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Duas Narrativas Fantásticas: A Dócil e O Sonho de um Homem Ridículo

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Designadas pelo próprio autor como "narrativas fantásticas", as duas novelas aqui reunidas foram publicadas pela primeira vez nas páginas do Diário de um escritor, publicação mensal redigida por Dostoiévski entre 1876 e 1881.

Em A dócil, um homem desesperado refaz, diante do cadáver da mulher, a história de seu relacionamento, tentando compreender passo a passo as razões que a levaram ao suicídio. Já em O sonho de um homem ridículo, o narrador, a ponto de acabar com a própria vida, adormece na poltrona diante do revólver carregado. Principia então um dos sonhos mais extraordinários da história da literatura, durante o qual Dostoiévski anuncia a possibilidade de uma vida utópica em outro planeta antes de seus habitantes serem contaminados pelo veneno da autoconsciência.

Ambas as narrativas partilham da mesma "introspecção verrumante" que Boris Schnaiderman apontou no protagonista de Memórias do subsolo, livro com o qual estas obras mantêm grande afinidade. Tanto lá como aqui, o escritor russo submete a forma do monólogo a tal intensidade dramática, que o resultado ultrapassa as fronteiras daquilo que nos acostumamos a chamar de literatura.

128 pages, Paperback

First published January 1, 1877

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About the author

Fyodor Dostoevsky

3,243 books72.1k followers
Фёдор Михайлович Достоевский (Russian)

Works, such as the novels Crime and Punishment (1866), The Idiot (1869), and The Brothers Karamazov (1880), of Russian writer Feodor Mikhailovich Dostoyevsky or Dostoevski combine religious mysticism with profound psychological insight.

Very influential writings of Mikhail Mikhailovich Bakhtin included Problems of Dostoyevsky's Works (1929),

Fyodor Mikhailovich Dostoevsky composed short stories, essays, and journals. His literature explores humans in the troubled political, social, and spiritual atmospheres of 19th-century and engages with a variety of philosophies and themes. People most acclaimed his Demons(1872) .

Many literary critics rate him among the greatest authors of world literature and consider multiple books written by him to be highly influential masterpieces. They consider his Notes from Underground of the first existentialist literature. He is also well regarded as a philosopher and theologian.

(Russian: Фёдор Михайлович Достоевский) (see also Fiodor Dostoïevski)

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Displaying 1 - 30 of 139 reviews
Profile Image for Sandra.
964 reviews333 followers
July 18, 2015
Due racconti brevi bellissimi, soprattutto il primo.
“La mansueta” è un monologo ininterrotto, come un fiume in piena, che scava nel rapporto carnefice-vittima tra un usuraio quarantenne e sua moglie, una giovane orfana sedicenne, da lui sposata come se avesse concluso un affare. Un uomo meschino, che, per la viltà dei pensieri e delle azioni, per le continue giustificazioni delle proprie vigliaccherie mi disgustava leggere, verso cui non ho sentito altro che repulsione, che nutre un amore malato verso la moglie, di cui sappiamo poco, perché spettatrice silenziosa e vittima mansueta, ma comunque capace di profondi sentimenti, degli eccessi emotivi di un uomo dalla psiche contorta, disprezzato e inviso al resto del mondo e bisognoso di esercitare il proprio potere su un altro essere, scambiando la necessità di umana compagnia in affetto o amore che si voglia dire.
L’introspezione psicologica dei personaggi è magistrale, attraverso l’esame del mescolarsi del ruolo di vittima e carnefice tra i due, come avviene nei rapporti sentimentali dove i ruoli non sono mai ben definiti e le emozioni si aggrovigliano in un circolo vizioso di ossessioni e desideri, dando al racconto una profonda intensità poetica.
Il secondo racconto, “il sogno di un uomo ridicolo”, è anch’esso molto bello. Mi è piaciuto meno dell'altro per il suo tono utopistico, quasi fantascientifico oserei dire. Anche qui Dostoevskij esamina le profondità della coscienza umana, quella di un uomo che ha deciso di uccidersi dopo aver guardato una stella nel cielo notturno. Ma poi viene riportato sulla terra dalla manina tesa di una bambina che chiede aiuto. E il ritorno sulla terra significa per lui cambiare la sua decisione. Il cambiamento non avviene coscientemente, ma con l’aiuto di un sogno, dal quale sorgono interrogativi: il bene esiste in questo mondo o è solo nell’aldilà, in un paradiso terrestre in cui gli esseri viventi si amano disinteressatamente l’uno con l’altro e non conoscono odio , gelosie ed invidie? Il male è il destino dell’umanità? Bugie ed egoismo sono il destino della terra? Non può essere così, conclude l’uomo che al risveglio decide di predicare al mondo il precetto più importante, “ama gli altri come te stesso”. Le parole non gli escono, ha perso la voce, la sua predicazione è destinata a fallire fin dall’inizio, ma lui non si arrende. Un finale pessimistico che lascia un piccolo spazio di speranza, sì, speranza di un’utopia.

Profile Image for Dagio_maya .
1,107 reviews350 followers
September 9, 2023
LA MITE - “Diario di uno scrittore” – 1876


E’ una voce disperata quella che richiede attenzione in questo monologo:

”No, ascoltate, se si deve giudicare un uomo, lo si deve fare con la conoscenza di tutte le circostanze… Ascoltate. Come incominciare? Non è per niente semplice.”

Il proprietario di un banco dei pegni racconta la sua storia cercando comprensione per i fatti accaduti, perché non sempre le cose sono come sembrano; l’amore, poi, a volte, si traveste, si maschera e fa credere altro…

La mite, che intitola il racconto, altro non è che una giovane ragazza che l’uomo conosce attraverso la propria attività.
Presto tra i due nascono delle confidenze e quando l’uomo viene a sapere che le due malvagie zie la vogliono costringere ad accasarsi con un vecchio bottegaio, si propone lui stesso di sposarla pensando di offrirle qualcosa di meglio.
La ragazza acconsente; la sua indole è buona, mite, per l’appunto.
Tra i due, però, s’instaura un rapporto algido fatto di non detti.

Un regno del silenzio che condurrà ad una fine tragica in parte svelata già nell’incipit:

” …Finché lei giace qui – va tutto ancora bene: posso andare da lei a guardarla ogni istante; ma domani che la porteranno via, come farò io a rimanere solo? Adesso lei giace nel soggiorno: hanno messo insieme due tavolini da gioco, mentre la bara la porteranno domani, una bara bianca rivestita di gros de Naples, ma del resto non volevo parlare di questo… Continuo a vagare per la stanza, tentando di darmi una spiegazione. Ormai sono sei ore che tento una spiegazione, ma non riesco ancora a mettere a punto i miei pensieri. Ciò succede perché cammino in continuazione, cammino… È accaduto così. Racconterò semplicemente seguendo un ordine. (Ordine!) Oh, signori miei, io non sono per niente uno scrittore e voi ve ne accorgerete da soli, ma non importa, racconterò come l’ho intesa io.”

