Milano, 2002. Molti misteri s’intrecciano sotto la Madonnina. Tutto comincia quando un noto avvocato viene assassinato in pieno giorno nella centralissima piazza dei prima di morire, però, l’uomo traccia uno strano simbolo col proprio sangue... Da qui parte una complicata indagine che porterà Enrico Radeschi, giovane aspirante giornalista nonché hacker alle prime armi, a indagare, insieme allo scorbutico vicequestore Loris Sebastiani, su una misteriosa confraternita che trae ispirazione da san Carlo Borromeo e persegue un disegno spietato per ristabilire l’ordine morale in una società giudicata corrotta. A quello dell’avvocato seguiranno altri omicidi o presunti tali, come l’inquietante schianto di un aereo contro il grattacielo Pirelli. Nel frattempo, una conturbante femme fatale, soprannominata “la Mantide” dagli inquirenti, seduce e uccide giovani ragazzi nei giorni di festa, facendone poi sparire i corpi. Chi è la donna misteriosa? E chi la protegge? Qual è il disegno ultimo di questa confraternita millenaria? Cosa si nasconde nei sotterranei del Duomo di Milano e nella cripta di un’altra famosa chiesa milanese? Un thriller mozzafiato e incalzante, scritto con una prosa efficace e immediata.
Paolo Roversi è nato il 29 marzo 1975 a Suzzara (Mantova). Scrittore, giornalista, sceneggiatore e podcaster, vive a Milano. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore di soggetti per il cinema e per serie televisive, spettacoli teatrali e cortometraggi. Ha scritto undici romanzi e i suoi libri sono tradotti in Francia, Spagna, Germania, Polonia, Serbia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacchia e Stati Uniti. Ha vinto diversi premi letterari tra cui il Premio Selezione Bancarella 2015 col romanzo Solo il tempo di morire (Marsilio) È fondatore e direttore del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival e del portale MilanoNera. Il suo sito è www.paoloroversi.me Twitter e Instagram: @paoloroversi
a un certo punto appare un personaggio romano di nascita e milanese di adozione, che parla così: “se vuoi il mio aiuto mò devi dì” “bisognerebbe scrivecce ‘n libro” “a forza di ripettelle” e mi sono vergognata per roversi.
comunque il libro è imbarazzante a prescindere dal massacro della romanità.
Mettiamola così: da cinque anni vivo a Milano, città che ho imparato a conoscere, amare e chiamare casa. Prima di abitarci stabilmente ero un giovane studente che “pendolava” dalla bassa padana. Enrico Radeschi, il protagonista di questo romanzo viene presentato esattamente così. Capirete bene quindi che empatizzare con questo ragazzo sia stato quasi naturale.
Aggiungiamo a questo una Milano di inizio nuovo millennio, dove google era ancora qualcosa di nuovo, i social network un miraggio e i blog andavano un casino. C’è pure un vicequestore scorbutico ma con un fiuto letale, accompagnato dal suo fedele sigaro che tiene in bocca come il protagonista di un film western e una storia che strizza l’occhio un po’ a Dan Brown e un po’ a Giorgio Scerbanenco.
Un protagonista a cui ci si affeziona in fretta, una lettura spedita e decisamente piacevole, tanti aneddoti su Milano, una miriade di posti che mi è venuta voglia di visitare e scoprire. Una bella scoperta insomma.
Come ogni anno, anche quest’anno ho deciso di tentare di stare al passo con l’iniziativa ‘Milano da leggere’ - cercate sul sito delle info se siete interessati. Per ora, sono alla pari. Anche se per motivi cromatici e di scelte mie personali, darò conto delle letture non in modo consecutivo.
Inizio dalla prima: che è il primo romanzo che vede protagonista Enrico Radeschi. Ficcanaso della Bassa padana arrivato a Milano per inseguire il sogno di fare il giornalista. Intanto mi ci sono un po’ immedesimata, ma solo un po’. Nel senso che la vita dell’aspirante giornalista è quella lì, anche peggio per chi è venuto dopo e mi sa ancora molto peggio per chi comincia oggi. Però, almeno io, milanese, lo nacqui. E io, sapete che sono molto legata alla mia città.
