Nive non ha mai vissuto in un luogo che potesse definire "casa"; sempre sballottata da una città all'altra, come un pacco postale, dalla morte dei suoi genitori è costretta a trasferirsi da un parente diverso. Quando anche l'ultima tutrice, la zia Josephine, muore, l'unica persona che le offre un tetto sulla testa è uno zio alla lontana che Nive neppure conosce, Henry, che però abita dall'altra parte del mondo, in Canada. Nive si sente, ancora una volta, come un pesce fuor d'acqua, costretta a trasferirsi nell'ennesimo posto che è convinta lascerà tra un paio di mesi. La cittadina in cui suo zio Henry vive è piccola e fredda, il clima terribile e gli abitanti inospitali. Primo fra tutti, Hurst Paytah, destinato ad essere il capo di una tribù antichissima di indiani d'America, il quale non sopporta gli stranieri "che portano solo guai", che odiano i suoi amati boschi e le tradizioni che difende a denti stretti. Nive non vede l'ora di compiere 18 anni per essere finalmente libera di andare via. Intanto, Hurst, scontroso e arrogante, si dimostra estremamente bravo nel rendere la sua permanenza un inferno. I due, però, si scopriranno sin troppo simili per odiarsi e per farsi la guerra a vicenda. Uniti da un passato doloroso e dal desiderio di trovare qualcuno che possa accarezzare le proprie ferite, conosceranno il significato della parola "amore". Ma ci sono troppi segreti di cui Nive non è a conoscenza ed il suo passato è più oscuro di quanto pensasse. Alla fine della sua avventura, Nive deciderà di scappare, finalmente libera, o di rimanere a Moongrove, tra i boschi innevati?
Premessa Non amo i romanzi wattpad, ne ho letti alcuni e ho capito che è un genere che non incontra il mio gusto. Con questo libro sono partita senza pregiudizi, aspettative o pretese. Mi ispirava molto, ne ho sentito parlare solo bene e mi sono detta “magari è il libro che mi farà cambiare idea su questo genere”. Amo il Canada, per me è come una seconda casa, mi manca da morire. Dato che la storia è ambientata proprio li, mi ha convinta definitivamente a dargli una possibilità.
Questa è solo la mia opinione, strettamente personale, e ci tengo che venga rispettata. DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM
Recensione Nive è una ragazzina di 17 anni, orfana di madre e di padre e sballotata da una casa all’altra sin da quando era piccola. Poco prima dei suoi 18 anni, Nive scopre l’esistenza di uno zio che le apre le porte della sua casa a Moongrove. Qui conoscerà Hurst, un ragazzo misterioso e scontroso che non ne vorrà sapere di lei.
Durante la storia, scopriamo che la protagonista non si sente a casa in nessun posto, e non ha nessuno accanto da poter considerare la sua famiglia. Ho trovato, quindi, molto incoerente il fatto che Nive definisca Moongrove “casa” dopo pochissimo tempo trascorso li. Inoltre, se non riesce a empatizzare e aprirsi con nessuno, trovo che definire Henry “zio”, dopo poche pagine dal loro incontro, sia uno sbaglio. Avrei preferito che lei inizialmente lo chiamasse Henry e, dopo un po’ di tempo, zio. In questo modo avrebbe evidenziato il fatto che fosse disposta ad aprirsi e fidarsi di quest’ultimo. Sempre per quanto riguarda la difficoltà di Nive nel fidarsi delle persone, trovo assurdo che lei si innamori di Hurst dopo averlo visto solo 3 volte.
Il problema più grande, a parer mio, è la mancanza di un obiettivo all’interno della storia. I protagonisti, infatti, vivono la loro vita in maniera lineare. Non hanno uno scopo, problemi da risolvere o anche una sola avventura da vivere. La storia ruota solo attorno alla “relazione” di Nive e Hurst. Per confermare la mia teoria, quando Hurst parte per qualche mese, non viene descritto il periodo della sua assenza. Si passa subito al momento del suo ritorno, per continuare la storia tra i due protagonisti; avrei preferito che fossero passati alcuni capitoli prima del suo ritorno, per vedere come si relazionava di Nive senza di lui.
Hurst, invece, l’ho trovato scontroso e incoerente. Sin dal primo momento non perderà occasione per rispondere male a Nive (e no, la motivazione data non giustifica il suo atteggiamento nei confronti di una sconosciuta); dirà di odiarla e di stargli alla larga ma, allo stesso tempo, farà scenate di gelosia e le dimostrerà affetto. Capisco che anche lui abbia un passato turbolento, non voglio sminuire la sua condizione; diciamo che la cosa poteva essere gestita meglio. Così facendo, non sono riuscita ad empatizzare con il suo personaggio.
Nive ha perso i suoi genitori il giorno di Natale, quindi, non è solita festeggiare o ricevere regali. A Moongrove tutti si mobilitano per rendere questa giornata il più piacevole possibile. Ma, se la prima volta che Henry nomina solamente la festività a Nive, questa sviene sopraffatta dalle emozioni, il giorno di Natale lei si diverte e non pensa al lutto (dimenticandosi, oltretutto, che fosse Natale). Non dico che debba passare la giornata chiusa in casa senza divertirsi e vedere nessuno, ognuno vive il lutto in maniera strettamente personale e diversa dagli altri. Ma trovo incoerente il fatto che lei, il giorno di Natale, si dimentichi di tutto, per poi passare i giorni successivi sotto le coperte; autocommiserandosi e incolpandosi per essersi divertita. Di nuovo, la situazione poteva essere gestita meglio.
Inoltre, ho trovato molte situazioni e comportamenti banali, tipici dei cliché, spesso cringe. Dalla relazione dei due protagonisti, alle descrizioni (spesso veramente troppo lunghe e non necessarie), ad alcune scelte.
Nive e Hurst, quindi, hanno un passato triste e che li ha segnati nella loro crescita. Trovo, dunque, quasi squallido che definiscano il periodo trascorso lontani l’uno dell’altra “la sofferenza più atroce che abbiano mai conosciuto” (pag. 333).