Sono evidenti nel racconto alcuni elementi che possiamo considerare cardine della letteratura di Dostoevskij.

Il primo consiste nel tema dell’offesa.

Il protagonista parla di un torto subito nel passato e rimane appiccicato addosso come macchia indelebile della propria personalità; da ciò nasce il disprezzo che gli altri provano ma che anche lui stesso nutre.
La disistima nei propri confronti convive con un atteggiamento superbo ed orgoglioso che non fa altro che creare maggiori distanze fra sé e il mondo.
“La mite” sembra essere un tentativo dell’uomo dostoevskiano di comunicare con il mondo; di allacciare una relazione con quella compagine umana che non comprende la sua sofferenza interiore. Si tratta, tuttavia, di un fallimento che lo affonderà ancor più nella propria solitudine e disperazione relegandolo al sottosuolo.
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IL SOGNO- “Diario di uno scrittore” – 1877


”Sono un uomo ridicolo. E ora mi danno anche del pazzo. Potrebbe essere una promozione se per loro non rimanessi comunque un uomo ridicolo. Ma ora non mi arrabbio più, ora li trovo tutti gentili, perfino quando ridono di me, anzi proprio allora li trovo particolarmente gentili. Se non mi sentissi così triste guardandoli, io stesso mi metterei a ridere con loro, non di me, ma per piacere loro. Mi sento triste perché essi non conoscono la verità, mentre io sì. Oh, che terribile peso è essere il solo a conoscere la verità! Ma essi non lo capirebbero. No, non lo capirebbero.”

Cosa significa essere considerato ridicolo?

Semplicemente – e amaramente- non essere capito, non essere accettato.

Anche in questo monologo Dostoevskij presenta “il suo uomo” con quelle caratteristiche così ricorrenti e riconoscibili tanto da essere paradigma della sua Letteratura:
un uomo che soffre perché sensibile ma è al contempo orgoglioso da non voler riconoscere il suo essere denigrato.

Arriva quindi un momento in cui ci si separa dal mondo vestendosi d’indifferenza nei suoi confronti.



Dice bene Zweig quando afferma che i personaggi dostoevskiani trovano la loro salvezza proprio in seguito alla ricerca di distruzione di sé.
E’ proprio da quel ricorrente dolore che dà piacere che nasce l’uomo nuovo, colui che esce dal solipsismo ed è pronto ad abbracciare l’umanità tutta.

“Il sogno di un uomo ridicolo” rientra in questo filone di sofferenza in cui si è crogiolati e che si risolve proprio nel superamento dell’Io.
Profile Image for Carmo.
727 reviews566 followers
August 25, 2021
A Dócil e Sonho de um Homem Ridículo são duas novelas reunidas num só volume que o autor intitulou como “narrativas fantásticas” devido ao teor fantasioso das mesmas.
Escritas entre 1876 e 1877, trazem de volta as personagens bem conhecidas do universo Dostoievskiano e as grandes temáticas que marcaram a sua obra.
A Dócil, traz-nos um narrador na primeira pessoa, um homem de mente atribulada com uma significativa tendência auto-sabotadora que mergulha num fluxo de consciência desordenado e incoerente em debate com tentações e misérias morais, desabafos e expiações sentidas. Asfixiante e impossível de largar!

O Sonho de um Homem Ridículo, é "praticamente uma enciclopédia completa dos temas mais importantes de Dostoiévski".
Mikhail Bakhtin


O Sonho de um Homem Ridículo, ou o ridículo sonho de um homem à beira de cometer um pecado capital, que passa a crer com profunda fé, (ou ingenuidade?) na possibilidade do Homem reconquistar o paraíso perdido.

Qualquer uma destas novelas será uma porta de entrada garantida para o desafiante (e temido) universo do autor, sem ter que encarar logo de frente um dos calhamaços mais conhecidos.
Profile Image for Nood-Lesse.
427 reviews325 followers
December 12, 2020
(Racconto Fantastico)

L’impressione è che “La mite” sia stato scritto e poi ne siano state amputate le parti di collegamento. Alcuni dei concetti rimasti sono potenti e pendenti. Non è la prima volta che mi trovo a fare i conti con la potenza priva di controllo di questo scrittore. Dosto non scrive per comunicare, Dosto scrive, tocca al lettore interpretare. A fine libro c’è un'illuminate parallelo di Zweig estrapolato da un suo saggio:
Le creature di Balzac sono tutte fatte di una sola sostanza esattamente precisabile mediante la chimica dell’anima […] Non sono già quasi più uomini ma qualità personificate, macchine di precisione della passione. Per ogni nome di Balzac si può trovare una qualità come correlativo: Rastignac corrisponde ad ambizione, Goriot a sacrificio, Vautrin ad anarchia.

Le creature di Dostoevskij sono uomini di transizione, uomini primordiali. Ciascuno un Cortés: dietro a sé ponti bruciati, davanti a sé l’ignoto.
Ma la cosa meravigliosa è che appunto per essere uomini primordiali in ognuno di essi il mondo ricomincia ancora una volta, che tutte le questioni in noi già irrigidite e trasmutateci in freddi concetti, nel loro sangue ardono ancora; che le nostre strade larghe e battute, munite di ringhiere morali e di segnali etici sono sconosciute a loro: sempre e ovunque essi s’incamminano nella fitta boscaglia per giungere all’illimitato, all’infinito. In nessun luogo campanili della certezza, ponti della fiducia: tutto è sacro mondo primordiale.