Intanto da quel punto di vista ho ritrovato molto la città, anche se ovviamente su di me hanno un effetto molto diverso che magari su un lettore di un altro posto. Esempio: io mi ritrovo molto nelle descrizioni delle periferie, che però fanno meno effetto ‘wow’ della gesa dei craputini, come la chiamava la mia bisnonna, chiesa delle testoline, cioè San Bernardino alle Ossa - vi rimando a Wikipedia e alle foto di Google per capire cosa abbia di speciale, se non la conoscete. Beh, per me è tipo un posto super familiare, e avendo pure un’educazione mezza ispanica non ho tutta questa repulsione culturale sul tema dei morti o della morte, pertanto come luogo per efferati delitti la trovo solo folkloristica, ma non sortisce l’effetto, anzi.
Comunque ai personaggi ci si affeziona, piacciono. La città c’è. La trama è buona. Non mi ha stupito in modo incredibile, ma non è male, tutt’altro. Pecca un po’ in colpi di scena, che diventano troppi e troppo poco credibili da un certo punto in avanti. È un buon giallo, non credo che mi lancerò subito a leggere gli altri della serie con Radeschi protagonista, però do un giudizio complessivamente positivo della lettura. Mi ha conquistato il tono scanzonato. Probabilmente era quello che mi ci voleva.
Bello mi è piaciuto molto ed è stato anche un piacevole sorpresa. Un po’ lento in partenza, non riusciva a catturarmi totalmente, tanto che per un momento avevo anche pensato di abbandonarlo invece, a un certo punto, le cose sono totalmente cambiate e la storia e i personaggi hanno saputo coinvolgermi e conquistarmi. Tutto inizia con l’omicidio di un famoso avvocato compiuto nel centro di Milano, questi prima di morire riesce a tracciare col sangue uno strano simbolo che attira l’attenzione di un giovane aspirante giornalista, Enrico Radeschi, che si ritroverà ad indagare sulla vicenda insieme al vicequestore Loris Sebastiani. Tra l’intrecciarsi delle vicende, sia su una misteriosa confraternita che sulla sparizione di giovani ragazzi ad opera di una misteriosa “mantide”, vedremo all’opera questo improbabile e disarmonico duo sullo sfondo della Milano di questo inizio di millennio, peraltro ben descritta e raccontata. Un finale forse un po’ esagerato ma nel complesso congruente con l’andamento della storia che si appoggia anche su fatti di cronaca realmente accaduti ma romanzati secondo le esigenze narrative dello scrittore. ********** Anche in rilettura il libro si conferma molto bello e avvincente.
Questo libro mi è "arrivato" via Twitter, ho visto un tweet del suo autore che mi ha incuriosito e portata a leggere la prima avventura di Radeschi. Da amante di gialli sono rimasta positivamente sorpresa, mi è piaciuta l'ambientazione, conosco poco Milano e quando ci andrò visiterò sicuramente alcuni posti citati. Bellissimo anche poter rivivere un po' i primi anni duemila, l'euro appena entrato in circolazione, i cellulari senza fotocamera, la Milano da bere... Radeschi poi entra subito nella simpatia, sgangherato, affascinate, sagace ma anche un po' imbranato. Anche io come il suo coinquilino ho fatto informatica e devo ammettere che le informazioni a riguardo erano tutte autentiche e credibili, e questo merita un altro punto a favore del libro. Infine arriviamo alla trama, all'inizio l'ho trovata un po' prevedibile, poi ha subito un miglioramento con l'introduzione di una sottotrama che ho trovato più intrigante della prima. Non ho apprezzato il finale, troppo esagerato, troppo catastrofico, mi ha ricordato quello di Angeli e Demoni di Dan Brown.
