In un convento francescano di periferia, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle si trovano nella surreale situazione di ospitare al piano terra un'infermeria tedesca e al secondo alcune famiglie sfuggite per miracolo al rastrellamento del Ghetto. A separarli, solo una scala e l'audacia mite di chi non esita a mettersi in gioco fino in fondo. Roma, nell'ultimo anno di guerra, non è «città aperta». I tedeschi, a un passo dalla sconfitta, la stringono in una morsa sempre più spietata, gli alleati stentano ad arrivare, i romani combattono pagando con il sangue ogni atto di ribellione. In una città distrutta dalla fame, dalle bombe, dal terrore, gli ebrei vengono perseguitati, deportati, uccisi, come il più pericoloso e truce dei nemici. E la Chiesa? Mentre in Vaticano si tratta in segreto la resa nazista e il pontefice sceglie, più o meno apertamente, la via della cautela, i luoghi sacri si aprono ad accogliere – sfidando le regole e perfino alcuni comandamenti – chi ne ha bisogno. È così che Ritanna Armeni, con l'entusiasmo rigoroso e profondo di sempre, attraversa un passaggio cruciale della nostra Storia e dà corpo a una vicenda esemplare, che parla di coraggio e sorellanza, di forza e creatività, di gioia, paura, resistenza.
Journalist and author who worked as editorial director for Noi Donne magazine, then for Il Manifesto and in the editorial team of L'Unita and Rinascita. She was an anchor to a show on La7 television channel called "Otto e Mezzo," along with Giuliano Ferrara.
In 1998, she became spokeswoman for the former secretary of the Italian hard-line communist party and later president of the House of Deputies, Fausto Bertinotti.
“Ha un buon odore la libertà, anche quando si mescola con l'insicurezza, lo stordimento, il timore per il futuro. Non lo perde neppure quando si combina con paure che non riescono ad andare via.”
Il secondo piano è il nuovo romanzo di Ritanna Armeni, autrice che ho scoperto grazie al libro Per strada è la felicità che ho amato moltissimo. Lettura perfetta in occasione della Giornata della Memoria, il libro narra una storia realmente accaduta, ambientata durante l'ultimo anno della guerra in un convento romano. Quando i tedeschi ancora spadroneggiavano nella capitale ma erano vicini alla sconfitta, le leggi razziali si inasprirono. Il ghetto di Roma fu svuotato e la maggior parte delle famiglie ebree finirono nei campi di concentramento. Nel tentativo di salvarsi, un gruppo di ebrei trova rifugio nel convento francescano della periferia di Roma. Qui Suor Ignazia e le sue consorelle nascondono alcune famiglie ebree sfuggite al rastrellamento. Tutto questo mentre parte del convento viene sfruttato dai tedeschi come infermiera. In un gioco di equilibri pericolosissimo, che vide protagonisti diversi istituti religiosi della città, le sorelle sfidano le regole e mettono a rischio la loro stessa vita in nome di una carità che sembra aver abbandonato Roma.
Quella raccontata da Ritanna Armeni in questo intenso romanzo è una storia di resistenza e di ribellione, di forza e coraggio, di un amore per il prossimo tanto grande da superare qualsiasi paura. Con uno stile scorrevole, avvincente ed evocativo, la storia si arricchisce di personaggi che si muovono sullo sfondo della guerra. Roma, altra grande protagonista, viene catturata in tutta la tristezza che caratterizzò quel lunghissimo e interminabile anno di guerra, quando la fine sembrava sempre ad un passo ma non arrivava mai. Al centro del racconto ci sono però le gesta delle suore del convento francescano vicino alla Salaria. É una vicenda di cui poco si sa, che è sempre passata in secondo piano in favore di gesta più famose ed eclatanti. Ma le suore di questo piccolo convento di periferia, insieme a tante altre, nascosero, protessero e salvarono moltissimi ebrei. Lo fecero mettendo a rischio la loro vita, contravvenendo spesso alle regole che avevano sempre seguito, sacrificandosi in nome di un dovere che sentivano essere loro responsabilità.
Il romanzo è molto interessante, ben scritto e avvincente. Il suo pregio maggiore è però proprio quello di far luce su vicende e personaggi che finora erano rimasti nell'ombra. Ho trovato molto interessante anche la riflessione dell'autrice sulla questione; le suore non erano tenute a fare quello che hanno fatto, non avevano istruzioni precise su come agire. Eppure, e questo racconto ne è preziosa testimonianza, furono disposte ad accogliere i perseguitati, a proteggerli, mostrarono uno spirito di sacrificio che merita di essere ricordato.
