Dopo l'inquietante morte di re Renly Baratheon, i cinque avversari che si contendono il Trono di Spade sono ridotti a quattro. Il giovane e sadico re Joffrey siede ancora nella Fortezza Rossa, appoggiato dall'immenso potere dei Lannister. Robb Stark, primogenito del defunto lord Eddard e ora re del Nord, continua a mietere vittorie militari nelle Terre dei fiumi. Il tetro re Balon Greyjoy ha invaso il Nord con i suoi uomini di ferro e ha distrutto il Grande Inverno. Infine, re Stannis Baratheon, fratello dei defunti Robert e Renly, per quanto sconfitto nel suo assalto ad Approdo del Re, capitale dei Sette Regni, non intende ritirarsi. Il gioco delle alleanze, degli inganni e dei tradimenti si fa sempre più spietato, sempre più labirintico, e l'ambizione dei contendenti non ha limite. Daenerys Targaryen, ultima della sua stirpe, madre degli unici tre draghi esistenti sulla terra, continua la sua avanzata attraverso un continente remoto alla testa degli Immacolati, un esercito di micidiali eunuchi.
George Raymond Richard "R.R." Martin was born September 20, 1948, in Bayonne, New Jersey. His father was Raymond Collins Martin, a longshoreman, and his mother was Margaret Brady Martin. He has two sisters, Darleen Martin Lapinski and Janet Martin Patten.
Martin attended Mary Jane Donohoe School and Marist High School. He began writing very young, selling monster stories to other neighborhood children for pennies, dramatic readings included. Later he became a comic book fan and collector in high school, and began to write fiction for comic fanzines (amateur fan magazines). Martin's first professional sale was made in 1970 at age 21: The Hero, sold to Galaxy, published in February, 1971 issue. Other sales followed.
In 1970 Martin received a B.S. in Journalism from Northwestern University, Evanston, Illinois, graduating summa cum laude. He went on to complete a M.S. in Journalism in 1971, also from Northwestern.
As a conscientious objector, Martin did alternative service 1972-1974 with VISTA, attached to Cook County Legal Assistance Foundation. He also directed chess tournaments for the Continental Chess Association from 1973-1976, and was a Journalism instructor at Clarke College, Dubuque, Iowa, from 1976-1978. He wrote part-time throughout the 1970s while working as a VISTA Volunteer, chess director, and teacher.
In 1975 he married Gale Burnick. They divorced in 1979, with no children. Martin became a full-time writer in 1979. He was writer-in-residence at Clarke College from 1978-79.
Moving on to Hollywood, Martin signed on as a story editor for Twilight Zone at CBS Television in 1986. In 1987 Martin became an Executive Story Consultant for Beauty and the Beast at CBS. In 1988 he became a Producer for Beauty and the Beast, then in 1989 moved up to Co-Supervising Producer. He was Executive Producer for Doorways, a pilot which he wrote for Columbia Pictures Television, which was filmed during 1992-93.
Martin's present home is Santa Fe, New Mexico. He is a member of Science Fiction & Fantasy Writers of America (he was South-Central Regional Director 1977-1979, and Vice President 1996-1998), and of Writers' Guild of America, West.
La terza lettura di questa saga è stata molto soddisfacente. Sinceramente ho cominciato questo libro con la mezza convinzione di non continuare (troppi libri in sospeso per fissarsi con un’unica storia). Mi sono persuasa da subito che, invece, non sarebbe andata così.
La trama qui si arricchisce molto soprattutto grazie alle bande di delinquenti e ai popoli del nord che entrano prepotentemente sulla scena. Le perfide trame di corte alla lunga stufano ed innervosiscono e, diciamo, che i truci personaggi del volgo e di popoli lontani danno una sferzata ad un plot che troppo spesso ammicca alla telecamera attraverso le scene hard che così bene funzionano sullo schermo.
Mi piace la visione poco manichea delle varie fazioni: c’è del buono in tutti coloro che si presentano come i cattivi e viceversa. Questo permette di fare, a volte, il “tifo” per personaggi astuti come Tyron Lannister ed altre storcere il naso verso le scelte avventate di Catelyn Tulli.
Una guerra infame dove amici e nemici cambiano continuamente di posto e dove ” Dentro ogni uomo, è in agguato una belva feroce.”
