Nella storia del Rinascimento italiano campeggia un'immagine femminile circondata da un alone quella di Lucrezia Borgia. Amata, in vita, da artisti e poeti per la sua bellezza luminosa e per il suo spirito vivace, rispettata dai sudditi per le sue doti di amministratrice e diplomatica, è stata poi fatta oggetto di accuse infamanti da parte di una storiografia che l'ha descritta per secoli come avvelenatrice e libertina, sospettata di incesto con il padre e con il fratello. Sullo sfondo del Rinascimento e della Roma dei Borgia, con i suoi splendori e i suoi intrighi, l'autrice delinea con precisione e con grazia la personalità di una giovane donna piena di vita che dovette a sue spese imparare come il suo destino fosse nelle mani degli altri, vivendo spesso al centro di un mondo di cui fu più vittima che protagonista.
Sono rimasta molto e piacevolmente colpita da questa biografia, acquistata per caso, su uno dei personaggi più emblematici che la Storia ricordi! Sullo sfondo del Rinascimento italiano, epoca già di per sé meravigliosa, si affaccia la famiglia Borgia, con la sua scia di mistero e delitti che la hanno ormai resa celebre. Lucrezia Borgia, spesso connotata negativamente, additata e calunniata nel corso dei secoli, fu in realtà una donna altruista, coraggiosa, brava nell'amministrare le terre a lei spettanti, rispettata e benvoluta dai sudditi, amata ed elogiata dai poeti in virtù della sua grazia e bellezza. Questo saggio indaga in maniera chiara e precisa l'epoca in cui Lucrezia è nata e vissuta, le sue influenze culturali nonché le figure con le quali è entrata in contatto, dai familiari, il padre Alessandro VI e il fratello Cesare, alle grandi casate italiane del periodo, come gli Este, gli Sforza, finendo con l'essere uno scritto a tutto tondo, esaustivo ed appassionante.
"Al primo sguardo Lucrezia appare una figura crepuscolare, tutta mezze tinte e sfumature. Eppure, nonostante la sua fragilità, essa seppe mostrare una energia insolita. I disastri che travolsero la sua famiglia la fecero sempre disperare, ma mai perdere di coraggio. E fino alla sua partenza per Ferrara, e anche in seguito, Lucrezia attraversa la tragedia della famiglia con una dignità, una serenità e una semplicità che esigono rispetto."
questo libro mi ha piacevolmente sorpresa, infatti venendo dalla biografia di Oppenheimer mi aspettavo un'uguale pesantezza della narrazione, invece la scrittrice riesce a smuoversi in un panorama molto complesso politicamente e vario con una facilità disarmante. Il contesto storico e culturale è ampiamente approfondito già dai primi capitoli, per far comprendere al lettore quelli che sono concetti necessari per la narrazione, quali la normalità del nepotismo, la preponderanza del potere temporale della chiesa, ed il ruolo dei bastardi.
Il primo personaggio presentatoci è quindi in realtà Rodrigo Borgia, futuro Alessandro VI, nella complessità e poliedricità di un geniale uomo politico, la profondità della fede mariana, e l'amore sincero per la sua famiglia, che pur si intesse alle aspettative che aveva nei loro confronti, anche molto squilibrate fra i vari figli. Io partivo con un pregiudizio nei suoi confronti (che non è stato smentito quando si è preso Giulia Farnese come amante) ma mi sono fortemente ricreduta, riuscendo a vedere come sarebbe oggi, come probabilmente lo ammirerei, forse il Principe di Machiavelli doveva essere lui alla along, non Cesare, un totale squilibrato, distrutto dalla sua stessa hybris, dalle ambizioni così strettamente figlie del suo tempo.
Cesare è un personaggio micidiale (ed anche un po' bruttino vedendo il suo ritratto), mai sazio di ciò che ha, manipolatore fino al midollo di ogni suo osso. È una perfetta rappresentazione della degenerazione del fascino, di ogni degradazione della genialità, diventando l'estremo dello spettro della famiglia insieme a Lucrezia, che è il suo totale opposto, famoso ad oggi solo per la sua infamia in vita e la fascinazione che lo scrittore provò verso di lui.