Infine, il plot twist che doveva sconvolgere il lettore, l’ho trovato praticamente ovvio e ho dovuto finire il libro per capire che fosse effettivamente quello. Personalmente, l’avevo dato per scontato. Gli ultimi avvenimenti della storia, che dunque sono i più importanti, vengono descritti troppo velocemente e senza dare il giusto peso alle situazioni. Nel giro di 5 pagine si risolve tutto, come se non fosse mai accaduto nulla.
Per concludere, il genere non è sicuramente tra i miei preferiti, ma questo romanzo ha tanti problemi all’interno. Ho fatto fatica a finirlo e mi ha mandata in blocco. Avrei tanto voluto che mi fosse piaciuto. Io, la buona volontà, ce l’ho messa tutta!
Oggi pubblico un post recensione in italiano di un romanzo che sta avendo moltissimo successo; come già saprà chi mi segue da un po’, io tendo ad avere un’aspettativa più alta nei confronti di libri che emergono in modo così evidente. Inspiegabilmente, la maggior parte delle volte sono proprio questi libri a deludermi di più.
Questo romanzo non è stato certo terribile da leggere, anzi, la narrazione per lo più è carezzevole e scorre (grazie al cielo) piuttosto velocemente… ma siamo sinceri, mi aspettavo veramente di più. Purtroppo non ci sono molti modi per descriverlo, è un’unione di cliché e quelli che, a mio parere, sono errori concettuali imbarazzanti, considerando che siamo nel 2023. Certe cose dovremmo averle superate, mi spiazza constatare che certi stereotipi non solo vengono ancora abbracciati ma addirittura glorificati e posti come modello.
L’errore più comune che vedo fare in questi tipi di romanzi è prendere dei personaggi standard di stampo fiabesco (“L’eroina/L’eroe”, “Il cattivo o la cattiva”, “Il mentore o la mentore ”) che per definizione non hanno bisogno di grandi spiegazioni o approfondimenti perché rappresentano dei valori, e trasporli in un romanzo con pretese di profondità e serietà molto più sfaccettate di una fiaba. Infatti, in “Liberi come la neve” c’è la pretesa di approfondire psicologicamente dei personaggi che però sono a tutti gli effetti delle pedine bidimensionali, con il risultato di creare un ibrido strano e confuso. Infatti, se si mescolano i generi narrativi in questo modo, invece di un romanzo di formazione e crescita abbiamo una romance scialba e piena di stereotipi.
Il risultato è che Nive è una specie di Biancaneve che rappresenta la purezza e la gentilezza, ma non essendo una storia che gioca sulle figure metaforiche (come fa la fiaba) abbiamo semplicemente una protagonista lagnosa, insipida e irrealisticamente buona e perfetta. Qual è il risultato? Questo personaggio non ha una crescita, perché essendo solo ciò che vorrebbe rappresentare esaurisce le sue potenzialità narrative già dopo il primo capitolo, e come lei quasi tutti gli altri personaggi del romanzo.
[NB. Per correttezza ho letto la versione con il capitolo speciale e anche l’intervista dell’autrice a fine libro, quindi tengo in conto tutti gli aspetti che mi sono stati mostrati! Ho ufficialmente terminato tutte e 476 pagine e mi sono state tutte utili al fine di questa recensione, che spero si mantenga rispettosa anche se immancabilmente critica ]
[ATTENZIONE: da qui in poi spoilers!!]
Partiamo dal principio, iniziamo dalle banalità più opinabili: il titolo e l’inquietante somiglianza con i romanzi di Erin Doom. “Liberi come la neve” dovrebbe essere uscito giusto un paio d’anni (al massimo) dopo, rispetto al “Fabbricante di lacrime” e a “Nel modo in cui cade la neve”, quindi penso che l’autrice avesse tutto il tempo di informarsi e vedere cosa fosse uscito di nuovo nel proprio stesso genere. Certe somiglianze sono imbarazzanti, specialmente se confrontando questo romanzo con il “Nel modo in cui cade la neve”: trama praticamente identica, i nomi delle protagoniste sono a prova di copyright (Nica nel “Fabbricante” e Nive in “Liberi come la neve”), sinceramente mi sembra molto strano che non ci sia stata almeno una minima ispirazione dai due romanzi di Erin Doom, considerato che anche lo stile narrativo è identico. Leggo da quando ho cinque anni, e non scherzo se dico che se avessi letto questo libro senza conoscerne l’autore avrei detto che si trattasse di Erin Doom stessa. Detto ciò, non intendo approfondire questa questione, se è stato pubblicato evidentemente nessun altro ci ha trovato niente di strano. Comunque ho sentito moltissime persone parlare di questa somiglianza sospetta, ma non spetta a me giudicare il contenuto del libro in base a questo.
Iniziamo con la recensione vera e propria. Se avete visto il mio post Instagram (@missjoestar_) avrete notato che alla fine del post ho chiesto a voi una domanda: cosa distingue un personaggio debole da uno fragile? Un personaggio fragile, o che presenta delle fragilità, durante lo scorrimento della storia può lasciarsi sviare dal proprio “punto debole” ma tendenzialmente mantiene un aspetto attivo all’interno della storia e, di solito, scatena l’inizio della trama con uno scopo preciso, il quale dovrebbe essere raggiunto entro il finale. Non è un assoluto, non vale sempre, ma ogni protagonista che si rispetti ha almeno un filo conduttore che leghi l’inizio della vicenda alla fine. Io personalmente reputo che un personaggio debole tenda a soccombere e a rimanere passivo per (quasi) tutta la storia. Ovviamente non è necessariamente un male: un protagonista può partire da una situazione iniziale di debolezza e scoprire la propria forza nelle avversità, o grazie al superamento di un trauma. La stessa cosa vale per un personaggio secondario e addirittura un villain, giocando con le diverse combinazioni si possono scrivere storie davvero interessanti, ma il requisito primario perché una storia (e un personaggio) evolva è far superare la debolezza e prendere in mano la situazione e il controllo degli eventi.
Nive, in questo senso, è un personaggio assolutamente debole! Non c’è mai un momento preciso in cui fa qualcosa di propria iniziativa, viene sempre trascinata dagli altri e ogni sua minima reazione non porta mai a nessuna azione concreta, eccettuati qualche sclero singhiozzato o piccolo tentativo di fuga che si conclude con uno svenimento tattico alla Dante Alighieri. Nive vorrebbe rientrare nella categoria di protagonisti che ho citato poco fa, un personaggio inizialmente succube che scopre la propria forza e raggiunge il lieto fine che ha sempre desiderato, peccato non faccia mai niente di davvero importante per la trama, viene sempre sollecitata o spinta verso una direzione, per cui lei rimane sempre la stessa dall’inizio alla fine della storia e sono gli altri che si adeguano e decidono di accettare lei.