E' quello della saga, che mi ha rapito maggiormente. Uno di quei libri che non metti più giù, che usuri leggendoli e che ti fanno amare la lettura. I libri del Trono sono degli esseri viventi. I personaggi ti entrano dentro e dopo un pò, fanno parte di te. Di alcuni te ne innamori, di altri non puoi far altro che sopportarli. Ci sono due pregi in particolare, che riconosco a Martin: il ribaltamento continuo e assennato del panorama narrativo e la profondità con cui anima i protagonisti. Quanto al primo, ormai, ha fatto scuola. Il suo modo di cambiare, evolvere le storie rimane di una bellezza unica. E la cosa che lo contraddistingue da molti altri autori, è la logicità con cui agisce. Alla fine il lettore non può far altro che annuire soddisfatto e sussurrare: "Beh, sì ci può stare. Il secondo pregio si riferisce alle sue "creature". Respirano attraverso le pagine che abitano. Di loro, si viene a sapere tutto: i loro pensieri, le loro paure ed i loro dubbi. Nulla viene risparmiato della loro vita. Ho avuto l'impressione, che i due libri precedenti (Il regno dei Lupi e La Regina dei Draghi), fossero libri "di passaggio", per introdurre lo scenario successivo. Se alla fine dell'ultimo libro si leggeva la battaglia di "Blackwater" (Rapide Nere), in questo la questione principale è battaglia contro loro stessi. Lo stanco e malandato Tyrion, spogliato del suo titolo, deve fare i conti con un naso mancante ed un padre tiranno. La sola cosa che gli rimane: la sua mente astuta nella sua testa deforme. Il cavaliere delle cipolle, Ser Davos, rigurgitato dal mare dopo la battaglia, riesce a trovare l'unico motivo per cui rimanere in vita. La piccola Arya Stark ed il suo perenne viaggio per la sopravvivenza, mi hanno fatto stare malissimo, come anche sua sorella Sansa (personaggio che ho rivalutato fortemente);l'ostaggio di Winterfell, in mano Lannister. Circondata da un vortice di più o meno temibili personaggi che nel peggiore dei casi tentano di ucciderla, si ritroverà spesso sola, con i suoi pensieri angoscianti. E poi c'è il personaggio che più combatte contro sè stesso: Jon Snow. Il "ruolo" impostogli da Qhorin The Halfhand, lo fa dividere in due. Il Jon, che anche lui conosceva prima che lasciasse la barriera ed il Jon infiltrato tra i bruti. Anche se sono la stessa persona, il conflitto è evidente. In questa lotta, importante e (molto bello) è il personaggio di Ygritte, con cui incomincia una relazione (all'inizio) sessuale. Il suo attaccamento per la ragazza dai capelli rossi (e quindi, secondo i bruti baciata dal fuoco) si trasforma in un sentimento crescente, che si può chiamare solo in un modo: amore. I "Due cuori che battono come uno solo" sono a mio avviso, gli unici personaggi ad avere rari momenti di felicità (questa sconosciuta) e di sincero attaccamento. Perfino la coppia Tyrion/Shae o la marginale Robb/Jayne, non tocca questi livelli. E a rendere tutto più interessante, il fatto che Ygritte sia la sua "gioia e la sua disperazione", la donna che ama, ma che dovrà tradire per il suo credo. Al vecchio "sistema di capitolazione" si aggiungono altri "giocatori": Samwell Tarly e Jamie Lannister. Se verso il primo non si può far altro che provare tenerezza, per il secondo il sentimento è tutt'altro che positivo, ma la sua malvagità non mi ha convinto del tutto (non è un cattivo alla Theon o alla Joffrey) Solita incosistenza e incoerenza per il personaggio di Daenerys. Mi ha sconvolta il suo trattamento "ingiusto" verso Ser Jorah.
Il libro si può riassumere così: grandezza in continuo movimento.
Ed è costato solo 10€. Dieci euro per sognare un pò e per evadere da questa cosiddetta realtà.
non è il mio preferito, ma i colpi di scena non mancano. Jorah, sta cercando di uscire dalla friend-zone e Samwell sta " cercando di vincere" le sue paure
Un altro volume di una storia che sembra ormai senza fine. Eppure, nonostante i frequenti cambi di punti di vista, i personaggi che si moltiplicano a vista d'occhio agendo in situazioni sempre diverse, il fuoco dell'attenzione resta sempre vivo, grazie a uno stile di narrazione davvero invidiabile. Martin è un grandissimo narratore, e quando un abile cantastorie sposa una storia perfetta sotto moltissimi punti di vista, non può che nascere un capolavoro. Bellissimo! Dopo migliaia di pagine, l'interesse non è scemato di una virgola; anzi, se possibile, è aumentato a dismisura
Questo libro, prima parte del terzo volume della saga, si initola Tempesta di spade dal titolo originale A storm of sword, ma probabilmente sarebbe stato più adatto a un altro dei libri tratti da questo volume, come titolo. Non ci sono molti scontri, infatti, più che altro assistiamo a degli assestamenti, più o meno. E a dei tradimenti.
