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A Place to Live

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Arguably one of Italy’s greatest contemporary writers, Natalia Ginzburg has been best known in America as a writer’s writer, quiet beloved of her fellow wordsmiths. This collection of personal essays chosen by the eminent American writer Lynne Sharon Schwartz from four of Ginzburg’s books written over the course of Ginzburg’s lifetime was a many-years long project for Schwartz. These essays are deeply felt, but also disarmingly accessible. Full of self-doubt and searing insight, Ginzburg is merciless in her attempts to describe herself and her world—and yet paradoxically, her self-deprecating remarks reveal her deeper confidence in her own eye and writing ability, as well as the weight and nuance of her exploration of the conflict between humane values and bureaucratic rigidity.

240 pages, Paperback

First published January 1, 1974

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About the author

Natalia Ginzburg

138 books1,575 followers
Natalia Ginzburg (née Levi) was an Italian author whose work explored family relationships, politics during and after the Fascist years and World War II, and philosophy. She wrote novels, short stories and essays, for which she received the Strega Prize and Bagutta Prize. Most of her works were also translated into English and published in the United Kingdom and United States. An activist, for a time in the 1930s she belonged to the Italian Communist Party. In 1983 she was elected to Parliament from Rome as an Independent.

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Displaying 1 - 30 of 51 reviews
Profile Image for Izzy.
56 reviews7 followers
March 28, 2022
This woman could write a shopping list and I would read it
Profile Image for D.
526 reviews84 followers
February 19, 2021
I much prefer the autobiographical stories over the essays.
Profile Image for Estelle.
276 reviews22 followers
January 26, 2017
This wonderful book is a selection of essays from four previously published books of Natalia Ginsburg (1916-1991), translated from the Italian by Lynn Sharon Schwartz.

Ginzburg' writing reminds me of Joan Didion's. She is self-deprecating, describing herself as lazy, or slow, or unintelligent, or always fearful. And yet her essays are well-written with a flowing style. She can write with wit and an eye for detail. Big ideas are laid out with remarkable structure and precision, always getting right to the heart of the matter.

Some of these essays are dark, probably a result of growing up in a Jewish and anti-fascist family in Italy. Here were the standouts for me:

Human Relations: an essay on our relation to our world and its people as we grow from child to adult "knowing so well how the long chain of human relations takes its course, making its long navigable parable, the whole long road we have to travel to feel, at last, a bit of compassion." (1953)

The Son of Man: the seriousness of having "grown up" with war; earlier generations still think to older, better times; but those who have grown up with war cannot forget and always worry it can happen again. (1946)

A Place to Live: this is a funny chapter; in World War II Italy Natalia and her husband look for an apartment they can both agree on to buy. It takes months to find one.

Universal Compassion: a lament on being able to distinguish good and evil in any event, for there are, if we look hard enough, elements of both in every event. The only way we can be sure we are right is to take the side of the oppressed with universal compassion.
Profile Image for MonkeeLovesCinnamon.
4 reviews2 followers
August 28, 2020
Zietta Natalia

Una persona a cui voglio moltissimo bene – forse la persona cui voglio più bene in assoluto – mi ha fatto notare, una volta, come Robert Walser avesse – dietro la sua apparenza infantile e giocosa – un atteggiamento spesso aggressivo e sprezzante nei confronti della vita adulta. A questo aspetto io – che ho sempre amato e ancora amo Walser, e per questo l’avevo con tanta insistenza fatto leggere a questa persona – non avevo mai pensato, né l’avevo neppure lontanamente percepito; e ora mi saltava addosso a ogni sua riga che rileggevo. Se da un lato ero molto contento che questa persona avesse in realtà imparato ad apprezzare e fors’anche amare Walser (il suo commento era venato di curiosità, non disprezzo), dall’altro covavo nascostamente il timore che l’accusa rivolta a Walser fosse tranquillamente applicabile anche a me; a farmi invaghire dell’opera di questo svagato autore svizzero non erano quindi stati anzitutto la sua generosità immaginativa e il suo stile stralunato, bensì la sua capacità di criticare aspramente il mondo che lo circondava facendo finta di essere un fanciullo che non capiva niente (perché – questo il sottointeso – non valeva neanche la pena di capire, e sciocchi sono quelli che sono convinti del contrario); uno straniamento delirante come alibi per sconfitti che si fingono vitalisti; un serbare rancore agli altri per la propria inadeguatezza, senza per questo ammettere – né a sé stessi, né tanto meno a questi altri – la natura dolorosa di questo risentimento.