Zweig afferma che questa differenza sarebbe dovuta alla gioventù culturale dell’uomo russo rispetto all’anzianità di quello europeo, io da lettore oltre ad aver notato la profondità dei personaggi di Dosto, ho notato anche la loro pesantezza: sono ricavati nella pietra e hanno vasi sanguigni umani. Ho dovuto rileggere la prima parte de “La mite” per trarne un senso, ma non sono sicuro di averlo trovato. Ancora una volta è stato Zweig ad offrirmi una chiave di lettura

La sofferenza che viene inflitta a un individuo per causa di un’umiliazione reale o immaginaria. Qualcuno, qualche creatura semplice e sensitiva, non importa se sia un piccolo impiegato o la figlia di un generale, viene offesa, offesa nel proprio orgoglio con una parola, con un’inezia forse. Questa prima offesa è la causa prima che mette in subbuglio l’intero organismo. L’individuo soffre, è umiliato, sta in agguato e attende… una nuova offesa. E un’altra offesa viene: e questa dovrebbe aumentare la sofferenza, ma invece, è strano, ora non ferisce più. È pur vero che l’offeso si lamenta, che grida; il suo lamento però non è più genuino perché adesso ama l’offesa. In questo «esser sempre conscio della propria onta sta un segreto godimento innaturale». In cambio dell’orgoglio offeso egli ne ha uno nuovo: quello del martire. E allora nasce in lui la sete di sempre nuove offese. Comincia a provocare, esagera, sfida: la sofferenza diventa il suo desiderio, la sua brama, la sua gloria

Ho sovrapposto le sue parole ad una sottolineatura che avevo fatto nel testo:
-Esisterà il tormento su questa nuova Terra? Sulla nostra Terra noi riusciamo ad amare veramente solo soffrendo! Noi non siamo capaci di amare in altro modo e non conosciamo altro amore. Io ho bisogno di soffrire per amare.-

Si trova nel secondo racconto “Il sogno di un uomo ridicolo” dove un aspirante sucida si addormenta e sogna di morire ed esser trasportato su un pianeta lontano, che poi è la nostra terra ai primordi, un luogo privo di ambizione, egoismo ed invidia. Ho ripensato ai personaggi che ho incontrato nei libri di Dosto e non me n’è venuto in mente nessuno che non amasse la propria sofferenza. Non me ne sono venuti in mente neppure di gaudenti assoluti, nessuno che goda senza colpa, anzi, il loro godimento sembra in realtà essere la colpa. Entrambi i racconti hanno come sottotitolo fra parentesi -Racconto fantastico- il secondo lo è più del primo, entrambi però non fanno pensare a qualcosa di straordinario. Ero curioso di leggere il grande russo a racconti, non sapevo ne avesse scritti e non so quanti ne abbia scritti in totale. Plaudo alla formula di proporne solo due; giovane ed ingenuo criticai Fandango perché nella raccolta ���Il nuotatore” ne aveva inseriti appena tre, invece è solo con la modica quantità che si riesce ad apprezzare a pieno questa forma di scrittura. Suggerisco per la prossima pubblicazione de “Il nuotatore” il sottotitolo fra parentesi -Racconto straordinario- al fine di evitare fraintendimenti.
Profile Image for Adriana Scarpin.
1,735 reviews
January 26, 2022
Quanto mais leio Dostoievski, mais entendo porque Freud gostava tanto dele. Em termos de insights psicológicos mesmo. Aqui em Duas Narrativas Fantásticas temos dois contos que se não são brilhantes, pelo menos são um tour de force com os meandros da psicanálise, especialmente O Sonho do Homem Ridículo, cujo único defeito é acabar descambando para uma iluminação mística, especialmente porque a visão que o próprio Dostoievski tinha das atividades oníricas era de ordem mística, felizmente Freud chegou e só não digo que acabou com a palhaçada porque acho que o austríaco também pesa a mão nas interpretações, mesmo assim é uma evolução em relação ao Dostoievski.
Profile Image for Virginia.
948 reviews39 followers
December 31, 2015
Fintanto che lei è ancora qui va tutto bene, vado lì e la guardo in ogni momento; ma domani la porteranno via e io come farò a restare solo?
Profile Image for Luciana.
516 reviews162 followers
May 11, 2022
Quase sempre é possível antever o que haverá nas obras de Dostoiévski, uma vez que o leitor passa a reconhecer o apreço do escritor para com a questão moral, o drama psíquico, os debates acerca da religião, da burocracia e funcionalismo público e outros mais, de modo que não fiquei surpresa com a primeira das duas narrativas.

Em A Dócil, Dostoiévski nos coloca ao lado de um comerciante de cerca de 40 anos e sua jovem e (morta) esposa, para que acompanhemos em um monólogo, o que gerou tal desfecho. É bom, agradável e já esperado o que o escritor faz aqui.

No entanto, em O Sonho de Um Homem Ridículo, parece que o homem do subsolo desperta e resolve viajar não nas ruas de Petersburgo e sim além das estrelas. Com uma clara carga dramática, em um sonho que o personagem não sabe mais se está em vida ou morte, Dostoiévski nos leva a um mundo utópico que passa a ser distópico no decorrer do relato; conversando, desta feita, com os valores do homem, com sua consciência e com, inevitavelmente, seu poder destrutivo, culminando em uma narrativa extraordinária e inesperada, que eu não estava esperando. Portanto, como sempre, impecável.
Profile Image for Luana Crisan.
22 reviews2 followers
March 19, 2017
"É que eu sou mestre em falar calado, passei toda minha vida falando calado e vivi comigo mesmo tragédias inteiras calado."
Profile Image for Luisa.
283 reviews11 followers
January 5, 2016
4.5

In entrambi i racconti l'autore tratta il tema del suicidio.

Nel "Il sogno di un uomo ridicolo" il protagonista decide di togliersi la vita, ma la notte stessa fa un sogno in cui gli viene esposta la verità sulla vita. Sogna di un mondo non corrotto, intatto, in cui tutti si amano, non esiste paura, possesso o gelosia. Infine la sua presenza ribalta la situazione in quel mondo puro: nasce il senso di proprietà, la cattiveria... "dopo di che nacque la sensualità, la sensualità diede origine alla gelosia e la gelosia alla crudeltà..."

Ne "La mite" la protagonista decide di togliersi la vita, gettandosi dalla finestra, a causa dell'atteggiamento incurante, freddo, egoistico del marito, troppo preso dagli affari della sua vita.
"Da tempo eravamo diventati estranei, da tempo ci eravamo disabituati l'uno all'altra e improvvisamente tutto questo...Ma io sottovalutavo la sua paura, mi scintillava davanti il futuro!"

Solo in seguito al suicidio il protagonista realizza la gravità della situazione e cambia repentinamente il suo comportamento, disperandosi e ponendosi degli (inutili e tardivi!) interrogativi sulla sua morte.
"Cieca! Cieca! Sei morta e non senti! Non puoi sapere di che paradiso ti avrei circondata! Il paradiso era nella mia anima, io l'avei piantato intorno a te"

Un racconto da 5 stelle, soprattutto per le sue ultime parole.
La frase conclusiva è una morsa al cuore. E' così spontanea e naturale che mi è parso davvero di vedere un uomo, sul ciglio del suo letto, con le mani su viso, piangere copiosamente per la morte della sua donna...