Cominciamo comunque con due colpi di scena: sul Pugno dei Primi Uomini, un tentativo di rivolta guidato da Chett viene ucciso sul nascere da tre squilli di corno. Uno squillo significa Ranger che ritornano, due squilli Nemici in avvicinamento. Tre squilli invece non venivano uditi da tempo immemore. Significano Estranei. E dopo averci dato questa notizia, Martin si allontana subito dal gelido nord mostrandoci… Jamie Lannister libero. O almeno, in catene ma condotto dal cugino Frey e da Brienne verso Approdo del Re, per scambiarlo con le figlie di lady Catelyn Stark. La donna ha subito un gran brutto colpo, con la notizia della morte dei figli minori, e ora vorrebbe solo che Robb si inginocchiasse ai Lannister, negozia una qualunque pace e tornasse a casa con le sorelle. Solo che casa non c’è più, grazie ai Greyjoy. E ora i Tully e gli altri lord alleati di Robb la vedono come una traditrice. Robb arriva a perdonarla pubblicamente, mettendosi definitivamente contro Karstark che da tempo voleva vendetta per i due figli morti al Bosco dei Sussurri per proteggere Robb da Jamie. Ma lo fa perché anche lui ha commesso un piccolo errore: malgrado la promessa di matrimonio con una figlia di Lord Frey, si è sposato con una ragazzina di una famiglia un tempo alleata ai Lannister. Ha perso le migliaia di uomini dei Frey, guadagnando poche centinaia di uomini di quella casata debole. E ha perso anche la possibilità di tornare al nord, visto che ormai le Torri Gemelle sono chiuse per lui, e il Moat Catlin è in mano alle Piovre. Le cose si mettono male, molto male per lui. Una stronzata logistica e tattica, certo, ma comprensibile visto che il reuccio ha si e no quindici anni, gli ormoni sono quelli che sono e il sangue Stark non gli permette di andare a puttane o di salutare dopo una notte la ragazza che lo ha accolto nel proprio letto.
Non che all’altro re in fieri vadano meglio. Stannis è fuggito con la coda tra le gambe da Approdo del Re, schiacciato dalle forze Lannister e Tyrell, e ormai è totalmente succube di Melisandre che pare ritenerlo un prescelto per brandire la spada infuocata e sconfiggere l’oscurità, in un’eterna lotta tra il bene e il male. Però l’atmosfera si fa molto tetra, alla Roccia del Drago. E quando ser Davos riesce a tornare a casa, dopo giorni passati su uno scoglio, sconvolto per la morte dei suoi figli e pronto a vendicarsi della strega dell’est che li ha fatti morire nel fuoco -non dubita sia opera sua, per punire Stannis di non averla portata con sé- le sue intenzioni sono subito indovinate dalla donna, che lo manda a prendere dalle guardie per farlo sbattere in cella. La magia è tornata, e Melisandre ne ha moltissima!
Jamie sta tornando a casa, si è detto. Sorvegliato da Brienne, che più volte lo deve mettere al suo posto con la forza, oltre a dover sistemare gli inseguitori sguinzagliati dal Delta delle Acque e da Karstark. Ma la strada verso Approdo del Re è lunga, e i pericoli per due viaggiatori isolati sono moltissimi, sopratutto se l’uomo è in catene e la persona armata di spada, per quanto brutta, è una donna…
Il fratello di Jamie, Tyrion, non se la passa molto meglio del fratello. La battaglia non ha visto la sua acclamazione come eroe, ma quella del padre, lord Tywin, che si è ripreso la carica di Primo Cavaliere e ha cominciato a governare il regno mettendo al proprio posto tutti gli altri. Tywin è una figura potentissima, che tiene in pugno i figli e i consiglieri. Fa paura, davvero. Tyrion invece si ritrova sfregiato e debilitato, con i suoi uomini allontanati o comprati dal padre, solo. E con un’inaspettata futura moglie, parrebbe, visto che Tywin vuole evitare che i Tyrell diventino ancora più potenti (guardia reale, membro del consiglio, futura regina) facendo sposare al loro erede Sansa Stark, erede di Grande Inverno. La povera Sansa ormai è merce di scambio per arrivare al Nord, e tutti tentano di prendersela in sposa… riuscirà il giullare a portarla via prima che il suo matrimonio porti nella linea di successione del Nord una casata del Sud?
Intanto al nord Bran ha ormai aperto il terzo occhio, e passa sempre più tempo dentro Estate, per la preoccupazione di Jojen che lo vede perdersi sempre più nel lupo, privo di controllo. I due, assieme a Meera e Hodor, si stanno ancora dirigendo verso la Barriera per superarla, alla ricerca del corvo con tre occhi che potrà addestrare il piccolo Stark. Comunque Branè potente, l’unico dei sei ad avere questo potere così sviluppato (anche se Jon e Arya di notte riescono a volte a scivolare inconsciamente nei loro lupi).
Più a nord invece, oltre la Barriera, scopriamo che un piccolo drappello di Guardiani si è salvato, e tra loro c’è Sam incredibilmente. Che diventa il primo ad uccidere un Estraneo, grazie alla lama di ossidiana donatagli da Jon Snow… vetro di drago, fuoco. Letale per i non-morti del gelo. Buono a sapersi, per le guerre che certamente verranno.