Ho letto in anteprima quest'ultimo libro di Paolo Roversi in cui si racconta la prima avventura di Enrico Radeschi, personaggio che compare in suoi romanzi e racconti precedenti. Questo romanzo è una sorta di "Angeli e demoni" alla milanese che, nonostante sia un po' discontinuo, si legge tutto d'un fiato: avvincente e allo stesso tempo pieno di riferimenti alla cronaca dell'epoca (siamo nel 2002), alla storia e alle tradizioni della città oltre che alle curiosità enogastronomiche.
“Mi piacciono i tuoi quadri grigi Le luci gialle, i tuoi cortei Oh, Milano, sono contento che ci sei Vincenzo dice che sei fredda Frenetica, senza pietà Ma è cretino e poi vive a Roma e che ne sa?”
Come ho detto molte volte, mi piace particolarmente e mi stuzzica leggere quei gialli, thriller o noir con un’ambientazione familiare, e quale ambientazione più familiare, per me, della Milano a cavallo fra il 2001 e il 2002? Avevo poco più di trent’anni, cinque o sei più dei protagonisti, ed ero sicuramente in piazza con loro a festeggiare il Capodanno del 2002, e magari li avrò pure incontrati al Matricola, al birrificio di Lambrate, da Luini o da Pattini, o in un altro dei luoghi reali di Milano che il romanzo nomina (anche se allora era più facile trovarmi allo Stravinskij o alla Città del gioco)
«Guarda che ho letto anch’io Scerbanenco, sai?» «Non ti facevo uno da gialli, Fabio.» «Tu mi sottovaluti.» «Ah sì?» «Già; per esempio sai che sono stato per due anni campione italiano delle olimpiadi di matematica e che completo un cubo di Rubik in ventotto secondi?» «Ti preferivo quando leggevi gialli.» Enrico è un aspirante giornalista che viene da una cittadina in riva al Po. Come so bene, essendo la mia famiglia originaria di quelle parti, quello che un altro figlio di quella terra, Guareschi, chiama il grande fiume , il Po, dona a chi ci vive vicino (o chi discende da chi ci vive vicino) una vena di follia. A Milano per sfondare nel suo mestiere, incontra un nerd e geek, il calabrese Fabio, studente di ingegneria e appassionato di tecnologia. I due giovani sono coinvolti in due catene separate di delitti. Un serial killer di giovani e belli, bruni con gli occhi azzurri. E un avvocato accoltellato a un passo dal Duomo che prima di morire traccia degli strani segni a terra col suo sangue (il messaggio del morto, che piace tanto a Diego) Simpatici e realistici i due protagonisti, fra l’altro in ognuno dei quali ho trovato un pezzettino di me, invece un po’ stereotipati i poliziotti. La trama poliziesca non brilla per originalità e poi a un certo punto passa a un argomento che detesto di cuore perché abusato nei thriller. Comunque viene gestita abbastanza bene, con una attenta gestione dei colpi di scena e con una qualità di scrittura che rimane sempre elevata. Complessivamente piacevole.
Sono contenta di esser imbattuta in questo audiolibro, la storia non è particolarmente originale, molto simile a tanti film americani con confraternite che vogliono creare una razza superiore, però raccontata con molta ironia. Tra un sorriso ci si imbatte in fatti realmente accaduti a Milano nei primi anni del 2000 che vengono intrecciati magistralmente nel giallo. Uno stile pungente, vivace, divertente con una buona caratterizzazione dei personaggi...leggerò volentieri gli altri libri della serie.
La trama non decolla, occorre arrivare quasi a pagina 100 per sentire odore di "giallo". Il romanzo migliora, ma sempre troppo poco. Rimane l'impianto iniziale: quello di una biografia di un ragazzotto spensierato di provincia catapultato in una Milano luccicante e torbida al tempo stesso. L'intreccio rimane vittima della narrazione, eccessiva e a tratti infantile, della vita del protagonista. Nota tecnica: stampato su carta terribile.
