Dalle Alpi svizzere al Salento, da Vienna al Mar Nero, dalla crosta delle montagne alle pianure incise dal serpente del Danubio, un lungo viaggio, anzi una serie di viaggi, per imparare a guardare e a sentire la spalla orientale dell'Europa. Il volume raccoglie scritti editi e inediti del reporter italiano, in cui convivono gusto per il viaggio e per l'andare (attraversando paesaggi, incontrando uomini, sondando umori), la fascinazione del racconto e della parola.
Paolo Rumiz è un giornalista e scrittore italiano. Inviato speciale del "Piccolo di Trieste" e in seguito editorialista di "la Repubblica", segue dal 1986 gli eventi dell'area balcanica e danubiana; durante la dissoluzione della Jugoslavia segue in prima linea il conflitto prima in Croazia e successivamente in Bosnia ed Erzegovina. Nel novembre 2001 è stato inviato ad Islamabad e successivamente a Kabul, per documentare l'attacco statunitense all'Afghanistan.
Ho letto Rumiz per la prima volta, penso come molti altri, su Repubblica, e questa figura del viaggiatore-giornalista mi ha da subito incuriosito. Procedendo con la lettura del libro, trovo conferma della mia impressione positiva: un raffinato spirito di osservazione, sia nei confronti del paesaggio, che nei confronti delle persone con i loro gesti e comportamenti. Sotto certi aspetti, la figura di Rumiz è il mio esatto opposto, considerando che non ho mai viaggiato all'estero e che non sento il bisogno impellente di farlo come invece capita a certi 'viaggiatori cronici'; ma nonostante ciò, condivido perfettamente il sentimento dello scrittore nel subire il fascino dei luoghi di confine: stazioni, dogane, passi di montagna, luoghi sperduti che rievocano tempi lontani. E in aggiunta a ciò, in questo 'E' oriente', si subisce anche il fascino di un mondo al tempo stesso vicino e lontano a noi, dove si sentono ancora gli echi degli imperi crollati; luoghi che non appartegono più al passato ma che non si trovano nemmeno del tutto nel presente. Nel complesso, una lettura scorrevole ma ricca, che offre numerosi spunti di riflessione e anche idee per letture successive.
"Sono su un Orient Express che non è un espresso e non è nemmeno Oriente. In Europa l’Oriente non c’è più, l’hanno bombardato a Sarajevo, espulso dal nostro immaginario, poi l’hanno rimpiazzato con un freddo monosillabo astronomico: ‘Est’. Ma l’Oriente era un portale che schiudeva mondi nuovi, l’Est è un reticolato che esclude". Dopo Terzani ho scoperto un nuovo "amore" letterario che al secolo fa Paolo Rumiz. Certo Terzani rimane Terzani, unico ed insostituibile, ma Rumiz si avvicina a lui di molto, a mio parere. Ho letto "E' Oriente", che è un viaggio fatto di tempi dilatati, in posti vicini alla nostra Italia ma così lontani dalla nostra conoscenza e dalla nostra comprensione, remoti tanto quanto lo sono i veri angoli remoti della terra. Dicevo, è un viaggio caratterizzato dalla lentezza, Rumiz difatti è un viaggiatore vero, uno di quelli che gira in bici (e non intendo la passeggiatina in centro, intendo macinarci ben duemila km da Trieste ad Istambul), in treno, a piedi, in auto e ti racconta in modo così cristallino la realtà che vede, ma anche quella che ha studiato e che ha vissuto in questi posti, i Balcani, vicini e lontani.
Sebbene Rumiz riesca a trasferire benissimo su carta i luoghi attraversati e vissuti, ho trovato questo saggio - o meglio, raccolta di saggi - poco omogeneo bei contenuti.
L’idea di fondo è molto interessante, la ricerca dell’Oriente e del suo significato viaggiando attraverso diversi luoghi d’Europa, ma non capisco come si possa mettere nello stesso libro un viaggio su chiatta per il Danubio e una biciclettata al passo Gavia, rimembrando vecchie glorie ciclistiche italiane.
Mah, è sostanzialmente la seconda parte, gli ultimi due viaggi, che non ho capito ed ho trovato un po’ noiosa.
