A fine novembre, con il cielo di Lisbona carico di pioggia, Vasco Dos Santos chiude la sua galleria in Travessa dos Fieis de Deus sempre più tardi. Non ha alcuna voglia di tornare a casa da sua sorella Rita, divenuta ormai intrattabile.Nata deforme e, grazie al coraggio e alla tenacia della madre Maria do Ceu, «ricostruita» attraverso una lunga e dolorosa serie di operazioni,Rita è ormai costantemente in preda all’ira. La morte di sua madre, dell’unica persona capace di preservare l’armonia familiare, ha inasprito oltre ogni misura i suoi rapporti non soltanto con Vasco, ma anche con la sorella Joana, la cui bellezza è così abbagliante da risultare dolorosa, e con il padre Tiago, che anni prima, per sfuggire alla tragedia della figlia, ha abbandonato la famiglia e si è legato a Marta, una donna rancorosa che lo spinge a recidere ogni legame con il suo passato.Tuttavia, da uomo pragmatico quale è, Tiago ha trovato un modo per mantenere un, seppur fragile, contatto con i la domenica, ogni domenica della sua vita, la dedica al pranzo con loro. Una cosa frettolosa, niente di troppo familiare. Un flebile omaggio alla volontà di Maria do Ceu di tenere uniti i figli.È in uno di questi pranzi che i tre fratelli si ritrovano a condividere una scoperta nessuno di loro conserva ricordi del passato. Perché hanno rimosso tutto? La loro vita è stata infelice al punto da volerla dimenticare quasi completamente?Spetterà a Rita ricostruire la storia della famiglia attraverso i documenti ufficiali emersi dagli archivi di Stato, scoprendo una realtà ben diversa da quella che Maria do Ceu aveva raccontato.Nel frattempo, a turbare ulteriormente gli «squilibri» di questa complicata famiglia portoghese sarà l’arrivo di Luciana Albertini, un’eccentrica, visionaria pittrice italiana che farà breccia nel cuore di Vasco.Con prosa elegante e nitida Romana Petri torna in libreria con una toccante, intensa saga familiare sullo sfondo di una conturbante e luminosa Lisbona, confermandosi, attraverso la storia di tre fratelli in cerca di sé stessi e del proprio passato, scrupolosa indagatrice dei sentimenti e dei legami familiari.
Romana Petri (Roma, 1965) è una scrittrice e traduttrice italiana. Figlia del cantante e attore Mario Petri, vive tra Roma e Lisbona. Insieme al marito Diogo Madre Deus dirige la casa editrice Cavallo di Ferro. Critica letteraria, traduttrice dal francese, dallo spagnolo, dal portoghese di autori come Jean-Marie Gustave Le Clézio, Alina Reyes, Adolfo Bioy Casares, Anne Wiazemsky, Helena Marques, Ana Nobre de Gusmão, Inês Pedrosa, João Ubaldo Ribeiro, ha recentemente tradotto dall'inglese "Il diario di Adamo ed Eva" di Mark Twain. Autrice di radiodrammi per la Rai, ha pubblicato diversi contributi per le testate Leggere, Nuovi Argomenti e l'Unità; collabora oggi con Il Messaggero e La Stampa. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in Germania, Stati Uniti, Olanda, Inghilterra, Francia e Portogallo.
