«La conoscenza di sé passa necessariamente attraverso la conoscenza delle proprie paure. Scopri che paure hai e scoprirai chi sei.»La paura è l’emozione che più di altre sta segnando in profondità questi ci toglie il respiro, ci costringe sulla difensiva e al contempo ci rende istintivamente più aggressivi. Ma avere paura, suggerisce Vito Mancuso, non è sempre un’esperienza totalmente negativa, e nelle situazioni estreme sa far emergere con più chiarezza la verità su noi è solo infatti quando realizziamo di essere incatenati che possiamo intraprendere il percorso verso l’autentica libertà. Riscoprendo la secolare saggezza che accomuna la grande spiritualità orientale, la filosofia classica e gli insegnamenti della tradizione cristiana, Mancuso dimostra che il contatto con il pericolo può farci comprendere chi una mente impaurita, senza dubbio, ma in potenza anche un cuore che supera il timore, ed è capace di conoscere e poi sconfiggere con il coraggio i pericoli della realtà. Noi siamo paura, ma possiamo diventare coraggio e riuscire così a essere migliori.
Vito Mancuso è un teologo italiano, docente di Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. I suoi scritti hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico, in particolare L’anima e il suo destino (Raffaello Cortina, 2007), un bestseller da oltre centomila copie con traduzioni in altre lingue e una poderosa rassegna stampa, radiofonica e televisiva. È oggetto di discussioni e polemiche per le posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche, sia in campo etico sia in campo strettamente dogmatico. È editorialista del quotidiano “la Repubblica”.
Libro tutto sommato molto didattico, come spesso sono i libri di Mancuso. L’incedere è consequenziale, e questo è utile, anche se il tono della scrittura è forse più indicato per un insegnamento orale che non per un saggio filosofico. Spesso si ha tuttavia l’impressione di essere portati come il cane per l’aia, tra elenchi e digressioni che aggiungono sì completezza al discorso, ma non lo approfondiscono. Direi comunque un trattato completo sull’argomento, che può rivelarsi fecondo anche ad una seconda lettura.
lascio qui pensieri sparsi: - l’autore dice che condividiamo le emozioni con tutto il resto degli esseri viventi, ma chi ci dice che la paura sia effettivamente un’emozione? Piuttosto, non stiamo antropologizzando troppo gli animali? potrebbe essere solo frutto del nostro istinto - interessante sapere che Phobos (fobia, terrore) è figlio di Ares (dio della guerra) e di Afrodite (la dea dell’amore): la paura è sublime, ci terrorizza ma al contempo ci attrae perché violentemente elegante - l’autore è estremamente religioso, da molti spunti legati alla spiritualità e alla teologia. - “la proliferaIone dei desideri porta alla proliferazione delle paure”. La carriera, il desiderio della carriera: da qui la paura spesso ossessiva di non farcela.” Mi ritrovo molto in questa frase. Sono una persona che quando si parla di lavoro, studio ecc divento molto perfezionista, ossessiva desidero sempre che tutto sia perfetto e giusto. E spesso ho l’ansia e mi viene l’angoscia se succede qualcosa che non era sotto il mio controllo. L’autore poi ritiene che questa insoddisfazione può essere vinta dall’innalzamento spirituale e quindi dal rifugio nella religione. Io non credo in questa cosa. - “l’intelletto genera conoscenza, la ragione genera significato”
Lo trovo confuso e talvolta forzato. Punteggiatura scorretta, continue domande retoriche e flusso del discorso che assume, a mio avviso, i connotati di un labirinto.
Ho trovato il libro inconcludente, l'autore mi è sembrato avere un feticismo per continui esempi, tanto da perdere (se mai vi fosse) l'oggetto della tesi che gli esempi avrebbero dovuto sostenere. Una mente più educata della mia penso avrebbe mappato molte sue argomentazioni a precise fallacie logiche che io intuisco solamente. L'ho trovato davvero superficiale in alcuni suoi giudizi.
Ho trovato utile la scala della paura. Nella mia esperienza, ma deduco in quella di molti, la paura viene spesso ingigantita perché non viene catalogata, l'idea di misurarla e classificarla, come viene fatto per i mari o i venti, è utile.
Vito Mancuso si riconferma sempre di più il mio scrittore-filosofo-teologo preferito. Un libri sulla paura e sul coraggio che andrebbe studiato nelle scuole.