"Sono le due di notte. Le sue scarpine stanno vicino al letto come se l'aspettassero... No, seriamente, quando domani la porteranno via che sarà di me?"

Profile Image for Thomas Olsen.
Author 1 book4 followers
November 24, 2018
Det er virklig svært at sætte ord på Dostojeskij. Jeg vil ikke prøve nu. Her formår han at putte utrolig meget ned på kort plads (hvad jeg er stor fan af). "Den sagtmodige", som jeg anser for den stærkeste af de to fortællinger kan gøre det ud for flere bøger. Det er en slags indre monolog som et ensomt menneske holder ved sin hustrus lig efter et netop begået selvmord, jeg tænker at den faktisk kunne fungere i et teater (som en monolog)
Profile Image for Pedro Sberni.
36 reviews
January 12, 2019
O primeiro conto é confuso e não acho que seja das melhores obras de Dostoiévski, em compensação o segundo e breve conto é excelente e por si só vale a leitura.
Profile Image for Milena Machado.
99 reviews12 followers
March 9, 2022
O sonho de um homem ridículo é definitivamente um dos melhores contos já escritos!
Profile Image for flooower85.
177 reviews3 followers
February 7, 2021
LA MITE: un racconto di introspezione psicologica potentissimo che tratta il tema del suicidio attraverso un monologo del protagonista, un uomo meschino, grossolano, freddo, avaro e cupo, atteggiamento che porta al suicidio sua moglie.

Un racconto toccante del tormento e del dolore di un marito che ha capito i suoi errori quando era ormai troppo tardi, come si evince dalle ultime parole:

“sono le due di notte. Le sue scarpine stanno vicino al letto come se l’aspettassero...No, seriamente, quando domani la porteranno via che sarà di me?”

IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO: è una notte cupa, umida e piovosa quando un uomo, a cui tutto sembra essere senza importanza, decide di suicidarsi.

Quella stessa sera sogna di essere in una società utopica dove regna l’amore, la fratellanza, la benevolenza e la serenità.
Un’armonia terrestre dove gli abitanti sono in completa unione con la natura.

Ma presto iniziano i contrasti e le discordie, nasce la cattiveria, la sofferenza e il dolore, la corruzione e la menzogna, spunto per una serie di riflessioni filosofiche da parte dell’autore che trasla questa società utopica, trasformata dall’uomo, nella società attuale.
6 reviews
July 5, 2024
"A consciência da vida é superior à vida, o conhecimento das leis da felicidade é superior à felicidade."

Os personagens de Dostoiévski me intrigam bastante. Extremamente racionais e "virtuosos", mas na mesma proporção são extremamente miseráveis em quase todos os aspectos.
Duas novelas ótimas que com certeza honram o título de "narrativas fantásticas". Mesmo com o enredo bastante pautado na realidade de um homem moderno, as novelas mostram excentricidades e fantasias que, provavelmente, apenas esse cotidiano seria capaz de gerar.
Profile Image for Dario Andrade.
733 reviews24 followers
April 30, 2024
Duas narrativas relativamente breves publicadas juntas, penso eu, de um modo um pouco arbitrário. Não há, pelo menos em “A dócil” elementos que poderiam ser qualificados de fantásticos no sentido que normalmente se dá a palavra. O fantástico segundo o próprio Dostoiévski se dava em razão do narrador onisciente - que tudo vê.
No segundo, “O sonho”, por outro lado, há sim algo de, digamos, transcendente.
Semelhantes os dois são ao ter a mesma origem de publicação, a revista mantida pelo próprio Dostoiévski em seus anos finais, e a mesma angústia diante da vida. Ah, e o suicídio como resposta (ou não) diante do imenso vazio de sentido em que vivemos.
Na primeira estória, inspirada em uma notícia de jornal, um dono de uma casa de penhores se apaixona e se casa com uma moça jovem (16 anos) órfã e pobre. O marido (e também narrador da estória) é a representação do homem do subsolo dostoievskiano – o sujeito cheio de ansiedades, sonhos, desejos, mas que é incapaz de expressar-se e, mesmo quando o faz, é incompreendido pelo mundo. O casamento falido se dá pela falta de comunicação, pelo silêncio e pelo mal-entendido. O desastre anunciado desde o início se concretiza.
O dinheiro também é algo muito importante. É um personagem fundamental, assim, como as questões relacionadas ao binômio dominador-dominado(a), ou seja Poder.
É uma obra que tem todos os elementos dos romances maiores. Uma espécie de miniatura.
Antecipa, também, muito do romance moderno, principalmente em relação à incomunicabilidade.
O sonho de um homem ridículo é o homem do subsolo diante não só do vazio, mas, principalmente, pronto a se suicidar porque concluiu que não há um significado no mundo. Tudo é vazio, inútil, sem sentido. Diante do nada, o melhor a fazer é justamente tornar-se apenas poeira das estrelas.
Mas, pelo menos nesse caso, há um episódio transcendente. Uma certa noite, sai de um encontro frustrante com amigos decidido a se matar. No caminho para casa, encontra uma menina na rua. Ela, em lágrimas, está desesperada e aparentemente busca ajuda para a mãe. Antes que ele possa fazer qualquer coisa, ela foge.
De volta para casa, 0 personagem principal (e também narrador) adormece diante do revólver com o qual pretende se matar. No sonho (o que é o sonho, pergunta-se ele próprio, e perguntamo-nos nós também) ele pega a arma, atira contra o próprio coração e morre. Morto, vê-se falecido e levado pelas mãos por um espírito desconhecido (um anjo?) para os céus e, depois, para os primórdios da humanidade, em uma era de ouro em que todos viviam em harmonia. Fascinado por esses tempo, vê tudo, ao longo de milênios se deteriorar graças às suas próprias ações. Ele, o homem ridículo era o germe da destruição desse mundo idílico. Acordado, de volta à vida, o sonho foi como uma experiência catártica, em que se vê redimido em algo diferente do que era. Desiste da morte e escolhe a vida, certo de que encontrou um sentido para a sua vida.
O homem ridículo é a redenção do homem dostoievskiano, como acontece algumas vezes, em que algum tipo de purgação ou travessia é necessária para que se encontre o verdadeiro eu e o caminho da iluminação. Todos são passíveis de redenção, mas para alcançá-la, necessitam atravessar algum tipo de encontro com o Eu mais profundo.
Além disso, o próprio sonho é uma espécie de teoria da História de Dostoiévski, em que uma era de ouro no passado foi destruída pela ascensão dos valores da modernidade.
Para reler no futuro. Seguramente, um dos textos fundamentais do Dostoiévski.
A dócil = 4 estrelas/ 5 na releitura.
O sonho de um homem ridículo = 5
Profile Image for Luna di giorno.
56 reviews11 followers
July 6, 2024
Dostoevskij: o la Bibbia del “flusso di coscienza”…

Recensione a “La mite”.