L’affascinante affresco di un Portogallo chiuso, dolente e tragicamente arretrato, che Romana Petri ha dipinto in Ovunque io sia, torna ampliato e completato in questo romanzo che ha una vita propria ed indipendente ma che farà anche la gioia di chi ha letto il romanzo precedente (brevemente riassunto e raccontato in maniera ordinata da Rita nelle mail a Vasco). Questa volta, la prospettiva è quasi esclusivamente quella di Vasco, ma durante i pranzi che scandiscono il fluire del tempo e la progressiva disintegrazione di questo rito, che senza Maria do Ceu perde anche quel minimo di senso che aveva avuto fino alla sua morte, i punti di vista passano da commensale a commensale. Il precario e falso equilibrio della famiglia è del tutto distrutto dalla comparsa di Luciana Albertini, che è un personaggio totalmente fuori dalle logiche della società portoghese e che progressivamente si impossessa dell’essenza di ciascuno dei membri della famiglia fino a farne dei ritratti perfetti e impietosi, descritti con grande efficacia nel romanzo. Attraverso la memoria, i personaggi si arricchiscono di sfumature nei dettagli, ci sono momenti di sorpresa, di scoperta, niente è stereotipato e ci sono passaggi in cui il lettore è costretto a chiedersi se non esistano in realtà delle attenuanti, o se non ci si debba sforzare di comprendere anche chi è meschino e arido. La profondità psicologica dei personaggi, che Petri costruisce con una lingua di notevole spessore letterario e sempre vivace, sostiene la struttura del romanzo: una serie di tableaux vivants che alla fine diventano davvero dei quadri, fissati nelle opere pittoriche dell’Albertini, ma anche intrappolati dalle parole di Vasco attraverso i ricordi che raccoglie per la madre. La memoria, la salvezza dall’oblio, è il motore che muove tanto l’azione di Vasco che quella dell’Albertini. Vasco, Rita e l’Albertini si occupano di strappare persone, eventi, identità allo scorrere inesorabile del tempo che travolge e cancella. Sulla loro positività si stagliano personaggi odiosi, in primis Tiago che non è in grado di cogliere la complessità della vita né delle persone che lo circondano. La maternità, il potere dell’arte (parola o immagine), l’elemento non controllabile che entra nella vita (mitologia, superstizione), la forza delle emozioni e la salvezza (per quel che si può) attraverso l’amore, dato e ricevuto, a tutti i suoi livelli, sono le tematiche sottese a questa successione di pranzi mai uguali a se stessi se non nella loro ritualità, che si chiudono con una bellissima accelerazione mentre passeggiamo virtualmente lungo la galleria dei ritratti della famiglia dipinti dall’occhio esterno e quasi olimpico dell’Albertini: un romanzo, insomma, la cui struttura un movimento a spirale verso l’alto, verso il futuro. Da leggere.
Un libro che ho divorato e che mi è piaciuto tantissimo. Non conoscevo l'autrice ma sicuramente leggerò qualche altro suo libro perché mi piace molto il suo modo di scrivere. Mi sono divertita nella lettura e questo non succede spesso.
I personaggi sono gli stessi che ho amato e ai quali mi sono avvicinato in “Ovunque io sia”. Anche i luoghi sono gli stessi, così come i sapori e i profumi percepiti. Ciò che manca, nel caso di “Pranzi di famiglia”, è una narrazione più esaustiva: ma, molto probabilmente, è stata volontà dell’autrice consegnarci un romanzo che racconta, sì, ma lo fa attraverso dei fermi immagine ricorrenti, mentre le vicende personali di ogni personaggio si sviluppano sullo sfondo.
Cari amici lettori, Il nome Romana Petri è sinonimo di garanzia.
🍝 Dopo aver letto “Ovunque io sia”, mi sono tuffato nel proseguio della saga familiare con “I pranzi di famiglia”, edito da @neripozza
🍝 Come nel precedente romanzo, ci troviamo a Lisbona, capitale in cui si respira l’odore del Tago ed in cui aleggia una palpabile malinconia di sottofondo.
🍝 Vasco, oramai adulto, è chiamato a partecipare ogni domenica ai pranzi con i suoi parenti, in cui i rapporti fra i membri sembrano continuamente spezzarsi, e a dover gestire le dinamiche familiari, che comunque mantengono viva la sua famiglia.
🍝 Come in tutte le famiglie, anche i rapporti cambiano; Joana, la gemella di Vasco, sempre più sola, con un marito adultero, cade in una forte depressione che la spingerà ad allontanarsi dal fratello. Rita, per converso, scontrosa dalla nascita per via delle multiple deformazioni al viso, muove i primi passi per raggiungere una pace interiore, che la porteranno ad avere un rapporto stretto con Vasco e Luciana, la compagna pittrice italiana di quest’ultimo, sognatrice e strampalata, ma dotata di una forte personalità.