Gialletto Italiano: Non è male. Ma... Non riesco a leggere gli scrittori italiani. Le battute un pò scontate, i personaggi stereotipati. Sono una razzista dei libri, lo so! Comunque verso la fine non è male. La stroria ci può stare .
Questa estate ho avuto il piacere di far parte del gruppo di lettori scelti per il lancio di questo romanzo e ringrazio Paolo Roversi per avermi dato la possibilità di leggere “La confraternita delle ossa” in anteprima. Non avendo mai letto nulla prima di questo autore ammetto che è stata una piacevole scoperta. Questo romanzo è un thriller che si snoda in una Milano misteriosa e allo stesso tempo affascinante, che si svela ai lettori con la stessa meraviglia che appare agli occhi del protagonista: il giovane Enrico Radeschi. Appena arrivato a Milano dal suo paesino della ‘bassa’ con in valigia il sogno di diventare giornalista e soprattutto vivere del suo lavoro, vede infrangersi le sue illusioni. Pronto a ripartire alla volta del paesello natio, il destino ha progetti diversi in serbo per lui. Per puro caso riesce ad arrivare tempestivamente sulla scena dell’omicidio ai danni di un noto avvocato e con il suo radar da vero segugio nota un segno misterioso tracciato col sangue dalla vittima prima di morire. In questa sede ha luogo anche il primo ‘incontro’ col vicequestore Loris Sebastiani, coprotagonista di mille avventure. La vita a Milano, bellissima da un lato, non è facile se non hai uno stipendio adeguato e qui entra in gioco l’ingegno del nostro protagonista che fa dell’arte di arrangiarsi il suo stile di vita. Apre un Blog, forma di comunicazione che è agli albori, apprende i rudimenti dell’hackeraggio dal suo genialoide coinquilino e ficca il naso nelle indagini in corso. Quando nel quadro si inserisce una misteriosa donna che uccide giovani ragazzi di bell’aspetto per il nostro giornalista le cose si mettono male…
La Madonnina, simbolo della città, splende luminosa in cima al Duomo. Si trova a poche centinaia di metri in linea d’aria, così vicina che se allungasse la mano potrebbe toccarla. Fratello Ottaviano non lo fa, si limita a lanciarle una rapida occhiata prima di calarsi il cappuccio nero sul viso e girare la pesante chiave nell’antica serratura del portone. Non è un prelato ma fra loro si chiamano fratelli, indossano un cappuccio chiuso con solo due fessure per gli occhi e una tunica di lana grezza stretta in vita da un cordone da cui pende un teschio.
Ho letto “La confraternita delle ossa” in pochissimo tempo, catturata dalla metropoli milanese coi suoi mille misteri ed esplorandola a bordo della vespa del suo protagonista, Enrico Radeschi. Apparentemente il romanzo può ricordare Dan Brown con il suo “Angeli e demoni”; anche qui c’è una sorta di rompicapo legato ai luoghi del nostro sconfinato patrimonio artistico, anche qui c’è una catastrofe a livello mondiale da scongiurare architettata da una setta misteriosa, ma la vera marcia in più della Confraternita è il suo protagonista: Il simpatico e scanzonato Enrico Radeschi, nulla a che vedere con il borioso Robert Langdon (mi perdonino i fan di Brown!) Leggendo questo romanzo mi sono trovata catapultata indietro nel tempo, nel lontano ma non troppo 2002 e mi sono resa conto di quanto le cose sono cambiate in questi pochi anni. Le tecnologie che adesso diamo per scontate erano agli albori, ho provato nostalgia per il mio primo cellulare: un vero mattone, ma come ne andavo fiera! L’avvento dell’euro che ci ha colti tutti impreparati, la tragedia del Pirellone che ci ha fatto tremare, memori della catastrofe newyorkese… Insieme al protagonista ho apprezzato moltissimo il suo alter ego, il burbero ma onesto Loris Sebastiani, sempre pronto a perdersi con una bella donna come nel suo immancabile Pampero, sempre stressato e incavolato. Lo stile di Roversi è fresco e di facile lettura, dialoghi brillanti e una leggerezza di fondo che stempera le scene più violente. Consiglio la lettura di questo romanzo ovviamente a chi ama i thriller ma lo ritengo adatto a chiunque ami le storie avvincenti e allo stesso tempo ricche di ironia, con personaggi che creano dipendenza!
