro è davvero un dono!
Lo ammetto, mi aspettavo tutt'altro, ma perché sono sciocca io a non leggere la trama, che non leggo mai in nessun libro. Non è solo un libro sulla transizione, è una dichiarazione d'amore. Non era quello che cercavo, ma ho comunque apprezzato, nonostante abbia trovato alcuni punti eccessivamente prolissi, che a me come lettrice non entusiasmavano, ma che sicuramente hanno avuto un carico emotivo importante per Francesco durante la stesura del libro.
Entrare nella mente della piccola Francesca è stato forte, perché non si può capire cos'è davvero la disforia di genere se non la si vive, se non la si sente. Non si può capire quanto possano fare male anche i più piccoli dei comportamenti per qualcuno che sente il proprio corpo come una gabbia da disprezzare.
Nonostante le critiche alla narrazione io ho trovato che ogni periodo fosse narrato con il giusto stile. L'infanzia è più introspettiva e innocente, ricca di domande difficili e di dubbi. L'adolescenza diventa più rocambolesca, iniziano dei lunghi salti temporali, cambia il carattere e l'oppressione. Si inizia a percepire maggiormente il peso della disforia, perché se da piccoli il problema principale era il colore del grembiule, da adolescente inizia a diventare tutto più problematico. Disprezzo verso se stessi e verso il proprio corpo, verso gli altri che non capiscono e questo disprezzo trasforma tutto in insicurezza. Insicurezza che si trasforma in male.
Non è un libro sulla transizione. È una dichiarazione d'amore, un ringraziamento a chi c'è sempre stato e in un modo o nell'altro continuerà a esserci, sono delle scuse perché alcuni comportamenti non possono essere giustificati nemmeno dalla disforia di genere e dall'insicurezza.
P.S. Consiglio l'audiolibro letto direttamente da lui, sembrerà di sentire un amico raccontarti la sua storia.
Ho inaugurato il Pride Month leggeendo questo libro "sulla transizione di genere, ma non solo". Scheletro Femmina ha diversi passaggi in cui è facile riconoscersi anche per chi non ha mai provato disforia di genere, ma allo stesso tempo è in grado di dare un seppur vago assaggio dei sentimenti di rabbia, disagio, libertà ed euforia che le persone transgender provano durante il loro percorso di riscoperta e rivendicazione della propria identità. In genere non leggo storie vere e non mi interessano particolarmente le biografie, anche se romanzate, ma leggendo questa ho trovato qualcosa che un racconto fiction non potrà mai darmi: la possibilità di aprire Instagram e vedere che il ragazzo che nelle pagine del libro era arrabbiato con il mondo perché non era in grado di vederlo per com'era veramente è ora un uomo di successo a suo agio nel corpo in cui vive e nella persona che è riuscito a diventare. Meglio di qualsiasi sequel.
Pensavo di essere di parte perché seguo Francesco sui social da tanto e mi sta molto simpatico, ma questo romanzo è *davvero* meraviglioso. La scrittura è sublime, vera, emozionante, scorrevole e travolgente. E la storia raccontata è una storia di cui penso il mondo avesse bisogno (o - perlomeno - ne avevo bisogno io) per entrare nelle emozioni, nei pensieri, nei disagi e nelle paure che la disforia di genere crea. Mi sento di ringraziare l'autore per questo viaggio nelle sue sensazioni che ci ha regalato, e spero che "Scheletro femmina" sia il primo romanzo di una lunghissima serie.