Su Nive c’è davvero poco da dire, è un personaggio assolutamente debole che si basa esclusivamente sul proprio trauma, senza di quello non abbiamo altre informazioni rilevanti su di lei, non ha un vero carattere (e non venitemi a dire che essere gentili e timidi è un carattere a tutto tondo perché ci sono tantissimi protagonisti che corrispondono a questa descrizione e di cose per influenzare la trama ne fanno) e ha una sindrome da crocerossina che ad oggi reputo imbarazzante.
Parliamo un po’ della sua storia d’amore con Hurst. Io qui lo dico e lo affermo: avere un trauma in comune non spiana il terreno per una relazione amorosa. Questi due sono partiti da una situazione di bully romance e poi si sono avvicinati solo ed esclusivamente grazie al fatto che entrambi sono orfani, procedendo per tutte e cinquecento le pagine a parlare solo ed esclusivamente di questo. Anzi, si sono scomodati a dare più caratteristiche al personaggio di Hurst che non a Nive, rendendo, tecnicamente, lui protagonista e lei la sua stampella emotiva. Mi dispiace, ma questo non è un motivo sufficiente per rendere questi due una coppia. Condividere un trauma con una persona sicuramente aiuta a empatizzare, ma non è certo il motivo per cui io mi ci innamoro, ci vuole qualcosa di molto più concreto, tanto per cominciare ci vuole una personalità formata, complessa e tangibile.
All’inizio della storia Hurst dice letteralmente “Non sei il tuo trauma, racconta qualcosa su di te e non solo su quello che hai subito” e io l’ho trovato sacrosanto! Dove è finita questa morale? Non si sa perché, nelle restanti 400 pagine o giù di lì si cade in una spirale di vittimismo e auto compatimento dalla quale Nive non riesce mai a uscire senza il supporto attivo di qualcun altro. Peraltro questo romanzo contiene innumerevoli controsensi, spesso nelle frasi stesse. Ad esempio, dicono che Hurst è bravissimo a trattenersi perché “non sa amare” e dunque è diventato esperto a “controllare le proprie pulsioni”, eppure entra in scena fresco di scazzottata e ogni poche pagine dicono quanto sia impulsivo. In più ci viene detto subito che lui fa parte di una “tribù” di cui un giorno dovrebbe essere il capo, peccato che non abbia minimamente capito questa tribù che membri conti, perché gli unici altri personaggi secondari fanno tutti parte della famiglia di lui. Quindi deve diventare il capo della propria famiglia? Mi sembra strano, di solito quando si parla di relazioni di potere verticistici di questo tipo c’è sempre almeno un gruppo un po’ più ampio di persone di cui essere capo, le cinque persone con cui già convivi mi sembrano un po’ pochine per fare questi discorsi gerarchici da Re Leone.
In più, come ho detto, lui “non conosce l’amore” perché ha perso i genitori quando era molto piccolo, eppure è pieno di cugini e di uno zio che lo ama moltissimo e che lui, presumibilmente, ama: non mi pare che lui faccia loro del male, tutt’al più è scontroso e poco espansivo, ma per tutto il libro vediamo che sa relazionarsi con persone alle quali vuole bene, anche se le ama in modo non romantico. Se si riferiscono al fatto che è assolutamente irrispettoso nei confronti dei problemi altrui, mi dispiace ma questo non è assolutamente giustificabile con la scusa “eh ma lui è fatto così perché soffre”. Cosa dovrebbe insegnare questo romanzo, che è giusto far soffrire gli altri come tu soffri? Nel 2023 mi sembra un concetto un po’ antiquato e poco credibile, Hurst non ha motivo di essere così rancoroso contando che è pieno di persone che gli vogliono bene, e soprattutto niente di quello che ha passato lo giustifica dall’essere totalmente insensibile nei riguardi di Nive, a prescindere dal fatto che la “ama” o no. Avrebbe avuto più senso se fosse stato il contrario, se Nive fosse stata quella anestetizzata ai sentimenti, avrebbe avuto uno scopo e una crescita chiara nel corso del libro, avremmo avuto dei personaggi con un feedback emotivo plausibile e ci saremmo risparmiati una trama in cui le cose vanno come vanno perché dal 2010 a oggi tutte le storie Wattpad sono strutturare in questo modo.
Tutto questo teatrino sul non saper amare porta a un dolorosissimo punto: lo scopo della coppia. Uno (se non l’unico) scopo di Nive in questo libro è stare accanto a Hurst anche se lui la (sentite bene!) prega di stargli lontano perché lui le farà del male e non potrebbe sopportare di vederla soffrire. Riassumo e traduco: “non so controllarmi quindi se io ti ferisco poi ci rimarrò male quindi mi evito la briga di stare con te”. A casa mia questo si chiama abuso, e Nive continua per tutto il libro a insistere che lui in realtà sa amare e lei gli starà accanto anche se Hurst la farà soffrire perché “è come il fuoco, se ci stai vicino ti bruci”. Assolutamente NO! La coppia NON E’ un percorso di psicoterapia, e non puoi accettare di fare del male o di farti fare male dalla persona con cui stai, e non puoi pretendere di risolvere i tuoi demoni appoggiandoti o nascondendoti dietro la persona che ami. Alla fine del libro Hurst dice “io riesco a contenere i miei demoni grazie a te” e Nive grazie a lui, questo è assurdamente SBAGLIATO! L’amore non è co-dipendenza né ci si fa da insegnanti di sostegno a vicenda, tocca a questi personaggi salvarsi da sé con il supporto ma non tramite e ad uso dell’altro!!! Non scambiamo l’abuso e il “pulirsi” addosso agli altri con l’amore, grazie!