Naturalmente le mie erano distorsioni grossolane dell’osservazione espressa dalla persona di cui sopra nei confronti di Walser. Che io le ingigantissi fino a questo punto, e le rivolgessi poi contro di me, è tutta un’altra storia. E tutto questo – che con Natalia Ginzburg nulla ha a che fare, di per sé – mi è tornato in mente leggendo “Vita immaginaria” (1974), raccolta di saggi dell’autrice torinese che ho letto in questa troppo calda estate del 2020. Io vorrei tanto che questa persona a me così cara leggesse la Ginzburg, e soprattutto i suoi saggi, perché nelle loro pagine ritrovo una certa visione delle cose, quietamente moralista, che è anche un po’ mia. Eppure temo, proprio per questo motivo, che la succitata persona disprezzi nella Ginzburg un eccesso di ciò che – in misura più calmierata, diluita nella finzione – ha trovato almeno comprensibile in Walser: un infantilismo adulto, un non prendere parte che è forse anche una forma di codardia, un’insistenza su un’inadeguatezza vissuta non con la vitalità sincera del fanciullo ma con la mitezza un po’ bovina di una persona invecchiata.

Ancora una volta so che tutte queste sono paturnie, rovelli del tutto personali che distorcono i meriti o anche i possibili difetti (esistenti, ma non certo così titanici) di una figura artistica che ha giocato un ruolo importante nella mia vita di lettore. Certo, di infantilismo la Ginzburg è stata accusata numerose volte, e nei risvolti di “Vita immaginaria” scopriamo che questo era vero già quando scriveva in vita. Salta all’occhio che in questi e altri saggi la Ginzburg si coglie spesso in momenti in cui non capisce, non si fa coinvolgere, o qualcosa la irrita in maniera forse un po’ idiosincratica. Natalia Ginzburg non è politica, sebbene le sue simpatie siano nettamente socialiste. Natalia Ginzburg non è femminista, sebbene simpatizzi con alcune rivendicazioni del movimento. Natalia Ginzburg è tanto amica di Moravia, ma Moravia non le piace quando la sua intelligenza lo fa diventare troppo sardonico, malevolo e cervellotico, e sebbene provi troppo timore riverenziale per dirglielo apertamente di persona, a un articolo stampato può confidare che questo aspetto della sua personalità le fa un po’ ribrezzo sia nel Moravia persona pubblica sia nell’ultimo romanzo del Moravia scrittore. In queste pagine mi sembra quindi ancora una volta di ritrovare quel lato della mia personalità che guarda agli altri e si finge mite, comprensivo e benevolo (ove in realtà la mitezza è puro e codardo meccanismo di difesa); quel lato che proclama umilmente di non capire quando in realtà non ha voglia di capire e si ritiene al di sopra del dover capire; quel lato che guarda all’ambizione altrui con superiorità aristocratica e preziosa, pensando che l’assenza di ambizione sia espressione di dignità anziché – come più spesso accade – mancanza di coraggio.