“L’amore ha tante strade, quello per Gesù imbocca le più diverse.”
Ritanna Armeni ne "Il secondo piano" narra la storia vera delle suore francescane che durante la Seconda Guerra Mondiale offrirono rifugio agli ebrei: ed è in questo convento, nella Roma del 1944, che la storia di alcuni ebrei si mescola con quello delle suore e dei soldati tedeschi.
“Per me le suore erano delle sconosciute. Anche se in viale Vaticano a Roma dove abito ci sono molti conventi e mi capitava di vederne spesso. Da sole o in coppia, giovani e anziane, le incontravo ogni giorno mentre camminavano veloci o sparivano dietro i cancelli e i portoni che fronteggiano le mura della città del Vaticano. In questi anni i loro vestiti sono cambiati, le gonne sono diventate più corte e di modello diverso, il velo nella maggior parte dei casi è scomparso, il sorriso è meno timido. Sempre più numerose sono quelle che vengono da Paesi lontani.”
È una storia di coraggio, del coraggio delle suore che in totale autonomia hanno salvato tante vite umane aprendo i propri conventi
“I conventi femminili che hanno accolto gli ebrei lo hanno fatto in totale autonomia, guidati dalla carità, dalla pietà, dall’amore per il prossimo, oppure vi era stata una indicazione dall’alto, dal Vaticano, dal papa? È stata la loro una scelta di indipendenza e di autonomia dalle direttive della Santa Sede oppure queste ultime, mai scritte per prudenza, comunque venivano impartite, direttamente o nelle forme criptiche degli articoli dell’Osservatore Romano? Domande a cui inevitabilmente ne seguivano altre, quelle su cui da decenni gli storici si accapigliano.”
La loro scelta non è stata frutto di calcoli o di scelte politiche, ma è stata semplicemnte frutto dell'amore.
“La scelta delle suore e delle monache non aveva una motivazione politica. Non era legata agli equilibri complessi e alle mediazioni che in quei mesi si intrecciavano nella capitale occupata. Sicuramente non sono state ostacolate dall’alto e, anzi, l’accoglienza così diffusa in tutta Roma, il ruolo del Laterano, degli istituti maggiori (San Paolo, Santa Maria Maggiore) rendono evidente una politica della Chiesa che sapeva e proteggeva chi accoglieva, ma i conventi se ne assumevano ogni responsabilità, anche quella di una perquisizione e di una vendetta. È stata, quindi, un’autonoma scelta di carità. Di protezione dei più deboli. Di obbedienza ai princìpi di amore verso il prossimo. Chi non voleva accogliere gli ebrei poteva respingerli e anche questo talvolta, di rado, è avvenuto. Ed era una scelta talmente naturale che, chi questo amore e questa carità li ha esercitati, non ha ritenuto opportuno raccontarne.”
IL SECONDO PIANO di Ritanna Armeni. Un romanzo toccante e forte che ci narra di un passaggio cruciale della nostra storia e dà corpo a una vicenda esemplare, che parla di coraggio e sorellanza, di forza e creatività, di gioia, paura, resistenza. <3 https://ilmondodichri.com/il-secondo-...
Roma, 1944: alcune famiglie fuggite dal Ghetto a causa del rastrellamento tedesco bussano alla porta di un convento francescano. Le suore non esitano a dar loro riparo, rischiando spesso di essere scoperte, privandosi del poco cibo rimasto e prendendosi cura di loro nell’attesa di tempi migliori.
Ritanna Armeni ci narra uno dei momenti più bui della Storia e lo fa attraverso la storia di Suor Ignazia e di Suor Lina e delle loro sorelle che con coraggio hanno affrontato non pochi pericoli nel nome della carità. Ci racconta di come spesso l'ignoranza e la disinformazione nutrivano l'odio razziale e di quanta forza si può trarre allo stesso tempo dall'amore verso l'altro.
Non nego che spesso avevo un nodo alla gola durante la lettura di queste pagine: le emozioni erano tante e tutte molto forti. Quando hai la consapevolezza che quello che stai leggendo è tratto dalla storia, ogni sentimento è moltiplicato.
La paura, l’angoscia e l’ansia, ma anche la gioia delle piccole cose, l’amore e il coraggio che i personaggi coinvolti provano, arrivano chiaramente anche al lettore e come loro ti ritrovi a sorridere, a piangere, a pregare e soprattutto sperare in attesa della famosa liberazione.
L'autrice è riuscita a portare alla luce in punta di piedi una storia straordinaria, quella di grandi donne, le suore e di come esse siano riuscite a salvare senza indugio e con sacrificio tanti ebrei che ingiustamente venivano perseguitati.