🍝 Il libro si rivela un’opera meritevole di pregio perché l’autrice descrive con vivo spessore dinamiche che tutti noi viviamo quotidianamente. Dal punto di vista personale, infine, sono stato risucchiato dalla storia in una maniera inesprimibile, al punto da sentirmi protagonista dei pranzi domenicali della famiglia Dos Santos.
Un libro da mangiare e da cui lasciarsi mangiare. Le descrizioni sono perfette e impietose, sia dei personaggi che dei luoghi. Il Portogallo che viene raccontato è un posto bellissimo e crudele, che regala spettacoli per gli occhi e per il naso ma al tempo stesso è mutevole, proprio come i personaggi del libro. Con le loro storie che si avvicendano mano a mano, chi prima era insopportabile alla fine ci appare gradevole e viceversa. Non è un romanzo con sorprese e colpi di scena, la linearità della trama è a dir poco impressionante, gli unici imprevisti sono portati dalla matta e politeista italiana che sconvolge alla fine le vite di tutti. È un romanzo che parla di una struttura che accomuna tutti i lettori: la famiglia. Ed è chiaro alla fine che per quanto disfunzionale sia, non è possibile cambiarla e che ‘le cose finiscono, bisogna solo avere il coraggio di ammetterlo. E decidere’.
Ovunque io sia mi aveva incantata e incatenata alle pagine, forse ho iniziato Pranzi di famiglia con troppe aspettative. L’ho trovato piuttosto noioso fino a un certo punto, la parte migliore è nel finale. Riconosco, malgrado tutto, il fantastico affresco di dinamiche familiari comuni, il tacere per non confrontarsi, il dovere di essere famiglia a prescindere da scelte non condivise, offese umilianti, antipatie che vanno al di là dei legami di sangue. Il personaggio di Luciana Albertini mi è parso a tratti una macchietta saccente, ma non sempre i personaggi devono essere simpatici, no? Al contrario ho amato Rita, l’unica - forse - vera e coerente col suo percorso di riscatto.
Mi piace moltissimo la scrittura di Romana Petri. In questo secondo libro ritroviamo gli stessi personaggi di Ovunque io sia, a parte chi è morto! Bellissimo affresco di una famiglia disfunzionale. Ho detestato con tutto il mio cuore Tiago, padre snaturato. Mi sono piaciuti moltissimo Rita on i suoi scatti di rabbia e Vasco, l' unica persona normale fra tanti squilibrati. Mi appresto a leggere " La Rappresentazione " ultimo libro di questa trilogia, spero sia bello e avvincente come i due che ho appena letto.
Non ha per nulla soddisfatto le mie aspettative. Dopo aver concluso il primo in cui ero riuscita ad affezionarmi ad ogni personaggio raccontato, sono rimasta decisamente delusa non trovando la stessa passione nel volume 2. Nel complesso la narrazione risulta molto lenta, poco accattivante e scarsa negli avvenimenti.
Sono stata contenta di ritrovare questa scrittrice e questi personaggi, anche a distanza di anni l'atmosfera è rimasta la stessa. Meravigliosa Lisbona, decisi di andarci in vacanza proprio dopo aver letto il primo libro, Ovunque tu sia. Trovo che la Petri scriva benissimo, i personaggi sono descritti vividamente... Insomma dovrebbe essere più conosciuta.
Claustrofobico, a tratti surreale. Nella trama di parla di un mistero che però viene affrontato solo quando manca un terzo alla fine del libro e manco viene risolto (o forse ero talmente stanca a fine lettura che non l'ho colto).
Non all’altezza di “Ovunque io sia” ma molto molto bello. Scrittura e ambientazioni meravigliose per un quadro famigliare portoghese ricco e interessante.
Inizio lentissimo. Se i portoghesi sono come li descrive la Petri, non mi piacciono. La seconda metà del libro è migliore della prima. Lei scrive benissimo.
In genere non mi piacciono molto i "seguiti" perche' spesso non sono all'altezza del primo. In questo caso e' confermato. Lungo e noioso con poche storie a sostegno del racconto, e' sempre tutto uguale e monotono.