E, come con Walser, questo mio vedere me stesso nelle pagine altrui è quasi tutto coda di paglia. È vero: la Ginzburg ha una visione del mondo a volte un po’ moralmente granitica, ma è sempre dolorosamente cosciente dei propri limiti, autoconsapevole davanti alle sue convinzioni e coraggiosa nel difenderle. Fa autobiografia in pillole, a volte apertamente, a volte meno, utilizzando un bizzarro “noi” che non è generazionale o rappresentativo, ma crea un ponte tra l’autrice e i lettori che forse sentono come lei e forse no. Nella visione della Ginzburg, nessuno ha diritto a un trattamento speciale perché soffre, e la sofferenza dell’individuo o del gruppo non rende automaticamente speciali e non dispensa giustifiche per il male commesso; questo lo dice parlando della questione ebraica, e lo ripete parlando di quella femminile — in entrambi i casi rivolge questa osservazione anche a sé stessa (ebrea e donna; e, in tempi in cui le politiche identitarie assumono sfumature sempre più barocche e reazionarie a fronte di un’ondata destrorsa contro la quale sono completamente impotenti, sarebbe il caso di rileggerla). La Ginzburg ha un occhio straordinario per la copresenza di affetto e disprezzo nei rapporti tra le generazioni, soprattutto nel momento in cui sono messe di fronte all’imbarazzo della rispettiva fragilità. La Ginzburg (come me, man mano che cresco) disprezza il minimalismo quando è roba smunta e squallida, fatta così per un finto senso di religiosità dell’arte, e allora vi preferisce un massimalismo più generoso anche nell’essere più pasticcione. E nel saggio che dà il titolo al volume la Ginzburg dimostra come la vita immaginaria sia cosa diversa dalla vita creativa, e come entrambe siano diverse a modo loro dalla vita reale, ma da essa non nettamente separate; con lucidità pazzesca mette per iscritto il contrasto assieme fecondo e triste che queste tre vite producono negli individui che trascorrono la propria esistenza con la testa un po’ troppo fra le nuvole.

Ed è allora per un falso timore che mi approccio sempre alla Ginzburg – dopo anni passati senza essere tornato su un suo libro – temendo di ritrovare cenni di un me stesso un po’ adolescente ed incontrando invece l’auspicio di quello che vorrei essere da adulto: idiosincratico, forse un po’ irritabile, e – magari – un filino moralista quando mi gira storto; ma al contempo consapevole, schietto, risolto e fermo nella mia visione delle cose; pronto a scorgere negli altri e in me i dettagli e i meccanismi delle fragilità private e pubbliche, senza per questo giudicarle o disprezzarle. La Ginzburg saggista è a mio avviso colma di queste qualità ancora più della Ginzburg romanziera, che pure amo molto. Tornare ai suoi scritti e scoprirne di nuovi, periodicamente, è come tornare a visitare una vecchia zia che avevo ammirato in passato, pensando di trovarla ancora simpatica ma forse troppo invecchiata per risultarmi ancora interessante; e rimanere stupito che – invecchiando io stesso – possa invece scorgere lati della sua saggezza che prima mi sarebbe stato impossibile notare, perché non avevo ancora vissuto abbastanza.
Profile Image for Simona Calò.
479 reviews14 followers
May 30, 2024
Credo che il mio sia un problema di antipatia invincibile verso l'autrice, che un tempo ho molto amato con Lessico famigliare. Devo averla idealizzata a partire da quel romanzo, perché tutto quello che ho provato a leggere da quel momento mi ha delusa. Mi erano rimaste le raccolte di non fiction, che per esempio avevo apprezzato con Le piccole virtù. Dopo la biografia di Petrignani, però, acquistata con ardore senza saperne niente, ho scoperto un personaggio che non mi piaceva affatto, schivo, misantropo, timido e difficile con cui relazionarsi, tutte cose che in qualche modo sono anch'io, eppure mi ha allontanata molto dall'autrice. Quella stessa antipatia e incomprensibilita' la ritrovo tutta nella lettura di questi articoli. Le recensioni di libri, film e spettacoli, gli omaggi a editori e critici non mi conquistano, preferisco quelli in cui parla di temi più umani e generici su cui esprime un'opinione. Il suo stile è abile non privo di fascino, tuttavia è anche ingenuo, quasi infantile e alla lunga mi irrita. Questa modestia esibita che la porta ad affermare all'inizio di ogni recensione o omaggio "Non sono un critico, di filosofia sono ignorante..",
la tendenza a sperticarsi in lodi per tutti quelli di cui scrive, il suo sguardo austero che rifiuta di aprirsi al tempo nuovo che sta vivendo.. Le sue opinioni sulle cose mi sono sembrate di un'antipatia senza ritorno, l'articolo sulla condizione femminile è talmente pieno di preconcetti da fare tenerezza. Decisamente, non fa per me. Ci ho messo 10 anni per capirlo.
Profile Image for Francyy.
678 reviews72 followers
November 19, 2025
La prima parte sono saggi di critica letteraria, interessanti ma un po’ specialistici, la seconda invece sono scritti dei primi anni 70 che hanno una modernità che fa impressione, le grandi menti non hanno tempi. Lo consiglio
Profile Image for Enue.
156 reviews2 followers
September 9, 2025
¿Y de qué va nuestra vida imaginaria sino a través de pasajes, como los capítulos de este libro? Natalia es un larga caminata en domingo por la ciudad, mientras reflexionas sobre cada uno de los temas que expone a través de sus ensayos. Más que ensayos, creo que son notas personales, Natalia se confiesa contigo sin importar consecuencias. Me hace un poco sentir que es una amiga íntima, que te cuenta lo que opina, siente, defiende, anhela, sabe y te lo deja ahí, para tu disfrute y reflexión. No quieres debatirle, solo escucharla. Pura terapia intelectual * suspira *