In tutto ciò, ci viene fatto sapere che Nive ha perso i genitori a cinque anni ma lei non ha il minimo ricordo di come sono fatti né sa niente sul loro conto. I buchi di trama non si contano: primo, possibile che la notte di Natale entrambi i genitori abbiano lasciato una bambina di cinque anni da sola a casa per andarle a fare un regalo? Due, questa famiglia è l’unica al mondo a non aver fatto neanche una foto in cinque anni a nessuno dei suoi membri, tant’è che Nive non ricorda nemmeno le loro facce né ha una loro foto. Terzo, dalla morte dei genitori in poi Nive viene fatta girare di casa abusiva in casa abusiva fino ai diciassette, senza un telefono e senza poter uscire, un po’ alla Rapunzel, ma poi ci viene detto per tutto il romanzo che lei ha “girato il mondo” e che suddetto mondo “non ha più niente da offrirle”. Quindi non sa nemmeno cosa sia un cellulare ma sa abbastanza del mondo da aver deciso che non c’è più niente che lei debba vedere. A me sembra un comodo espediente per farla rimanere a Moongrove a farsi maltrattare dal cacciatore di lupi qua, non mi sembra la reazione di una persona che effettivamente per la prima volta nella propria vita è libera di scegliere.
I personaggi di questo libro si comportano in modo anti intuitivo: nella scena in cui Hurst scappa (ovviamente perché lui l’ha trattata male, lei è rimasta ferita e LUI non ha potuto sopportare la cosa) io ho pensato per tutto il tempo che questa sarebbe stata una prova perfetta per Nive. In questa scena, se fosse stata lei ad andarsene, avrebbe dimostrato di non essere uno zerbino totale e per la prima volta nel libro avrebbe preso una decisione. Forse non saggia, forse impulsiva, ma avrebbe fatto. Invece è Hurst ad andare via, ovviamente senza che lei ne sapesse niente, così che Nive rimanesse a Moongrove ad aspettarlo in stile Penelope e Ulisse, per poi perdonarlo e accettarlo daccapo subito dopo. Mi sembra evidente che non è chiara la differenza tra essere gentili e il farsi mettere i piedi in testa, e mi sembra incredibile che dopo una vita di gente che la maltrattava Nive possa provare attrazione nei riguardi un ragazzino che non si è dimostrato diverso da qualsiasi altro bullo di paese. Come al solito, hanno scambiato l’empatia per amore giustificando ogni parola sbagliata di lui e non dando nemmeno un mezzo difetto o problema da superare a lei (o almeno, nessun problema che la riguardasse direttamente).
Il superamento del trauma di lei è scialbo, un paio di urla in una casa comunque già vuota, quindi non ha avuto nessuna persona negativa con cui confrontarsi (al contrario del “Fabbricante di Lacrime”, dove Nica incontra la donna abusiva in questione) e sempre con la presenza di Hurst che è diventato ufficialmente il suo bodyguard.
[VERSIONE DELLA STORIA SECONDO FLAME (come io l’avrei costruita per avere più senso)
Nive è una ragazzina cresciuta in ambienti abusivi soffocanti per tutta la vita. Ha, infatti, perso i genitori quando era molto piccola, e questo l’ha portata a chiudersi nei riguardi del mondo, pur continuando segretamente a credere nella gentilezza e nella bontà dei piccoli gesti quotidiani che le sono sempre mancati. Quando si trasferisce in Canada, il suo scopo è quello di perdonarsi e aprirsi al futuro, scoprendo che ha una voce in capitolo sugli eventi e che può modificare liberamente il corso della propria vita. Una volta maggiorenne girerà il mondo che ha sempre visto solo da una piccola finestrella, con la compagnia di Hurst, il ragazzo che le ha insegnato a fidarsi delle persone e dell’ambiente che ora può definire casa. Ha finalmente delle radici a cui tornare, NON a cui deve rimanere inchiodata come è sempre stato da quando aveva cinque anni.
Hurst è un orfano cresciuto in un ambiente pieno d’amore e di supporto, dunque NON è un sociopatico aggressivo e sa cosa significhi poter contare su qualcuno quando il buio sembra inghiottirti. Insegnerà a Nive come vivere nei boschi e soprattutto come fidarsi delle persone, e in cambio lei si dimostrerà l’unica a comprenderlo e a sceglierlo nonostante le sue zone d’ombra, e quando lui la ferirà perché spaventato dell’amore romantico che è stato così doloroso per i suoi genitori, lei reagirà ribellandosi e andandosene per conto suo, visto che è lei nella situazione di svantaggio di non aver mai avuto nessuno con cui potersi sfogare e lui, invece, sì. Lo scopo di Hurst è di lasciarsi andare all’amore e comprendere il dolore di lei, supportandola e dandole quello che lui realizza aver sempre avuto (una famiglia e un posto dove tornare) ma che fino ad ora ha dato per scontato.]
In conclusione, un libro scontato, scialbo, personaggi secondari piatti e con nessuna sotto trama, non ci importa davvero niente di nessun altro tranne i due protagonisti che a loro volta sono emblemi di una spirale di auto distruzione e piagnucolio fine a sé stesso. La narrazione come ho detto è piacevole e scorre, ma dopo trecento pagine le innumerevoli ripetizioni diventano alienanti, a volte less is more e questo romanzo necessitava di una sfoltita. Nive arrossisce, inciampa e balbetta e piange per tutto il libro e non fa mai niente di propria volontà. Hurst è un bullo che viene giustificato per il proprio dolore e perché è bello, se fosse stato bruttino o poco attraente Nive non se ne sarebbe innamorata di sicuro, o almeno certamente non lui se quella insignificante fosse stata lei. La coppia si basa sul fatto che a entrambi piacciono i tramonti, le foglie, sono orfani e si consolano a vicenda, tutti gli altri aspetti vengono lasciati in ombra. Basta con lo stereotipo della donna angelo e dell’uomo che ti tratta male perché in realtà gli piaci, non me ne faccio niente delle belle descrizioni di paesaggi se non ci metti dentro personaggi che in effetti fanno qualcosa di valido.
Ricordo che sono sempre e solo i miei pensieri, non giudicherò mai una persona a cui invece il libro è piaciuto, anzi sono la prima ad averlo letto in poco tempo! Spero che questo sia un primo tentativo per una strada di maturazione, sarò ben felice di leggere un altro romanzo della stessa autrice se qualcosa dovesse cambiare. Fino ad allora, continuerò a contrastare questi luoghi comuni velenosi e potenzialmente pericolosi, mantenendo un’onestà intellettuale ed esponendo le mie opinioni chiaramente.