Jon Snow invece poco a poco impara a consocere i Bruti. Il Re-oltre-la-barriera, Mance, che gli risulta fin troppo simpatico per i suoi gusti; Ygritte, che parla in sua difesa salvandolo quando Rattleshit lo vorrebbe uccidere; Tormund, possente e sbruffone; Styr… I giganti esistono, i demoni esistono, esistono cose che non avrebbe mai creduto reali. Ma ancora non sa cosa abbia scovato Mance. E la sua fedeltà alla Guardia è messa a dura prova da Ygritte, con la quale accetta di giacere per fugare ogni sospetto… solo per scoprire che gli piace, e cominciare a farlo di continuo! Ovvio, del resto anche lui ha solo quindici anni, così come Robb.
Arya, in fuga con i due amici, incappa nei Fratelli del bosco del Re, la Fratellanza senza vessilli. In pratica le truppe di Beric Dondarrion, l’uomo che non muore, affiancato dall’adesso potente -parrebbe- Thoros di Myr. Questi confratelli, guidati dal bardo Tom Settecorde, sono una delle tante cellule in cui sono divisi gli uomini del Lord della folgore. Tentano di aiutare il popolo, ora che il loro re è morto, e cacciano indiscriminatamente i leoni e i lupi che razziano e uccidono. Fanno molto Robin Hood, va detto. E tra loro c’è anche Harwin, figlio di Hullen di Grande Inverno. Ma quando i Fratelli decidono di portare Arya dal Lord perché decida cosa farne -probabilmente mandarla al Delta per un riscatto- lui non la aiuta, fedele alla sua nuova gente. E in effetti, tra tanti re, se questi pensano davvero alla gente sarebbe una cosa mica da poco! Arya comunque non è passiva come Sansa: lotta duramente e in ogni momento, per cercare di sottrarsi a questi nuovi carcerieri. Ammirevole.
Infine abbiamo Daenerys, che decide di fare sosta ad Astapor per comprare delle truppe di Immacolati. Eununchi comprati da bambini, addestrati duramente e spietatamente con prove che includevano uccidere il cucciolo ricevuto da bambini o un neonato comprato al mercato. Guerrieri privi di paura e insensibili al dolore, perfettamente addestrati all’arte della guerra. Automi. Daenerys ne ha bisogno per conquistare il trono, anche se Barbabianca la scongiura di desistere, visto che a Westeros la schiavitù non è praticata né ammessa. Daenerys è furba. Enormemente furba. Sangue di drago, fino all’ultima goccia. Mentre i mercanti sono avidi, e l’avidità li rende ciechi. Così accettano di venderle tutti gli Immacolati della città, in cambio di uno dei suoi draghi (e di tutti i soldi e le navi che hanno, certo). Senza minimamente immaginare come terminerà il commercio tra di loro… geniale, semplicemente geniale. E spietatamente giusta. Come si fa a non volerla sul trono?
Ci sono poi altre profezie.
Ai Fratelli, la vecchia racconta i suoi sogni: Un’ombra dal cuore infuocato che faceva a pezzi un cervo dorato (L’ombra dal cuore infuocato porta a Melisandre, il cervo dorato potrebbe essere Joffrey? Che quindi ora tocchi a lui la stessa sorte toccata già a Renly e al castellano di Capo Tempesta?) Un uomo privo di volto, in attesa su un ponte che ondeggiava e sussultava nel vento. Appollaiato sulla spalla aveva un corvo annegato, con alghe che gli pendevano dalle ali. (Questo ponte sembrerebbe quasi quello su cui aveva camminato Theo sulle sue isole, e le alghe supporterebbero la teoria, ma che vorrà dire? L’uomo privo di volto potrebbe essere Jaqen H’ghar? Il corvo annegato sarà un Confratello?) Ho sognato un fiume ruggente e una donna che era un pesce. Da morta, galleggiava, rosse lacrime che le scorrevano lungo le guance, ma quando i suoi occhi si sono aperti, oh, mi sono svegliato per il terrore. (Questo so a cosa si riferisce, me lo ricordo. Eccome se me lo ricordo!)
E poi c’è la profezia per la quale Melisandre è venuta a Westeros: Quando la stella rossa sanguinerà e le tenebre si faranno più fitte, Azor Ahai nascerà di nuovo dal fumo e dal sale, per risvegliare i draghi dalla pietra. Lei pensa che Stannis sia Azor, visto che la Roccia è il luogo di fumo e sale… ovviamente la stella rossa è la cometa del secondo libro. Ma sale e fumo mi sembra fossero presenti anche quando Daenerys è salita sulla pira, col fumo del fuoco e le lacrime della maegi (oltre alle sue per la morte di Drogo). E di sicuro lì si sono risvegliati i draghi di pietra…
Poche battaglie, come detto: i ricordi di Sam dello scontro contro gli Estranei, un paio di brevi lotte di Brienne. Ma colpi di scena che ribaltano le prospettive per diversi protagonisti del libro. Si rimane incollati al libro.