L' ho praticamente finito in sole tre sedute di lettura. Incontrerò la scrittrice a Febbraio per un' intervista riservata che concederà al mio club del libro,per cui mi sono approcciata a questo romanzo solo x partecipare attivamente alla serata e capire di cosa si di trattava..ma devo dire che mi ha sorpreso,trama semplice,nessun intreccio narrativo e nessun espediente,solo piccoli trafiletti di storia che chiudono i capitoli e che vanno paralleli con la storia,che io ho apprezzato moltissimo,non conoscendo granché sull'occupazione di Roma. L' ambientazione in un convento secondo me è riuscita benissimo. Faccio sempre fatica a leggere libri di scrittori italiani che ambientano i loro libri sulla seconda guerra mondiale,per me sta diventando un po' noioso,e ci sono storie triste e ritrite,a volte mi sembra che non si scriva d'altro. Invece devo dire di aver apprezzato oltre le aspettative questo romanzo,mi sono affezionata alle suore,avrei apprezzato leggere la storia da diverse prospettive e con diversi narratori per viverla a 360gradi, si sta sempre un po' all' esterno,a parte qualche capitoletto breve dei diari di suor Lina e suor Ignazia. Mi è piaciuto anche il clima di tensione perenne che l' autrice ha saputo creare, probabilmente è stato quello a tenermi incollata alle pagine..forse leggerò altro prima di incontrarla.
È il 1944, siamo a Roma. La guerra sta per giungere a una fine, ma l'occupazione tedesca nella capitale persiste. Una notte il ghetto ebreo viene rastrellato, famiglie intere vengono caricate con la forza su camionette dirette a treni che li porteranno ai campi. Qualcuno subodorando quanto sta per accadere fugge prima, sette di questi sopravvissuti troveranno rifugio in un convento Francescano. Nascosti al secondo piano sotto la protezione delle sette suore cercheranno di sopravvivere alla sempre maggiore pressione dei tedeschi. 📖 "Il secondo piano" è una lettura intensa, sentita, un libro che narra una delle parentesi più buie della storia del nostro paese. È una narrazione che staziona sulla soglia, la guerra è quasi alla fine, gli alleati sono in procinto di arrivare, si vive col fiato sospeso, si spera. Trova la propria voce nel silenzio, il silenzio di chi si nasconde, quello di chi prega alla luce di una candela, di chi spera di sopravvivere. 📖 Scritto molto bene, uno stile che ho apprezzato nel suo narrare e al tempo stesso ricordare. Le parentesi che raccontano la nostra storia, quella forse meno conosciuta, sono state davvero sentite. Aiutano a dare un contesto alla calma, ma tesa vita del convento, un luogo di silenzio sullo sfondo di un'Italia in fiamme. Davvero un ottimo libro con cui iniziare l'anno.
Ho conosciuto Ritanna Armeni con il suo libro precedente e devo dire che ho molto apprezzato la sua scrittura. Avevo avuto anche l’opportunità di conoscerla grazie ad un incontro online organizzato dalla CE Ponte alle Grazie, che si è ripetuto anche con l’uscita di questo libro. È stato molto bello sentire da lei le motivazioni che l’hanno portata a scrivere questo libro e sentire raccontare da lei i fatti storici che l’hanno ispirata.
In questo romanzo viene infatti raccontata una vicenda realmente accaduta: durante la seconda guerra mondiale molti conventi romani si sono trovati a nascondere e proteggere degli ebrei perseguitati. Ed è proprio in un convento che è ambientata questa storia, che ci viene raccontata dai personaggi stessi. Ho trovato molto interessanti l’ambientazione e il tema trattato, entrambi legati alla religione. È difficile che io legga qualcosa legato a questo tema, verso cui purtroppo non ho molta fiducia. Proprio per questo è stato interessante leggere una prospettiva diversa dalla mia, che mi ha fatto vedere ciò che di bello è stato fatto nell’ambito religioso, donandomi un po’ di speranza anche per il presente.
Per quanto riguarda l’impostazione della narrazione ho trovato interessante l’alternanza di storia romanzata e spezzoni di storia vera, che potevano facilmente essere distinti grazie al cambio di carattere. Mi piace leggere storie con diversi POV, ma qui forse all’inizio sono troppi ed ho fatto un po’ di fatica a capire chi stesse parlando. Facendo parlare e intervenire tanti personaggi diversi si fa fatica ad affezionarsi ad uno in particolare perché non si riesce a conoscerli a fondo tutti.