Vorrei dare 2,5 ⭐️ Il libro di per sé non è malaccio, ma è palesemente scopiazzato da altri libri (come Nel Modo In Cui Cade La Neve). La storia alla fine è il solito cliché, e ci sono dei particolari che secondo me non hanno senso (per esempio non credo proprio che funzioni così com gli assistenti sociali, non ha senso che lei venga sballottata da una parte all’altra, piuttosto sarebbe dovuta stare in una casa famiglia/orfanotrofio; ed anche il fatto che lei non sappia niente dei suoi genitori non è credibile). In certi punti l’ho trovato abbastanza noioso/cringe, il modo in cui Nive si comporta come una bambina per ogni cosa (è anche piuttosto stupida) mi fa cringiare troppo (però questa è una cosa più personale), troppo sdolcinato per me. In definitiva non è un libro che rileggerei volentieri.
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ALLORA, specifico che questa è la mia umile opinione che si basa sui libri che ho letto e sulle mie personalissime esperienze e conoscenze, anche in ambito psicologico.
Inizio col dirvi che non mi è piaciuto per niente, ma adesso vi argomento le motivazioni. Prendiamo in esame ogni singolo punto che ho trovato "scorretto":
1. I personaggi sono stereotipati, ma va bene così, ogni tanto tutti ricerchiamo il bad boy o ci ritroviamo nella ragazza timida e impacciata, il problema giunge quando a questo stereotipo si aggiunge l'incoerenza. Bene, Nive è esattamente questo. Ripete infinite volte, sin dall'inizio del libro, che non riesce a sentirsi a casa in nessun luogo, che fa fatica ad affezionarsi ai nuovi tutori ( cosa più che giusta visto il suo passato), che è timida e non le riesce bene relazionarsi con gli altri perchè parla poco a causa di un trauma di cui tratteremo successivamente. Allora, mi chiedo io, come fa una ragazzina che ha i problemi sopra citati, ad arrivare in questo paesino del Canada, da un parente mai visto e chiamarlo ZIO dopo poco meno di una settimana? Una corretta lavorazione sarebbe stata un percorso che, dal chiamarlo per nome, arrivi a definirlo zio, anche per sottolineare proprio il suo percorso mentale e affettivo. Ma questo non è avvenuto. Ancora peggio, a mio parere, è dire a tutti i suoi nuovi "amici" che sono la sua famiglia a Natale ( tre settimane circa dal suo arrivo). Non funziona così, ve lo dico io. Parliamo ora degli altri personaggi: Margareth, signora di mezz'età che dopo qualche incontro con Nive dichiara l’affetto per lo zio della ragazza. Altro errore. Una donna di cinquanta anni non si comporta in questo modo, non svela sentimenti in maniera tanto superficiale a una ragazzina appena conosciuta, per non parlare di altre affermazioni o atteggiamenti che portano a pensare che sia molto più giovane dell'età che ha. E posso comprendere si tratti anche di carattere, ma ci sono certe cose che una persona adulta con un cervello adulto non fa. Hurst, il love interest della protagonista che ce l'ha con il mondo intero per motivazioni a noi sconosciute e che, non appena scoperte, non sussistono. Appena arrivata Nive, lui neppure la saluta, non tenta di conoscerla, e la blocca su un muro ordinandole di non fare "casini nella sua vita" e di "levarsi dai piedi". Intanto, perdonate il francesismo, MA CHI CAZZO SEI? Tralasciando le ripetute scene aggressive (ma che Nive ci sottolinea sempre che non fossero volte a farle del male davvero), rimangono pur sempre scoppi di rabbia. E questo non va per niente bene. Per non parlare del fatto che la ragazzina non tenta di difendersi o di chiedergli il perchè, ma poi va dalla cugina a risponderle male. Ma tornando a Hurst, che motivo ha di dire certe cose senza conoscere questa nuova arrivata? Su quale base si fondano i suoi pregiudizi? Su un passato che lui stesso poi manda a quel paese e che sembra poco rilevante durante tutta la sua storia (che praticamente poi nega nel finale spiegando che non è quello ad averlo allontanato dalla protagonista)? Non sussiste, c'è dell'incoerenza. Per non parlare del fatto che, dopo averla intravista al bar, sbattuta contro un muro, aiutata a piantare due alberi, si mette a fare discorsi con la cugina che non hanno senso. E anche qui, perchè sei nel giardino di Henry? Non ne hai uno tuo? Ma vabbè, facciamo finta che sia un pretesto di trama per far continuare il libro. Hurst comincia a dichiarare già i suoi sentimenti per la protagonista con una ragazza, la suddetta cugina, ma Nive ancora non sa del legame di parentela che li lega. Tralasciando la precocità nel dire certe parole e provare certi sentimenti, quello che mi stupisce è la reazione di Nive stessa. Arrabbiata perchè lui sta parlando con una ragazza. Allora, anche tu devi avere qualche mancanza per provare affetto per uno che ti ha deriso e preso in giro per tutto il tempo ( due incontri). Non elencherò ogni problema dei personaggi, ma ci tengo anche a prendere in esempio il primo incontro tra Kaya e Nive. Ricordiamoci che la protagonista è a Moongrove da poco più di una settimana e che, quando incontra la ragazza, le risponde male e si comporta altrettanto. Come può essere possibile visto tutto quello che ci ha raccontato in precedenza? La difficoltà a parlare e la timidezza scompaiono di botto? Non esiste un cambiamento tanto drastico. O il fatto che appena Meg la abbraccia ( cosa che Nive quasi non ricordava cosa volesse dire, visto che non riceveva affetto da anni), ma lei inizia farlo con tutti, così. O l'atteggiamento di Hurst, geloso nel vedere la protagonista con il cugino (che appena conosciuta la bacia sulla fronte, gesto assolutamente intimo e che indice di un affetto molto forte), scatenando un mega battibecco. Ripeto, tutti questi comportamenti non hanno senso e non sono coerenti con il tempo e il carattere dei personaggi.