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Con A Storm of Swords (che la Mondadori, data la sua lunghezza, ha smembrato addirittura in tre parti) Martin tocca veramente il culmine: i singulti d'orrore e di incredulità si sprecano, mostrando sempre più come per i suoi romanzi -a differenza di quasi tutti gli altri del genere- la fatidica formula "Tanto se la cava, è il protagonista" non valga assolutamente. Morte e mutilazioni attenderanno invariabilmente amici e nemici, protagonisti e comprimari, proprio come avviene nella realtà: la sorte è una roulette che contiene i nomi di tutti, nessuno escluso, e non si sa mai in quale settore potrebbe cadere la pallina. La Guerra dei Cinque Re procede inesorabile, falciando nobili e cavalieri, re e contadini. Dalle sete e dai preziosi dei palazzi reali al gelo pungente della Barriera, dai campi disseminati di morti dopo l'ennesima battaglia ai seducenti e torridi deserti delle terre oltre il Mare Stretto, Martin ancora una volta affresca realtà opposte e complementari grazie all'utilizzo dei punti di vista multipli (ricordo ancora una volta l'inevitabile presenza di spoiler riguardanti i precedenti volumi della saga):
- Il prologo stavolta tocca a Chett, un Guardiano della Notte, di ritorno dagli eterni geli oltre la Barriera insieme ai sopravvissuti; i riflettori della saga tornano nuovamente sul soprannaturale, con la ricomparsa degli Estranei. Seguono i consueti punti di vista fissi, anche se molti di loro non saranno presenti nel volume successivo: - Catelyn Stark, che ancora una volta consentirà una piena visuale delle battaglie di Robb Stark, autoproclamatosi Re del Nord. La donna tenterà in ogni modo di sostenere e consigliare un figlio ormai diventato troppo adulto (e troppo in fretta) per tenere in considerazione le apprensioni della madre, e pronto ormai a dure scelte e sacrifici che dovrà affrontare da solo. - Sansa Stark, sempre più inerme nelle mani di chi intriga alla corte di Approdo del Re. Vessata psicologicamente e fisicamente, sarà costretta persino a un terribile matrimonio. - Arya Stark, ancora in viaggio alla ricerca di un luogo sicuro in regioni devastate dalla guerra. Con lei il personaggio più improbabile: il Mastino, la bestiale ex guardia del corpo del re Joffrey Lannister. Se questa saga ha un difetto, a mio avviso, quello è il poco credibile personaggio di Arya. - Bran Stark, in fuga verso Nord alla ricerca di un sogno che gli ha promesso le ali al posto delle sue gambe spezzate. - Jon Snow, che illuminerà sulle sorti della Barriera in seguito all'attacco dei Bruti. Anche lui subirà le conseguenze di una maturità raggiunta troppo in fretta. - Ser Devos Seaworth, perennemente lacerato tra lealtà verso il suo signore e desiderio di giustizia, permetterà un'ulteriore visione dei progetti della Maga Rossa alla corte di Re Stannis, il quale vedrà allontanarsi la propria vittoria a causa dell'alleanza tra Lannister e Tyrell. - Tyrion Lannister, l'astuto nano, ancora una volta privato dei meriti che gli spetterebbero e continuamente umiliato e vilipeso dai suoi stessi familiari. Tradito dal mondo intero, sempre in lotta contro la propria immagine, Tyrion è uno dei personaggi più profondi della saga. - Daenerys Targaryen, da bambina sperduta in esilio data in moglie a un barbaro a splendida e potente regina di ritorno verso un regno che le spetta di diritto. - Il primo nuovo punto di vista di A Storm of Swords è Jaime Lannister, dipinto fino a questo momento come uno dei personaggi più negativi presenti nella saga. Lo Sterminatore di Re, in viaggio verso Approdo del Re insieme alla brutta spadaccina Brienne, rivelerà finalmente i propri pensieri e le motivazioni delle sue azioni passate e presenti. Al lettore la conferma del proprio giudizio su di lui o il capovolgimento totale delle proprie credenze. - Il secondo è Samwell Tarly, grasso amico e confratello di Jon Snow, anche lui in ritirata verso la Barriera alla vigilia della battaglia contro i Bruti. Samwell sarà costretto dagli eventi a superare la propria codardia. - Infine, insolitamente, è presente un epilogo, che come il prologo sarà dedicato a un personaggio minore. Merrett Frey, membro della numerosa progenie dell'infame famiglia che fa capo all'anziano Walder, chiuderà questo splendido capitolo della saga con un'inquietante scena degna di qualunque film horror.
Per concludere, se qualche appassionato di fantasy (ma non solo) malauguratamente si fosse perso questa saga, gli è caldamente consigliato di non lasciarsi spaventare dalla lunghezza e di affrontarla il prima possibile. Tenendo sempre in mente, purtroppo, che è ancora incompleta.