Ti innamori subito di questo racconto, è come un colpo, ti prende in gola e nelle viscere, ti rapisce, il cuore si mette a sanguinare un po’… lo stringi, in attesa che si rompa definitivamente… non è che smette di battere, anzi, il fatto è che batte troppo… sono quegli amori disfunzionali, ami e soffri… non puoi farne a meno, ami il tuo detrattore, che ti procura emozioni forti.
Questo racconto più vicino alla poesia che alla narrativa, è un vero “flusso di coscienza” (prima che questa categoria estetica fosse coniata dalla critica letteraria e usata più tardi particolarmente per definire lo stile innovativo dell’irlandese James Joyce (ma lì siamo già nel’900…) col quale arriverà a livelli estremi d’invenzione… Gente di Dublino è del 1906, l’Ulisse verrà dopo …
Il “flusso di coscienza” consiste nel rappresentare il pensiero dell’io narrante così com’è, i pensieri del personaggio così come compaiono nella mente prima di essere riorganizzati in frasi logiche.
Il primo esempio di “flusso di coscienza” nella letteratura passa per essere secondo la critica l’opera di Edouard Dujardin “Les lauriers sont coupés” apparso nel 1887…
Si sono forse volutamente scordati di Dostoevskij, il più grande scrittore mai esistito, che che ne dica l’invidioso autore di Lolita? (Anche qui la lingua che mirabilmente schiocca a sillabare il nome della ninfetta da cui il titolo, Lo-li-ta, fuoco dei suoi lombi, non scherza a infiorettare il discorso di mirabile quanto morboso, monologo interiore… E da chi mai avrà imparato il detrattore di Dostoevskij? Domande che vengono spontanee…perché a quanto pare non solo la scrittura di Fëdor D. è costellata di personaggi malati, folli e ossessivi (questo è ciò che sottolinea Nabokov su Dostoevskij nelle sue “Lezioni di letteratura”…).
Il racconto La mite di Dostoevskij è pubblicato nel 1876 (Arthur Schnitzler nasce nel 1862 e il suo “monologo interiore” è ancora là da venire…).
Chi parla è un individuo, parla a noi che leggiamo tramite il suo monologo interiore, coi suoi conflitti e una visione forse distorta, o forse è la vita che è distorta e ci rende succubi; morboso ma pieno di lumi, di verità psicologiche, continue epifanie, lucidità della psiche frammista a un gioco ossessivo di fraintendimenti e di pensiero chiuso in se stesso. Una simile cosa fanno i personaggi dei racconti di Henry James ma senza farsi tanto male, senza autodistruggersi macerati dalla passione e distruggere l’altro su cui ripongono un sentimento…
P.S. Nell’autunno del 1876 a Pietroburgo ci furono non pochi casi di suicidio, uno in particolare colpì profondamente Dostoevskij: quello di una ragazza arrivata da poco in città, definito dai titoli dei giornali: un “suicidio mite”.
Profile Image for Ian.
18 reviews
August 13, 2025
Sobre "A Dócil":

É uma história dura e, por mais que absurda, nos alerta sobre alguns dos muitos perigos do amor ou, pelo menos, do matrimônio.

O narrador-personagem é um sujeito profundamente introspectivo (como vemos em obras como Noites Brancas ou Memórias do Subsolo) que, ao se interessar por uma jovem sem grandes perspectivas de vida, decide pedi-la em casamento salvando-a da miséria. A ambição do narrador, que é um penhorista desprezado por parte da sociedade em que vive, é simples e simpática: juntar dinheiro para poder viver uma vida bucólica e serena ao lado de sua amada. Mas o excesso de esmero em levar a cabo a execução do seu projeto de forma concomitante ao cultivo da paixão (sem diminuir o seu tão valioso "orgulho") o cega e o castiga de tal forma que o paraíso que concebera se vê destruído num dado momento. Equivocadamente - e eis a grande ironia deste conto - o narrador atribui à causa de sua desgraça uma mera contingência, uma simples falta de sorte quando, na realidade, a fatalidade se deu não por caprichos do destino mas sim pela ausência de dois componentes imprescindíveis do amor: a transparência e o equilíbrio. Ambos, inevitavelmente, derivam de uma construção mútua.


Sobre "O Sonho de um Homem Ridículo":