2. Passiamo alla gestione del trauma, cosa che mi ha fatto perdere la testa. Qui abbiamo due traumi: un lutto da gestire e i soprusi ( violenza psicologica) di una zia. Prendiamo in esame il primo. Nive sviene il secondo giorno nel sentir nominare il Natale, giorno in cui sono morti i suoi genitori, quindi il peso che porta è forte e comprensibile. Ma allora perchè, dopo qualche parola dello zio, che per il momento rimane uno sconosciuto ( perchè sì, un uomo incontrato una settimana prima è questo, uno sconosciuto), la portano a voler superare questo trauma? Accettare un fatto del genere non è cosa da poco, non basta qualche piccola parolina... Ma poi arriva il peggio, il fatidico giorno di Natale, in cui lei si dimentica della festività stessa. Una ragazza con un trauma così pesante si dimentica che è il 25 dicembre? Una persona colpita da un'esperienza di questo tipo, ricorda perfettamente la data e, soprattutto, se non la si è ancora superata, si chiude a riccio, non festeggia beatamente. Per non parlare della poca delicatezza degli amici e dei parenti, che le organizzano una festa a sorpresa... Non lo commento proprio. Il tutto risolto poi con dei sensi di colpa i giorni successivi. Non funziona così. L'autrice avrebbe dovuto informarsi su come certe persone vivono questi momenti e non, per creare scenette carine, eliminare una cosa pesante come il ricordo della morte dei suoi genitori. La depressione post Natale si risolve con un Hurst che, buttandola giù dal letto, la obbliga a fare due passi spiegando che non può piangersi addosso. ERRORE. Una persona che non ha ancora superato una cosa del genere ha tutto il diritto di soffrirne, al massimo deve chiedere aiuto a esperti per poterne uscire visto che dopo diciassette anni non c'è riuscita. E di sicuro non affidarsi alle parole di un ragazzino, definito SAGGIO da lei stessa...
3. Poi passiamo a errori meno gravi, ma ugualmente importanti a parer mio per un libro. Si pensa che un'autrice si informi e presti attenzione in dettagli quali la moneta di un paese. Nel momento in cui le viene riferita l'eredità di zia Josephine, viene indicata in sterline, ma lei non è della Francia? Paese nell'unione europea, quindi avente l'euro? O del pranzo di Natale, a base di tacchino ripieno e salsa ai mirtilli, piatto tipico del Ringraziamento americano... O quando parla della tribù, che non si vede neppure per un secondo se non per due frasi nel capitolo aggiuntivo di Hurst a fine libro. Per non parlare poi di frasi senza senso come "la neve smussa gli angoli". La neve non fa nulla di tutto questo, la carta vetrata al massimo.
4. Parliamo del finale e della gestione del problema del libro, che compare solo nelle ultime venti pagine rendendo il tutto senza una trama vera e propria e noioso. Ho letto, in precedenza, che l'autrice si definisce "la regina dei plotwist", ma se il finale è tra questi credo si sbaglia. In soldoni, la rivelazione è che lo zio Henry è davvero suo zio. “ma dai?” mi sono detta mentre leggevo. Un assistente sociale, che comunque non tratta in questo modo un'orfana, non la lascerebbe mai da qualcuno che non sia un vero e proprio parente. E due erano le opzioni: o era fratello del padre o della madre. Con ciò, non vedo perchè sconvolgersi tanto da doversene andare via. Una reazione quasi più grave di come ha reagito in precedenza a informazioni ben più importanti di questa.
Concludo dicendo che il libro in se aveva del potenziale per essere una storia carina per adolescenti, ma che si è trasformata in un cliché in cui creare scene romantiche tra i protagonisti è stato più importante che curarne i dettagli e le problematiche personali. Dove poteva aiutare qualcuno con la gestione dei traumi, ma che, a mio modesto parere, ha quasi fatto peggio. Basarsi su esperienza vissute in prima persona non è sbagliato, ma ricordiamoci che ci sono diversi problemi che la psiche può avere e una cosa del genere non si tratta in questo modo leggero. Speravo che con un editing da casa editrice questo venisse preso in considerazione, ma noto con dispiacere che non è così.
Sorrido perché finalmente siamo liberi. Liberi come la neve.
Questo libro è indescrivibile. Sicuramente ci sono alcuni difetti, alcune imperfezioni, ma chi non le ha?
È una storia capace di entrarti dentro; con i suoi personaggi, con le sue ambientazioni che ti fanno sentire a casa, con Rita, che con un sorriso e dei pensieri finali riesce a trasmetterti tutto l'amore e l'affetto del mondo.
Hurst e Nive sono casa. Sono famiglia dai tempi di Wattpad e da quel quaderno rosa che Rita custodisce con affetto Sono un rifugio. Per loro stessi, per noi che li abbiamo ascoltati e per tutti quelli che lo faranno.
All'apparenza è un semplice romanzo; scorrevole, ben scritto, dolce e adolescenziale.
Ma dentro, dentro ha tutto quello che si possa sognare. Dentro è una storia piena di lotte, pianti, desideri, amore, famiglia e libertà. Dentro è un racconto di una ragazza che ti porterà a conoscere te stess*, che ti insegnerà a combattere per i proprio sogni, anche quando la strada è in salita; è il racconto di una bambina che cerca solo un po' di affetto. Lo cerca nelle foglie che raccoglie, nei silenzi che si impone e nei suoi occhi che non parlano ma osservano. Lo troverà? Questo affetto riuscirà a ritrovarlo? Dovete scoprirlo voi.
Se cercate una storia dolce, capace di scaldarvi il cuore, ma che allo stesso tempo possieda tensione, movimento e colpi di scena, questo è il vostro libro.
Non smetterò mai di ringraziare Rita per aver creato questo capolavoro dietro sogni, speranze, forza di volontà e, pur sempre, difficoltà. Sei magnifica Rì, guarda dove sei arrivata.
"E a tutti coloro che stanno cercando un luogo in cui sentirti a casa" Io l'ho trovato. Ormai da tempo. Liberi come la neve custodisce il mio cuore. Nel suo insieme, io custodisco una parte di lui. Per questo non smetterò mai di parlarvene.