Y si, esas líneas de arriba serían mi sentir de este libro maravilloso de Natalia. Sigo admirando a aquellas mujeres que causan esta curiosidad intelectual de ir y buscar, saber y conocer sobre más temas. Natalia lo tiene, me lo genera y disfruto que así sea.
Profile Image for Andrew Bertaina.
Author 4 books16 followers
December 29, 2016
Our feelings for cities, like our feelings for people, are always rather confused, with all sorts of things mixed in. What is clear is that we don't love cities, or love people, for any reasons that can be enumerated.
Profile Image for Armen.
202 reviews45 followers
March 1, 2007
she's one of my favorites,one of the best writers of all time. i am always amazed.
Profile Image for Magdelanye.
2,018 reviews247 followers
April 25, 2024
A house is nothing very solid. It can crumble from one moment to the next. p58

We are compelled to seek an inner peace that rugs and vases cannot yield. p59

Natalie Ginzburg was a bold and meticulous witness to the life around her. Her empathy and her wisdom are evident and accessible. These essays are certain proof.

Each Ginzburg sentence reminds us that everything we say and do matters too much for carelessness and evasion. This makes daily life more difficult, yes, but more charged and exhilarating too.
from the introduction by the editor Lynne Sharon Schwartz
Profile Image for Tomás Rabají.
92 reviews12 followers
September 22, 2024
A pesar de ser mi primer acercamiento a la obra de Natalia Ginzburg, sin duda que fue estupendo y favorable. Textos de una calidad impresionante y una mirada única dentro de la no ficción contemporánea. Hasta sonará exagerado, pero el que exista la literatura de Ginzburg es un privilegio para la humanidad. ¡Quedo con muchas ganas de leer más cosas de ella!
Profile Image for Bierka.
51 reviews2 followers
December 24, 2024
już się nie powtarzam że super ale polecam i muszę przeczytać więcej autorki
Profile Image for Carolina Estrada.
222 reviews55 followers
November 10, 2023
Amo a Natalia Ginzburg, la capacidad de expresarse sin aspavientos sin importe que sean temas complejos, profundos o cercanos.

En estos ensayos, escritos hace más de 50 años, me impresionó ver que muchas de sus preocupaciones siguen siendo retos vigentes que tenemos como humanidad, es como si el progreso y avance hubiera sido más en lo sofisticado de la tecnología con la que contamos, pero nuestro avance como sociedad se hubiera quedado suspendido.