Per il resto sempre fonte d’ispirazione su luoghi da visitare, o vivere.
l'oriente è molto vicino- quello di rumiz comincia nel nordest e arriva fino a istambul. una serie di viaggi: in treno, in bicicletta, in barca attraverso paesi non lontani eppure misteriosi, scandagliando paesaggi, raccontando storie. da mettere due cose nello zaino e partire subito.
Un libro trovato per caso tramite il bookcrossing, e il mio secondo libro di Paolo Rumiz. Leggerlo è stata un’esperienza vintage, mi ha riportata indietro agli anni della mia primissima adolescenza, alle tematiche di cui si parlava tanto allora, che sono anche le prime tematiche che la mia consapevolezza in formazione iniziava ad afferrare: l’immigrazione, la globalizzazione, il consumismo, la NATO…In questi venti anni che sono passati sono cambiate moltissime cose, alcuni concetti che allora si iniziavano a formulare ora sono assodati, altri sono passati in secondo piano.
Molto bella la prima parte, il modo in cui l’autore sa descrivere il viaggio, lo stile quasi impressionista in cui fissa sulla carta paesaggi e stati d’animo fugaci è sempre molto coinvolgente. Un po’ meno mi è piaciuto l’ultimo capitolo, in cui si avvita intorno a un rimugino continuo in cui il viaggio passa quasi in secondo piano.
Ci ho trovato qualche spunto interessante sul ruolo dell’Adriatico e delle regioni italiane orientali nel contesto contemporaneo, e soprattutto sul nostro rapporto con tutto quello che “è oriente”.
Lo spirito boomer ti permette di avere un sacco di invidiabili certezze nella vita. Un ingrediente fondamentale per attraversare l’Ucraina o la Polonia, in pochi giorni di treno, e forte dello studio e della conoscenza poter dire: Gli Ucraini sono così, o Come sono Adorabili e Naturalmente Votate alla Cura le Donne Polacche. Fortunatamente sono una capra in geografia e nessuna occasione è sprecata quando si tratta di inculcarmi un minimo di nozione del mondo.
Non è per tutti questo libro/diario di viaggio. Chi non conosce l'Est o chi non ci è mai stato forse farà fatica a capire cosa succeda durante queste peregrinazioni. Io che l'Est in qualche modo l'ho visto pre-post guerra ho scoperto (e capito) che non posso rinnegarlo. Mi chiama.
Raccolta di articoli di viaggio lento a cura del magnifico narratore di viaggi Rumiz, un po' datati, perché molti dei luoghi e delle situazioni che racconta sono cambiati radicalmente, eppure estremamente attuali per la sempre maggiore necessità di viaggiare lentamente.
Le pagine di questo libro restano un po' a metà: non è proprio un racconto di viaggio, e non è proprio un saggio sociologico. Vorrebbe probabilmente essere entrambe le cose, ma a mio avviso non riesce nell'intento se non a tratti. La scrittura dell'autore è poi eccessivamente paratattica e frammentata: insomma, il mio approccio con Rumiz non è stato dei migliori.
C'è naturalmente del fascino nella narrazione dei luoghi, un grande amore verso l'Oriente (correttamente raccontato come molto vicino a noi) e verso la ricerca di esperienze. Inoltre oltre all'affetto per i luoghi mi porto dentro un vivido racconto di una porcilaia in Veneto e del passaggio di confine a Gorizia prima che la Slovenia fosse in Unione Europea. Resta però, soprattutto, una punta di noia e una -più grande- di rammarico per come vedo questa raccolta un'occasione persa.
Tutti pronti per un interessante viaggio con Paolo e il figlio Michele? Destinazione? Una e tante.. ad est. Con il suo linguaggio in prima persona, semplice, descrittivo, riesce a conquistare il lettore e accompagnarlo nel suo viaggio, sempre pieno di scoperte, storia, emozioni, riflessioni ad ampio raggio. Un elogio alla lentezza assaporando profumi, paesaggi, sorrisi, saluti, diversità, unicità. "Persino a Sarajevo, sotto le bombe, la vita valeva qualcosa. Qui no, i sorrisi amari della gente ti dicono che sei alle porte di un mondo dove l'individuo non conta più niente. Ecco cos'è l'Est. La tua vita appesa a un timbro, a un lasciapassare, alla pietà di un funzionario."