Ho un problema con i libri scopiazzati da altri libri e in questo caso questo libro è un misto tra il FDL e NMICCLN di Erin Doom. Anche la copertina è simile. Come nel caso di better mi chiedo ma se non avete una storia vostra non scriveteli i libri perché risultano uguali agli altri da cui predente spunto
l’ho finito. non posso dire altro se non Grazie tante Ri. è stato un viaggio puro, intenso, dolcissimo ma non troppo smielato. l’atmosfera innevata e fredda del Canada, che, nonostante possa suonare come un ossimoro, è riuscita a scaldarmi e riempirmi il cuore. si nota che dietro la storia c’è tanto studio, passione e amore verso la scrittura. soltanto Grazie Rita per averci regalato le leggende del Navajo e una casa per tutti coloro che ne hanno bisogno, sei speciale🤍
magnifico. Mi sono sentita a casa con questo libro, come se fosse stato scritto su misura per me, mi sono sentita così capita da farmi venire le lacrime agli occhi🫂hurst e nive provano un amore così genuino che mi hanno fatto sciogliere il cuore❤️🩹ve lo consiglio tantissimo!
Lo stile della scrittrice è molto scorrevole e la storia non è brutta, ma mi sento un po' fuori target e non si è instaurato nessun legame tra me e la protagonista. Neanche la coppia è riuscita a fare breccia nel mio cuore e anche se sono abbastanza sicura che questa sarebbe stata una lettura abbastanza gradevole, non mi sembra il caso di continuare solo con l'intenzione di dare al libro una valutazione bassa.
Ciao libro, arrivi in un momento molto particolare e pensavo mi avresti potuto distrarre. E in realtà è stato proprio così. E mi son voluta male perchè a queste storie, al ragazzo misterioso e antipatico da sopportare e scalfire man mano, ci ho creduto fino in fondo in adolescenza, oserei dire che l'ho cercato ardentemente. Credo che sia un modello così problematico e radicato in noi ragazze interrotte dell'internet, che forse non era necessario un altro libro simil Twilight a peggiorare ulteriormente le cose. Detto questo, se avessi avuto 14 anni sarei impazzita per "Liberi come la neve", e forse sono solo incazzata perchè non ho più 14 anni.
Questo libro è stato con me ad Alessandria, Milano, Torino, in un paesino Valle D'Aosta, Firenze e Bologna. Mi ha seguito silenzioso e leggero, ed andava bene così. Non credo avrò mai bisogno di leggere anche il secondo. Grazie, comunque.
eewwwww no. Cringe ai massimi, scritto male e storia già vista e rivista. Ho capito solo a metà libro che era preso da wattpad ed è stato davvero difficile arrivarne alla fine, con tutti i soliti cliché del caso. Ma l’avevo iniziato e quindi l’ho anche finito… un parto.
In seguito alla lettura di “LIBERI COME LA NEVE” mi sono definitivamente resa conto che con il genere Young Adult ho un problema insormontabile: l’età. Ciò che trent’anni fa mi sarebbe sembrato romantico oltre ogni dire, attualmente mi pare solo un tira e molla sentimentale che tende all’autolesionismo emotivo (quanto sono diventata cinica…). Per carità, ho apprezzato lo stile di Rita Nardi, scorrevole e coinvolgente nonostante le varie ripetizioni, soprattutto mi sono piaciute le descrizioni paesaggistiche, ma la vicenda della protagonista, Nive White, che nonostante i traumi infantili e gli incubi ad essi conseguenti si dimostra di punto in bianco esageratamente fiduciosa ed ottimista (sarà il nome…), mi è parsa quantomeno poco coerente. Per non parlare poi del subitaneo trasporto nei confronti del bel tenebroso di turno, Ocunnowhurst, i cui repentini cambi d’umore e atteggiamento (neanche fosse vittima degli sbalzi ormonali di una donna incinta), sono davvero troppo simili a quelli di Edward Cullen o di Rigel, con il quale poi ha anche in comune la condizione di orfano. Insomma, una storia trita e ritrita, per di più prevedibile nel proprio decorso e, quindi, scontata che cade spesso nella banalità. Ma, ripeto, considerando il successo che ha riscosso nel pubblico a cui è dedicato, evidentemente è un problema di target temporale.
❥ i loved the setting so much, it had magical vibes, it was so beautiful. ❥ at the start I didn't like Hurst but he's not that bad, he's just traumatized. ❥ loved the found family sm. ❥ I'm so happy for the ending!! ❥ I don't know if I'm gonna read "liberi come il vento" but maybe reading that I'll understand more Hurst.
Ed ecco giunti all’ultima tappa di lettura del GDL Liberi come la neve🤍🍁
Raga che dire… Una sola parola, che racchiude davvero tutto per me: CASA.
E per me la parola “Casa” significa molto. Non mi sentivo così dalla lettura della saga di Acotar, e Liberi come la neve va di pari passo con Acotar: dritti nel mio cuore, per sempre.
Ho bisogno di una rilettura veloce per poter annotare tutto a penna ed evidenziare, in modo da poter rivivere anche solo il 10% di quello che ho letto fino ad ora.
Lacrime, lacrime a non finire. Non ho parole per poter descrivere tutto quello che sento al momento, e penso che non le avrò mai.
Nive e Hurst, con tutti gli altri personaggi che ho amato, sono stati con me in questa settimana del GDL (gruppo di lettura): abbiamo riso, pianto, urlato (dentro di me) tutti insieme. Ma soprattutto mi hanno scaldato il cuore.
Come spiegare a parole cose che non riesco nemmeno io a dire ad alta voce? Non si può.
Ringrazio infinitamente Rita, per aver scritto un romanzo del genere, per essere stata con noi all’interno del GDL, per averci dato l’opportunità di farle delle domande e risposte tramite diretta IG. Ringrazio immensamente Rita per avermi fatto sentire nuovamente a Casa.
Grazie, grazie, grazie Rì🤍 Non sarà mai abbastanza.
La lettura è stata molto scorrevole, non volevo mai smettere di leggere anche se ho dovuto e voluto rispettare le tappe del nostro GDL🥲 I capitoli sono brevi, la storia (per me) è stata nuova. Aver letto delle Tribù di Nativi Americani è un qualcosa di sensazionale, soprattutto poi svolto il tutto in Canada. Un paese dove, un giorno, mi auguro di poter andare e rivivere nella mia mente il luogo che anch’io vorrei fosse Casa: Moongrove.