Tra tutti i personaggi quelli che ho preferito sono la novizia Lina e la madre superiora Ignazia. Ho apprezzato molto Lina perché mi sembra di averla conosciuta meglio rispetto alle altre suore, mi ha colpito con la sua dolcezza e tenerezza nei confronti del piccolo Lele e del suo continuo mettersi in dubbio. A sua volta anche la madre superiora mi ha colpito perché pur avendo un ruolo importante e altero non si pone mai in modo superiore rispetto alle altre suore, ma anzi si mette anche lei in discussione per prima e al loro servizio.
Ammetto che non conoscevo questa parte della nostra storia e penso che sia un peccato perché tutti dovrebbero conoscerla. Vi invito quindi a leggere questo libro per poter leggere di come tante persone sono state salvate proprio da suore e religiosi durante la seconda guerra mondiale. 4 ⭐️
Ho divorato questo romanzo in occasione dell' incontro con l' autrice, Ritanna Armeni,una donna di grande spessore ma molto socievole ed empatica. Nonostante la vastità della letteratura pubblicata in Italia della seconda guerra mondiale e dello sterminio degli ebrei, Non avevo mai letto nulla del genere. Una prospettiva davvero nuova ed inedita,e la storia dell' autrice di come ci è arrivata è davvero interessante. Poi le suore!! Mai descritte così bene. Lo consiglio a tutti
Scrittura semplice intervallata da fatti storici. Per questo ne è molto piacevole la lettura, lineare e chiara. Suore in un convento veramente coraggiose, umili e caritatevoli oltre che rispettose di credo diversi. Astute in ogni situazione pericolosa ed efficaci collaboratrici. La loro accoglienza ha reso possibile la salvezza di tante persone.
Avvio lento, ma dopo le prime pagine scorre come un fiume verso il mare. La conclusione proprio oggi, giorno della liberazione dai percorsi abilitanti, con la liberazione di Roma acquista sapore. Un interessante tratto di storia nascosto tra le pieghe degli abiti conventuali.
Una pagina di storia del periodo più drammatico del nostro passato. In un convento romano convivono al secondo piano rifugiati ebrei e al piano terra soldati tedeschi che qui hanno organizzato un'infermeria. Tra di loro, al primo piano, le suore, in una situazione di rischio immenso. Il libro racconta la prontezza, la capacità delle suore di gestire il pericolo, mettendo in luce anche i momenti di smarrimento, di angoscia, di dubbio. Ma è soprattutto una storia di coraggio, di speranza, di fratellanza. Una scrittura semplice e scorrevole, in alcune parti un po' "forzata", in contrasto con lo stile più asciutto di altre pagine. La conclusione prevedibile può togliere emozione e coinvolgimento. Interessanti i frammenti di cronaca di quel periodo (1943-1944) che si intersecano ai relativi avvenimenti narrati.
Un bellissimo libro che narra le vicende di alcune suore, realmente esistite, che durante l'occupazione nazista di Roma hanno dato rifugio a ebrei sfuggiti al rastrellamento del ghetto. Molto interessante la scelta di intrecciare alla narrazione della storia le notizie di quanto avveniva in quei giorni nella capitale. Vivo a 5 minuti a piedi dalla sede delle SS in via Tasso, e devo ammettere che durante la lettura mi si è davvero stretto il cuore
Nella Roma occupata dopo l’armistizio di Cassibile ci sono stati molti uomini e donne che non hanno atteso la liberazione organizzandosi per contrastare il nemico attraverso bombe, attentati e sabotaggi. In un clima perennemente teso, gli occupanti tedeschi, non hanno solo propagato terrore e violenza, hanno anche reso più forte e decisa la ricerca e la cattura degli ebrei da deportare nel febbrile stato di odio contro la razza ebraica.
Purtroppo famosa è diventata la notte del 16 ottobre 1943 quando il Ghetto di Roma vide un’ingente retata volta ad arrestare e deportare migliaia di ebrei italiani. Furono arrestate 1259 persone, donne, uomini, anziani e bambini, tutti strappati alle loro case, intere famiglie divise, ingannate e violate proprio nella sicurezza delle proprie abitazioni. Dopo il rilascio di quasi 200 persone di sangue misto, più di mille vennero deportare nei campi di sterminio.
