Dopo quasi ottant’anni la guerra è ricomparsa sul Vecchio Continente. L’aggressione scellerata che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022 ha rotto decenni di pace e ha fatto sì che l’Europa tornasse a essere ciò che per secoli era sempre stata fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale: ‘il posto della guerra’. Come è potuto accadere uno scempio simile proprio nella ‘civile Europa’? Nel luogo che ha rappresentato un pilastro di quell’ordine liberale che ha trasformato il sistema internazionale stringendo attorno a sé una famiglia di democrazie affratellate e tessendo una fitta trama di istituzioni e trattati garanti della cooperazione e della pace? Se la pace, dunque, è stata infranta proprio dove le condizioni per mantenerla erano le migliori possibili, che speranza resta per evitare che la forza ricominci a essere la sola ‘regola del mondo’? La risposta a questa domanda passa per la consapevolezza che la possibilità di escludere la guerra come prospettiva deriva proprio dalla credibilità e dalla sopravvivenza di quell’ordine liberale che la guerra di Putin ha messo sotto attacco: l’invasione russa dell’Ucraina non è infatti solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti di quel paese, ma è anche un’esplicita aggressione all’Occidente democratico e ai principi e alle regole su cui si fonda. Ripensare la guerra, e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea, dopo l’Ucraina è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti a un disegno spezzato senza nessuna strategia per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali. Perché se c’è una cosa che la fiera resistenza del popolo ucraino ci ha insegnato è che non bisogna arrendersi mai, che la difesa della propria libertà ha un costo ma è il presupposto per perseguire ogni sogno, ogni speranza, ogni scopo, che le cose per cui vale la pena vivere sono le stesse per cui vale la pena morire.
Vittorio Emanuele Parsi è professore ordinario (2004) di Relazioni Internazionali nella facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2002 è professore a contratto nella Facoltà di Economia dell'Università della Svizzera Italiana di Lugano (USI). E' direttore di ASERI (2012) e program director del Master in Economia e Politiche Internazionali (MEPIN), una joint venture tra l'Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (ASERI) e l'USI (2004) ed è Direttore scientifico del programma di Executive Education di ASERI (2011). I suoi campi di ricerca sono: le relazioni transatlantiche, la sicurezza in Medio Oriente, i cambiamenti strutturali del sistema politico internazionale, il rapporto tra democrazia e mercato.
Un libro che tutti gli italiani dovrebbero leggere, vista la situazione attuale del ritorno della guerra in Europa. Purtroppo (e noi europei occidentali lo abbiamo scordato), la libertà e la democrazia, nella loro imperfezione e nelle loro contraddizioni, hanno un costo. Sperando che non ci toccherà mai doverlo pagare, saremmo però pronti a farlo?
Un libro di cui gli italiani hanno bisogno, ma un libro che sicuramente leggeranno quelli che non ne hanno. Da come avevo già intuito ascoltandolo, il suo modo di scrivere ed esprimersi è per me seducente, ricco di riferimenti, rimandi ad altri libri e spunti che spingono ad approfondire, a non fermarsi. Oltre al grande bagaglio culturale che evidentemente si porta dietro affronta con parole estremamente dure (ma giuste) il discorso attorno al conflitto scoppiato in Ucraina ormai quasi un anno fa. È uno strumento contro tutte le false dicotomie a cui abbiamo assistito in questi mesi, alle parole vuote, alla mancanza di logica e di giudizio, alla mancanza di coraggio e responsabilità, al narcisismo patologico e all'atavico cinismo della più becera politica e propaganda filorussa.
Se il lettore è sicuro ,senza se e senza ma, che Putin ha invaso l’Ucraina senza averne alcun motivo legittimo, in quanto l’Occidente non avrebbe in alcun modo provocato la Russia, minacciandone la sicurezza, e che il medesimo autocrate da tempo meditava di attentare all’ordine internazionale, decretando la fine di 75 anni ininterrotti di pace in Europa per fermare l’espansione della democrazia all’Est, ecco, allora questo è il libro che fa per lui. Io ,sinceramente, quando ho letto proprio nella prima pagina tre righe solenni ,che sembrano un proclama, dove si dice che le cose per cui vale la pena di vivere sono anche quelle per le quali vale la pena di morire, e che libertà individuale e possibilità di autodeterminazione come popolo, sono valori “non negoziabili” , mi sono un pochino raggelato. Semplicemente perché, avendo scelto praticamente da sempre di seguire, come metro di giudizio filosofico le idee dell’illuminismo ,mi sono imposto di diffidare sempre e comunque di chi ti propone qualsiasi affermazione come “valore non negoziabile” e cioè come verità assoluta. Per carità il Prof.Parsi è una eccellente persona e immagino anche un buon docente di relazioni internazionali ,ma come si evince dalle ultime pagine del libro, deve essersi sconvolto quando ha appurato, che secondo i sondaggi di opinione, si è rilevato che la grande maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi all’Ucraina non tanto per la cosa in sé, ma ancor più per la deduzione che ne deriverebbe logicamente ,e cioè che mai e poi mai la medesima maggioranza riterrebbe di sentirsi moralmente obbligata a partecipare di persona a un conflitto armato. A questo punto il Professore si deve essere chiesto : e se capitasse a noi quello che è capitato all’Ucraina, chi sarebbe disposto ad andare in guerra? Leggi di più: http://gmaldif-pantarei.blogspot.com/...
Affascinante approfondimento dell'analisi iniziata in Titanic, qui applicata al caso della guerra russa contro l'Ucraina, che emerge come un attacco diretto ai principi, alle idee e alle istituzioni dell'Occidente democratico
"È solo dalle società aperte che può provenire la soluzione, il metodo e il controllo che ciò che stiamo facendo vada nella giusta direzione. Di fronte alla barbara e scellerata guerra di aggressione di Putin all'Ucraina e a tutte le democrazie, la nostra più importante responsabilità è continuare a ricordarlo e a ribadirlo."
Quello che cui sostengo é che la pace interna all'Europa può essere difesa con mezzi pacifici fin tanto che anche chi è ai suoi confini accetta di farlo, ma deve essere difesa da altri, più classici mezzi se qualcuno la minaccia dall'esterno. È un inganno pensare che "pacifico" significhi "imbelle", che essere disarmati e indifesi possa funzionare di fronte a un aggressore che non si fa scrupoli a usare la forza, che fingersi morti possa salvarci. La "strategia dell'opossum" non paga in politica internazionale. Chi si finge morto, in realtà, è già morto.
In questo breve saggio Parsi inizia fornendoci il contesto storico, economico e politico dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Prosegue quindi affrontando le varie argomentazioni che hanno preso piede nel dibattito pubblico italiano. Infine l'ottica si allarga ulteriormente sul confronto prospettico tra società aperte e autocrazie, e sulle eventuali soluzioni, quelle possibili e quelle necessarie. Parsi è chiaramente schierato, ma in questo libro ci spiega che - consapevoli o no - lo siamo tutti.
Questo saggio divulgativo del Prof. PARSI è una lettura utile non solo per approfondire meglio quello che sta succedendo con il conflitto Russo-Ucraino ma anche per comprendere le cause che hanno portato allo scoppio della guerra. Lettura consigliata!
Centrato e sul pezzo come solo il miglior Parsi, poche polemiche e molti fatti spiegati in maniera chiara; molta geopolitica e storia europea per capire meglio dove ci troviamo oggi e dove dobbiamo cercare di proiettare il nostro futuro. Un libro che farei leggere a scuola.