Ottimo thriller, il primo della serie con il giornalista Enrico Radeschi. Un emozionante tuffo all’inizio degli anni 2000 quando il mondo era meno tecnologico.
Un giallo che attraversa secoli di Storia milanese raccontata con una scrittura brillante e ironica ed uno stile unico e travolgente per la prima indagine fuori dagli schemi di Enrico Radeschi. Un giallo per ri(scoprire) Milano e trascorrere un po' di tempo all’ombra della Madonnina e dei suoi segreti in compagnia di un giovane hacker. Sulle note delle canzoni di Paolo Conte e Lucio Dalla, seguiamo le indagini del duo Radeschi-Sebastiani che per la prima volta si trovano ad indagare, su una serie di omicidi che sono collegate ad una vecchia setta di Milano: i disciplinati. Da leggere!!!
Primo libro di Roversi che leggo... Credo proprio che non mi fermerò! Mi è piaciuta molto l'ambientazione milanese di vent'anni fa. Ottima costruzione dei personaggi e dell'intreccio. Insomma, non tarderò a buttarmi su Blue Tango!!
I loved this story. A fun and intriguing mystery set in modern day Milan. In between readings, I couldn’t wait to get back to Radeschi’s first adventure. I look forward to the next in this series.
La morte di un noto avvocato a Milano, sembra essere la conseguenza di un folle omicida che qualche giorno dopo si consegna alla polizia. Ci sono però alcuni particolari che non sfuggono al vicequestore Sebastiani, uno su tutti è un simbolo che la vittima ha tentato di disegnare con il suo stesso sangue. Particolare che ha notato anche Enrico Radeschi, aspirante giornalista. Questo evento tragico è anche il primo contatto tra i due protagonisti del libro. Scavando in maniera ufficiosa, i due uomini, scopriranno che c'è una setta crudele e folle dietro a quel simbolo che verrà svelato. C'è anche una seconda indagine seguita da tempo da Sebastiani. Riguarda la scomparsa di alcuni studenti universitari, che attirati da una misteriosa donna, non fanno più ritorno alla propria vita. Ho letto tutta la serie del Drago, che Roversi scrive con lo pseudonimo di Lorenzo Visconti, ed ora mi sono buttato sulla serie con Enrico Radeschi, giovane aspirante giornalista d'assalto. Nonostante ci siano moltissime situazioni forzate e a dir poco improbabili per non dire impossibili, questo genere mi piace. Ambientato a Milano, è la fine del 2001, ed arriva ufficialmente l'euro. Il protagonista è uno sfigato molto intelligente, anche se passa il suo tempo diviso tra l'ozio o la dedizione totale alla causa che serve al suo scopo del momento. Radeschi è aiutato da due amici, un nerd che gli insegna a diventare un hacker e una seconda persona che sta per entrare nella sua vita, è il vicequestore Loris Sebastiani. La tendenza al genere Dan Brown non mi è mai piaciuta, anche perché la storia diventa quella di salvare il mondo e mi è sembrato davvero esagerato. Eppure la storia è divertente, scritta bene, con dialoghi comici grazie alla caratterizzazione dei personaggi. Le situazioni descritte, quelle che non eccedono la fantasia, sono molto ben contestualizzate nel periodo di ambientazione.