Qui inizia la storia del nuovo romanzo di Ritanna Armeni, un convento francescano di periferia dove la vita di preghiera, insegnamento e tranquillità viene stravolta dalla richiesta d’aiuto di due famiglie sfuggita al rastrellamento. L’iniziale paura diventa determinazione nella volontà impellente guidata dalla carità e dall’amore per il prossimo di dare protezione a chi ingiustamente perseguitato. Il pericolo e la paura vengono equilibrati dalla dolcezza della carità nei confronti di chi richiede aiuto e dalla forza data dalla preghiera, incessante rifugio per le sorelle francescane del convento di Poggio Moiano. Il gruppo di suore si trova ben presto a diventare attento, ancor più silenzioso, ad ascoltare i suoni, diffidare del sacrestano simpatizzante degli occupanti tedeschi, una vita ordinaria dietro la quale celare un segreto pericoloso ma necessario poiché la salvezza di vite umane è più preziosa di qualunque cosa. Tutto diventa più difficile quando nelle vecchie aule della scuola del convento i tedeschi instaurano un’infermeria. Qui, in attesa che la Storia faccia il suo corso e gli alleati liberino Roma passano mesi di grandi paure, sobbalzi e preoccupazioni in cui un gruppo di suore fece la differenza.
Dalla postfazione di Ritanna Armeni veniamo a conoscenza delle radici di verità da cui ha attinto l’autrice per dar voce a questa storia, una storia tra tante di accoglienza e pericolo, di conventi silenziosi le cui porte si aprivano e chiudevano dando ospitalità a centinaia di persone in fuga, in contrasto o forse in accordo, con il pacato silenzio del Vaticano che preferì agire sotto traccia.
Non solo ebrei ma anche soldati, partigiani, persone scomode, sindacalisti e tanti altri che gli occupanti intendevano annientare ospitati silenziosamente da persone miti e devote.
Ritanna Armeni ci narra di questo esempio di accoglienza dando voce ai diari della superiora e della novizia del convento ma anche riportando tra le righe le notizie relative al difficile avanzamento delle truppe alleate verso Roma in quel confuso 1943 in cui i fatti si svolgono.
La narrazione, semplice, emozionante e delicata di cui la Armeni è maestra, incontra la tensione e l’ansia di una vicenda straziante, una pagina di Storia che vede non solo ebrei perseguitati ma anche civili italiani uccisi come monito a terminare le ribellioni partigiane.
Mesi di tensioni, una storia tesa vivono anche attraverso la speranza, l’amore, la forza e il senso comunitario, nutrendosi di dolcezze e bontà, tanto da sentire, misto alla paura e all’ansia, un senso di sollievo che stride con la storia ma si fonde con le protagoniste.
Pagine nere della Storia che brillano della luce dei rapporti umani e di un sottosuolo abitato da donne silenziose, le suore, che seppero ospitare, salvare e difendere vite umane senza cercare meriti o medaglie. Una storia che andava raccontata e alla quale questo romanzo dà immensa giustizia.
Recensione presente nel blog www.ragazzainrosso.wordpress.com Roma, 1943. La Seconda guerra Mondiale infuria con tutta la sua drammatica potenza. Roma è occupata dalle truppe tedesche che seminano violenza giorno dopo giorno. La persecuzione antisemita porta alla distruzione di interi nuclei familiari e dopo il rastrellamento del Ghetto, in città regna la paura. I pochi ebrei che sono riusciti a fuggire cercano, per quanto possibile, ospitalità. Un convento francescano in periferia, nel quale risiedono sette suore, arriverà ad ospitare ben dodici ebrei, tutti nascosti al secondo piano dell’edificio. La situazione si complica quando, a pianoterra dello stabile, sarà “ospitata” un’infermeria nazista.
“Ha un buon odore la libertà, anche quando si mescola con l’insicurezza, lo stordimento, il timore per il futuro. Non lo perde neppure quando si combina con paure che non riescono ad andare via.”
I giorni di guerra sono stati bui per tutti, ma lo sono stati ancor di più per quanti, senza un valido perché, hanno subito la persecuzione. In questi momenti concitati viene spontaneo chiedersi dove fosse la Chiesa e per quale motivo non si è esposta in prima persona.
Questo romanzo si focalizza proprio sul ruolo della Chiesa, attraverso le gesta compiute dalle tante suore che, nascondendo gli ebrei, hanno rischiato in prima persona.
Le sette suore protagoniste de “Il secondo piano” non hanno un attimo di esitazione. Mettono da parte i propri dubbi e accolgono, pur sapendo quanto questo loro gesto fraterno sia pericoloso. Pagina dopo pagina conosciamo i loro caratteri, i compiti che ogni giorno continuano a svolgere, assistiamo ai loro momenti di debolezza e sconforto. Accanto alle suore ci sono i perseguitati: famiglie con bambini ai quali è fondamentalmente negato giocare e vivere appieno l’infanzia e anziani che hanno dovuto lasciare tutto quello che avevano costruito in una vita intera.