L'ultimo personaggio di cui devo parlare è Lucrezia, in teoria protagonista ma che in pratica condivide il palco con tutti questi altri attori che quasi diventano suoi complementari, anche se la narrazione alla fine sempre a lei ci riporta in qualche modo. È stata una donna geniale a suo modo, l'unico che le era stato concesso in quel periodo, di una spiccata intelligenza emotiva, pratica, e più tradizionalmente intellettuale. Curiosa e generosa, tanto da essere definita "madre" dai suoi sudditi ferraresi, è stata per fin troppo a lungo su una gogna che non si meritava, come sottolinea il sottotitolo del libro, provocata dal rancore di un ex marito che non riuscì più a controllare delle accuse di cui si pentì anche successivamente ed una tradizione storiografica che le doveva trovare difetti in quanto donna, una strada più facile per il suo successo che non effettivamente il suo impegno come persona e fedele in una chiesa che non premiava tale virtù e non se l'aspettava neanche nel suo più alto rappresentante, il papa. Ogni singola fonte ce la riporta come una donna eccepibile, amante della vita, anche se le diede solo mazzate per la maggior parte, dai parti finiti male, la morte del figlio avuto con Alonso, la scomparsa dei fratelli, Cesare che uccide il suo amore di fronte ai suoi occhi, gli amanti con cui non potette mai stare, la scomunica e la rabbia irrazionale di Giulio II, le sofferenze di assedi e guerre, i matrimoni forzati sin da quando aveva tredici anni, alla morte del padre a cui era legatissima nonostante la sua natura volubile. Le conseguenze delle sue azioni riecheggiano fino ad oggi, in quelle che Weber avrebbe definito cause adeguate, che hanno definito in positivo gli equilibri di un'Italia più votata alla guerra che alla pace ed unione.
Lo stile dell'autrice non mi ha fatta propriamente impazzire, infatti sebbene sia coinvolgente ti ci vuole un po' per entrare nella sua meccanica (ci ho messo due giorni a leggere le prime quaranta pagine, poi ho letto le restanti trecento in altri due giorni). Forse è colpa del genere a cui non sono abituata, ma questo droppare informazioni e nomi che poi non ci serviranno mai più così de botto senza senso non mi è piaciuto. Non aiuta poi il fatto che tutti siano imparentati in qualche modo, abbiano gli stessi nomi (Ippolito, Juan, Maria, Lucrezia), e centomila titoli diversi che si alternano, che gli vengono tolti e poi ridati (se mi doveste chiedere chi a fine libro è il duca di Urbino onestamente non saprei). Rimane una lettura necessaria per tutti gli amanti del Rinascimento, soprattutto per quelli di Roma, che viene descritta non minuziosamente (non è quello il suo obiettivo), ma restituisce un'immagine nitida di quella che era la vita e descrive dove sono i palazzi, incluso quello di San Maria in Portico, che non ci sono più purtroppo (rip).
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La Chastenet ha uno stile che tende più al narrativo che all'eminentemente didascalico, il che è un bene, perché avvicina alla storia senza risultare pedante. Tiene molto anche a dipanare le trame di un contesto storico particolarmente complesso e difficile da restituire anche a chi ha affrontato approfonditamente questo periodo storico nei suoi studi.
La figura di Lucrezia, però, spesso si perde nello sfondo, soprattutto nella prima parte del saggio, e quindi mi pare di poter dire che l'obiettivo del testo non sia stato centrato in pieno.
Me gustó la desmitificación de Lucrecia Borgia como el demonio que pintan. El problema del libro, sin embrago, es que el autor no termina nunca de centrarse en la vida íntima de Lucrecia, sino que hace demasiadas pinceladas históricas y termina por desvirtuar creo yo, el objeto del libro (precisamente, una biografía de dicho personaje).
Lucrecia de Borgia es mi heroína favorita: artimañosa, bitch por excelencia, sin subirle tanto a las rayitas de mosquita muerta, rising feminist... en fin, un mujerón. Sin embargo este libro no dibuja nada de esas cualidades en Lucrecia. Sé que es difícil, a estas alturas de la historia, desenmarañar totalmente el mito de la morra, pero este libro la pinta como esposa abnegada, eterna y cursi enamorada, apendejada al estilo 'niña bien de San Pedro' (literal) y no me gusta. Aquí su personalidad es sosa, no hay intriga, no hay fundamento para la crueldad de César Borgia, el Papa Alejandro es un monigote, Juan muere muy pronto... Su relato es muy apegado a los hechos que sí se comprobaron de los Borgia (que son poquísimos) y no dejó nada a la imaginación de los tejes y manejes que se hacían en el Vaticano durante la época. Me lo bebí en un par de semanas y no representó gran aportación (ni literaria, ni histórica) a lo que ya sabía de la Borgia. No recomendable para alguien que desea acercarse por primera vez a la historia de Lucrecia.
I didn't like the writing, which I found somewhat flowery. I understand the documents and the period sort of invite to such a manner of writing but I would prefer a more impartial and professional tone. I didn't knew Lucrezia Borgia had such an impact on artists and humanists of the Renaissance and knew little of her life away from Rome, so it was nice to read about that. Overall I think it's a good book, it even explains why the slander started and tries to clean Lucrezia's image, despite being too full of praise which made me somewhat doubtful of all her qualities.
By the way, the cover shows a portrait said to be of Lucrezia de Medici instead of Lucrezia Borgia. :/