Spero che questo sia solo l’inizio di un lungo viaggio insieme alla nostra Rì🤍 A presto, pulcini🐣
È il primo libro che leggo di questa autrice e mi ha tenuta incollata alle pagine fino alla fine. La trama non è banale e tratta di argomenti difficili tuttavia lo definirei un "libro coccola" perchè nonostante la serietà delle tematiche vengono affrontate in modo leggero (non intendo in modo superfluo ma senza farlo pesare al lettore a differenza dei dark romance dove la situazione sembra accadere sulla propria pelle). Può sembrare un romanzo ricco di cliché, in realtà non è banale. Ho apprezzato particolarmente la crescita dei personaggi.
I personaggi: -Hurst: sincera, fino a metà libro sembra bipolare, tuttavia, in parte è giustificato dal suo passato. Ha paura di provare dei sentimenti per Nive. -Nive: è fragile e spesso si lascia sopraffare dai sentimenti, una cosa abbastanza ovvia dato quello che ha dovuto affrontare. Nonostante ciò è particolare (in senso buono) e riesce a far capire una cosa molto importante a Hurst
Non voglio paragonare i diversi modi di affrontare il dolore però tra i due quella che prova + sofferenza è sicuramente Nive perchè fin da piccola non ha avuto nessuna famiglia che la amasse, nonostante questo l'autrice lo "ignora" per far apparire a tutti i costi la protag. Femminile un "eroina" cioè quella che "salva" dell'oscurità il protagonista m. Quando lui, nonostante abbia perso i genitori in età maggiore, possiede comunque dei cugini e zio che gli vogliono bene. Diciamo che lui dice di non saper amare quando invece ha tantissime persone che tengono a lui.
Nonostante questo il libro è scorrevole e piacevole da leggere.
-4✨️ Una storia dolce, di una ragazza che non ha mai trovato un luogo da chiamare CASA. E di un ragazzo che ha paura di AMARE e mettere in gioco i suoi sentimenti. • "Liberi come la neve" è un romance YA (12+ età) con una storia d'amore Enemies to lovers. • Appena Nive si trasferisce nuovamente, questa volta viene affidata a uno zio che si trova in Canada. Orfana ormai da quando è piccola, Nive non ha mai ricevuto affetto dai suoi precedenti tutori e non si aspetta che anche questo lontano zio sia diverso. Tutti però la trattano bene, sono gentili, eccetto Hurst. Un ragazzo scorbutico che le dà strani soprannomi. "Straniera", "Pulcino", sono i suoi preferiti. Lei ha scombussolato la sua vita tranquilla, e non riesce a frenare i suoi sentimenti. Ma entrambi hanno un passato difficile, e forse sarà impossibile per entrambi guarire... oppure no? • Nive all'inizio non mi stava conquistando molto. Era molto timida e fragile, ma piano piano comincia a mostrare la sua grinta e vediamo in lei un grande cambiamento. • I capitoli sono strutturati in modo da iniziare, quasi sempre, da un flashback sul passato di Nive, e questo mi ha aiutato molto a capire il motivo dei suoi attacchi di panico e perché ha poca fiducia. • È scritto in prima persona dal punto di Nive, ma alla fine ci sarà anche un capitoli extra dal punto di vista di Hurst. • Le citazioni dei nativi all'inizio di ogni capitoli mi sono piaciute un sacco, come il significato della foglia d'acero nella copertina.
Ho avuto molta difficoltà nel leggere questo libro. In primis per l’impaginazione. Si nota a mio parere forse l’assenza di un team per lo studio del font, dei margini e dei paragrafi. In alcune occasioni nelle righe ci sono delle parole che sono più larghe di altre, tipico errore che accade giustificando in word. Oltre a questo difetto formale, non sono riuscita ad immedesimarmi nella storia perché non capisco come dopo pochi capitoli e altrettanti pochissimi incontri lui possa odiarla a prescindere, con tutto ciò che comporta, e lei si esprima come se lo conoscesse da una vita o giustificandolo come se fossero amici da tempo. Inoltre ci sono alcune parti, sempre a mio parere, sviluppate male, come ad esempio la vera storia dello zio che termina bruscamente e compare l’epilogo. Sembrava un mix di tanti altri libri già letti: Twilight, il fabbricante di lacrime, la casa sul mare celeste. Ho avuto difficoltà nel portarlo a termine. Non mi ha coinvolto, purtroppo.
Sicuramente lo consiglio a chi vuole una lettura molto leggera e non impegnativa, però tenendo conto di tutte queste considerazioni.
Di solito non scrivo le recensioni su GoodReads, ma ho tante cose da dire su questo libro. Mi sono ritrovata in tanti aspetti di questo capolavoro. No Nive, non sei l'unica che non ha ancora trovato una casa. Non sei l'unica che trasforma il dolore in rinascita perché sa che altrimenti annegherebbe. Le stelle brillano solamente quando arriva il buio, e tu sei la persona che sei adesso anche grazie a tutto il dolore che hai sperimentato. Liberi come la neve è diventato il mio libro preferito di sempre, la mia casa. Grazie Rita per aver raccontato di una ragazza a cui non è stato insegnato l'amore, perché ce l'aveva dentro, nonostante tutto l'odio che le si è scagliato addosso, e grazie per aver dato una casa a chi ancora non ce l'aveva. 🫶🏻🍁
Liberi come la neve non è solo un romanzo d'amore. Si la storia tra Nive e Hurst è parte della storia, ma io penso che #lcln sia molto di più. Questa storia è rinascita. Questa storia è forza. Questa storia è originalità. Questa storia è magia e leggenda. Questa storia è quella storia capace ti tenerti incollata alle pagine dall'inizio alla fine, regalandoti delle emozioni pazzesche. Una storia originale, diversa, curata nei minimi dettagli che ti fa amare la tribù dei Navajo e tutte le leggende che ci girano attorno. Insomma questa storia per me è stato un grandissimo SÌ e vi consiglio di viverla e comprenderla come ho fatto io.
vorrei poter dare 4.5 stelle ma non so come diavolo si faccia, oltre a questo volevo dire che l’ho amato, ho amato nive, hurst, joe, henry, ho amato tutti. i termini wapasha,wanaageeska,pulcino,rudolf ogni qualvolta che li leggo mi scaldano il cuore (mi dispiace se vi ho spoilerato alcune parole 😭). a parer mio merita davvero come libro nonostante tutti i giudizi 🫶🏻