Me quedan, como siempre, frases hermosas guardadas.
Profile Image for labaldasilvestre.
240 reviews29 followers
September 26, 2024
Amo a Natalia pero la prefiero en su faceta de escritora de ficción o cuando trata temas como las relaciones familiares, su gran punto fuerte. Aunque este libro me ha parecido flojo a momentos, me voy a leer todo todito de ella.
Profile Image for Valentina.
14 reviews9 followers
January 31, 2024
Vita immaginaria è una raccolta di articoli di Natalia Ginzburg suddivisa in due parti, la prima dedicata ad articoli di critica letteraria e la seconda ad altri temi, che spaziano dalla politica alle memorie d'infanzia.
Mi sono approcciata svogliatamente alla prima parte, ansiosa di finirla, invece sono rimasta sorprendentemente colpita. Pur conoscendo pochi degli autori citati, in ogni articolo ho trovato frasi da sottolineare e da interiorizzare. Ho trovato che la sua non fosse una critica letteraria saccente ma genuina, scaturita dal cuore ma non per questo meno puntuale. Stranamente la prima parte è stata quella che ho preferito.
La seconda parte, che ho cominciato con entusiasmo, mi ha delusa molto. La maggior parte degli articoli mi sono risultati insipidi, a tratti noiosi. Nel caso di "La condizione femminile" mi sono addirittura irritata, determinate convinzioni a parer mio non stanno proprio in piedi. Naturalmente riconosco che il suo sia il pensiero di una donna nata bel 1916, però mi ha infastidita ugualmente. La seconda parte non era necessaria, questo ho pensato dopo aver chiuso il libro.
Nonostante questo sono felice di aver letto questa raccolta, i primi articoli mi hanno deliziato e ho anche scoperto qualche autore che non conoscevo e che magari recupererò.
Profile Image for Massimo Monteverdi.
704 reviews19 followers
November 21, 2021
Natalia Ginzburg è scrittrice netta, da bianco o nero. Di un libro o di film innanzitutto scrive: “è un bel libro”, “è un brutto film”. Questa schiettezza, nonostante l’apparente banalità, è lo specchio della sua personalità. Non le riesce proprio di mentire per non dare un dispiacere a chi legge. Soprattutto, non sopporta che un artista amato le procuri, talvolta, una delusione. Attenzione, però, a non commettere l’errore più grave: calpestare la memoria di un amico. Mi riferisco alla recensione di una pièce teatrale su Pavese, a lei personalmente carissimo. La odia a tal punto che l’attore che lo impersona (l’immenso Luigi Vannucchi) subisce un attacco personale, quasi fosse responsabile di vilipendio nell’esercizio della sua professione. Nella stroncatura de “La grande abbuffata” c’è tutta l’ingenuità dell’anima pura, che rifiuta l’allegoria degli eccessi. Fantascientifica la visione di una Roma invivibile per il traffico (nel 1971!). Mi identifico infine nello straordinario pezzo sull’estate. Una scrittura così esplicitamente primitiva attira o respinge, senza mezzi termini. E credo nessuno abbia mai osato proporla, se non Ginzburg.
Profile Image for Mara GR.
212 reviews97 followers
December 12, 2025
Este libro se resume muy fácil: 1. Tenemos a una GRAN autora y 2. Reseñas y recomendaciones de GRANDES obras. ¿Quién necesita más?
Deja muchas ganas de tener la habilidad de plasmar opiniones como ella, Ginzburg no sólo nos comparte sus cosas favoritas, también nos da reflexiones, chisme y tarea (una lista larga de referencias para checar después).

En la segunda parte del libro tenemos ensayos más personales, con tintes nostálgicos e íntimos, mis favoritos fueron: Infelices en la ciudad hermosa y horrenda, La poesía y El túnel.
Importantísimo recalcar que hay un ensayo donde menciona el conflicto de Israel y Gaza, desde su perspectiva siendo judía. Se agradece que enuncie sin temor a la exclusión en 1970.

"No le gustaba la soledad por su hostilidad hacia los demás, sino por amor a la penumbra de su pensamiento."

