Giulia ha quasi trent’anni e della vita non sa niente. Quando la dimettono dalla clinica nella quale è ricoverata decide di andare a vivere con Andrea, il suo ragazzo, in un appartamento nello stesso condominio dove vive la sua migliore amica, Clara, nella loro cittadina. Per provare ad avere una vita normale. Ma il senso di alienazione ed estraneità che prova costantemente non l’abbandona. Così, tramite il suo sguardo disilluso e onesto, vediamo un mondo che rifiuta la diversità, l’imperfezione, che considera la malattia mentale come vizio, vergogna, tabù, a partire dalle loro famiglie. Quella di Giulia, semplice e misera, tenuta in piedi dalla zia, Rita, donna di fede, e quella di Andrea, più benestante, rigida e patriarcale. Vediamo una società imbarazzata dalla pazzia, totalmente impreparata, incapace di gestirla. Perché dalla chiusura dei manicomi con la legge Basaglia del 1978, quando i “matti” sono tornati nelle loro case, non è cambiato poi molto. La gente ha continuato a far finta che i malati non esistessero. Ma lo sguardo di Giulia, rimasto a lungo lontano dal mondo, è per questo motivo differente, originale, imparziale, estraneo alle contaminazioni della massa. Puro. E a suo modo, in fondo, pieno di speranza.
Elisabetta Atzori è giovane, ma dimostra già una grande maturità nella scrittura. Le tematiche affrontate in questo libro sono molto delicate, ma l'autrice le sa maneggiare con la giusta sensibilità, oltre che con una conoscenza della materia che traspare chiaramente durante la lettura. È un libro che prende il lettore: ci si commuove, si gioisce, si partecipa emotivamente e si resta appesi alla pagina per sapere come si risolveranno le - a volte complicatissime - situazioni che la giovane coppia di protagonisti si trova ad affrontare. E ci si avvicina a un tema, quello dei disturbi o delle malattie mentali, su cui - se non ci riguarda direttamente - non ci si sofferma, o che si tratta con la superficialità che dimostrano alcuni dei personaggi secondari o di contorno di questo libro. Ottima scrittura, bellissima storia, grande sensibilità e attenzione su un tema non facile: per queste ragioni La Torre Eiffel non esiste è, a nostro avviso, un ottimo esempio di self publishing di qualità superiore.
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