Trata-se de um conto interessantíssimo. Encontramo-nos diante de outro "narrador-personagem profundamente introspectivo". Auto-declarado "ridículo" e envenenado pelo niilismo, decide suicidar-se numa certa noite. Horas antes de, em tese, aniquilar a sua vida, acaba cometendo um ato infeliz, sem dúvidas cruel, contra uma pobre menina. Diz, inclusive, ter sentido pena depois do que fizera, mas argumenta que, como logo morreria, tudo era indiferente no fim das contas. Tais reflexões, no entanto, levam-no ao sono e, portanto, a adiar o suicídio. É nesse sono que nasce um sonho fantástico: sonha com uma utopia, com um planeta igual ao nosso mas nele não há dor, não há ódio, não há perversão, não há inveja, nem ciúmes, nem corrupção, nem assassinatos. Um idílio, enfim. Idílio este que revela o que o narrador considera uma *verdade* : tal paraíso é o estado ideal da humanidade e é para esse estado que devemos, um dia, retornar.
Após certo momento, porém, o sonhador torna-se a serpente pois corrompe a utopia com o germe da sua Terra (não resisti à tentação de fazer o trocadilho) natal: o mal. A utopia, naturalmente, destrói-se e o sonho logo se desvanece.
O que o narrador viveu no sonho, contudo, o transforma de forma integral: abandona o niilismo de outrora e, esperançoso, passa os últimos dias de sua vida dedicando-se à árdua tarefa de convencer a humanidade do seu estado idôneo, isto é, da verdade. Eis então o poder do remorso em meio à experiência do pecado.
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Author 3 books5 followers
November 14, 2022
Excelente livro para aqueles que querem começar a ler Dostoiévski, mas não desejam passar incialmente pelos seus famosos calhamaços como “Crime e Castigo” ou “Os Irmãos Karamázov”. Nesta singela resenha eu vou me ater somente à novela “A Dócil”, uma vez que eu já comentei sobre “O Sonho de um Homem Ridículo” em outra oportunidade. Esta publicação da Editora 34 é muito interessante, pois abarca as duas novelas já mencionadas e conta com bons textos de apoio tanto na orelha quanto na introdução. “A Dócil” é uma história pesada e de uma certa maneira remete a outro texto do autor chamado “Memórias do Subsolo”. O texto apresenta um protagonista desprezível em busca de um novo sentido para a sua vida. O que a princípio seria uma confusa reflexão sobre as motivações do suicídio de sua esposa, passa a ser um processo catártico e de autoconhecimento. Só mesmo lendo os textos para mergulhar nas questões psicológicas que este incrível autor russo consegue construir.
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August 30, 2020
Duas narrativas fantásticas, pessoalmente gostei mais de O Sonho de Um Homem Ridículo, o caminho que Dostoiévski usa para conduzir as reflexões é simplesmente genial, dissertando com tanta clareza e detalhe os temas que são totalmente contemporâneos. A Dócil nos abre os olhos para a forma em como uma má comunicação pode ser devastadora. Nas duas narrativas acompanhamos o pensamento dos protagonistas com todas suas angustias, dúvidas, conclusões, decisões e arrependimentos. Envolvente e realista.
Profile Image for René Johnsen.
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December 20, 2025
Den sagtmodige og Et latterligt menneskes drøm er på meget forskellig vis to fantastiske fortællinger. Mens Den sagtmodige holdes i en realistisk, psykologisk ramme og udfolder et etisk drama om udnyttelse og ødelæggelse af den Anden i bekendelsens form, er Et latterligt menneskes drøm en grotesk overskridelse af tid og rum gennem netop drømmen. Den er - med Bakhtins ord - et godt eksempel på Dostojevskijs mestring af Den Mennipæiske satire, som med karnevaliserende greb muliggør synkrisis og anakrisis, dvs. henholdsvis den bevidste sammenstilling af uforenelige positioner og en stemmes fremprovokation af en anden stemme. Begge fortællinger er hurtigt læst, men efterlader læseren i såvel store følelser som eftertænksomhed. For hvad er egentlig mennesket i mennesket? Dostojevskij undersøgte dette spørgsmål gennem hele sit forfatterskab - komprimeret og kondenseret i disse små fortællinger og fuldt udviklet i de store polyfone romaner.
Profile Image for Dillard.
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July 29, 2023
O Sonho de Um Homem Rídiculo

Se num canto qualquer existir a verdade e a pureza, o aconchego e a paz, surgirá no recanto com uma doce figura dissimulada suas antíteses que através de sua sonsice conquistará com melodiosa prosa aterrorizante resultado: mostrar humanidade.
Profile Image for Caio Elias.
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September 29, 2021
slk dosto manja muito, a confusão mental dos narradores é doida demais
Profile Image for Federica.
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December 8, 2022
Cosa c’è di meglio a Natale di Dostoevskij?
Profile Image for Patrícia Catarine.
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October 25, 2025
o sonho de um homem ridículo sendo a jornada de um suicida entrando em religious psychosis kkkkkkkkkkkkkkkkk meio que amei pq estou num momento em que compreendo mt isso
Profile Image for Carlotta Bisoffi.
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December 26, 2024
visione dell’amore pazza in culo, come nel giocatore. ma possiamo smetterla di dire che un libro é bello solo perché l’ha scritto x/ é un classico? che noiaaaaaa
Profile Image for Vittorio Ducoli.
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April 4, 2022
Il piccolo grande capolavoro della maturità