Sarà un mio limite ma la mancanza di trama, una trama qualunque, da racconto o da romanzo, uccide anche la prosa più bella. Il continuo saltabeccare da un evento, un ricordo, un luogo e un tempo senza soluzione di continuità, senza anima, senza schema uccide il libro fin dalle prime pagine. E poco contano gli scorci magnifici, i quadri storici, i commenti di viaggio, non si fa in tempo ad entrare in un luogo che lo squarcio si chiude catapultandoci altrove. Una fatica incredibile da seguire.
Un buon libro per scoprire l'Europa orientale. La zona del Friuli ma anche assaporare l'esperienza dei viaggi in treno, biici, auto e persino una chiatta. Un viaggio fatto di ritmi lenti, ogni tragitto percorso diventa un'opportunità di apprendimento storico, sociale e umano. Buona lettura a chi deciderà di fare questo viaggio insieme all'autore.
Mi piace la scrittura di Rumiz, ma soprattutto il suo sguardo che, qui, ho ritrovato. Tuttavia, non consiglierei di iniziare a leggerlo da qui. Il libro è una raccolta di saggi, letteratura di viaggio per quotidiani, appunti e ricordi. Il fascino dello scoprire ad ogni pagina, dove ci porterà è alto, ma solo per lettori (già) affezionati.
Il mio primo Rumiz. Si tratta di un libro composto da alcuni reportage scritti e pubblicati dal giornalista viaggiatore tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei 2000, tutti con un unico filo conduttore: andare alla ricerca del concetto di Oriente tra i confini europei.
L'autore descrive minuziosamente i suoi viaggi in bici, barca, treno e auto, da solo o in compagnia, alla scoperta delle terre di confine europee: l'est rappresentato dall'Ungheria, la Bulgaria, la Romania; la Turchia di Istanbul; i Balcani e il Friuli; il mar Adriatico; l'Austria e la Slovenia.
Sono tutti spaccati interessanti, originali, scritti come fossero un flusso di coscienza, con uno stile lirico ma essenziale. Una bella lettura che mi apre a nuove opere di questo scrittore di viaggi.
Asciutto ed al contempo avvincente diario di viaggio, con lo sguardo ai Balcani, ai resti di un mondo sovietico, senza dimenticare la storia e gli autori che l'hanno raccontata, con minuzie di particolari e lo spazio necessario a fantasticare ancora in mondi di difficile interpretazione
L' Oriente di Rumiz è quello dell' est europeo. Una raccolta di scritti di viaggio che ci portano a scoprire luoghi, più o meno noti, non solo nella loro geografia ma soprattutto attraverso la storia loro e della gente che li abitano, in un intreccio continuo di lingue e culture.
Mi piace molto mettermi in viaggio con Rumiz, qualsiasi mezzo di trasporto utilizzi ti fa sentire immerso nella natura, nella storia, nella vita con lui. Gran viaggiatore ed egregio giornalista.
Un libro splendido per scoprire l' Europa orientale, i balcani e le popolazioni che lo abitano. Anche se gli scritti sono dei primi 2000 sono molto attuali, quasi profetici.
Una raccolta di articoli di giornali e di viaggi “in libertà” con destinazione l’ Est, verso quell’ Oriente che conosciamo poco, anche se geograficamente vicino. Ogni parola sembra cucita, studiata, ricercata per esprimere, senza equivoci luoghi e persone.
Paolo Rumiz ha un grande talento: la sua narrazione è incredibilmente evocativa. Questo volume raccoglie alcuni suoi articoli, in parte già pubblicati e in parte no, che hanno la caratteristica comune di parlare della sua esplorazione del mitico Oriente. Gli aneddoti inanellati lungo queste pagine ci raggiungono anche se dell’Oriente sappiamo ben poco e anche se magari sfuggono certi rimandi e non ci è chiara la collocazione geografica e/o storica, perché con poche parole Rumiz ci trasporta in qualsiasi luogo egli scelga di trattare, facendoci respirare davvero un’aria diversa.
This book is particularly recommended today: the reportages written by Rumiz during his "slow" travels (by bike, train or boat) around central and eastern Europe in the 90s, sheds a very particular light on recent events. Rumiz's look on spaces, peoples and societies is essential and sharp. Enlightening.
Sono ufficialmente rincoglionito: arraffato da Libribelli as usual pensando di non averlo letto...e invece... (18/2/2025). Dove andiamo stando? Affffff.......