"Cuando las personas muere, comprendemos de repente cómo contribuían a dar forma al paisaje del universo. Hay personas que permanecen en la memoria como rocas, otras como árboles, huertos, nubes, colinas o ríos... Un río no puede negar sus aguas a un alma viviente. Fluye bajo el cielo para todos. Solo sabe que debe desembocar en el mar."
Profile Image for Manuel Pulido Mendoza.
25 reviews5 followers
January 17, 2009
An Anthology of texts. Some of them very interesting to observe the making of a writer or reflections about life, loliness and pain.
Profile Image for Atesh.
38 reviews
November 10, 2019
Two essays about writing and the writer's life stood out but all of this volume offers provocative thought. I will move on to some of her books next.
Profile Image for Paras.
182 reviews36 followers
April 9, 2021
Loved Ginzburg's essay for her creative writing skills. Going to read more of her work.
Profile Image for Kristina.
59 reviews3 followers
April 12, 2022
“There is no peace for the son of man. Foxes and wolves have their dens, but the son of man has nowhere to lay his head.”
Profile Image for Chiara Marcelli.
84 reviews3 followers
March 26, 2024
uno sguardo randagio sul declinante secondo novecento. spettatrice, dalla parzialità onesta ed esibita, ne registra la luce che vi si poggia di taglio.
Profile Image for Phil Sun.
57 reviews7 followers
September 10, 2020
Natalia Ginzburg witnessed the rise of Fascism in her native Italy, the second world war, the death of her husband in prison. The essays collected in this book are haunted by the past, by her confrontation with evil and abject misery, which she survived and others had not.

Offhandedly I think at the heart of all narratives there is this idea of home, around which all thought and action pulsate. Home is something to yearn for, as in romance, or home is uncanny, or becomes so, a site of abjection, as in horror. (The post-apocalyptic novel, then, is preoccupied with a future in which we are all homeless; refugees, in real life, are figures from the future, portents of a world transformed by climate change.) Each essay is written from the experience of exile, of losing home in its many forms, and achieving, if not equilibrium, then a kind of peace with exile. Thus, years later, she writes of looking at her young grandson, seeing him so:

“He was walking along with a serious air, holding his father’s hand yet absorbed in himself as if he was alone, carrying a nylon bag where he kept his windbreaker… In his pace, his long, austere, delicate head, his dark and deeply knowing gaze, I suddenly perceived something Jewish that I had never seen before. He looked like a little immigrant. When he used to sit on the porch in Boston, he seemed to reign supreme over the world around him. He looked like Genghis Khan. Now he wasn’t Genghis Khan anymore; the world had shown itself to be changeable and unstable, and he seemed to have been struck by a precocious awareness of the menacing, unreliable nature of things, of how a human being must learn to be self-sufficient. He seemed to know that there was nothing he could call his own except that faded nylon bag containing four little plastic figures, two chewed pencils, and a faded windbreaker. Little wandering Jew, crossing the street with his bag in his hand.”


There are cogent lessons in this book, written in limpid prose, about how to look at the world and your place in it, above all to be self-sufficient in the midst of uncertain times.
Profile Image for Catalina Olea.
3 reviews
January 21, 2024
Prefiero sus novelas. De muchos de sus artículos me molesta el tono entre sentensioso y pasmado, o que diga tantas veces que no "entiende nada de política" (me suena a falsa modestia o a prejuicio anti-intelectual). Pero al final siempre termino sonriendo con algún párrafo que me parece divertido, tierno o verdadero.

La primera parte del libro consiste en artículos sobre editores, escritores y cineastas. Son interesantes incluso si una no conoce a todos esos personajes italianos, porque sus descripciones pueden ser extrapoladas a otros contextos culturales. De un tal Delfini dice por ejemplo: "A pesar de que a la gente no le gustan las ideas aritificiosas, cree que deberían gustarle. Llaman la atención como banderas delimitando un campo de deportes. Careciendo de banderas que lo delimitaran, a Delfini no se le prestó atención alguna, no lo vieron o lo confundieron con otros que no tenían nada que ver con él".

La segunda parte contiene ensayos más autobiográficos, que son los que más interesarán a los lectores de las novelas de Ginzburg. Algunos ("Verano", "Mágica navidad") recuerdan mucho al mundo de Léxico familiar. La mayoría están escritos desde la perspectiva de alguien que envejece y se asombra de que el mundo sea tan diferente al de su juventud. Por el contrario, comprueba que ella no se ha convertido en esa persona "más determinada, más fuerte y completamente tranquila" que imaginaba que sería algún día. Descubre que, ¡horror!, "seremos nosotros mismos los que tendremos que soportar la vejez".