-Sono nato. Sono vissuto. Sono colpevole di essere un nano, lo confesso. E non ha avuto alcuna importanza quante volte il mio buon padre mi abbia perdonato, io ho perseverato nella mia infamia di esistere.- Senza ombra di dubbio e con un grande distacco rispetto agli altri il più bel volume della saga. So far, s'intende. NB: la recensione si riferisce al volume di "Tempesta di spade", quindi a tutti e tre i libri con cui è uscito in Italia.
E' il libro che ha consacrato definitivamente la mia passione per questa saga (e il libro che ha rovinato i miei appelli d'esame di Gennaio). Attenzione: provoca dipendenza e nuoce gravemente alla vita sociale. Da un punto di vista stilistico, i romanzi di Martin si possono dire, io credo, tutti egualmente validi. In particolare non c'è libro che non valga la pena di esser letto già soltanto per i dialoghi. Ad ogni modo, un elogio particolare va a mio avviso alla sezione in cui è contenuto l'estratto con cui aperto la recensione, e chi ha letto il libro sa sicuramente a cosa mi riferisco. Tuttavia, ciò che distingue questo libro dagli altri (senza che alcuno di essi sia, sotto questo punto di vista, pessimo) è la costruzione. Martin in questo caso la orchestra alla perfezione, e ogni intreccio è sviluppato perfettamente rispetto agli altri, risultando meravigliosamente tangente, secante o parallelo, ma mai sconnesso.
Insomma, decisamente valeva la pena di impegnare così tanto tempo nel costruire il background per poter apprezzare al meglio questo volume. Un po' meno vale la pena, in generale, di affezionarsi ai personaggi.
La conoscete tutti, vero? L’orso e la fanciulla bionda: la canzone che chiunque nei Sette Regni conosce, persino i bruti Al di là della Barriera. La canzone che mi ha perseguitato per tutto il libro e che continuo a canticchiare tra me e me con una melodia che ho inventato io.
Se vi state chiedendo perché iniziare una recensione con questa canzone, vi accontento subito: è perché io ormai nelle Cronache ci sono dentro tanto quanto gli Stark, i Lannister, i Targaryen e tutti gli altri. Perché ormai sento di far parte anche io di questo universo meraviglioso, perché sto imparando a conoscere le vecchie storie, le leggende e persino le canzoni.
E una volta dichiarato nuovamente il mio amore folle a Martin e alla sua opera, però, vi avverto subito che non è tutto rose e fiori come sembra (e se quando avete letto “fiori” avete subito pensato ai Tyrell, sappiate che vi stimo profondamente): devo infatti confessare che questo libro è stato abbastanza deludente rispetto ai precedenti e che, per la prima volta da quando ho iniziato a leggere la serie, in alcuni tratti mi abbia un po’ annoiata. Ho trovato questo quinto capitolo poco movimentato, privo di azione e di suspense, e persino la piega che ha preso la storia è stata piuttosto deludente, eufemismo per dire che tutto sta andando per il verso sbagliato.
Dovete sapere che, per partito preso e per una sorta di senso di appartenenza naturale, io fin dal principio sono stata dalla parte degli Stark: i meta-lupi, Eddard, Jon Snow, e insomma, mi sono infatuata del nord dal primo istante. Allo stesso tempo non sopporto la “vista” dei Lannister, eccezion fatta per quel demonio di Tyrion (che probabilmente odia i Lannister più di tutti gli altri personaggi messi assieme). Questo già basterebbe a spiegare perché questo libro mi abbia fatto dannare: passi Lady Catelyn, per la quale non ho mai provato particolare simpatia e che tuttavia credevo molto più intelligente; passi pure Sansa che ancora non dà segni di una qualche utilità, ma Robb?! Che accidenti hai combinato, Robb? Finora era stato perfetto, sia per il suo modo di comportarsi da re che a livello di strategia militare, ma in un solo colpo è riuscito a perdere due dei suoi alleati più forti, si ritrova senza un regno e per di più accerchiato dai nemici su tutti i fronti. E come ciliegicina sulla torta, senza Jaime come ostaggio. Solo io vedo il disastro imminente in tutto ciò, o esiste ancora una via di fuga? Sono davvero curiosa di scoprirlo e spero che alla fine gli Stark abbiano la meglio, ma non posso fare a meno di notare che mentre i Lannister pianificano ogni passo che fanno con precisione millimetrica e sembrano sempre avere il totale controllo su qualsiasi cosa e persona vivente nei Sette Regni, Robb e gli uomini del nord in questo capitolo fanno la figura dei completi inetti e sembra che il loro impero stia andando completamente a rotoli. Persino il “mio” Jon mi sembra sperduto e incerto al di là della barriera: capisco che la sua vita sia appesa a un filo e che non sia facile fare il doppio gioco con i bruti senza diventare davvero un traditore, ma alla fine ricorderà chi è e qual è il suo vero compito o basterà la prima donna che capita a fargli perdere testa, dignità, onore e persino Spettro? (a me quando gli Stark si separano dai loro lupi sale sempre l’ansia oramai).