Lo stile della prosa, pur nella sua semplicità, riesce a rendere pienamente gli stati d’animo dei personaggi, soprattutto l’ansia e la tribolazione dovuta al continuo contatto con i nazisti. Accanto alle vicende narrative, raccontate da un narratore onnisciente in terza persona al quale si alternano le pagine di diario scritte dalla superiora e dalla novizia, ci sono alcuni segmenti in corsivo nei quali si narrano gli eventi storici che accadevano per le strade di Roma e nel mondo durante quei giorni. Il ritmo incalzante e sempre serrato contribuisce a rendere scorrevole la lettura e a coinvolgere emotivamente il lettore.
Un romanzo duro, crudo e tristemente reale. Una lettura intensa.
Prima o poi doveva accadere che Ritanna Armeni, tra le fondatrici del Manifesto, femminista e con una lunga militanza a sinistra, scrivesse un libro sulle suore. Perché è diventata una loro fervida ammiratrice, perché incarnano, ai suoi occhi, un femminismo fatto di libertà e indipendenza. Perché, pur compiendo opere straordinarie, sono sempre rimaste ai margini della storia ufficiale e perché non di rado sfuggono al cliché, patetico e duro a morire, di chi le considera dimesse, frustrate o fuori dal mondo. Quelle che racconta nel suo ultimo romanzo Il secondo piano sono autentiche avventuriere della carità, trasgressive fino a rischiare la vita e dotate di un coraggio quasi picaresco.
Nella Roma occupata dai nazisti, tra le mura del convento di via Poggio Moiano, vicino alla Salaria, accade qualcosa d’incredibile, ancorché non raro in quel periodo: le suore francescane della Misericordia nascondono quarantasette ebrei (ridotti a dodici nel romanzo per esigenze narrative) ricercati strada per strada dai nazisti dopo il rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre 1943. Madre Ignazia, la superiora d’origine tedesca, tiene un diario dove annota tutto quello che accade. Fino all’impensabile: mentre gli ebrei sono al secondo piano, con le imposte chiuse, i tedeschi le chiedono di poter allestire al pianterreno un’infermeria. Madre Ignazia è a un bivio: dire di no è troppo rischioso e rischia d’ingenerare sospetti, dire di sì esporrebbe lei, le altre religiose e gli ebrei a un rischio troppo alto. Sceglie comunque la seconda strada e la geografia del convento diventa paradossale: i persecutori al pianterreno, i perseguitati al secondo, le suore in mezzo. “Una storia vera, una delle tante di cui non c’è traccia nella storia ufficiale“, spiega, “che ho intrecciato con fantasia in un romanzo ma senza inventare nulla”.
Molto bello. L'argomento è sempre interessante qui, in più, c'è l'ambientazione: Roma, proprio nei giorni in cui si consumano i grandi eccidi (Fosse Ardeatine). La Armeni sa raccontare e ci spiega, forse per la prima volta, la resistenza e l'opposizione silenziosa che fece una parte della Chiesa e che, proprio perché non è stata "sbandierata" ai quattro venti, è ancora ignota a tanti. Lo consiglio
Una storia vera che giunge a noi lettori dopo quasi 80 anni dalla fine delle persecuzioni degli ebrei attraverso la penna magistrale dell'autrice Ritanna Armeni. Una storia come tante che sono venute a galla e che hanno decretato i "Giusti tra le nazioni", ossia quelle persone che hanno rischiato la propria vita per salvare quella di bambini e donne ebree da morte certa. Questa storia racconta proprio questo, ma, vi sembrerà strano (lo è sembrato anche a me), tra i giusti vi è un gruppo di suore di un piccolo convento. Sappiamo da fonti storiche che molte comunità religiose, tra cui il Papa stesso, scelsero il silenzio dinanzi al genocidio. Questa storia racconta altro e sarà stupefacente conoscerla, perchè il pericolo è stato doppio: salvare e nascondere ebrei al secondo piano ed avere al primo piano un ospedale di pronto soccorso tedesco. E' una storia difficile da recensire, in quanto si rischia di cadere nel cliché della banalità e del conformismo, ma è giusto sapere e conoscere, perchè come diceva Primo Levi "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre». La particolarità di questo romanzo è il parlare di carità (protagonista a mio dire), dote oggigiorno sconosciuta, quel grande amore incondizionato, disinteressato e fraterno; una delle tre virtù teologali, insieme a fede e speranza. "La carità" viene spesso menzionata ed è ciò che spinge le suore a correre quel grande pericolo. Una storia, ovviamente romanzata, scritta con novizia di particolari, alternata da fonti storiche che ci documentano l'evolversi delle vicende, usando un linguaggio semplice, curato e descrittivo. E l'altro protagonista a mio dire è il silenzio che urla più del chiasso e del frastuono. Silenzio a ritmo di battito cardiaco che scandisce il tempo che scorre, intriso di paura, terrore e di vita. Leggetelo e riflettete!!!