Credo che il destino me lo abbia fatto leggere nel momento in cui ne avevo più bisogno, forse mi è piaciuto così tanto proprio per questo motivo. Mentre lo leggevo mi isolavo completamente ed era come se fossi lì. Grazie
Avevo già letto questo libro, non appena uscì. Conosco Francesco ed ero impaziente di leggere, di provare a riconoscermi nel testo, ma - forse per la fretta che avevo soprattutto di scoprire come sarebbe andato a finire - avevo quasi fatto indigestione della sua drammaticità e del suo essere melenso a tratti. Tuttavia qualche giorno fa ho deciso di ascoltarne l’audiolibro. Si tratta di una mia nuova abitudine: scelgo un libro che mi piace, che mi faccia compagnia in quei tratti di strada obbligati che faccio in auto quotidianamente. Sono sollevato dalla fatica di leggere e dalla noia del traffico. Con un po’ di sorpresa, ho trovato un libro perfetto, emotivamente equilibrato e ricco di dettagli, che mi sono potuto gustare. Molto probabilmente anche perché io sono una persona diversa e anche io oggi sono follemente innamorato del “mio Sara”. L’anno scorso speravo di incontrarlo, stavolta ho avuto paura di perderlo. E questo può soltanto significare che è un libro ben scritto. Bravo Francesco e grazie per la tua visibilità che è della comunità tutta 🏳️⚧️❤️
Ho letto questo libro durante un viaggio in treno piuttosto lungo e non avrei potuto fare scelta migliore. Non mi sono resa conto delle ore che scorrevano, ho visto l'alba riflessa sulle pagine di Scheletro femmina e non dal finestrino. Già dall'introduzione è come se l'autore ti prendesse per mano e ti facesse entrare in punta di piedi nella sua vita, partendo dalla sua infanzia, con la naturalezza e la spontaneità tipica dei bambini. Si procede, poi, nella vita di Francesco, permeata dall'amore in tutte le sue forme (la mamma, la nonna, Sara...). La scuola, il basket, i primi amori, l'università, il vivere fuori casa, la scoperta, o meglio il nascondimento, del proprio corpo, sono tutti temi molto sentiti dall'autore, che è in grado di farli emergere con un tatto sui generis ed allo stesso tempo una brutalità senza eguali. Le parole sono sempre soppesate: talvolta sono pungenti e talvolta divengono delicate come una carezza. Non esiste l'identikit di colui che dovrebbe acquistare questo testo: è sufficiente che si abbiano un cuore pronto a resistere alle botte della vita, due polmoni capaci di fare lunghi respiri nei momenti più critici e un pacco di fazzoletti (non si sa mai che scappi un piantino verso la fine del libro). Ti ringrazio, Francesco, per aver scritto questo capolavoro e per averlo messo a disposizione di tutti.
Un libro sull’identità, sulla ricerca di sé, sul costruirsi fino a scoprirsi e non avere più paura di essere. Un percorso di crescita e di scoperta dettato da due ostacoli immensi: una danza disperata tra il riconoscimento di sé allo specchio e dagli occhi degli altri. La cosa che più mi ha colpito di più, commosso e anche turbato (non in senso negativo) è stata sin da subito la rivendicazione di sé con le persone alle quali tiene perché l’idea di mentire fa sentire sporco Francesco. E grazie a questa grande sincerità e fiducia che c’è tra lui, la sua famiglia e i suoi affetti riesce ad acquisire sempre più coraggio che gli dà la forza di essere sé stesso. L’ho trovato un messaggio altamente sano e positivo: ti costruirai da solo, ma non sarai solo se sarai sempre vero.
Sarò molto curiosa di leggere altro e vedere come evolve la scrittura dell’autore poiché, nonostante l’abbia trovato ben fatto per essere il primo lavoro, non mi è risultato particolarmente scorrevole soprattutto in alcuni punti.
Un ultimo commento altamente personale a Francesco: non so come tu abbia fatto, ma i primi due capitoli me li sono sentiti cuciti addosso. È stato molto emozionante “leggersi” con le parole di un’altra persona. Ti ringrazio tanto.
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Questa è la storia di un ragazzo che ha amato tanto. Al termine della lettura, mi porto a casa un sentimento di tristezza, di malinconia, di quelle però catartiche che ti fanno ragionare sulla tua vita. Di storie d'amore ce ne sono a milioni, amori impossibili iniziati da giovanissimi e ricominciati dopo anni. Personaggi che si perdono e si ritrovano, nonostante le avversità. Ma questo romanzo è diverso: Francesco non ha mai perso Sara, è sempre rimasta con lui, tra le ossa, ben incastrata nel suo scheletro femmina . È stata il motore di tutta la sua crescita, umana e relazione, della transizione che lo ha portato a rendere visibile agli altri ciò che è sempre stato in cuor suo. La prima sezione del grembiule è semplicemente favolosa. Come cantano i PTN, ci vuole tanto tanto cuore .
Era da tempo che non leggevo un libro così bello. La sincerità con cui Francesco si mette a nudo mi ha colpita come un pugno allo stomaco. Avrei voluto piangere, ma non ci riesco. È un libro intenso, delicato, a tratti poetico, talvolta quasi brutale. L'ho amato infinitamente.
Uno dei libri più veri e vibranti che abbia mai letto. É pieno di emozioni, nel miglior senso possibile, prima un pugno nello stomaco e poi un respiro profondo, dopo troppo tempo sott'acqua. Leggetelo.