"Cominciavo a capire che la felicità è fatta di niente, e che io avevo proprio perduto quel niente che può far contento un uomo".Un classico del Novecento ticinese, in un'edizione dedicata agli studenti e a chiunque desideri approfondirne gli aspetti letterari, linguistici e antropologici.
Un libro che avrei dovuto leggere prima ma ci sono libri che alla fine arrivano al momento giusto. Il fondo del sacco è già da un po' di anni nella mia libreria. Un regalo di mio papà. Papà che ora non c'è più. Questo libro è il secondo che leggo in tutto il 2025. Due libri in un anno. Lo so è poco. Una volta ne leggevo molti di più. Ma non per far quantità ma perché avevo fame di libri. Poi tra social e vita moderna la lettura pian piano se n'è scivolata via. Ma dentro ho sempre sentito questa mancanza. Così eccomi qui ad inaugurare la mia voglia di tornare a leggere e la festeggio con il primo libro letto. Grazie papà per avermi pensata con questo libro. Un libro che parla di malinconie, rimpianti, nostalgie. Il continuo mettersi in discussione. Un libro che parla delle mie montagne, del mio paese. Quando lo leggevo sentivo ancora mio padre e mia zia discutere tra loro. Ricordando i loro tempi. Tempi che furono anche di Plinio Martini. Di com'era la vita una volta. E di quanto io ne sapessi ancora poco della nostra storia. Un romanzo che racconta una storia vera, in un'epoca esistita veramente. Prima dicevo un libro arrivato al momento giusto. Perché quando arriva Natale mi prende lo sconforto. Un po' per chi non c'è più ma anche per chi è meno fortunato di me. A volte siamo così presi ad acquistare regali, decorazioni inutili per l'albero di Natale, a far cene abbondati da dimenticarci di come si viveva una volta. Di quando i bambini erano felici a ricevere un'arancia e un pugno di castagne. Non ho questi pensieri perché sto invecchiando ma li ho sempre avuti. Da quando ero bambina. A pensare ai meno fortunati. Questo libro è stato come ripercorrere il mio passato, i miei nonni, i miei genitori. Alle montagne. Alla vita semplice. Vita semplice che ora manca. Il libro ovviamente parla anche e sopratutto di altro. Di emigrazione. Di sognare un paese migliore. Poi quando riesci a trovare quel paese, quelle fortune ti viene la malinconia di casa tua. E pensi che si stava meglio quando si stava peggio. Un libro che mi ha fatto riflettere, sui valori, sulle cose che ora diamo scontate. Poter andare in un negozio e fare la spesa. Non rischiando la vita ad arrampicarci sulle montagne o a sperare in buoni raccolti. In Ticino si moriva anche di fame. Una volta. E non tanto tempo fa. Ora siamo qui a piangere se non abbiamo l'ultimo modello di qualsiasi cosa inutile. Non mi importa di fare recensioni, ma voglio solo lasciare miei pensieri sui libri che leggo. Le sensazioni che un libro mi ha lasciata. Spero di continuare a leggere e di trovare sempre qualcosa da dire sulle letture.
The author had a unique perspective because he grew up and taught school in an isolated valley of the Tessin, the italian speaking part of Switzerland. I read the German translation of the original Italian and don't believe there is an English translation. It's rightfully considered a classic for this region. As an American reader, it was also a unique perspective in that it is told by someone who was one of those who stayed behind. It speaks of the high cost/loss of emmigration. Immigration stories are common, emmigration stories not so much The book offers insight into the meager lives of the inhabitants of these valleys in the first half of the last century: the harshness, hunger, abuse, early death. There is a long history of emigration in this region to Amerika and Australia. The protagonist emigrates to California, leaving his love behind. The young woman soon dies of pneumonia. It's a story of longing and regret. The novel is mostly told in expository dialog and summary which makes it a bit tedious to read in recent times.
Plino Martini (1923-1979) erzählt in seinem biografischen Roman über sein von bitterer Armut geprägtes Leben in einem Schweizer Bergtal. Von seiner Auswanderung nach Amerika und seiner Rückkehr in die Heimat, in die ihn das Heimweh treibt. Doch es ist nichts mehr so, wie es einmal war. Es ist ein außergewöhnlicher Roman. In den Bergtälern, die heute voller Touristen sind, gab es keine Arbeit. Der karge Boden gibt keine Ernten her, das Hüten der Ziegen auf den Almen ist lebensgefährlich. Hunger, Armut und Tod sind die allgegenwärtigen Begleiter der Bewohner. Doch auch in Amerika wird Gori nicht glücklich. Heimwehkrank und reumütig kehrt er nach Jahren zurück in sein geliebtes Maggiatal. Mein Fazit: Ein sehr berührendes Buch, das ich sehr gerne weiter empfehle. 4 Sterne.
Sehr berührende Geschichte eines Mannes, der 1932 aus dem Maggia Tal im Tessin in die USA auswandert, weil es zu Hause keine Arbeit gibt. Die Herausforderungen in der Fremde, die Sehnsucht nach Hause und die innere Zerrissenheit werden sehr gut dargestellt. Außerdem bekommt man ein klareres Bild davon wie sich das Leben in den Bergen früher abgespielt hat.
"In Gemeinschaft leben, ganz gleich wo, ist das Einzige, worauf es ankommt."
Scritto in un italiano poco comprensibile perché sgrammaticato, ha una storia disordinata fatta di ricordi buttati a casaccio. Inoltre il protagonista non si riscatta per nulla e vive nel rimpianto, gli va male tutto per colpa sua, continua a dire di essere minchione e beh che dire, lo è. Fine del libro
Eine Geschichte, die das Herz berührt. Klar und scharf in der Sprache und ein Ausdruck direkt auf den Punkt. Man lebt und liebt mit, das Panorama der Berge vor den Augen und stetig in Gedanken bei den Charakteren. Einfach wunderbar erzählt.
Plinio Martini, écrivain tessinois, témoigne de la rude vie des montagnards des vallées alpines au début du XXème siècle. Nombreux sont ceux qui émigraient, mangeaient à peine à leur faim ou mourraient accidentellement sur les sentiers aériens grimpant aux alpages. Un "must-read" pour les amoureux du Tessin.