Siamo nel 1944 a Roma. I partigiani cercano di sabotare in tutti i modi i tedeschi per arrestare i loro piani in attesa di essere liberati dagli angloamericani.
Tanti soldati muoiono e la caccia agli ebrei continua imperterrita. Molti di loro, che vivevano nel ghetto sono stati catturati altri sono riusciti a fuggire.
Alcuni di loro bussano in un convento francescano e le suore li ospitano al secondo piano dove ci sono stanze libere. Sono in tanti e sfamare tutti è una vera impresa. Suor Ignazia prega e veglia, controllando che rimangano nascosti senza essere scoperti.
Un giorno i tedeschi chiedono alle suore uno spazio per creare l'infermeria. Non potendosi tirare indietro, le suore li fanno sistemare al piano terra. Adesso si che sono in pericolo, gli ebrei al secondo piano e i tedeschi al piano terra.
Le suore si affidano alla preghiera e cercano di mantenere una normalità per non destare sospetti.
"Ci sono momenti in cui la disperazione è più forte del dolore, la necessità di agire impedisce le lacrime, l'attenzione si concentra sulla ricerca di una soluzione."
Molti conventi hanno aiutato gli ebrei a salvarsi, una parte della storia che l'autrice ci fa scoprire raccontandoci della forza e del coraggio di queste donne che da sole hanno trovato il modo di salvare la vita al prossimo, di aprire sempre la porta a chi ne ha avuto bisogno. Non hanno mai negato la carità, aiutandosi con la preghiera e la fede. Ho amato tanto Suor Lina, dolcissima nel suo modo di fare. Si è affezionata a Lele, uno dei bambini ebrei che hanno nascosto, lui le ha dato tanta gioia.
"Tutto si osa quando si ama Dio e il prossimo in Dio."
Una storia vera raccontata con una scrittura evocativa, scorrevole e coinvolgente. Per non dimenticare.
Il secondo piano di Ritanna Armeni ci racconta la vita in quei giorni bui, quando anche i conventi, chiese e abbazie iniziarono ad accogliere rifugiati, andando incontro a perquisizioni e vendette da parte del nemico. In questo romanzo, il focus è sul convento delle suore francescane nella periferia romana che, dopo lo sgombero del Ghetto, decide di ospitare 12 ebrei in fuga, che cercano di portare avanti la loro opera di carità e di far trovare un piatto in tavola per tutti, una convivenza fatta di paure e ansie, con i tedeschi a pochi passi e un sagrestano fervente simpatizzante dei nazisti. Il ruolo delle suore e del convento, con le astuzie messe in pratica, è centrale in una storia fatta di sotterfugi e a volte sensi di colpa. La chiesa sta facendo abbastanza? È peccato rubare cibo agli invasori? Fin dove può spingersi l’azione di una persona devota a Dio? E perché l’atteggiamento di Papa Pio XII sembra essere così mite nei confronti dei soprusi verso i perseguitati?
Ritanna Armeni in questo libro fa una scelta precisa e consapevole: non parla solo delle vicende di Madre Ignazia e le sorelle del convento, ma sfruttando il corsivo decide di inserire dei fatti realmente accaduti nello stesso istante del racconto ed è così che ci vengono raccontate le stragi di quei giorni, ma anche il famoso sbarco di Anzio. In questo modo ci fa capire anche le vie tortuose della comunicazione di quel periodo, con i giornali controllati e le informazioni che in questa storia arrivano alle sorelle per bocca di Padre Andrea e Padre Giacomo, due uomini di chiesa che si prodigano per aiutare il prossimo.
In questi giorni in cui le donne "fanno rumore", incontrare questo romanzo non è una coincidenza casuale...