Quanto conta la qualità della traduzione nell'opinione che ci facciamo di un testo letterario scritto in un’altra lingua? In generale credo molto, e tanto di più quanto - come nel caso emblematico della poesia – la forma, le modalità della scrittura divengono un elemento fondamentale della sostanza che l’autore intende trasmettere al lettore. Più specificamente si può forse affermare che la qualità della traduzione diviene essenziale ai fini della comprensione di un’opera letteraria quando l’autore ha inteso addentrarsi nella vita interiore, nei sentimenti e nella psicologia dei suoi personaggi oppure suggerire al lettore livelli interpretativi che vanno al di là delle vicende narrate: se in un’opera letteraria redatta in forma cronachistica una cattiva traduzione può indispettire perché tende a svalutare il livello estetico del testo, in un’opera stratificata una traduzione inadeguata rischia di travisare o rendere oscuro ciò che l’autore intendeva dire.
Nel volumetto nel quale ho letto La mite, edito da Mondadori nel 2007, che propone anche un altro celebre racconto di Dostoevskij, Il sogno di un uomo ridicolo, la traduzione del primo racconto è affidata ad una nota studiosa, Giovanna Spendel, autrice tra l’altro di una Storia della letteratura russa. Nonostante l’indubbia competenza di Spendel, la sua traduzione non mi era tuttavia parsa, ad una prima lettura, eccellente: avevo infatti notato una certa approssimazione dei periodi e in alcuni casi dei termini usati. Così, in occasione della stesura di queste note sono andato alla ricerca di una traduzione diversa del racconto, scoprendo che in libreria ne sono disponibili ben quattro; addentrandomi in un territorio per me quasi sconosciuto, quello degli e-book, ho acquistato l’edizione Feltrinelli con traduzione di Patrizia Parnisari, che a mio avviso appare essere più precisa e distesa. In merito mi è sorto però un dubbio. Come si vedrà, La mite è un testo strutturalmente confuso, in quanto composto dalle convulse riflessioni del protagonista subito dopo il suicidio della moglie, il cui corpo giace in una stanza vicina. Come rendere al meglio la inevitabile emozione e mancanza di lucidit�� di un individuo in un momento simile? È possibile che lo stesso autore, nel testo originale, abbia utilizzato una prosa imprecisa proprio quale epifenomeno lessicale del profondo turbamento interiore del protagonista, e che quindi la traduzione di Spendel aderisca meglio agli intenti dell’autore? Non essendo in grado di leggere il racconto in russo non so dare una risposta precisa: resta il fatto che a mio modo di vedere il testo edito da Feltrinelli si legge meglio, ma suggerisco comunque ai lettori del racconto, anche data la sua relativa brevità e l’economicità delle edizioni in e-book, di confrontarne le traduzioni, per formarsi un proprio giudizio su questo aspetto che ritengo non secondario.
Ancora riguardo le due edizioni da me lette, segnalo che quella di Mondadori è monca della Nota dell’autore che Dostoevskij premise alla pubblicazione originale del racconto nel 1876 su Il diario di uno scrittore, rivista da lui da poco fondata e diretta: non si tratta di una mancanza da poco, in quanto la Nota, pur breve, contribuisce a chiarire le modalità espressive utilizzate dall’autore e le loro motivazioni. In compenso, in postfazione del volume Mondadori è riportato un saggio di Stefan Zweig, intitolato I personaggi di Dostoevskij e tratto dal suo volume del 1932 Tre maestri: Balzac, Dickens, Dostoevskij, la cui lettura fornisce elementi di riflessione per una contestualizzazione dell’opera dello scrittore russo nel quadro della letteratura europea del XIX secolo. Entrambe le edizioni sono accompagnate comunque da interessanti saggi introduttivi, affidati rispettivamente alla stessa Giovanna Spendel e a Paolo Di Stefano.
Veniamo dunque al racconto. Come accennato, è il resoconto, espresso in prima persona e verbalmente dal protagonista, del suo complesso rapporto con la giovanissima moglie, che ha portato, poche ore prima, al suicidio di quest’ultima, gettatasi dalla finestra della loro casa abbracciando una icona. Il narratore parla direttamente al lettore o forse ad un’autorità che ha il compito di ricostruire ciò che è avvenuto (”l'uomo ora parla tra sé e sé, ora è come se si rivolgesse a un invisibile ascoltatore, a una sorta di giudice”, dice Dostoevskij nella Nota dell’autore), e sin dalle prime righe si premura di farci sapere di non essere uno scrittore; pertanto narrerà la vicenda seguendone l’ordine, per come l’ha intesa lui.
Il lettore viene così a sapere, effettivamente secondo un ordine che non è diacronico ma quello dettato dall’esplodere dei sentimenti del narratore e dai rimandi interni necessari a caratterizzare al meglio gli episodi, che il protagonista è un usuraio quarantaquattrenne di una imprecisata città russa, presumibilmente di provincia, che da giovane è stato cacciato dal reggimento del quale era ufficiale per una ingiusta accusa di codardia. Tre anni prima una ragazza sedicenne ha varcato la soglia del suo banco dei pegni per impegnare poche povere cose. Colpito dall’aspetto dimesso della ragazza ha raccolto informazioni su di lei, venendo a sapere che si trattava di un’orfana che tentava di sottrarsi alla tirannia di due avare zie che la volevano far sposare ad un bottegaio cinquantenne. L’usuraio le propone a sua volta di sposarla, e la mite acconsente, manifestandogli inizialmente amore e devozione. L’uomo però non corrisponde il suo amore: ha sposato la ragazza per dominarla, non per avere una compagna di vita: ben presto i due si rinchiudono in un reciproco, distante ed ostile silenzio e la moglie si ritaglia uno spazio di relativa autonomia esistenziale, fatta di piccole cose quotidiane con le quali cerca di lenire la sua profonda infelicità. Dopo aver sospettato che la moglie lo tradisca ed avere invece avuto la prova della sua fedeltà, il protagonista scopre che ha tentato di ucciderlo nel sonno con una pistola: senza dire una parola, ma facendole intendere di sapere, separa il letto coniugale, provocando una acuta crisi nella moglie, che si ammala gravemente. Quando si riprende, dopo molte settimane, egli mantiene la distanza dalla moglie, attendendo che sia lei a chiedergli di perdonarla. L’atteggiamento serenamente indifferente di lei gli apre però gli occhi: scopre di amarla e di non poter sopportare la sua indifferenza: si butta perciò ai suoi piedi, chiedendole di perdonarlo per le sofferenze che le ha inflitto, e promettendole amore incondizionato. Andranno all’estero, a Boulogne. Lei sembra accettare, sia pur timidamente, le nuove attenzioni del marito, ma mentre egli si reca a ritirare i passaporti per il viaggio lei si lancia dalla finestra sulla strada, dove il marito giunge poco dopo facendosi largo tra gli astanti. Questo il racconto del protagonista, la cui ultima frase è: ”No, davvero, quando domani la porteranno via, io che cosa farò?”
Perché la mite si è uccisa? È questa la domanda che si fa e cui cerca di dare una risposta durante tutto il suo racconto il marito, ed è anche la domanda che si pone il lettore. L’elemento apparentemente incomprensibile è che il suicidio avvenga nel momento in cui tutto sembra risolto; la malattia è passata e il marito ha capito (Il velo cadde all’improvviso si intitola il capitolo nel quale avviene la conversione): ha sbagliato, il suo orgoglio l’aveva portato a voler avere per moglie una ragazza remissiva (traduzione alternativa, forse più appropriata, del titolo originale, l’aggettivo Кроткая) sulla pelle della quale riscattare le sue frustrazioni, ma ora sa che le può superare non attraverso il dominio, ma annullandosi in lei. Per tentare di comprendere il motivo del suicidio è a mio avviso necessario analizzare comparativamente i due personaggi: essi infatti, seguendo lo sconnesso racconto del marito, subiscono nel corso dei tre anni di matrimonio un’evoluzione psicologica in qualche modo opposta.