Oltre ad Arya, che continua ad essere uno dei personaggi migliori della serie, l’unica che in questo libro abbia dato delle vere soddisfazioni è Daenerys: meravigliosa, impetuosa, coraggiosa, saggia, regale. Probabilmente, tra i pretendenti al trono, finora lei è quella che più ha dimostrato di meritarlo. La scena finale è stata grandiosa: avevo già l’amaro della delusione in bocca al pensiero che stesse per vendere uno dei suoi draghi, e invece… Dracarys (muahahahah).
Sono stata immensamente felice che in questo capitolo di Theon Greyjoy non si sia vista nemmeno l’ombra, ma spero ancora che Vento Grigio lo faccia a pezzi. Quanto a Stannis e alla sua dama rossa, per me posso tutti bruciare entrambi nel loro fuoco sacro. A dirla tutta, il povero Cavaliere delle Cipolle Davos mi sta abbastanza simpatico, ma Stannis… mi chiedo se esista qualcuno a questo mondo a cui piaccia Stannis Baratheon (ma forse io sono l'unica al mondo che simpatizzi per Davos, perciò nevermind...) Simpatici gli scambi di “cortesie” tra Jaime e Brienne di Tarth, ma Santo Cielo, entrambi sono una lagna pazzesca: lei è probabilmente la donna più complessata che sia mai esistita, lui è tutto un sospirare per la sua amata Cersei. Cattiveria a parte, in questo libro è venuto fuori un barlume di sensibilità che non pensavo potesse esistere nello “Sterminatore di Re”, e credo che Jaime sia un personaggio che vada ancora conosciuto a fondo. Altra presenza di cui non ho assolutamente sentito la mancanza è stata quella di Joffrey, che in questo gioco del trono, nonostante occupi il posto principale, ha un ruolo ben misero. Inutile quasi più di Sansa. Tornando per un attimo alla povera ragazza, in realtà non ho niente contro di lei, anzi mi fa pena, però non riesco a provare simpatia per lei. Il fatto è che in questa serie le personalità femminili forti abbondano, quindi rispetto a personaggi come Arya o Daenerys lei finora non mi ha dato assolutamente nulla . Confido ancora però che prima o poi riesca a tirare fuori il carattere degli Stark e che dia una svolta al suo personaggio.
Infine, sono molto curiosa di vedere l’entrata in gioco dei Martell, che per il momento sono ancora un’incognita (certo, se e quando Dany tornerà sul continente ne vedremo delle belle secondo me…).
Ho letto il libro in un periodo per me molto impegnativo ed è per questo motivo la lettura è andata per le lunghe, ma credo sia tempo che mi prenda qualche settimana di pausa dalla serie, almeno fino a quando la mia curiosità riuscirà a resistere, così riprenderò la lettura con una nuova carica. Nonostante questo quinto volume sia stato per me un po’ più in basso rispetto agli altri, questa serie per me resta di una bellezza indescrivibile.
Qualche anno fa, prima che diventasse un evento di interesse mondiale, mi regalarono questo romanzo. Per carità, Martin scrive veramente bene e ricordo che lessi in breve tempo tutto. Però, una volta terminato, non mi venne la minima voglia di leggere ne i precedenti ne i successivi. Semplicemente non mi interessa, non riesce a interessarmi o coinvolgere.
La situazione nel Nord e al di là della Barriera sta diventando sempre più difficile. In questo nuovo capitolo della serie incontriamo nuovamente Jon Snow e il piccolo Bran Stark, ognuno alle prese con un momento difficile della loro vita. Entrambi sentono di tradire la loro gente, ma è stato affidato loro un compito molto importante. Dalla loro riuscita dipende il futuro di molto persone. Entrambi tentano di alleviare lo stress come possono, ma la tensione che provano li sta lentamente logorando.
Si trova a fronteggiare avvenimenti ben diversi Robb Stark, che sta imboccando un cammino pericoloso. Fino ad adesso avevo ammirato il ragazzo per la sua capacità di riuscire a superare i problemi, senza lasciarsi travolgere dalle aspettative che gravano sulle sue spalle. Stavolta però commette un primo passo falso, che potrebbe costargli molto caro. Nessuno però lo mette abbastanza in guardia sul suo futuro, neanche sua madre Catelyn che ben dovrebbe conoscere i sottili giochi di potere che sono all’opera.
In questo romanzo cominciano anche a comparire narrazioni di personaggi secondari dei libri precedenti. Stavolta invece sono elevati al rango di protagonisti, rendendo più avvincente la narrazione. Scopriamo così particolari sulla Roccia del Drago tramite le disavventure di ser Davos e anche Samwell Tarly ha il suo momento di gloria. L’ingresso, tra i narratori, di questi personaggi fa presagire un qualche avvenimento particolare vicino a loro nei prossimi libri.
Sul versante femminile invece sia Sansa Stark sia Daenerys Targaryen si ritrovano ad affrontare una scelta complicata: è tempo di stabilire le loro alleanze, scegliendo di chi fidarsi e chi invece abbandonare al proprio destino. Daenerys si dimostra come sempre più forte e in grado di badare a se stessa, cogliendo il momento giusto per far valere le sue idee, anche con la forza se necessario.