Por último el libro incluye un epílogo muy interesante de Domenico Scarpa sobre el ensayo de Ginzburg titulado "Los judíos", y la polémica que causó cuando fue publicado en 1972 (con intervenciones de Moravia, Primo Levi, etc.)

Muy recomendable. Pero si no tienes un fondo sentimental, tal vez Ginzburg no es para tí.
18 reviews
November 10, 2024
A pesar de ser un libro de artículos muy contextuales, que implican conocer de la cultura, el arte y la política italiana del siglo pasado, leer a Natalia Ginzburg siempre es un placer. No lo puede decir mejor Domenico Scarpa en el ‘epílogo’ del libro: “quien ama a Natalia Ginsburg elogia su estilo simple, descuidado e insulso”. No puedo estar más de acuerdo, pues con tanta simplicidad te lleva con su prosa a sus pensamientos y logras entender cada idea que intenta transmitir.

Como lectora no italiana la segunda parte me atrapó muchísimo más que la primera. De esta segunda parte mis favoritos fueron: Las mujeres, los judíos (texto anacrónico), los hijos adultos, y como no: vida imaginaria, un texto hermosísimo sobre la vida y nuestras expectativas de la misma, sobre el placer y el dolor de imaginarnos una vida diferente y lo más importante: habla del privilegio de vivir el presente con satisfacción.

“Así que cuando de viejos tratábamos de recordar cómo era la felicidad, recordamos que era un tiempo de fantasías tranquilas. Era un tiempo en que teníamos relaciones naturales y límpidas con los demás. Era un tiempo en el que nunca nos preguntábamos si habíamos logrado ser protagonistas o si lo lograríamos. Nos sentíamos físicamente en el centro del universo o, mejor dicho, nos sentíamos en el único punto que nos parecía justo y necesario ocupar.

Era un tiempo en el que el silencio y el ocio cultivaban ideas, no privaciones ni deseos. Nuestra vida imaginaria descansaba”. P. 211
Profile Image for Mig | readwithmig.
49 reviews4 followers
December 12, 2024
Hoy es muy común conocer las opiniones y formas de pensar de los autores a un nivel más personal, las redes sociales permiten eso.
En la época en la que vivió Natalia Ginzburg era más complicado a menos que se tratase de una figura pública o mediática, por lo que lo usual es recurris a correspondencia o como en este caso a artículos de opinión publicados. Y que joya esta recopilación delas columnas y escritos de la autora italiana en los periódicos La Stampa y Corriere della Sera, en las décadas del 60 y 70. Abordando una numerosa cantidad de temas, desde la condición de ser mujer, el femenismo, la democracia, la incertidumbre que viene con la adultez, nos habla de autores que le encantaba, de películas, de directores de cine, de poesía. Y es maravilloso leerla tan natural, tan única y tan entregada al arte.
Definitivamente es la mejor forma de arrancar tu camino leyendo a la autora, porque podrás sacarte de en medio la duda de "¿esta autora me hubiese caído bien de haberla conocido?", en mi caso la respuesta ha sido un rotundo sí.
Profile Image for julieta.
1,332 reviews42.5k followers
January 10, 2024
La primera parte me fascinó, ella es directa, bonita, sus críticas sobre libros y pelis (Bergman especialmente), son una maravilla. Cuando habla sobre Elsa Morante directamente siento que el universo se acomoda y todo tiene sentido, y belleza. (Si no han leído a Elsa Morante, vayan corriendo a buscarla, es hermosa)
La segunda parte no me gustó tantísimo, primero porque me desespera que hable en plural, en ese nosotros. Siento que está hablando por Todo el mundo, y no me siento muy cómoda que digamos. Aunque la quiero mucho, ese tono me parece medio raro, ese "nosotros" somos así o asá.
Y la última parte, por lo menos de esta edición en español es una revisión de todos los ensayos que hay en la colección, y aunque supongo que está bueno para estudiosos, no me interesó mucho (solo cuando habla sobre Morante). Ginzburg es de mis escritoras favoritas sin duda, y aunque me parece un poco irregular, los momentos buenos son maravillosos, porque nunca la había leído hablando sobre libros.
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