All’inizio, come detto, l’usuraio vede la ragazza sostanzialmente come vittima predestinata. Ossessionato dall’onta della cacciata dal reggimento, che lo ha portato ai margini della società, la scelta di aprire un banco dei pegni, grazie ad una piccola eredità, è dettata dalla volontà di vendicarsi, attraverso lo strozzinaggio legalizzato. Il suo orizzonte di vita consiste sostanzialmente nella necessità di risparmiare trentamila rubli in tre anni, di arricchirsi per poter tornare a vivere. Ma ciò non gli può bastare: ha anche bisogno, da subito, di sentirsi superiore a qualcuno. La remissiva ragazza è in questo senso perfetta: può farle pesare il suo relativo benessere, il suo ruolo maschile, la sua cultura.
Fortemente significativo a mio avviso è l’episodio in cui le propone il matrimonio, mandandola a chiamare alla porta mentre lei siede con il grasso commerciante cinquantenne cui l’hanno destinata le zie, dal quale ha appena ricevuto un dono dozzinale. La modalità con la quale Dostoevskij fa rievocare al marito l’episodio è magistrale e paradigmatico del tono di tutto il racconto: i sentimenti da lui provati allora si mescolano infatti alle riflessioni di ora, che provano quanto poco stesse comprendendo ciò che accadeva. Tutto ciò che ha fatto e pensato allora porta il segno della certezza della facile conquista: la spavalderia con cui si presenta alla porta quando in casa c’è il rivale, che reputa nettamente inferiore, la consapevolezza di essere belloccio, la constatazione soddisfatta di far paura alla ragazza, la formale correttezza della dichiarazione, accompagnata dalla sicurezza con cui svela anche i lati negativi del suo carattere e può affermare da subito che lei ”avrebbe avuto di che mangiare a sufficienza, ma che, per quel che concerneva abiti eleganti, teatri e balli, non vi sarebbe stato nulla di tutto questo, o forse soltanto in un secondo momento”. Egli è in quel momento soddisfatto di sé e sicuro del successo, tanto da innervosirsi a fronte dell’esitazione della ragazza nella risposta, che ritiene del tutto incomprensibile. Quella stessa esitazione, vista con gli occhi di poi poche righe sotto, diviene invece il drammatico segno della sopravvenuta perdita di ogni certezza da parte dell’uomo, che ipotizza fosse dovuta alla sostanziale indifferenza delle opzioni cui la ragazza si trovava di fronte: “ma se ormai mi attende l'infelicità in un caso e nell'altro, che non sia meglio scegliere subito l'alternativa peggiore, vale a dire il grasso bottegaio, sperando che quanto prima, da ubriaco, mi bastoni a morte!”
L’usuraio che racconta la sua storia davanti al cadavere della moglie è di fatto un uomo che rievoca la propria tracotanza passata per dire al lettore come questa si sia dissolta di fronte alla vera personalità della moglie. Di converso, la mite compie un percorso inverso, o meglio di capitolo in capitolo perde il carattere di sottomissione congenita che l’usuraio le attribuiva per rivelarsi come la vera polarità forte della coppia. Vediamo.
Subito dopo il matrimonio ella tenta invano di stabilire un rapporto affettivo con il marito: ”fin dall'inizio [...] aveva finito col gettarsi su di me con amore, mi veniva incontro con entusiasmo, quando rientravo la sera, mi raccontava [...] tutta la sua infanzia, la sua adolescenza, mi raccontava della casa paterna, del padre e della madre”. Di fronte al gelo padronale di lui si acconcia quindi al silenzio reciproco, ma presto si ribella, iniziando a rimanere a lungo fuori casa. Se non tradisce il marito non è per rispetto del vincolo matrimoniale, ma per un’intima convinzione morale che le fa ritenere ridicolo il possibile adulterio. È lei la prima a lasciare il letto coniugale e poco oltre, come accennato, giunge a pochi passi dall’uccidere il marito. Certo, la situazione in cui si viene a trovare le fa cedere i nervi, ma dalla malattia esce con la consapevolezza di poter comunque condurre la propria vita dimenticando il marito, astraendosi dalla sua ingombrante presenza.
È così quindi che lungo i tre anni del loro matrimonio i due, per così dire, si scambiano i ruoli (ciò che Patrizia Parnisari, nella sua Nota di traduzione chiama trasferimento di protagonista): l’usuraio giunge all’annullamento di sé stesso nella moglie sino a quell’ultimo, disperato ”quando domani la porteranno via, io che cosa farò?”, mentre la giovane donna impara progressivamente ad indurirsi, desensibilizza sé stessa sino alle estreme conseguenze. Ora è infatti più chiaro perché la mite, che tale non è più se mai lo è stata, si suicida: tramontato subito un sentimento basato certo anche sull’attrazione fisica (anche se di ciò Dostoevskij non fa mai cenno esplicito), fallite le strade dell’adulterio e dell’assassinio, la propria morte è l’unica via che le rimane se non vuole disperdere una forza conquistata a caro prezzo, svendendola per una miseranda commiserazione umana.
Con La mite Dostoevskij ci ha insomma regalato due personaggi degni di stare accanto ad alcune delle figure dominanti dei suoi grandi romanzi. L’usuraio appartiene infatti pienamente alla galleria dostoevskijana degli uomini del sottosuolo vittime del loro stesso delitto; un ruolo non marginale, nella sua caratterizzazione, gioca anche la volgare venalità, sottolineata dalle numerose volte nelle quali i rubli giocano un ruolo importante nelle sue azioni e nei suoi pensieri. La giovane donna, personaggio a mio avviso di grande modernità, riflette, sia pure in forma tragica, l’ammirazione dell’autore per lo spirito di emancipazione delle donne russe della sua epoca.
Resta da dire, per tornare al tema iniziale della forma della scrittura, che questo racconto, o meglio questo testo che ”non è né un racconto né un memoriale” ma il resoconto d'uno stenografo che tutto ha annotato, al quale l’autore è subentrato per dar forma agli appunti, come egli stesso afferma nella Nota iniziale, è scritto magistralmente, utilizzando una tecnica che può ben essere considerata antesignana del monologo interiore novecentesco, nella quale non solo la successione cronologica degli eventi è sovvertita dai richiami della memoria del narratore, ma continuamente si assiste, come visto, alla messa in discussione e alla chiamata in giudizio, da parte dell’io narrante, dei suoi pensieri e sentimenti precedenti, il che conferisce un timbro drammatico tipicamente dostoevskijano alla narrazione.
Secondo Paolo Di Stefano La mite rappresenta indubbiamente un esempio eccelso dell'ostilità che Dostoevskij nutre verso ogni tipo di spiegazione logica, psicologica o sociologica rispetto agli avvenimenti che si verificano fuori e dentro l'animo umano”. Mi pare un’affermazione apodittica, che forse occulta l’importanza che nell’opera del grande russo hanno esercitato le vicende sociali e politiche di cui è stato testimone, oltre che le sue drammatiche vicende personali. Se è vero che qui Dostoevskij non fornisce spiegazioni, e ciò non fa che sottolineare la sua modernità, è altrettanto vero che solo un anno dopo, con Il sogno di un uomo ridicolo, neppure lui sfuggirà alla tentazione di ergersi malamente a maestro sociale, vagheggiando un vacuo eden primigenio. Ma si sa, le contraddizioni sono le stimmate del genio.
Profile Image for Bruna.
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March 17, 2022
Esse livro tornou oficial a entrada de Dostoievski para a lista dos meus autores favoritos. Que escritor genial! Achei fantástica a construção dos personagens, e senti uma angustia enorme lendo essas duas novelas, quase como se eu estivesse me tornado os próprios protagonistas. "O sonho de um homem ridículo" realmente relata uma das mais extraordinárias viagens no mundo dos sonhos da literatura (ou pelo menos dos livros que li até hoje). Genial, genial!

"É que sou mestre em falar calado, passei toda a minha vida falando calado e vivi comigo tragédias inteiras calado. Ah, pois eu também fui infeliz! Fui abandonado por todos, abandonado e esquecido, e ninguém, ninguém sabe disso!" (A dócil)

"Pois, se você uma vez conhece a verdade e a enxerga, então sabe que ela é a verdade e não há outra e nem pode haver, esteja você dormindo ou acordado. [...] e o meu sonho, o meu sonho - ah, ele me anunciou uma vida nova, grandiosa, regenerada e forte!" (O sonho de um homem ridículo)
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