Nel complesso si avverte un certo equilibrio tra i vari poteri in gioco. Ognuna delle parti in causa sta rafforzando le proprie posizioni, cercando di non mostrare alcuna debolezza al nemico. Solo un colpo di genio, sostenuto da un esercito, potrà far prevalere una delle tante fazioni presenti.
4.5 stelle Forse uno dei volumi che più ho apprezzato fino ad ora. Ho amato i capitoli di Jamie e Brienne e il rapporto che si viene a creare tra i due e anche i capitoli di Jon sono stati molto avvincenti. E poi Daeneryis cosa mi combina nel finale?! Sta diventando sempre più figa sta ragazza! E quindi non vedo davvero l'ora di leggere il seguito e vedere cosa succede a tutta sta gente^^
Consiglio di leggere questa saga, che alterna lunghe parti obbiettivamente noiose con momenti di un intensit� e una forza drammatica notevoli. Ci sono degli snodi che mi sono rimasti impressi e che non credo dimenticherò. Anche questo libro ha qualcuno di questi momenti.
Per averli per� bisogna sudarseli, e leggere la saga dall'inizio, senza scoraggiarsi.
Soprattutto, non è un fantasy pretenzioso. E' quello che è, un po' telenovela e un po' epico. Fatto sta che nella mia mente ancora Daenerys la Khalesi cavalca nel deserto, con i campanelli dortraki tra le trecce bionde, la bella regina Cersei sorride fredda accanto al trono di spade, e un nano mi guarda sarcastico, dicendomi che se non compro il prossimo libro sar� felicissio di onorarmi nominandomi scudiero di Ser Gregor Clegane, la montagna che cavalca (tipo, ve lo assicuro, non molto raccomandabile).
Proprio non ci riesco a non dare ancora una volta 4 stelline!! Anche se la storia si incasina sempre di più, e un dipanamento della matassa lo vedo sempre più lontano, l’emozione non viene mai meno! Per di più in questo libro si aggiungo dei nuovi punti di vista, rendendo la narrazione sì più frammentata, e più dispersa nello spazio (se penso che all’inizio tutti e 7 i personaggi con POV si trovavano nello stesso posto!), ma si fa anche più ricca e con più colpi di scena e cliffangher! Bravo Martin, un applauso ancora!
questo commento vale per questo e per i prossimi due libri delle cronache.
E' un capolavoro. Martin si è di prepotenza preso un posto tra i miei autori preferiti in assoluto. Ogni capitolo ha un colpo di scena, la storia è assurdamente intricata ma stranamente abbastanza facile da ricordare e seguire (a parte quando si mette a parlare di dinastie e sciorina 50 nomi in una pagina, come per i Frey). I primi libri delle cronache del ghiaccio mi erano piaciuti, ma qui siamo ad un altro livello, 5 stelle non sono affatto sufficienti!
Da innamorato del personaggio di Arya non posso non premiare con il massimo dei voti un libro in cui la nostra determinatissima fanciulla è più volte protagonista. Notevole anche la chiusura, con Daenerys che attira le simpatie di molti distruggendo gli schivasti di Astapor (come questo si possa conciliare con la conclusione della serie televisiva è un mistero che credo rimarrà irrisolto per sempre ...)
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acciaio inossidabile Passi di stivali su foglie marce, il sapore salato del sangue sull'acciaio, il caldo torrido delle Città Libere, il gelo inospitale della Barriera, lo scorrere delle acque sul Tridente... Questo mondo si è ormai scolpito nella mia mente e pazienza se a volte si affaccia lo sconforto legato alla consapevolezza di una storia lungi dall'essere al termine.
La saga riprende a tutto gas con uno dei libri più belli, movimentati e ricchi finora. I personaggi vecchi si riconfermano descritti e caratterizzati in modo eccellente e quelli nuovi mi hanno già fatto innamorare. Ormai droga di cui non posso fare a meno, andrò avanti con la seconda parte del terzo libro.
Primo libro di A storm of Swords… questa volta il libro originale è stato addirittura spezzato in tre tronconi… … nonostante siamo arrivati già al terzo libro (parlando dell’edizione originale) non si assiste ad un calo nella tensione narrativa, anzi la storia è entrata direttamente nel vivo e gli intrighi, i tradimenti e gli interrogativi sollevati aumentano di pagina in pagina…
Fino ad ora, questo è il capitolo della saga che mi è piaciuto meno. Tanta carne al fuoco, tante trame, ma è solo un libro di "transizione". Credo prepari il terreno per i prossimi episodi. La scrittura di Martin, però, è sempre magnetica.
cosa dire...ormai sapete come la penso su questa saga: è a dir poco meravigliosa e coinvolgente. Ogni volta che finisco un libro non vedo l'ora di iniziare il successivo. *.*