Ottimo intreccio, personaggi delineati in modo splendido, peccato per la lentezza iniziale, tutto sommato dovuta per introdurre il lettore alla Milano di quasi vent'anni fa. Anche perché, se per molti di noi diversamente giovani questo romanzo è stato un tuffo nei nostri vent'anni, per molti altri è un passato che non ricordano o che ricordano felice perché ancora bambini. I due casi che si intrecciano danno modo ai personaggi, Radeschi e Sebastiani, di costituire un sodalizio che mi immagino sia destinato a durare nei prossimi romanzi della serie di Roversi e che non vedo l'ora di affrontare. Non amo particolarmente gli stili misti, tutto ciò che non riguarda Radeschi viene scritto in terza persona, mentre Enrico ci narra in prima le sue vicende, tuttavia lo stile di quest'autore è fresco e dinamico e devo mio malgrado ammettere che trascina e non fa pensare troppo il cambio di voce narrante. Non vedo l'ora di recuperare tutti gli altri libri della serie dalla biblioteca!
«Questo è l’anno zero dell’euro, la nuova moneta!» Non che la cosa mi entusiasmi più di tanto, ma siccome non ho nulla di particolarmente eccitante da fare assecondo lo spirito nerd del mio amico. Ecco allora che, dieci minuti dopo, nel mio portafoglio di ecopelle, accanto alle due banconote da diecimila lire infilo cinque banconote da venti euro. Così colorate che sembrano quelle del Monopoli. «Buon 2002!» gridano un paio di ragazze da un’auto in corsa. ---
Alla fine del 2001 il termine "nerd" non pare ancora entrato nell'uso dell'italiano nell'accezione qui intesa e tanto da giustificare questa affermazione del protagonista.
Un po' troppo stereotipato il vicequestore, ho apprezzato l'epoca in cui è ambientato questo primo romanzo e che il protagonista, della mia stessa età in quell'anno, lo viva con molta naturalezza. Alcune trovate sono un po' un'americanata ma il giallo è bel costruito, vediamo come procede, visto che la prima serie su Gaia di Roversi l'ho poco apprezzata per la mancanza di approfondimenti dei principali personaggi.
Libro adolescenziale. Vorrebbe essere forse quasi celebrativo di questa adolescenza che parte sfigata e provinciale ma si va costruendo, per così dire, in un personaggio alla ricerca di un carattere. Purtroppo resta immaturo. I personaggi femminili sono la cosa più dolente e trita. Trattati molto molto male, appunto con la superficialità del sogno umido adolescenziale.
Un giallo che si rivela piuttosto surreale poiché sfocia nell'apocalittico, sembra la brutta copia di romanzi distopici scritti decisamente meglio. La trama è anche avvincente, ma la scrittura risulta acerba e a tratti sbrigativa, quasi fosse la prima opera dell'autore. Niente di entusiasmante.
Molto carino. Un poliziesco italiano molto molto classico ma ben scritto e con i personaggi molto simpatici. Della serie di Radeschi avevo ascoltato solo qualche breve racconto in audiolibro ma ora approfondirò!
Lettura piacevole, non avevo ancora letto niente d Polo Roversi. In una Milano di 20 anni fa’ si scontrano l’aspirante giornalista, Enrico Radeschi, e il vice questore Loris Sebastiani. Iniziano una collaborazione che si trasformerà in amicizia e che li porterà alla soluzione di alcuni crimini.
Questo libro non è partito nel migliore dei modi a mio avviso. Un po' lento e gli eventi non coinvolgenti come mi aspettavo dalla trama. Poi dopo la metà della narrazione qualcosa è cambiato e tutto è diventato più interessante. Lettura approvata.
Lettura piacevole e molto scorrevole. Roversi descrive magistralmente la Milano dei primi anni Duemila. Interessante la trama principale e la scelta del protagonista, Radeschi, giornalista alle prime armi.
la parte iniziale molto lenta, che serve per capire i personaggi, nuovi per noi, ma un po' noiosa la parte finale del caso abbastanza avvincente, con alcuni colpi di scena avrei preferito meno tresche amorose