Ho amato questo libro per la voce che ha dato a delle persone straordinarie: spesso ho letto storie incredibili di donne forti, mai mi era capitato che queste donne fossero delle suore! E questo romanzo mi ha permesso di leggere le suore oltre il loro abito. Le ho amate tutte queste donne, così coraggiose e generose, donne che dal silenzio del loro convento hanno lanciato un grido che è arrivato fino ai giorni nostri, un rumore fatto di parole semplici e gesti coerenti con la propria fede, gesti di accoglienza, di aiuto, di umiltà e nello stesso tempo risolutezza, di prudenza e di intesa e alleanza tra loro... a braccia aperte per proteggere il prossimo, oltre il credo religioso, oltre lo schieramento politico, oltre la paura, oltre il dubbio umano che le scelte intraprese fossero quelle giuste, guidate dal senso della loro vocazione più intima e autentica. E di vocazione si parla fino alla fine, perché ognuno ha la sua, e la vita ci fa fare dei giri straordinari e a volte dolorosi per farcela trovare.
Ho amato questo libro perché mentre leggevo mi apparteneva e mi completava: per i luoghi vissuti, per Roma raccontata con una poesia tale da farla risaltare come un' attrice protagonista; per le memorie personali, familiari anche dure che ha risvegliato in me; per l'importanza di tenere viva nel presente una pagina di storia che deve essere tramandata, ricordata per le tragedie consumate e per certi miracoli d'amore straordinari; e perché ho chiuso il libro con l'amicizia di un bambino che, per un'altra casuale coincidenza, ha il nome di mio figlio, e mi ha regalato uno sguardo luminoso e sereno di speranza verso il futuro.
Nella periferia di Roma un convento di suore francescane si ritrova ad ospitare, al secondo piano, alcune famiglie di ebrei riuscite a sfuggire al rastrellamento del Ghetto. A peggiorare ulteriormente l’apparentemente tranquilla vita quotidiana delle sorelle, fatta di preghiera, carità per la popolazione del quartiere e cura dell’orto francescano, c’è l’imposizione di installare, in un’ala del primo piano, un’infermeria per i soldati tedeschi. Una sola scala, dunque, separa i ricercati dagli oppressori. Il romanzo presenta una narrazione in terza persona alternata con le pagine dei diari privati della madre superiora Ignazia, sempre pronta a donare forza e speranza alle sue sorelle, e della novizia Lina dal cui diario, invece, traspare spesso la paura e, talvolta, la continua messa in discussione della propria vocazione ed del proprio operato. “Il secondo piano“, nella sua illusoria semplicità, è capace di catturare il cuore e la mente di chi legge, aiutando a riflettere e a comprendere ciò che è stato ponendo, inoltre, l’attenzione sul ruolo della Chiesa, spesso aspramente criticata o semplicemente non compresa, durante la dittatura nazifascista. Potete leggere la recensione completa sul blog (link in bio).
Una storia che si svolge a Roma, in un periodo buio e cruciale del nostro paese. 📚Nel 1944 gli alleati avanzavano per liberare l'Italia dai nazisti che continuavano incessantemente a deportare ebrei, imponendo la loro presenza con violenza e minacce. Infatti il Ghetto di Roma viene preso d'assalto e svuotato. Oltre mille persone tra uomini, donne e bambini viene caricato su un convoglio in partenza per i campi. Alcuni riescono a fuggire, a nascondersi, trovando rifugio nei conventi attorno al ghetto.
🖋️Il secondo piano è un romanzo che mi ha coinvolto emotivamente in maniera totale. Un connubio perfetto tra storia e romanzo. L'autrice riesce con una scrittura elegante, fluida ed emozionante a raccontare il coraggio e la capacità di amare; la sorprendente forza che scaturisce dalla preghiera; il timore e il sacrificio per proteggere gli indifesi in una città piegata dalla guerra, dalla povertà e dalla paura.
Ve lo consiglio vivamente, 📖per non dimenticare. Per ridare voce a chi ha lottato, resistito.
La storia è molto particolare, intreccia narrazione storica, scritta in corsivo, a quella romanzata ma pur sempre vera di un convento di monache che in una Roma invasa dai tedeschi, offre aiuto e ospitalità ad alcuni ebrei, scappati in tempo, appena prima del grande rastrellamento che ha svuotato il Ghetto romano dei suoi abitanti. Le storie delle suore, dei bambini e delle famiglie che aiutano, il confronto stretto con i tedeschi che prendono possesso di un'ala del convento per farne una infermeria, si alternano i riferimenti storici veri, con date e nomi. È stata una lettura molto interessante ma nello stesso tempo non mi ha convinta fino in fondo, forse per lo stile di scrittura. Ci sono descrizioni dove non mi sono sembrate necessarie, alcune parti un po' pesanti. Mi ha sicuramente fatto conoscere un aspetto storico di cui non sapevo molto, mi ha fatto odiare il sacrestano Remo, ammirare suor Ignazia e parteggiare per suor Lina, combattuta tra il desiderio di servire Dio e un forte senso materno. Interessante
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